The Wall Tour
The Wall Tour | |||
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Tour dei Pink Floyd | |||
Album | The Wall | ||
Inizio | Los Angeles Memorial Sports Arena, Los Angeles | ||
Fine | Earls Court Exhibition Centre, Londra | ||
Tappe | 5 | ||
Spettacoli | 31 | ||
Cronologia dei tour dei Pink Floyd | |||
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Il The Wall Tour è stata una tournée dei Pink Floyd, effettuata tra il 7 febbraio 1980 e il 17 giugno 1981, nella quale si decise di suonare esclusivamente l'intera opera rock The Wall (uscita alla fine del 1979), senza eseguire alcuna altra canzone del gruppo.
Tale tournée, i cui concerti avevano numerosi elementi tipici dei musical, constò di 31 esibizioni in quattro città dell'Europa e degli Stati Uniti d'America (ma il numero delle tappe fu in effetti cinque, poiché si passò due volte da Londra). Il numero relativamente basso di esibizioni e di tappe della tournée fu dovuto alle grandi dimensioni e alla complessità dello spettacolo stesso, che per essere rappresentato necessitava di spazi molto ampi e di attrezzature di scena assai sofisticate, impossibili da trasportare e montare velocemente in numerose città.
Le esibizioni all'Earls Court Exhibition Centre di Londra del 7-9 agosto 1980 e del 13-17 giugno 1981 vennero registrate e pubblicate nel 2000 nell'album dal vivo Is There Anybody Out There? The Wall Live 1980-81.
L'idea del muro[modifica | modifica wikitesto]

La prima idea del "muro" venne a Roger Waters durante l'In the Flesh Tour del 1977. Il cantante sentiva infatti che ormai le esibizioni dei Pink Floyd, davanti a immense folle adulanti, erano diventate cose insensate, frustranti, in cui non era più possibile alcuna comunicazione e alcun senso di comunanza tra loro e gli spettatori. Molti di questi ultimi peraltro sembravano lì soprattutto per bere, urlare e strepitare, più che per ascoltare musica, e Waters inorridiva all'idea che proprio i Pink Floyd avessero concorso a creare quella situazione, per brama di successo e di soldi.[1] In un'occasione egli disse:
«Il rock 'n' roll sta diventando avidità camuffata da intrattenimento, proprio come la guerra è diventata avidità camuffata da politica.[2]» |
Finita la tournée, vista la barriera di incomunicabilità che si era ormai venuta a creare tra loro e il pubblico, Waters pensò che nei successivi concerti si sarebbe dovuto cominciare letteralmente a costruire un muro sul palco, che quando fosse stato completato avrebbe reso impossibile al pubblico vedere o sentire la band e viceversa. Quella sarebbe stata quindi la fine del concerto.[3]
Nei mesi successivi, tra la fine del 1977 e l'inizio del 1978, Waters andò evolvendo e precisando l'idea iniziale del muro, elaborando un ciclo di canzoni sul tema centrale dell'incomunicabilità e aggiungendo numerosi temi autobiografici, come quello relativo alla guerra. Propose poi l'idea al gruppo, che la accettò. Da allora, l'idea venne sviluppata simultaneamente in tre direzioni: album, spettacolo dal vivo e film. Il gruppo, insieme ai produttori Bob Ezrin e James Guthrie modificò, integrò ed eliminò alcune delle idee iniziali di Waters, fino a giungere al progetto definitivo dell'album.[4][5]
Lo spettacolo[modifica | modifica wikitesto]
Preparazione[modifica | modifica wikitesto]
Man mano che le registrazioni per l'album procedevano, si cominciò a pensare allo spettacolo dal vivo, la cui messa in scena sarebbe oltretutto servita come sperimentazione e rampa di lancio per il film. Per occuparsi di tutti i disegni, sculture, animazioni e pupazzi necessari per i concerti e per la pellicola, Waters contattò il fumettista e animatore Gerald Scarfe.[6]
