Diogene di Babilonia: differenze tra le versioni

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Fu educato ad [[Atene]] sotto la guida di [[Crisippo di Soli|Crisippo]] e successe a [[Zenone di Tarso]] come capo della scuola stoica ateniese. Si ritiene che, anche se non vi sono fonti antiche a sostegno, fosse stato maestro di [[Cratete]] poiché Diogene era stato scolarca nel II secolo a,C. quando si presume che Cratete avesse frequentato la scuola ad Atene. <ref>Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, ''Allegoria: L'età classica''. Vita e Pensiero, 2004 p.200</ref> Ebbe come discepolo [[Boeto di Sidone (stoico)|Boeto di Sidone]].
Fu educato ad [[Atene]] sotto la guida di [[Crisippo di Soli|Crisippo]] e successe a [[Zenone di Tarso]] come capo della scuola stoica ateniese. Si ritiene che, anche se non vi sono fonti antiche a sostegno, fosse stato maestro di [[Cratete]] poiché Diogene era stato scolarca nel II secolo a,C. quando si presume che Cratete avesse frequentato la scuola ad Atene. <ref>Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, ''Allegoria: L'età classica''. Vita e Pensiero, 2004 p.200</ref> Ebbe come discepolo [[Boeto di Sidone (stoico)|Boeto di Sidone]].


Il suo pensiero è simile a quello di Crisippo, in particolar modo sulla [[dialettica]], in cui istruì [[Carneade]]<ref>[[Cicerone]], ''Academica'', ii. 30; ''De Oratore'', ii. 38</ref>. In particolare Diogene prese dal maestro Crisippo l'interesse per l'etimologia come chiave di interpretazione allegorica <ref>Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, ''Op. cit.'' p.142</ref>
Il suo pensiero è simile a quello di Crisippo, in particolar modo sulla [[dialettica]], in cui istruì [[Carneade]]<ref>[[Cicerone]], ''Academica'', ii. 30; ''De Oratore'', ii. 38</ref>. In particolare Diogene prese dal maestro Crisippo l'interesse per l'[[etimologia]] come chiave di interpretazione allegorica <ref>Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, ''Op. cit.'' p.142</ref>


Con [[Carneade]] e [[Critolao]] prese parte alla celebre ambasceria inviata a [[Roma]] dagli Ateniesi multati per aver saccheggiato [[Oropo]].
Con [[Carneade]] e [[Critolao]] prese parte alla celebre ambasceria inviata a [[Roma]] dagli Ateniesi multati per aver saccheggiato [[Oropo]].
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* Διαλεκτικὴ τέχνη - ''Arte della dialettica''.<ref>[[Diogene Laerzio]], vii. 51</ref>
* Διαλεκτικὴ τέχνη - ''Arte della dialettica''.<ref>[[Diogene Laerzio]], vii. 51</ref>
* ''Sulla divinazione''.<ref>[[Cicerone]], ''De Divinatione'', i. 3, ii. 43</ref>
* ''Sulla divinazione''.<ref>[[Cicerone]], ''De Divinatione'', i. 3, ii. 43</ref>
* ''Sulla dea [[Atena]]''.<ref>Cicerone, ''De Natura Deorum'', i. 15</ref> In base all'etimologia Diogene, come riferisce il suo discepolo [[Apollodoro di Atene]], in quest'opera sosteneva vi fosse un collegamento tra il colore glauco degli occhi della dea con il nome della civetta (''glaux'') che la simboleggiava e con il verbo ''glaussein'' che vuol dire "contemplare", "osservare" tipico atteggiamento di chi fa filosofia di cui Atena è tutrice.
* ''Sulla dea [[Atena]]''.<ref>Cicerone, ''De Natura Deorum'', i. 15</ref>
* Περὶ τοῦ τῆς ψυχῆς ἡγεμονικοῦ - ''Sull'egemonia dell'anima''.
* Περὶ τοῦ τῆς ψυχῆς ἡγεμονικοῦ - ''Sull'egemonia dell'anima''.
* Περὶ φωνῆς - ''Sul linguaggio''. dove tratta di una teoria linguistica ispirata allo stoicismo<ref>Diogene Laerzio, vii. 55</ref>
* Περὶ φωνῆς - ''Sul linguaggio''. dove tratta di una teoria linguistica ispirata allo stoicismo<ref>Diogene Laerzio, vii. 55</ref>

