Gneo Pompeo Magno: differenze tra le versioni

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Nei mesi successivi alla morte del Sertorio, tuttavia, Pompeo rivelò uno dei suoi talenti più significativi: il genio per l'organizzazione e la gestione di una provincia conquistata. Sistemi di governo giusti e generosi fecero estendere il suo controllo su tutta la Spagna e sulla Gallia meridionale. Fu quando [[Marco Licinio Crasso]] si trovo' in difficoltà contro [[Spartaco]] alla fine della rivolta degli schiavi del [[71 a.C.]], che Pompeo tornò in Italia con il suo esercito per mettere fine alla sommossa.
Nei mesi successivi alla morte del Sertorio, tuttavia, Pompeo rivelò uno dei suoi talenti più significativi: il genio per l'organizzazione e la gestione di una provincia conquistata. Sistemi di governo giusti e generosi fecero estendere il suo controllo su tutta la Spagna e sulla Gallia meridionale. Fu quando [[Marco Licinio Crasso]] si trovo' in difficoltà contro [[Spartaco]] alla fine della rivolta degli schiavi del [[71 a.C.]], che Pompeo tornò in Italia con il suo esercito per mettere fine alla sommossa.


Gli avversari si lagnarono e, specialmente Crasso, sostennero che Pompeo stava sviluppando azioni per arrivare alla fine della campagna e raccogliere tutta la gloria per il successo ottenuto. Ciò avrebbe assicurato l'inimicizia perenne tra Crasso e Pompeo, che durò per più di un decennio. Tornato a Roma, Pompeo celebrò il suo secondo [[trionfo]] extralegale per le vittorie in Spagna. Gli ammiratori vedevano in Pompeo il generale più brillante dell'epoca. Il [[71 a.C.]], a solo 35 anni (cfr. [[cursus honorum]]), Pompeo fu eletto per la prima volta [[console romano|console]], per il [[70 a.C.]] come partner più giovane di Crasso, grazie all'appoggio irresistibile della popolazione romana.
Gli avversari si lagnarono e, specialmente Crasso, sostennero che Pompeo stava sviluppando azioni per arrivare alla fine della campagna e raccogliere tutta la gloria per il successo ottenuto. Ciò avrebbe assicurato l'inimicizia perenne tra Crasso e Pompeo, che durò per più di un decennio. Tornato a Roma, Pompeo celebrò il suo secondo [[trionfo]] extralegale per le vittorie in Spagna. Gli ammiratori vedevano in Pompeo il generale più brillante dell'epoca. Nel [[71 a.C.]], a soli 35 anni (cfr. [[cursus honorum]]), Pompeo fu eletto per la prima volta [[console romano|console]], per il [[70 a.C.]] come partner più giovane di Crasso, grazie all'appoggio irresistibile della popolazione romana.


==Pirati e Medio Oriente ==
==Pirati e Medio Oriente ==

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Statua ellenizzante di Gneo Pompeo Magno

Gneo Pompeo Magno (latino: Gnaeus Pompeius Magnus; Picenum, 28 settembre 106 a.C.Egitto, 48 a.C.) è stato un generale e politico romano, prima alleato e poi avversario di Gaio Giulio Cesare.

Inizi

Ritratto di Pompeo di Copenhagen

Pompeo Magno era figlio di Gneo Pompeo Strabone, un uomo estremamente ricco proveniente dal Piceno. Questo ramo della famiglia dei Pompei era tradizionalmente rurale, il che lo sottoponeva inevitabilmente ai pregiudizi della élite cittadina. La sua famiglia aveva raggiunto il consolato per la prima volta solo 35 anni prima. Di conseguenza aveva un lignaggio rispettabile ma di recente nobiltà, un leggero neo che lo ha segnato durante tutto la sua competizione politica con i più potenti patrizi di Roma.