Fu subito chiaro che la messa in scena del progetto sarebbe stata molto dispendiosa, a causa delle attrezzature e del personale (centinaia di persone) necessari a costruire sul palco e poi abbattere un muro di circa 400 o 500 mattoni di cartone ad ogni spettacolo, oltre che per muovere i pupazzi che sarebbero apparsi in scena. Per attenuare tali difficoltà, si decise quindi di limitare il numero di tappe a cinque città fra gli USA e l'Europa, facendo numerose repliche dello spettacolo in ognuna di esse. Vennero effettuate alcune settimane di prove a Los Angeles, ma il giorno precedente alla prima assoluta l'impianto luci non era ancora adeguato, così venne assoldato in tutta fretta il designer Marc Brickman col compito di mettere tutto a posto nel giro di ventiquattro ore, mentre il precedente tecnico luci venne sollevato dall'incarico.[7][8][9][10][11]
Il manager Steve O'Rourke ipotizzò che, date le notevoli spese, i costi rischiavano di superare i ricavi, poiché erano stati necessari, per la realizzazione, ben 1 500 000 dollari prima ancora dell'inizio delle esibizioni. In effetti, alla fine il timore di O' Rourke si rivelò fondato: il bilancio finale della tournée fu in perdita.[7][12]
Scaletta[modifica | modifica wikitesto]
I brani eseguiti differivano leggermente dall'album pubblicato, per la presenza di What Shall We Do Now? e dello strumentale The Last Few Bricks, assenti nell'album, e altre modifiche minori.[13]
Parte 1[modifica | modifica wikitesto]

- Introduzione del Maestro di cerimonie
- In the Flesh?
- The Thin Ice
- Another Brick in the Wall (Part I)
- The Happiest Days of Our Lives
- Another Brick in the Wall (Part II)
- Mother
- Goodbye Blue Sky
- Empty Spaces
- What Shall We Do Now?
- Young Lust
- One of My Turns
- Don't Leave Me Now
- Another Brick in the Wall (Part III)
- The Last Few Bricks
- Goodbye Cruel World
Parte 2[modifica | modifica wikitesto]
- Hey You
- Is There Anybody Out There?
- Nobody Home
- Vera
- Bring the Boys Back Home
- Comfortably Numb
- The Show Must Go On
- Maestro di cerimonie
- In the Flesh
- Run Like Hell
- Waiting for the Worms
- Stop
- The Trial
- Outside the Wall
Messa in scena[modifica | modifica wikitesto]

Lo spettacolo cominciava con un personaggio a metà tra un maestro di cerimonie e un disc jockey che dava il benvenuto agli spettatori e annunciava l'inizio dello spettacolo. Cominciava dunque la prima canzone, suonata però non dal gruppo ma da altri musicisti, che si concludeva con lo schianto di un finto aereo nei pressi del palco. Dal secondo pezzo suonavano i veri Pink Floyd e nel corso dello spettacolo apparivano periodicamente alcuni enormi pupazzi (quello della madre in Mother e quelli della moglie e dell'insegnante in Don't Leave Me Now) e venivano proiettati filmati a cartoni animati (due fiori copulanti in Empty Spaces e What Shall We Do Now?, un esercito di martelli in marcia in Waiting for the Worms). Apparivano inoltre filmati di guerra e di Vera Lynn in Vera e Bring the Boys Back Home. Nel frattempo il muro veniva gradualmente costruito, fino ad essere completato durante Goodbye Cruel World.[14][15][16][17]
La seconda parte dello spettacolo cominciava quindi con il muro completato, da cui si apriva una porta che mostrava una stanza d'albergo in Nobody Home. Uno dei momenti topici dello spettacolo era Comfortably Numb, in cui Gilmour suonava i propri assoli dalla cima del muro, con dei grandi riflettori alle spalle. Verso la fine dello spettacolo avveniva il processo (The Trial, con altri filmati), che si concludeva con l'abbattimento del muro. Durante l'ultimo pezzo tutti coloro che avevano suonato (i Pink Floyd e i musicisti di supporto) si presentavano sul palco per i saluti finali. Non vi furono mai incidenti di rilievo, eccetto che nella prima assoluta, in cui alcuni drappeggi si incendiarono e lo spettacolo dovette essere sospeso per spegnere il fuoco.[14][15][16][17]
Crediti[modifica | modifica wikitesto]
Principali autori dello spettacolo:[18]
Scritto e diretto da | Roger Waters |
Direttore musicale | David Gilmour |
Scenografia | Mark Fisher e Jonathan Park |
Direttore artistico | Gerald Scarfe |
Missaggio audio | James Guthrie |
Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]
Il New York Times affermò:
«Lo spettacolo di The Wall rimane una pietra miliare nella storia del rock e non c'è motivo di negarlo. Non sarà più possibile accettare come inevitabili la goffaggine tecnica, il suono distorto e la scarsa visibilità della gran parte dei concerti nelle arene rock. [...] Lo spettacolo di The Wall sarà la pietra di paragone con la quale si dovranno misurare tutti i futuri spettacoli rock.» |