Versione delle 09:01, 14 giu 2014

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Diogene lo Stoico, conosciuto anche come Diogene di Seleucia o Diogene di Babilonia (ὁ Βαβυλώνιος il Babilonio) (Seleucia sul Tigri, ? – ...), è stato un filosofo stoico greco antico.

Nato a Seleucia sul Tigri presso Babilonia, Diogene visse probabilmente in un periodo compreso tra il 240 a.C. e il 150 a.C. [1].

Fu educato ad Atene sotto la guida di Crisippo e successe a Zenone di Tarso come capo della scuola stoica ateniese. Si ritiene che, anche se non vi sono fonti antiche a sostegno, fosse stato maestro di Cratete poiché Diogene era stato scolarca nel II secolo a,C. quando si presume che Cratete avesse frequentato la scuola ad Atene. [2] Ebbe come discepolo Boeto di Sidone.

Il suo pensiero è simile a quello di Crisippo, in particolar modo sulla dialettica, in cui istruì Carneade[3]. In particolare Diogene prese dal maestro Crisippo l'interesse per l'etimologia come chiave di interpretazione allegorica [4]

Con Carneade e Critolao prese parte alla celebre ambasceria inviata a Roma dagli Ateniesi multati per aver saccheggiato Oropo.

Opere

Diogene fu l'autore di molte opere, delle quali si conoscono solamente i titoli:

  • Διαλεκτικὴ τέχνη - Arte della dialettica.[5]
  • Sulla divinazione.[6]
  • Sulla dea Atena.[7] In base all'etimologia Diogene, come riferisce il suo discepolo Apollodoro di Atene, in quest'opera sosteneva vi fosse un collegamento tra il colore glauco degli occhi della dea con il nome della civetta (glaux) che la simboleggiava e con il verbo glaussein che vuol dire "contemplare", "osservare" tipico atteggiamento di chi fa filosofia di cui Atena è tutrice.
  • Περὶ τοῦ τῆς ψυχῆς ἡγεμονικοῦ - Sull'egemonia dell'anima.
  • Περὶ φωνῆς - Sul linguaggio. dove tratta di una teoria linguistica ispirata allo stoicismo[8]
  • Περὶ εὐγενείας - Sulla nobiltà della nascita.[9]
  • Περὶ νόμων - Sulle leggi.[10]

Da vari riferimenti presenti negli scritti di Marco Tullio Cicerone si può dedurre che Diogene compose anche altre opere riguardanti vari argomenti, come il dovere, il bene ed il piacere.[11]

Note

  1. ^ Enciclopedia Italiana Treccani alla voce "Diogene di Seleucia"
  2. ^ Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, Allegoria: L'età classica. Vita e Pensiero, 2004 p.200
  3. ^ Cicerone, Academica, ii. 30; De Oratore, ii. 38
  4. ^ Ilaria Ramelli, Giulio A. Lucchetta, Op. cit. p.142
  5. ^ Diogene Laerzio, vii. 51
  6. ^ Cicerone, De Divinatione, i. 3, ii. 43
  7. ^ Cicerone, De Natura Deorum, i. 15
  8. ^ Diogene Laerzio, vii. 55
  9. ^ Ateneo, iv. p. 168
  10. ^ In più libri, il primo dei quali è citato da Ateneo, xii.; cfr Cicerone, De Legibus iii. 5, dove "Dio" sta per "Diogene"
  11. ^ Cicerone, De Officiis, iii. 12, 13, 23; De Finibus, iii. 10, 15