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Pagina di prova del progetto di collaborazione tra wikipedia e il Liceo Scientifico Pietro paleocapa di Rovigo.

Pietro Paleocapa


Pietro Paleocapa

Ministro dei lavori pubblici del Regno di Sardegna
Durata mandato27 luglio 1848 –
10 agosto 1848
MonarcaCarlo Alberto di Savoia
Capo del governoGabrio Casati
PredecessoreLuigi Des Ambrois
SuccessorePietro De Rossi Di Santarosa

Durata mandato2 novembre 1849 –
19 novembre 1857
MonarcaVittorio Emanuele II di Savoia
Capo del governoMassimo d'Azeglio, Camillo Benso, conte di Cavour
PredecessoreGiovanni Filippo Galvagno
SuccessoreBartolomeo Bona

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato18 febbraio 1861 –
13 febbraio 1869
LegislaturaVIII, IX, X
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione di finanze (11 marzo 1861 - 21 maggio 1863)

Senatore del Regno di Sardegna
Durata mandato6 marzo 1854 –
17 febbraio 1861
LegislaturaV, VI, VII
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
Durata mandato1º febbraio 1849 –
5 marzo 1854
LegislaturaII, III, IV, V
CollegioBorgo San Donnino (II), San Quirico (III, IV, V), Varallo (V)
Sito istituzionale

Dati generali
ProfessioneIngegnere
Statua di Pietro Paleocapa, Venezia

Pietro Paleòcapa (Nese, 11 novembre 1788Torino, 13 febbraio 1869) è stato uno scienziato, politico e ingegnere italiano.

"Il periodo in cui Paleocapa si trova ad operare è degno di interesse perché costituisce una fase di passaggio nella storia della laguna di Venezia, quando gli assetti territoriali ed idraulici, che si erano venuti strutturando nei secoli dell’età moderna, mostrano segni di crisi e si ridefiniscono anche gli interessi politici della città e del contado agrario delle zone circumlagunari."[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Paleocapa, Esame di una memoria del commendatore Manetti (1845).

Giovinezza e Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Nese (oggi Alzano Lombardo) il 9 novembre 1788, da Cecilia Biadasio Imberti e da Mario di Pietro erede di una famiglia cretese che si era trasferita nei domini della Serenissima dopo la conquista ottomana di Creta (Candia) nel XVII secolo. Nel 1797, all'età di 9 anni si trasferisce a Venezia al seguito del padre, funzionario della Repubblica Veneta. A Padova studia diritto per poi passare a scienza, fisico-matematica, discipline nelle quali ottiene eccellenti risultati, e nel 1808 viene ammesso all’Accademia Militare di Modena.

Conclusi gli studi nel 1812 brillantemente e congedatosi con il grado di Luogotenente del Genio, rinuncia ad entrare nel corpo imperiale austriaco per iniziare la sua carriera come ingegnere civile, negli anni in cui l’esercito italiano viene sciolto a seguito del Congresso di Vienna e della restituzione del Veneto all’Austria.

Paleocapa ingegnere, politico, militare[modifica | modifica wikitesto]

Carriera in "Acque e Strade" di Venezia[modifica | modifica wikitesto]

"Ufficiale del Genio nell’esercito del Regno Italico, dimessosi (1814) per non entrare in quello austriaco, divenne ingegnere del Corpo Acque e Strade a Venezia (1840) e direttore generale delle pubbliche costruzioni. Membro del governo provvisorio di Venezia (1848), ne caldeggiò l’annessione al Piemonte, dove si ritirò poco dopo."[2]

Nel 1817 entra nel Corpo degli Ingegneri d'Acque e Strade di Venezia, ruolo in cui si distingue, tanto da essere inviato, nel 1820, a Milano come Ingegnere Perito per far parte del Collegio degli Ingegneri della Giunta del Censimento per gestire la problematica estensione al Veneto del catasto esistente in Lombardia. Nel 1829 ritorna a Venezia e viene nominato Ingegnere Capo d'Acque e Strade, nel 1833 Ispettore idraulico ed infine Direttore dell’Imperial Regio Ufficio delle Pubbliche Costruzioni dal 1840 fino al 1848.