(The New York Times, 2 marzo 1980[7]) |
Rapporti nel gruppo[modifica | modifica wikitesto]
Durante il tour, i rapporti tra Gilmour, Mason, Waters e Wright erano ai minimi storici: Waters usava un veicolo personale per arrivare ad ogni appuntamento e stava in alberghi separati dagli altri membri della band. Inoltre all'Earls Court i quattro avevano camerini prefabbricati individuali e le entrate di quelli di Waters e Wright guardavano dalla parte opposta al centro. Wright, in effetti, era stato da poco espulso dai Pink Floyd da Waters (era avvenuto durante la fase finale delle registrazioni dell'album), ma aveva comunque accettato di partecipare alla tournée come musicista stipendiato. In questo modo, peraltro, fu l'unico dei quattro a guadagnare qualcosa, poiché (come già accennato) il bilancio della tournée fu in perdita e gli altri membri del gruppo poterono solo suddividersi le spese.[12][19][20]
«Non volevo uscire da questa cosa grandiosa a cui avevo lavorato. Decisi che avrei partecipato e suonato nel miglior modo possibile, nella speranza che, se tutto avesse funzionato, la decisione di Waters di mettermi fuori potesse rientrare.[21]» |
(Richard Wright) |
A fine tournée, peraltro, la sua estromissione dal gruppo venne confermata. Wright poté rientrare nei Pink Floyd soltanto quando fu Waters a non farne più parte, in occasione dell'A Momentary Lapse of Reason Tour del 1987.
Esibizioni[modifica | modifica wikitesto]
Data | Città | Stato | Sede | Spettatori |
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Nord America - prima tappa | ||||
7 febbraio 1980 | Los Angeles | Stati Uniti d'America | Los Angeles Memorial Sports Arena | 126 000 |
8 febbraio 1980 | ||||
9 febbraio 1980 | ||||
10 febbraio 1980 | ||||
11 febbraio 1980 | ||||
12 febbraio 1980 | ||||
13 febbraio 1980 | ||||
Nord America - seconda tappa | ||||
24 febbraio 1980 | Uniondale | Stati Uniti d'America | Nassau Veterans Memorial Coliseum | 72 500 |
25 febbraio 1980 | ||||
26 febbraio 1980 | ||||
27 febbraio 1980 | ||||
28 febbraio 1980 | ||||
Europa - prima tappa | ||||
4 agosto 1980 | Londra | Regno Unito | Earls Court Exhibition Centre | 120 000 |
5 agosto 1980 | ||||
6 agosto 1980 | ||||
7 agosto 1980 | ||||
8 agosto 1980 | ||||
9 agosto 1980 | ||||
Europa - seconda tappa | ||||
13 febbraio 1981 | Dortmund | Germania Ovest | Westfalenhallen | 132 000 |
14 febbraio 1981 | ||||
15 febbraio 1981 | ||||
16 febbraio 1981 | ||||
17 febbraio 1981 | ||||
18 febbraio 1981 | ||||
19 febbraio 1981 | ||||
20 febbraio 1981 | ||||
Europa - terza tappa | ||||
13 giugno 1981 | Londra | Regno Unito | Earls Court Exhibition Centre | 100 000 |
14 giugno 1981 | ||||
15 giugno 1981 | ||||
16 giugno 1981 | ||||
17 giugno 1981 |
Riprese video[modifica | modifica wikitesto]
Alcune delle esibizioni del gruppo furono filmate, inizialmente con l'intento di aggiungere tali riprese al film Pink Floyd The Wall, che sarebbe uscito nel 1982. L'idea però venne scartata prima della fine della tournée, decidendo quindi che il film non avrebbe avuto alcuna immagine dei concerti.[22] Per molto tempo peraltro si pensò che tutti i filmati girati fossero di pessima qualità, poiché si riteneva che fosse stato usato un errato tipo di pellicola che aveva reso le riprese troppo scure.[23] Tuttavia nel 2000 il canale TV Channel 4 mostrò il documentario Behind the Wall, dove alcuni minuti di filmato dei concerti apparivano di buona qualità. Nel 2009, poi, Roger Waters affermò di aver scoperto una gran quantità di nuove riprese degli spettacoli e di aver cominciato a montarle. Spiegò che evidentemente i cameramen avevano filmato assai più di quanto fosse stato loro richiesto.[24] Ciononostante, una pubblicazione ufficiale e completa dello spettacolo non è ancora stata realizzata.[25]
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Schaffner, pp. 229-230
- ^ Intervista di Tommy Vance a Waters, BBC Radio 1, 30 novembre 1979.