Suo padre, Pompeo Strabone, era un importante generale ed il primo della famiglia a diventare senatore, essendo stato eletto l'89 a.C. Pompeo crebbe con suo padre negli accampamenti militari, coinvolto con l'esercito e gli affari politici. Strabone aveva combattuto prima con Gaio Mario, poi con Lucio Cornelio Silla nelle guerre civili dell'88-87 a.C. A 17 anni, Pompeo era oramai completamente coinvolto nelle guerre di suo padre. Inoltre aveva un suo protetto, un giovane ufficiale suo coetaneo, Marco Tullio Cicerone. Secondo Plutarco, favorevole a Pompeo, era un adolescente popolare, considerato un po' simile ad Alessandro Magno.

Strabone morì nei conflitti tra Gaio Mario e Lucio Cornelio Silla, lasciando al giovane Pompeo il controllo dei suoi affari e della sua fortuna. Malgrado la sua gioventù, Pompeo fu al fianco di Silla dopo il suo ritorno dalla seconda guerra mitridatica (83 a.C.). A Roma, Silla prevedeva difficoltà con Lucio Cornelio Cinna e trovò assai utili tanto il giovane ventitreenne che le tre legioni di veterani del padre di questi. Questa alleanza politica accelerò la carriera di Pompeo a Roma. Silla, ora dittatore, con il controllo assoluto della città, forzò il divorzio dal marito di Emilia Scaura, la figliastra incinta per farle sposare il suo giovane alleato. Pompeo era semplicemente felice di divorziare da Antistia, una matrona di origine plebea e di prendere la patrizia Emilia.

Il giovane Pompeo era ora in un'ottima posizione nei ranghi di Silla, nondimeno lontano dal suo consiglio privato. Durante le campagne di Silla attraverso l'Italia, Pompeo incontrò due individui che avrebbero entrambi modellato il futuro suo e di Roma: Marco Licinio Crasso e Gaio Giulio Cesare. Pompeo venne a contatto con Crasso nell'esercito. Crasso, come Pompeo, era stato lasciato con una piccola fortuna e con la forza militare di suo padre ed aveva parteggiato per Silla. I due avrebbero sviluppato una rivalità che sarebbe durata negli anni a venire. Pompeo incontrò per la prima volta Cesare quando Silla portò Cesare davanti a lui e chiese a Cesare di divorziare da sua moglie Cornelia, la figlia di Cinna. Quando Cesare rifiutò, Silla lo perdonò. Quando Pompeo encomiò l'azione, Silla rispose dicendo che desiderava lasciare alcuni nemici vivi per le avventure successive. Pompeo vide Cesare così non tanto come un nemico, ma come un ostacolo rispettato. Alcuni rapporti dell'evento suggeriscono che Pompeo fosse ispirato dal rifiuto di Cesare a divorziare da sua moglie, che gli ricordava lo stesso scenario che Pompeo aveva affrontato soltanto due anni prima.

Sicilia ed Africa

Anche se la sua età giovane lo faceva essere privatus (un uomo che non deteneva una carica politica del cursus honorum o connessa ad esso), Pompeo era un uomo molto ricco e un generale di talento con il controllo di tre legioni di veterani. Inoltre, era ambizioso di gloria e potere. Felice di recepire i desideri del genero e di riordinare la sua situazione come dittatore, Silla inviò Pompeo in Sicilia per recuperare dai Mariani l'isola con il suo inestimabile rifornimento di grano.

La Sicilia era strategicamente molto importante, poiché produceva la maggior parte del grano per Roma, senza di esso la popolazione dell'Urbe avrebbe sofferto la fame e ci sarebbero certamente state delle sommosse. Pompeo si occupò della resistenza con mano dura e quando i cittadini protestarono per i suoi metodi, rispose con una delle sue citazioni più famose: "Smettete di citare leggi, noi portiamo armi".

Scacciò le forze avversarie dalla Sicilia e poi andò in Africa, in cui continuò la sua serie ininterrotta di vittorie nel 82-81 a.C. Il suo sterminio spietato delle forze avversarie generò un odio amaro fra i Mariani sopravvissuti. Proclamato sul campo Imperator dalle sue truppe in Africa, Pompeo richiese un trionfo per le sue vittorie africane. Pompeo rifiutò di sciogliere le sue legioni e si presentò con la sua richiesta alle porte di Roma dove, sorprendentemente, Silla consentì ad assegnargli il trionfo. È anche su questo punto che Pompeo si guadagnò il cognomen di Magno, "Grande". La leggenda dice che fu Silla stesso che ebbe l'idea. La veridicità di questa affermazione non è stata accertata.