"Tra i suoi primi incarichi, nel 1818, ci fu il tentativo di metter mano al complesso e fragile sistema idraulico del Veneto, in particolare nel Polesine, dove progettò un nuovo argine tra Po Grande, Po di Goro e Po della Gnocca, il faro per il porto di Malamocco, una delle bocche della laguna veneta e la costruzione di un’opera idraulica alla Polesella (Rampa Gussona), poi lasciata perché destinato ad altro incarico."[3]

Nel 1819 dà alle stampe la sua prima opera, intitolata “Esami delle Opinioni di Castelli e di Borelli sulla Laguna di Venezia” che prende in riesame la riapertura del Businello, deviatore del Sile, smentendo i due ingegneri sopra citati con solide realtà.

Studiò l’equilibrio dei letti dei fiumi, coste, idraulica costiera e lagune, riuscendoci grazie all’esperienza e allo studio di tale scienza, di cui conosceva molto bene il passato, riuscendo così a tenersi al passo coi tempi e divenendo un grande innovatore; nel mentre diventa un rinomato ingegnere.

Diramazione dell'Adige che costituisce il principio del Castagnaro (secolo XVIII).

Servizio napoleonico[modifica | modifica wikitesto]

Prestò servizio per due anni nelle milizie napoleoniche e nel 1817 entrò nel "Corpo degli Ingegneri di Acque e Strade" di Venezia, occupandosi in particolare di idraulica; studiò progetti nei settori delle ferrovie, dei trafori e dei canali navigabili, contribuendo significativamente alla costruzione di molte infrastrutture essenziali, tra cui la fortezza di Osoppo in Friuli. Nel 1813 partecipò alla campagna di Germania e, dopo la battaglia di Yütterbok, venne fatto prigioniero, ma, riuscito a fuggire, rientrò in Italia.

Con la fine dell'avventura napoleonica, nel 1814 si ritirò a vita privata per due anni.

Ritorno al lavoro ingegneristico[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1817 entrò nel Corpo del Genio Civile e nel 1821 venne trasferito a Milano. Nel 1825 venne chiamato a Vienna, dove ricevette l'incarico di progettare e dirigere un censimento generale. Stanco per le lentezze con cui procedevano i lavori, nel 1829 chiese di essere trasferito a Venezia[4].

Nel 1840 divenne direttore generale delle Pubbliche Costruzioni a Venezia, promuovendo la regolamentazione del Brenta, del Bacchiglione, dell'Adige, di diverse zone paludose nei pressi di Verona e occupandosi della costruzione di una diga nel porto di Malamocco. Trattò anche il Tartaro e il Canal Bianco.

"E qui inizia la parte della sua vita più nota: per la visibilità pubblica di deputato nel Parlamento Subalpino (1849), Ministro dei Lavori Pubblici (1848; 1849-52, 1852-57), e, nonostante la sopraggiunta cecità, Presidente delle Ferrovie dell’alta Italia. Tante le opere associate al suo impegno: dalla Galleria dei Giovi (1854) al traforo del Frejus (1857), e, soprattutto la costruzione del Canale di Suez (nel 1855 fu nominato presidente della commissione scientifica per lo scavo)."[5]

Grazie alle sue capacità, percorse tutti i gradi della carriera presso la Direzione generale delle pubbliche costruzioni di Venezia e gli vennero affidati incarichi anche all'estero, tra cui una consulenza per la regolazione del Danubio ungherese e sulla regolazione del Tibisco e relative paludi in Romania[6].

Patriota convinto e liberale moderato, partecipò al governo provvisorio veneziano del 1848 e, dopo la missione presso Carlo Alberto di Savoia, fu fautore dell'annessione di Venezia al Piemonte; dopo l'annessione, diventò deputato al Parlamento subalpino e ministro dei Lavori Pubblici nel governo sabaudo di Gabrio Casati (Governo Casati).

