Tommaso Valperga di Caluso

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François-Xavier Fabre, Ritratto di Tommaso Valperga abate di Caluso, 1802, Torino, Museo civico d'arte antica, attualmente esposto alla Reggia di Venaria Reale.[1][2]

Tommaso Valperga di Caluso, noto anche come abate di Caluso (Torino, 20 dicembre 1737Torino, 1º aprile 1815), è stato un filosofo, astronomo, fisico, orientalista, poeta, saggista, religioso e matematico italiano, membro della congregazione dell'Oratorio.

Settimo di dieci figli di Amedeo Valperga conte di Masino e di Emilia Doria di Dolceacqua. I Valperga avevano anche possedimenti nella cittadina omonima e a Caluso.

Ritratto di Alfieri e della contessa d'Albany, Francois-Xavier Fabre, 1796, donato al Caluso dalla coppia, inizialmente conservato nella camera da letto dell'abate al Castello di Masino dove si trova anche un ritratto della contessa, oggi al Museo Civico di Arte Antica di palazzo Madama, Torino. Si vede nel quadro l'opera di Valperga La ragione felice e la dedica composta da Alfieri: «Poiché il destino ci vuole pur divisi / De' duo cui stai sculto perenne in petto / Abbiti almen, Tommaso egregio, i visi.»[3].

Dalla salute fragile da bambino, nei primi anni della giovinezza si sentì attratto dalla carriera delle armi. A Malta, ospite del governatore dell'isola, si addestrò alla vita marinara imparando le dottrine nautiche e nel 1754 fu capitano sulle galee del re di Sardegna. Entrato poi a Napoli nella congregazione dei padri filippini (oratoriani) fu professore di teologia. Come chierico e religioso, gli fu conferito il titolo di abate secolare.

Tornato a Torino studiò fisica e matematica sotto la guida del Beccaria, con Joseph-Louis Lagrange, Saluzzo e Cigna. Frequentatore delle riunioni culturali "sampaoline" nelle sale della casa di Gaetano Emanuele Bava di San Paolo ritrovò l'Alfieri, che aveva conosciuto a Lisbona nel 1772 durante un viaggio in Portogallo. Scoprì in lui il futuro poeta e tra loro nacque una profonda amicizia.

«Quel mio breve soggiorno in Lisbona sarà per me un’epoca sempre memorabile e cara, per avervi io imparato a conoscere l’abate Tommaso di Caluso. [...] Le lunghe serate dell’inverno io preferiva di passarmele intere da solo con lui, piuttosto che correre attorno pe’ divertimenti sciocchissimi del gran mondo. Con esso io imparava sempre qualche cosa; e tanta era di lui bontà e tolleranza, che egli sapea per così dire alleggerirmi la vergogna ed il peso della mia ignoranza estrema.»

Alfieri lo definì "quell'uomo unico, che è un Montaigne vivo" e gli dedicò la tragedia Saul. Ai suoi tempi e nell'Ottocento il Caluso fu assai celebrato, chiamato "secondo Pitagora" "l’uomo più dotto d’Italia e forse il savio più universale dei suoi tempi" e addirittura paragonato a Socrate e a Leibniz.[4] Eccelse negli studi filosofici e apprese l'inglese, il francese, lo spagnolo e l'arabo e conobbe con sicurezza il latino, il greco, il copto e l'ebraico. Nell'università degli Studi di Torino insegnò lingue orientali. Fu direttore dell'osservatorio astronomico di palazzo Madama, incarico che nel 1805 cedette al Vassalli Eandi.

Ritratto di Tommaso Valperga di Caluso (prima del 1804)

Alla morte di Alfieri (1803), Valperga fu da lui nominato per testamento curatore postumo delle proprie tragedie. Ecclesiastico attivo negli ambienti della letteratura classicista e illuminista, nonché nelle scienze, integrò la Vita scritta da esso, l'autobiografia dell'autore astigiano, con la Lettera del 1804 alla contessa d'Albany in cui narrò la morte di Alfieri per iscritto, come la contessa stessa gli aveva raccontato. Scrisse diverse opere tra cui Della poesia (1806), saggio di estetica del bello ideale e i Principes de philosophie pour des initiés aux mathématiques (1811). Intimo amico di Giuseppina Teresa di Lorena-Armagnac, cognata della principessa di Lamballe, deplorò come Alfieri gli eccessi della rivoluzione francese ma fu a favore al contrario suo ad una conciliazione con la nuova Francia di Napoleone; questo suo diverso atteggiamento è rimarcato nella citata Lettera, dove critica velatamente ma scusa l'Alfieri per il suo atteggiamento misogallico, attribuito alla sua passionalità e al suo patriottismo.[5]

Fu membro dell'Accademia delle Scienze di Torino dal 1773 e di tutte le maggiori accademie d'Europa, come pure della Massoneria[6][7].

Suo fratello Carlo Francesco (1727-1811) fu Ambasciatore del Regno di Sardegna in Francia, Portogallo e Spagna, e Viceré di Sardegna dal 1780 al 1783.

Il Caluso fu un moderato critico del sensismo di Condillac e scrisse che «la testimonianza dei sensi è il nostro primo maestro; ma noi non arriviamo a comprenderlo che col ragionare.»