Spagna e rivolta di Spartaco

Lo stesso argomento in dettaglio: Terza guerra servile.

La reputazione di Pompeo genio militare, e gli occasionali giudizi negativi, continuarono quando richiese l'imperium proconsolare (anche se non aveva ancora ricoperto la carica di console) per andare in Spagna e combattere contro Sertorio, un generale Mariano che continuava a governare la Spagna. Pompeo rifiutò di sciogliere le sue legioni fino a che la sua richiesta non fu accettata e si unì con Metello Pio contro Sertorio. La campagna contro la brillante guerriglia del generale durò dal 76 a.C. al 71 a.C. È significativo che la guerra infine fu vinta solo grazie all'assassinio di Sertorio e non perché Pompeo o Metello Pio fossero stati in grado di ottenere una netta vittoria sul campo di battaglia.

Nei mesi successivi alla morte del Sertorio, tuttavia, Pompeo rivelò uno dei suoi talenti più significativi: il genio per l'organizzazione e la gestione di una provincia conquistata. Sistemi di governo giusti e generosi fecero estendere il suo controllo su tutta la Spagna e sulla Gallia meridionale. Fu quando Marco Licinio Crasso si trovo' in difficoltà contro Spartaco alla fine della rivolta degli schiavi del 71 a.C., che Pompeo tornò in Italia con il suo esercito per mettere fine alla sommossa.

Gli avversari si lagnarono e, specialmente Crasso, sostennero che Pompeo stava sviluppando azioni per arrivare alla fine della campagna e raccogliere tutta la gloria per il successo ottenuto. Ciò avrebbe assicurato l'inimicizia perenne tra Crasso e Pompeo, che durò per più di un decennio. Tornato a Roma, Pompeo celebrò il suo secondo trionfo extralegale per le vittorie in Spagna. Gli ammiratori vedevano in Pompeo il generale più brillante dell'epoca. Nel 71 a.C., a soli 35 anni (cfr. cursus honorum), Pompeo fu eletto per la prima volta console, per il 70 a.C. come partner più giovane di Crasso, grazie all'appoggio irresistibile della popolazione romana.

Pirati e Medio Oriente

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra piratica di Pompeo e Guerra siriaca di Pompeo.
Statua colossale di Pompeo, conservata a Palazzo Spada, a Roma.

Nel 69 a.C., Pompeo era il beniamino delle masse romane anche se molti ottimati erano profondamente sospettosi delle sue intenzioni. Il suo primato nello stato fu accresciuto da due incarichi proconsolari straordinari, senza precedenti nella storia romana. Nel 67 a.C., due anni dopo il suo consolato, Pompeo fu nominato comandante di una flotta speciale per condurre una campagna contro i pirati che infestavano il Mar Mediterraneo. Questo incarico, come ogni cosa nella vita di Pompeo, fu circondato da polemiche.

La fazione conservatrice del Senato era sospettosa sulle sue intenzioni ed impaurita dal suo potere. Gli ottimati provarono con ogni mezzo ad evitarla. Significativamente, Cesare faceva parte di quella manciata di senatori che sostennero il comando di Pompeo fin dall'inizio. La nomina allora fu avanzata dal tribuno della plebe Aulo Gabinio che propose la Lex Gabinia, che assegnava a Pompeo il comando della guerra contro i pirati del Mediterraneo, con un ampio potere che gli assicurava il controllo assoluto sul mare ed anche sulle coste per 50 miglia all'interno, ponendolo al di sopra di ogni capo militare in oriente.

A Pompeo occorsero solo pochi mesi per eliminare dal Mediterraneo il pericolo dei pirati. In tre brevi mesi (67 a.C.), le forze di Pompeo ripulirono letteralmente il Mediterraneo dai pirati, dimostrando straordinaria precisione, disciplina ed abilità organizzativa. La rapidità della campagna indicò che era un generale di talento anche in mare, con forti capacità logistiche. Pompeo era l'eroe del momento.