Nel 1849 fu nominato nuovamente ministro nel governo D'Azeglio e, quasi senza soluzione, fino al 1855 in quello Cavour, che amava definire Paleocapa un uomo "ricco di accortezza e malizia ellenica".

Cecità e grandi opere[modifica | modifica wikitesto]

Divenuto cieco, fu costretto dalla malattia a lasciare l'incarico ai Lavori Pubblici, restando dal 1857 al 1859 ministro senza portafoglio.

A Torino promosse lo sviluppo ferroviario, con l'obiettivo di collegare i mercati sabaudi oltre l'arco alpino e condusse a compimento la progettazione del traforo ferroviario del Frejus.
Infine, dal 1855 in poi, collaborò - avendo un ruolo fondamentale - alla progettazione del Canale di Suez insieme a Luigi Negrelli.

"Già nel 1854 si trovava ingegnere secondario nell'Ufficio municipale di Ravenna, dove potendo meglio farsi valere e lasciar orme di sè, quattr' anni dappoi riusciva eletto ingegnere capo."[7]

Pietro Paleocapa, oltre alle opere più famose, ha realizzato il Castagnaro, la Bocca di Malamocco e pose le basi per la bonifica delle valli ostigliesi e zone limitrofe, mostrandosi molto meticoloso nei progetti che ideò.

"Parere sulla rappresentanza fatta da vari consoli del Polesine relativamente alla chiusura del Castagnaro. — 21 Aprile 1837, N. 2029."[8]

Mentalità[modifica | modifica wikitesto]

Da parlamentare volle il rilancio delle opere pubbliche nella “quasi Italia” del tempo durante il quale diventa cieco, handicap che non gli impedì di fermarsi nei suoi progetti riguardanti infrastrutture ed i suoi obiettivi da parlamentare. Visse 81 anni, vivendo l’occupazione napoleonica repubblicana (Regno Italico), l’occupazione austriaca, il Risorgimento e la formazione del Regno d'Italia. In politica non si è mai schierato apertamente, era anti-temporalista (contro il potere temporale della Chiesa) e tecnocrate; fu una mente mercantile, voleva infatti l’esistenza dei collegamenti tra Stati, anche fuori dall’ Italia.

Occupazioni in opere pubbliche[modifica | modifica wikitesto]

Si occupò di ferrovie, tracciò percorsi e locomotive nel 1839 a Venezia e Milano, creando progetti e facendo costruire opere ingegneristiche. Volle potenziare il Porto di Savona, ma lo Stato del Piemonte gli era avverso, poiché doveva spendere soldi per contrastare le crescenti rivolte; volle fare un raccordo ferroviario, ma per i motivi sopra citati, cercò fondi privati; fu commissario del progetto per il traforo del Frejous e vegliò i progetti e le prove per le traforatrici.

Ebbe una visione ampia dell’idraulica anche sotto l’aspetto economico e politico, si occupò della regolazione del Tibisco per risolvere il problema degli allagamenti che ricoprivano una parte del territorio ungherese: il suo piano prevedeva di far tornare il flusso agli standard precedenti e, grazie alle sue doti ingegneristiche, vi riuscì.

"L'importanza del Paleocapa si deve alla sua capacità di intendere il "sistema idraulico" non solo come un insieme di equazioni matematiche del deflusso delle acque, ma come un sistema integrato alla gestione del territorio."[9]

Pose particolare attenzione alla laguna austriaca ed alle opzioni di collegamento nell’entroterra, per questo costruì due dighe per ovviare ai problemi delle maree che diminuivano la profondità del fondale; a ciò accoppiò un canale in cui convogliò la pressione dell’acqua, progetto che si rivelò essere molto efficace. Partecipò anche alla realizzazione del Canale di Suez, canale importante in particolare per l’Italia, poiché apriva il Mediterraneo a nuove rotte commerciali. Scrisse un trattato con dati scientifici comprendenti le dimensioni e la gestione del territorio circostante. Lottò per far approvare il progetto e finalmente quando riuscì a far approvare la sua versione, prestò attenzione all’esecuzione dei lavori anche dal punto di vista tecnico.