- ^ (EN) Steve Turner, Roger Waters: The Wall in Berlin, in Radio Times, 25 maggio 1990. Ristampato in Classic Rock, n. 148, agosto 2010, p. 78.
- ^ Schaffner, pp. 231, 234-238.
- ^ Is There..., pp. 7-8, 61.
- ^ Schaffner, pp. 249-250.
- ^ a b c (EN) John Rockwell, Pink Floyd's Great 'Wall', in The New York Times, 2 marzo 1980. URL consultato il 13 giugno 2020.
- ^ 'The Wall', storia del tour che ha distrutto i Pink Floyd e cambiato le regole della musica dal vivo, su Rolling Stone Italia, 7 febbraio 2020. URL consultato l'8 giugno 2020.
- ^ Schaffner, pp. 250-251.
- ^ Mason, pp. 227-228.
- ^ Is There..., p. 51.
- ^ a b Mason, p. 229.
- ^ Is There..., p. 3.
- ^ a b Mason, pp. 225-226, 228.
- ^ a b Schaffner, pp. 252-254.
- ^ a b Is There..., pp. 7-8.
- ^ a b Pink Floyd live at Earl's Court 1980, su pinkfloydthewall.it. URL consultato il 14 giugno 2020.
- ^ Is There..., p. 62.
- ^ Blake, pp. 285–286.
- ^ Schaffner, p. 245.
- ^ (EN) Jerry Ewing, Wish I was there, in Classic Rock, n. 12, marzo 2000, p. 4.
- ^ (EN) J.C. Maçek III, The Cinematic Experience of Roger Waters' 'The Wall Live', su popmatters.com, 5 September 2012.
- ^ (EN) Interview with Mark Fisher, su pinkfloyd-co.com. URL consultato l'11 marzo 2012.
- ^ (EN) Roger Waters interview 1999, su youtube.com.
- ^ Nella tournée di The Wall fatta da Waters nel 2010, vennero proiettate alcune riprese della canzone Mother etichettate come risalenti agli spettacoli di Earls Court del 1980. Inoltre il DVD del The Wall Immersion Box Set include riprese di The Happiest Days of Our Lives filmate a Earls Court nel 1981. Sono inoltre reperibili su internet alcuni filmati completi dello spettacolo, nonostante non sia ancora stata fatta una pubblicazione ufficiale.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Nick Mason, Inside Out - La prima autobiografia dei Pink Floyd, EPC, 2018, ISBN 978-88-6310-877-4.
- Nicholas Schaffner, Pink Floyd. Uno scrigno di segreti, Arcana, 1993, ISBN 88-85859-83-6.
- Is There Anybody Out There? The Wall Live 1980-81 (libretto interno), Pink Floyd Music Ltd., 2000.
- (EN) Mark Blake, Comfortably Numb – The Inside Story of Pink Floyd, Cambridge (Massachusetts), Da Capo Press, 2008, ISBN 978-0-306-81752-6.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- The Wall – album del 1979
- Pink Floyd The Wall – film del 1982
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Pink Floyd live at Earl's Court 1980, su pinkfloydthewall.it. URL consultato il 14 giugno 2020.
- Pink Floyd - The Wall Tour Live (galleria di immagini), su virginradio.it. URL consultato il 14 giugno 2020.