Utente:Facquis/Sandbox/Prova/Biennio nero

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Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

Svolgimento della violenza squadrista[modifica | modifica wikitesto]

Manifestazione dei Fasci italiani di combattimento a Bologna nel 1921

Con l'intensificazione degli scioperi del "biennio rosso" la piccola e media borghesia reagì, organizzandosi nella primavera del 1920 in numerose leghe e associazioni "antibolsceviche" allo scopo di mitigare i disagi attraverso azioni di crumiraggio.[1] A questo fenomeno si associarono anche i Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini, che in estate ricevettero da parte del segretario Umberto Pasella l'incarico di formare delle squadre d'azione, armate di rivoltelle e manganelli, per sopprimere gli scioperi e in generale tutte le organizzazioni dei lavoratori.[2] Su impulso di Francesco Giunta, lo squadrismo fascista si diffuse inizialmente in tutta la provincia di Trieste (ancora sotto occupazione militare) colpendo sistematicamente le sedi delle organizzazioni socialiste e della minoranza slovena, come la redazione de Il Lavoratore e il Narodni dom.[3] Alle elezioni amministrative del novembre 1920, con l'occupazione delle fabbriche da poco conclusa, le forze "antibolsceviche": liberaldemocratici, nazionalisti e fascisti, si presentarono coalizzati nelle liste dei Blocchi Nazionali ottenendo la maggioranza in 33 consigli provinciali su 69, il Partito Socialista Italiano (PSI) ne conquistò 26, mentre il Partito Popolare Italiano (PPI) 10.[4] L'offensiva fascista contro le nuove amministrazioni socialiste cominciò il 21 novembre 1920 da Bologna con la strage di Palazzo d'Accursio;[5] in generale nel corso del 1921 lo squadrismo si diffuse in tutta la penisola nella sostanziale indifferenza delle forze dell'ordine, aggredendo tutte le organizzazioni legate PSI e alla Confederazione Generale del Lavoro (CGdL).[6] Lo squadrismo si trasformò rapidamente in un fenomeno di massa: i Fasci italiani di combattimento passarono così dai 20165 iscritti del dicembre 1920 ai 187588 del maggio 1921.[7] Col patrocinio dal presidente del consiglio Giovanni Giolitti, alle elezioni politiche del maggio 1921 furono riproposti i Blocchi Nazionali,[8] consentendo a 37 fascisti l'ingresso in parlamento.[9] All'apertura della XXVI legislatura Mussolini però votò la sfiducia governo Giolitti, che a causa dell'esigua maggioranza rassegnò le dimissioni, mentre rivolse al PSI una proposta di pacificazione.[10] A luglio re Vittorio Emanuele III affidò l'incarico di governo a Ivanoe Bonomi, ministro del tesoro nel governo uscente, che si adoperò per la buona riuscita del "patto di pacificazione".[10] In seguito all'intervento delle forze dell'ordine nei fatti di Sarzana e all'efferatezza della violenza squadrista nel massacro di Roccastrada, nonostante la contrarietà di molto fascisti, Mussolini proseguì per l'approvazione del patto di pacificazione, che fu firmato tra i fasci il PSI e la CGdL il 3 agosto 1921.[11] Le forti resistenze interne alla pacificazione, furono risolte a novembre al III Congresso dei Fasci italiani di combattimento in cui Mussolini si impegnò ad abbondonare la strada della pacificazione a patto di trasformare il movimento in partito, Il Partito Nazionale Fascista (PNF).[12] Di fronte alla al fallimento del patto di pacificazione, il 2 febbraio 1922 il governo Bonomi venne sfiduciato, innescando la più lunga crisi di governo della storia del Regno d'Italia.[13] La crisi fu risolta quando re Vittorio Emanuele III affidò a Luigi Facta, ex ministro delle finanze nel governo Giolitti, l'incarico di formare un governo di scopo tra le forze liberaldemocratiche e i popolari per l'organizzazione della conferenza di Genova, ottenendo la fiducia il 18 marzo 1922, col voto favorevole dei fascisti.[14]

Barricate contro l'assedio squadrista di Parma nell'agosto del 1922 dopo lo sciopero legalitario

