Tamandua tetradactyla

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Tamandua meridionale
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
SottoclasseTheria
InfraclasseEutheria
SuperordineXenarthra
OrdinePilosa
SottordineVermilingua
FamigliaMyrmecophagidae
GenereTamandua
SpecieT. tetradactyla
Nomenclatura binomiale
Tamandua tetradactyla
Linnaeus, 1758

Il Tamandua meridionale o Tamandua minore (Tamandua tetradactyla), è una specie del genere tamandua diffuso dal Venezuela all'Argentina settentrionale.[2]

Si tratta di un formichiere di medie dimensioni le cui dimensioni variano considervolmente in base alle condizioni ambientali. La lunghezza completa di testa e corpo varia tra i 34 e gli 88 cm, nonché presenta una coda prensile lunga tra i 37 e i 67 cm. Gli esemplari adulti pesano tra 1,5 e 8,4 kg senza grandi differenze tra i sessi.[3][4]

Come il Tamandua mexicana, la specie presenta quattro dita nei piedi anteriori e cinque in quelli posteriori. Cammina sulla parte esterna dei piedi anteriori per evitare di ferirsi con gli artigli affilati. La parte inferiore e la punta della coda risultano prive di pelo. Il muso è lungo e curvo con una bocca larga appena quanto il diametro di un bastone. Nonostante vi siano variazioni nella forma del cranio, la specie si distingue facilmente da quella settentrionale per le orecchie leggermente più lunghe, 5 cm invece che 4 cm come nel Tamandua settentrionale.[3]

La specie è uno degli ospiti di acantocefali intestinali quali Gigantorhynchus echinodiscus, Gigantorhynchus lopezneyrai e Gigantorhynchus ungriai.[5]

Comportamento

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Il tamandua meridionale passa la maggior parte del tempo alla ricerca di cibo. Allo stato selvatico risulta attivo per circa 7 ore al giorno. In base alla disponibilità di prede e alla località può essere notturno, diurno o crepuscolare. I tamandua meridionali sono infatti in grado di adattare i propri periodi di attività in risposta alla temperatura media diurna esattamente come i M. tridactyla. Nei periodi di caldo estremo rimangono in aree riparate come le foreste. In particolare, in Venezuela ne sono stati avvistati esemplari che si erano rifugiati tra le fronde degli alberi e la cime delle palme, mentre in Brasile (Cerrado) si rifugia prevalentemente a terra e nelle tane dell'E. sexcinctus.[6]

Alimentazione

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Si ciba principalmente di formiche e termiti.[3]

Le femmine hanno più periodi di estro durante l'anno, anche se si registrano picchi delle nascite nel periodo delle piogge. L'estro dura circa 42 giorni, mentre la gestazione dura 4-5 mesi,[3] al termine dei quali nasce un unico cucciolo all'anno,[7] abbastanza dissimile dai genitori in quanto il pelo è monocromo e varia come colore dal bianco al nero.[3]

Oggi si tende ad accettare tre sottospecie certe di tamandua dalle 4 dita:

I fossili più antichi della specie risalgono al Pleistocene, tuttavia evidenze genetiche suggeriscono che la specie si sia differenziata dal Myrmecophaga tridactyla nel tardo Miocene,12,9 milioni di anni fa.[8]

Distribuzione e habitat

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La specie è presente in: Argentina (Catamarca, Chaco, Córdoba, Corrientes, Formosa, La Rioja, Misiones, Salta, Santa Fé, Santiago del Estero, Tucumán), Bolivia, Brasile (Tocantins, Sergipe, São Paulo, Acre, Alagoas, Amapá, Amazonas, Bahia, Brasilia, Ceará, Espírito Santo, Goiás, Maranhão, Mato Grosso, Mato Grosso do Sul, Minas Gerais, Pará, Paraíba, Paraná, Pernambuco, Piauí, Rio de Janeiro, Rio Grande do Norte, Rio Grande do Sul, Rondônia, Roraima, Santa Catarina), Colombia continentale, Ecuador continentale, Guyana Francese, Guyana, Paraguay, Perù, Suriname, Trinidad e Tobago, Uruguay, Venezuela continentale.[2]

La specie è presente dal livello del mare fino ai 2000 m.[2]

Si tratta di una specie arboricola che occupa un'ampia gamma di habitat, dalle foreste alle savane, sembrando preferire aree vicine a corsi d'acqua e ricche di piante epifite.[2][3] Ciascun individuo occupa un'area di 100 - 375 ha in base alle condizioni ambientali.[3]

Conservazione

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La specie è inclusa nella Lista Rossa IUCN come specie a rischio minimo. La prima valutazione è stata effettuata nel 1996 e l'ultima nel 2013, Non si hanno informazioni sulla dimensione della popolazione.[2] Le principali minacce sono il fuoco, la perdita degli habitat, le auto e la caccia.[3]

  1. ^ (EN) Tamandua tetradactyla, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e Southern Tamandua (Tamandua tetradactyla), su iucnredlist.org.
  3. ^ a b c d e f g h (EN) Virginia Hayssen, Tamandua tetradactyla (Pilosa: Myrmecophagidae), in Mammalian Species, vol. 43, 21 gennaio 2011, pp. 64–74, DOI:10.1644/875.1. URL consultato il 20 luglio 2024.
  4. ^ Animal, 1st American ed, DK ; Smithsonian Institution, 2001, ISBN 978-0-7894-7764-4.
  5. ^ (EN) Ana Paula Nascimento Gomes, Clarice Silva Cesário e Natalie Olifiers, New morphological and genetic data of Gigantorhynchus echinodiscus (Diesing, 1851) (Acanthocephala: Archiacanthocephala) in the giant anteater Myrmecophaga tridactyla Linnaeus, 1758 (Pilosa: Myrmecophagidae), in International Journal for Parasitology: Parasites and Wildlife, vol. 10, 2019-12, pp. 281–288, DOI:10.1016/j.ijppaw.2019.09.008. URL consultato il 20 luglio 2024.
  6. ^ Tamandua tetradactyla (Linnaeus, 1758), su gbif.org.
  7. ^ Agda Maria Bernegossi, Sheila Canevese Rahal e Alessandra Melchert, Evaluation of collared anteaters (Tamandua tetradactyla) presented in a wildlife health reference center of São Paulo state, Brazil, in Biota Neotropica, vol. 18, n. 1, 8 febbraio 2018, DOI:10.1590/1676-0611-bn-2017-0440. URL consultato il 20 luglio 2024.
  8. ^ Maria Claudene Barros, Iracilda Sampaio e Horacio Schneider, Phylogenetic analysis of 16S mitochondrial DNA data in sloths and anteaters, in Genetics and Molecular Biology, vol. 26, n. 1, 2003, pp. 5–11, DOI:10.1590/S1415-47572003000100002. URL consultato il 20 luglio 2024.

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