Discendente da antica e nobile famiglia di Pallanza, fu fin da giovanissimo avviato dal padre Luigi all'arte militare. Gli era fratello maggiore Carlo, ministro sotto Carlo Alberto e presidente del Consiglio di Stato sotto Vittorio Emanuele II e figlio il Maresciallo d'Italia Luigi Cadorna. Il padre aveva lasciato il Piemonte rifugiandosi a Milano in seguito alla presa del Piemonte da parte dei francesi; la madre, sposata da Luigi a Milano nel 1808, era Virgina dei marchesi Bossi, sorella del patriota Benigno.[1]
Inviato nel 1825, a dieci anni, all'Accademia militare di Torino, ne fu espulso per indisciplina, poi reintegrato e poi nuovamente espulso; grazie al padre fu quindi ammesso il 13 luglio 1833 nel 1º reggimento della Brigata Savoia con il grado di soldato distinto (una sorta di cadetto), l'anno dopo venne nominato sottotenente di brigata a Pinerolo e, dopo una lunga gavetta militare, nel 1846 divenne capitano e nel 1848 fu maggiore dell'esercito regio.
Comandante militare nel 1860 prima durante la campagna piemontese in Italia centrale e poi nelle appena conquistate Sicilia e Abruzzo, si adoperò con durezza nel tentativo di arginare il fenomeno del brigantaggio postunitario. Venendo così a scemare il brigantaggio nel 1865, l'anno successivo prese parte alla Terza guerra d'indipendenza. Fu a capo delle truppe inviate nel 1866 a Palermo a sedare la cosiddetta rivolta del sette e mezzo (ebbe infatti a durare dalla sera di sabato 15 settembre al pomeriggio del sabato successivo). La rivolta palermitana fu domata dalla Marina del regno, dopo un feroce cannoneggiamento dal mare durato quattro giorni. Le vittime furono numerosissime. Nel 1869 ottenne da Menabrea pieni poteri per reprimere le rivolte scoppiate in tutta Italia a seguito dell'introduzione della tassa sul macinato e nel 1870 guidò il V Corpo d'armata alla presa di Roma.
Eletto deputato e, in seguito, nominato senatore nel 1871, nel 1873 fu comandante del Corpo d'armata a Torino, ma si ritirò da tale carica nel 1877, al fine di dedicarsi esclusivamente alla politica. Parlamentare di destra, fu negli ultimi anni della sua vita un acerrimo rivale della Sinistra storica e del garibaldinismo, nonostante fosse affiancato da un suo ex generale (Nino Bixio).
«Le Gouverneur général de l'Algérie m'a signalé Monsieur de Cadorna, Major de l'armée Sarde, qui a pris part à la dernière campagne de la Kabilie, comme ayant mérité pendant toute la durée de l'expédition les éloges du General Commandant par sa belle conduite et sa bravoure. Je (il generale Randon, ministro della guerra francese) me suis empressé d'appeler sur lui la bienveillance de Monsieur le Président de la République, qui, sur ma proposition, a décerné à cet officier la décoration de Chevalier de la Légion d'Honneur» — 30 ottobre 1851
D'oro al castello di rosso, merlato alla ghibellina, aperto e finestrato di nero, sormontato da un'aquila coronata, di nero. Ornamenti esteriori da conte cavaliere della Santissima Annunziata.
Marziano Brignoli, "Il Diario di Algeria di Raffaele Cadorna (maggio-agosto 1851" Rassegna storica del Risorgimento, a. 56, fasc. 3 (luglio-settembre 1969), p. 386-420.