Stato d'assedio

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Per stato d'assedio s'intende un provvedimento giuridico eccezionale, deciso dalle autorità allo scopo di fronteggiare gravi avvenimenti di carattere interno.

La proclamazione dello Stato d'assedio, generalmente causata da disordini sociali particolarmente gravi o diffusi, comporta la temporanea sospensione delle leggi di garanzia o della Costituzione di uno Stato, fino a giungere all'assunzione dei poteri civili da parte dell'autorità militare.

Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Nel Regno d'Italia lo stato d'assedio veniva dichiarato con regio decreto su proposta del governo. Benché lo Statuto albertino non prevedesse alcuna possibilità di riduzione o limitazione delle garanzie costituzionali, lo stato di assedio era ritenuto legittimo in base al potere del Re di dichiarare la guerra e di comandare le forze armate: era una sorta di dichiarazione di guerra interna che interveniva in caso di un'insurrezione civile o di una grave calamità naturale (come il terremoto di Messina del 1908).

Lo stato d'assedio aveva come conseguenza quello di equiparare una porzione del territorio nazionale a "teatro di guerra" con l'effetto di sospendere alcune libertà costituzionali riconosciute dallo Statuto albertino, ampliando i poteri di polizia delle autorità amministrative e militari ed estendendo la competenza dei tribunali militari anche ai reati la cui giurisdizione competeva ai tribunali ordinari. La violazione dell’art. 71 dello Statuto albertino, che riconosceva il diritto a non essere distolti dal giudice naturale precostituito per legge, era evidente.

L'unica definizione giuridica dello stato d'assedio era rinvenibile negli artt. 246 e 247 del codice penale militare sabaudo che riconosceva lo stato d'assedio per quella parte di territorio “invasa” da “truppe nemiche” ovvero che avesse le truppe nemiche “a distanza minore di tre giorni ordinarii di marcia”.

Trattandosi comunque di uno Stato liberale, la copertura politica del Parlamento al Governo interveniva a posteriori o tramite voto di fiducia (che con apposito ordine del giorno approvava l'operato del governo) o con legge di ratifica che autorizzava il governo a estendere la durata del regime di eccezione.

Nell'estate 1863 venne approvata la legge Pica per la "repressione del brigantaggio e dei camorristi" nelle province meridionali. Per quanto approvata dal Parlamento a seguito delle conclusioni di una speciale commissione di inchiesta parlamentare, di fatto delineava un regime "eccezionale e temporaneo di difesa" che limitava le garanzie costituzionali nelle province dichiarate soggette al fenomeno del brigantaggio, similmente ad uno stato d'assedio. La legge fu più volte prorogata e rimase in vigore fino al 31 dicembre 1865.

Un esempio di ricorso allo stato di assedio si ebbe durante i moti popolari del 1898, meglio conosciuti come la Protesta dello stomaco. Venne proclamato lo stato d'assedio in alcune città; a Milano venne incaricato il generale Fiorenzo Bava Beccaris di reprimere la rivolta.

Casi di stato d'assedio[modifica | modifica wikitesto]

Prima della proclamazione del Regno d'Italia il Regno di Sardegna era ricorso allo stato di assedio nel 1849 in occasione dei moti di Genova.

Qui di seguito i casi durante il Regno d'Italia:

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Racìoppi, Dello stato d'assedio, quistioni costituzionali, Napoli 1862.
  • A. Majorana, Lo Stato d'Assedio, Catania 1894.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàThesaurus BNCF 36075 · LCCN (ENsh85127508 · GND (DE4144410-3 · BNF (FRcb119784668 (data) · J9U (ENHE987007531739105171