Fu allora incaricato di condurre la guerra contro Mitridate VI re del Ponto, in oriente. Questo comando affidava essenzialmente a Pompeo la conquista e la riorganizzazione dell'intero Mediterraneo orientale. Fu il secondo comando sostenuto da Cesare a favore di Pompeo. Questi condusse le campagne dal 65 a.C. al 62 a.C. con tale potenza militare e capacità amministrativa che, Roma annesse gran parte dell'Asia sotto un saldo controllo.

Pompeo non solo distrusse Mitridate, ma sconfisse anche Tigrane il grande, re di Armenia, con cui in seguito fissò dei trattati. Conquistò la Siria, allora sotto il dominio di Antioco XIII, e poi mosse verso Gerusalemme, che occupò in breve tempo. Pompeo impose una riorganizzazione generale ai re delle nuove province orientali, tenendo intelligentemente conto dei fattori geografici e politici connessi alla creazione di una nuova frontiera di Roma in oriente. Con tutte le sue campagne (Pompeo sconfisse Mitridate, Tigrane II, Antioco XIII) il Ponto e la Siria divennero province romane e Gerusalemme fu conquistata, tutto a nome di Roma.

Con Tigrane come nuovo amico ed alleato di Roma, la catena dei protettorati romani si estese ad est fino al Mar Nero ed al Caucaso. La quantità di tributi ed il bottino che Pompeo portò a Roma era incalcolabile (Plutarco elenca quasi 20.000 talenti d'oro e d'argento versati al tesoro), l'aumento in tasse al pubblico erario aumentò annualmente da 50 milioni a 85 milioni di dracme. Il suo genio amministrativo era tale che le sue disposizioni resistettero in gran parte identiche fino alla caduta di Roma.

Ritorno a Roma

Nel dicembre del 62 a.C., Pompeo infine tornò a Roma con un dilemma su cosa fare. Da una parte desiderava il suo terzo trionfo, d'altro canto desiderava candidarsi per un secondo consolato. Le leggi romane dichiaravano che un generale non poteva attraversare il pomerium senza perdere il diritto al trionfo, ma un candidato doveva essere in città per presentarsi personalmente per l'elezione. Pompeo provò ad usare la diplomazia e chiese al senato di posporre l'elezione consolare per il giorno dopo il trionfo. Gli ottimati, guidati da Catone Uticense, si opposero fortemente e forzarono Pompeo a scegliere. Il generale scelse il trionfo, ma non poté candidarsi per il consolato. Se non poteva essere scelto, almeno poteva corrompere gli elettori per scegliere il suo candidato, Afranio. Secondo parecchie fonti, ci fu uno scandalo enorme con gli elettori che si dirigevano in massa alla casa di Pompeo fuori del pomerium.

Il suo terzo trionfo avvenne il 29 settembre del 61 a.C. (giorno del quarantacinquesimo compleanno di Pompeo), celebrando le vittorie sopra i pirati e nel Medio Oriente, e doveva essere un evento indimenticabile a Roma. Due interi giorni furono previsti per l'enorme parata di prede, prigionieri, l'esercito e i vessilli che descrivevano scene di battaglia riempirono tutta la strada tra il Campo Marzio ed il tempio di Giove Ottimo Massimo. Per completare i festeggiamenti, Pompeo offrì un banchetto trionfale e fece parecchie donazioni al popolo di Roma, aumentando ulteriormente la sua popolarità.

Pompeo era all'apice del successo ma durante i cinque anni di assenza da Roma era sorta nell'Urbe una nuova stella. Occupato com'era in Asia durante i disordini seguiti alla congiura di Catilina, fu il giovane Giulio Cesare ad opporre la sua volontà a quella del console Cicerone e del resto degli ottimati. Il suo vecchio collega ed avversario, Crasso, aveva prestato fondi a Cesare per farlo emergere politicamente. Cicerone era in eclissi, perseguitato dalle cattive intenzioni di Publio Clodio e dalle sue bande. Nuove alleanze erano state create e l'eroe delle conquiste asiatiche stava per essere messo fuori dai giochi.