Nonostante la cecità, continuò a praticare politica e lavorare.

"Qui infatti impetuosi torrenti, qui grossissimi fiumi che, costretti dall’arte in una sistemazione per gran parte artificiale, domandano ad un occhio esperimentato, ad una sicura intuizione l’applicazione di quella dottrina che, elevata dal Guglielmini al grado di scienza, doveva trovare nel compianto nostro collega l’interprete il più sicuro, il più valido propugnatore; qui vasti tratti di terreno dalla impossibilità o dalla difficoltà di scolo opportuno ridotti a infecondi paduli, che chiedono alla scienza ed all’arte la loro redenzione; qui una vasta laguna, gloria e difesa di questa Venezia, alla cui conservazione si domandano continue cure di illuminata sorveglianza, i cui porti, combattuti dalla combinata azione dei venti e delle correnti marine, richieggono il più sicuro criterio, sia per assegnare la causa del loro deterioramento, sia per la scelta e l’applicazione di quelle opere d’arte che più valgono alla loro conservazione; qui i più splendidi monumenti della pietà e della grandezza dei padri nostri; qui infine la più maravigliosa rete di strade, modello e invidia agli strani, che, facilitando le comunicazioni e i commerci, stringono il popolo nostro in un fratellevole consorzio, diffondono quella civiltà che fece di questo popolo, il popolo forse il più italiano d’Italia tutta."[10]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di III Classe dell'Ordine della Corona Ferrea - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Torino, novembre 1857
Cavaliere di IV Classe dell'Ordine di Sant'Anna (Russia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Alla memoria[modifica | modifica wikitesto]

Monumento a Paleocapa a Torino.

Numerose sono le strade a lui intitolate: in centro a Milano, a Bergamo, a Savona (una delle due principali vie cittadine), a Torino (una piazza in pieno centro), a Genova (nel quartiere di Oregina), a Padova.
Vi sono anche edifici scolastici che portano il suo nome: un I.T.I.S. a Bergamo e un liceo scientifico nella città di Rovigo.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni postume

  • Carteggi di Pietro Paleocapa del 1848-49, a cura di P. Sambin, Venezia, 1952.
  • Memoria Idraulica sulla regolamentazione dei fiumi Brenta e Bacchiglione (a cura di Pietro Casetta), Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2002.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pionieri Ambientalisti nell’ Italia dell’Ottocento. George Perkins Marsh e gli ingegneri idraulici padano- padano-veneti (PDF), su amsacta.unibo.it.
  2. ^ Pietro Paleocapa - Treccani, su treccani.it.
  3. ^ Pietro Paleocapa - Treccani, su treccani.it.
  4. ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani (PDF), su beic.it, Fondazione BEIC, 2014, pp. 367.
  5. ^ Pietro Paleocapa e le Grandi opere: dal Frejus al Canale di Suez, su bergamo.corriere.it.
  6. ^ Mario Di Fidio, Claudio Gandolfi, Idraulici italiani (PDF), su beic.it, Fondazione BEIC, 2014, p. 369.
  7. ^ Alfredo Baccarini, Note biografiche con lettere inedite di Pietro Paleocapa per B. E. Maineri, Roma, 1878.
  8. ^ Luigi Torelli, Elenco generale degli scritti editi ed inediti dell'illustre Pietro Paleocapa, Venezia, 1871.
  9. ^ Il Piovego - foglio mensile di cultura ambientalista (PDF), su pietrocasetta.it.
  10. ^ Domenico Turazza, Commemorazione di Pietro Paleocapa, 1869.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]