Tra la fine di aprile e i primi di giugno del 1922, le squadre fasciste irruppero in tutti i maggiori centri della bassa padana, "occupando" Ferrara, Bologna, Cremona e Ravenna, e causando indirettamente la caduta del governo Facta il 20 luglio 1922.[15] Nel corso della crisi di governo le maggiori sigle sindacali, riunite nell'Alleanza del lavoro, proclamarono il 31 agosto 1922 lo sciopero legalitario in segno di protesta contro le violenze fasciste.[16] Lo sciopero provocò la reazione delle squadre, che intimarono di sostituirsi alle forze dell'ordine, e che col sostegno dell'opinione pubblica borghese riuscirono ad agire anche nelle città più refrattarie al fascismo quali Genova, Milano, Livorno, Parma e Ancona.[16] Con la formazione di un nuovo governo Facta, ancora più debole del precedente, la dirigenza del PNF si organizzò per fare in modo di raggiungere il potere attraverso le elezioni anticipate, oppure nel caso di mancato scioglimento delle camere, attraverso un'insurrezione armata coordinata da Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi.[17] Il 20 settembre 1922 Benito Mussolini nel discorso di Udine esternò il proprio sostegno alla monarchia e condusse da Milano le trattative per la formazione di un nuovo governo che vedesse la partecipazione dei fascisti, rimanendo costantemente in contatto con esponenti della Confindustria e della classe dirigente liberale, tra cui il prefetto Alfredo Lusignoli, emissario di Giovanni Giolitti.[18]

Sfilata delle squadre il 31 ottobre 1922 in seguito alla "marcia su Roma"

Il 24 ottobre 1922, al consiglio nazionale di Napoli, la dirigenza fascista organizzò i tempi e i modi dell'insurrezione, così nella notte tra il 27 e il 28 ottobre circa 25000 squadristi iniziarono ad affluire a Roma, nonostante la presenza di alcuni sbarramenti organizzati dall'esercito e dalle formazioni antifasciste.[19] La mattina della "marcia su Roma" il governo decise di decretare lo stato d'assedio, ma il re Vittorio Emanuele III rifiutò di firmarlo, provocando in questo modo le dimissioni del presidente del consiglio Luigi Facta.[20] Il re conferì allora ad Antonio Salandra l'incarico di formare un governo con la partecipazione dei fascisti, ma Mussolini si oppose, venendo così convocato a Roma il 30 ottobre 1922 per sottoporre al re la lista dei ministri.[20]

Lo squadrismo nel biennio rosso (aprile 1919 - ottobre 1920)[modifica | modifica wikitesto]

L'espansione del fascismo (ottobre 1920 - maggio 1921)[modifica | modifica wikitesto]

Il patto di pacificazione (maggio 1921 - novembre 1921)[modifica | modifica wikitesto]

L'offensiva nazionale (novembre 1921 - ottobre 1922)[modifica | modifica wikitesto]

Squadristi[modifica | modifica wikitesto]

Le squadre d'azione[modifica | modifica wikitesto]

Le motivazioni degli squadristi[modifica | modifica wikitesto]

Stato liberale e squadrismo[modifica | modifica wikitesto]

Squadrismo nel regime fascista[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gentile, pp. 81-82.
  2. ^ Gentile, p. 99.
  3. ^ Gentile, p. 100.
  4. ^ Gentile, p. 104.
  5. ^ Gentile, pp. 105-106.
  6. ^ Gentile, p. 111.
  7. ^ Gentile, p. 113.
  8. ^ Gentile, p. 137.
  9. ^ Gentile, p. 142.
  10. ^ a b Gentile, p. 143.
  11. ^ Gentile, pp. 145-147.
  12. ^ Gentile, p. 169.
  13. ^ Gentile, p. 202.
  14. ^ Gentile, p. 203.
  15. ^ Nello, p. 46.
  16. ^ a b Nello, p. 47.
  17. ^ Nello, p. 48.
  18. ^ Nello, p. 49.
  19. ^ Marcia su Roma, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  20. ^ a b Nello, p. 50.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]