Di nuovo a Roma, Pompeo abilmente allontanò i suoi eserciti, smentendo i timori che intendesse passare dalle sue conquiste al dominio di Roma come dittatore. Tuttavia era pur sempre un sommo stratega; cercò semplicemente nuovi alleati e tirò le fila dietro le scene politiche. Gli ottimati avevano combattuto di nuovo per avere il controllo di gran parte del potere reale nel senato; nonostante i suoi sforzi, Pompeo trovò che le loro azioni erano contro di lui. I suoi cospicui accordi in Oriente non furono ratificati subito. Le terre pubbliche che aveva promesso ai suoi veterani non arrivavano. Pompeo, anche se aveva fissato una linea prudente per evitare di offendere i conservatori, era sempre più sconcertato dalla riluttanza degli ottimati a riconoscere i suoi solidi successi. La frustrazione e la costernazione lo avrebbero spinto ben presto verso nuove e ineluttabili alleanze politiche.

Cesare ed il Primo Triumvirato

Cesare e Pompeo Magno, ritratti dall'artista Taddeo di Bartolo, affresco, 1414, Siena, Palazzo Pubblico.
Lo stesso argomento in dettaglio: Primo triumvirato.

Pompeo e Crasso non avevano stima e fiducia reciproche, ma nel periodo antecedente al 61 a.C. si ritenevano entrambi ostacolati: una tassa proposta da Crasso era stata rigettata e i veterani di Pompeo restavano ignorati. Cesare, di ritorno dal servizio in Spagna e pronto per candidarsi al consolato si inserì tra i due uomini, riuscendo in qualche modo a creare un'alleanza politica sia con Pompeo che con Crasso (il cosiddetto primo triumvirato). Pompeo e Crasso lo avrebbero aiutato ad essere eletto console e lui avrebbe usato il proprio potere di console per favorire le loro leggi. Catone, citato da Plutarco, più tardi avrebbe affermato che la tragedia di Pompeo non era stata essere il nemico sconfitto di Cesare, ma esserne stato troppo a lungo amico e sostenitore.

Il consolato tempestoso di Cesare del 59 a.C. portò a Pompeo non solo la terra e gli insediamenti che desiderava, ma anche una nuova moglie: la giovane figlia di Cesare, Giulia. Dopo che Cesare si fu assicurato il comando proconsolare in Gallia alla fine dell'anno consolare, a Pompeo fu dato il governo della Spagna ulteriore, cosicché potesse restare a Roma.

Cesare stava accrescendo la sua fama di genio militare. Dal 56 a.C. i legami fra i tre uomini cominciarono a sfilacciarsi; Cesare chiamò prima Crasso, poi Pompeo ad una riunione segreta a Lucca per ripensare sia la strategia che le tattiche. Ormai Cesare non era più il socio sottoposto e silenzioso del trio. A Lucca fu deciso che Pompeo e Crasso avrebbero di nuovo avuto il consolato nel 55 a.C. Alla loro elezione, il comando di Cesare in Gallia sarebbe stato prolungato per altri cinque anni, mentre Crasso avrebbe ricevuto il comando in Siria (da dove sarebbe potuto partire per conquistare la Partia ed estendere i propri successi). Pompeo avrebbe continuato a governare la Spagna in absentia dopo il loro anno consolare. Questa volta, tuttavia, l'opposizione ai tre uomini era elettrica; si ricorse alla corruzione su una scala senza precedenti per assicurare l'elezione di Pompeo e di Crasso nel 55. I loro sostenitori ricevettero la maggior parte dei restanti incarichi importanti. La violenza fra Publio Clodio e le altre fazioni aumentava e l'agitazione civile stava diventando endemica.

Guerra civile

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile tra Cesare e Pompeo.