Opere (selezione)

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  1. ^ Il dipinto fu realizzato per la contessa d'Albany, poi donato al fratello dell'abate, in seguito a palazzo Madama, oggi in prestito alla Venaria Reale
  2. ^ Abate Tommaso Valperga di Caluso
  3. ^ «Davanti alla contessa giace il volume degli Essais di Montaigne; la mano sinistra di Alfieri è appoggiata sul libro della Ragione Felice, Canto terzo, poema dell'abate Caluso. Il poeta e la compagna non posano più, come nei ritratti in pendant degli Uffizi, per donare la propria immagine alla posterità, ma davanti a un amico, Fabre, e per un amico, l'abate Valperga di Caluso: un ritratto di famiglia, prossimo alle conversation pieces all'inglese». La contessa d'Albany ha in mano un foglio con la dedica al Caluso: «Poiché il destino ci vuole pur divisi / De' duo cui stai sculto perenne in petto / Abbiti almen, Tommaso egregio, i visi» (I ritratti di Luisa, la Contessa d’Albany Una lunga storia d’amore con Vittorio Alfieri)
  4. ^ Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso (1737-1815): un maestro da ricordare, in «Rivista di Storia dell'Università di Torino», 4, 2015
  5. ^ «....sembrando allora che nulla più fosse in grado di ostarvi che la potenza francese, contro ai Francesi abbandonossi a un odio politico, ch'ei credè poter giovar all'Italia, quanto più fosse reso universale. Voleva inoltre sceverarsi da quegl'infami, che mostratisi per la libertà come lui caldissimi, ne han fatto con le più abbominevoli scelleratezze detestare il partito. A chi meno ha passione egli è chiaro ch'ei non dovea così generalmente parlare senza distinzioni di buoni e rei; né ragionevole al giudizio di un freddo filosofo è mai l'odio di nazione alcuna. Ma si vuole Alfieri considerare come un amante passionatissimo, che non può esser giusto cogli avversari dell'idolo suo, come un italiano Demostene, che infiammate parole contrappone a forze maggiori assai dei Macedoni. Né perciò il discolpo; né mi abbisognava per mantenergli la dovuta lode di sommo. Bastami che non si nieghi convenevole indulgenza a trascorsi provenienti da eccesso di sì commendabile affetto qual si è l'amor della patria"
  6. ^ Gerardo Tocchini, "Le veglie di Torino, Joseph de Maistre", in: Storia d'Italia, Annali 25, Esoterismo, a cura di Gian Mario Cazzaniga, Einaudi, Torino, 2010, p. 395.
  7. ^ Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed. Ghibli, 2013, cap. XX, Il viaggio di Münter in Italia (1784-1787), p. 430.
  • Carlo Calcaterra, Valperga di Caluso, Tommaso, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932. URL consultato il 12 luglio 2018.
  • Piero Treves, Caluso di Valperga, Tommaso, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 16, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1973. URL consultato il 12 luglio 2018.
  • Marco Cerruti, La Ragione Felice e altri miti del Settecento, Firenze, Olschki, 1973.
  • Renzo Rossotti, Le strade di Torino, Newton Compton Editori, 1995.
  • Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso e l'‘Orlando Innamorato' del 1506, in «Giornale storico della letteratura italiana», CLXXXVI, 2009, pp. 430-449.
  • Milena Contini, La felicità del savio. Ricerche su Tommaso Valperga di Caluso, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2011.
  • Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso traduttore in piemontese dell'incipit dell'Iliade, in «Studi Piemontesi», XL, 2011, pp. 485-489.
  • Milena Contini, Le riflessioni di Tommaso Valperga di Caluso sulla lingua italiana, in La letteratura degli italiani. Centri e periferie, Atti del Congresso Adi, Pugnochiuso 16-19 settembre 2009, a cura di D. Cofano e S. Valerio, Foggia, Edizione del Rosone, 2011.
  • Milena Contini, Ugolini mors. Traduzioni latine di Inferno XXXIII, in «Dante. Rivista internazionale di studi su Dante Alighieri», VIII, 2011, pp. 97-102.
  • Milena Contini, Per una poetica teatrale di Tommaso Valperga di Caluso: traduzioni ed esperimenti, in La letteratura degli italiani II. Rotte, confini, passaggi, Atti del Congresso Adi, Genova 15-18 settembre 2010, a cura di A. Beniscelli, Q. Marini, L. Surdich, DIRAS, Università degli Studi di Genova, 2012.
  • Milena Contini, Il corpo martoriato. L'interesse di Tommaso Valperga di Caluso per quattro atroci fatti di sangue, in Metamorfosi dei lumi 7: il corpo, l'ombra, l'eco, a cura di Clara Leri, Torino, aAccademia university press, 2014, pp. 3-18.
  • Milena Contini, Versione latina di Inferno XXXIII, in «Lo Stracciafoglio», 2014.
  • Milena Contini, Plagio dal Villebrune apposto al Petrarca: un'appassionata confutazione di “meschine, arroganti e scortesi” calunnie sull’Africa, in «Sinestesie», giugno 2015.
  • Milena Contini, Tommaso Valperga di Caluso (1737-1815): un maestro da ricordare, in «Rivista di Storia dell'Università di Torino», 4, 2015[1].

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  1. ^ (PDF).