Anche se all'inizio Pompeo aveva avuto la presunzione di poter sconfiggere Cesare ed arruolare eserciti soltanto ponendo il suo piede sul suolo dell'Italia, nella primavera del 49 a.C., quando Cesare passò il Rubicone e le sue legioni attraversavano la penisola, Pompeo ordinò di abbandonare Roma. Le sue legioni fuggirono a sud verso Brundisium, dove Pompeo intendeva ritrovare nuovo vigore per intraprendere la guerra contro Cesare in Oriente. Durante quegli eventi, quasi incredibilmente, né Pompeo né il Senato pensarono a prelevare le ampie risorse dell'erario, che furono lasciate a disposizione di Cesare quando il suo esercito entrò a Roma.

Essendo riuscito a sfuggire per poco a Cesare con la fuga a Brindisi, Pompeo riguadagnò sicurezza nell'assedio di Dyrrhachium, dove Cesare si era trovato in grande difficoltà. Tuttavia, non riuscendo a sfruttare il momento critico di Cesare, Pompeo perse la possibilità di distruggere le sue armate. Come affermò Cesare stesso, "oggi il nemico avrebbe vinto, se avesse avuto un comandante che era un vincitore." (Plutarco, 65). Con Cesare alle costole, i conservatori condotti da Pompeo fuggirono in Grecia. Gli eserciti si scontrarono nella battaglia di Farsalo nel 48 a.C. Lo scontro fu duro per entrambi gli schieramenti ma alla fine le truppe del futuro dittatore di Roma conquistarono la vittoria, segnando così l'inequivocabile sconfitta di Pompeo. Come tutti gli altri conservatori, egli dovette fuggire per salvarsi la vita. Incontrò la moglie Cornelia e il figlio Sesto Pompeo sull'isola di Lesbo. Ricongiuntosi con la propria famiglia Pompeo si chiese quindi dove avrebbe potuto recarsi. La decisione fu di fuggire in Egitto.

Arrivato in Egitto, il destino di Pompeo fu deciso dai consiglieri del giovane re Tolomeo. Mentre Pompeo aspettava in mare aperto un accordo, essi proposero di assassinarlo, al fine di ingraziarsi Cesare già in viaggio per l'Egitto. Il 29 settembre, il giorno del suo cinquantottesimo compleanno, Pompeo Magno fu adescato col pretesto di un' udienza a bordo di una piccola barca in cui riconobbe due vecchi compagni d'arme dalle gloriose campagne militari della sua giovinezza. Erano i suoi assassini. Quando si fu seduto nella barca, studiando il suo discorso per Tolomeo, lo pugnalarono alla schiena con una spada ed un pugnale. Dopo la decapitazione, il corpo fu sprezzantemente lasciato incustodito e nudo, sulla spiaggia. Il suo liberto, Filippo, organizzò un semplice funerale e cremò il corpo su una pira del fasciame di una nave.

Cesare arrivò poco dopo. Come regalo di benvenuto ricevette la testa di Pompeo ed il suo anello in un cesto. Tuttavia, non fu contento di vedere il suo nemico, una volta suo alleato e genero, assassinato dai traditori. Quando uno schiavo gli offrì la testa di Pompeo, "... si girò via con ripugnanza, come da un assassino; e quando ricevette l'anello con il sigillo di Pompeo su cui era inciso un leone che tiene una spada nelle sue zampe, scoppiò in lacrime." (Plutarco, 80). Depose Tolomeo, fece giustiziare Potino ed elevò Cleopatra al trono dell'Egitto. Cesare diede le ceneri di Pompeo e l'anello a Cornelia, che le portò indietro nelle sue proprietà in Italia.

Alla fine del 45 a.C., Pompeo fu deificato dal senato su richiesta di Cesare. Per ironia della sorte, Cesare fu assassinato, alle Idi di marzo del 44 a.C., nel teatro di Pompeo, ai piedi della statua del suo defunto rivale. Si dice che in punto di morte Cesare abbia rivolto preghiere al suo migliore amico, genero e maggior avversario[senza fonte].

Considerazioni storiche

Sia per gli storici del suo tempo che per quelli successivi, la vita di Pompeo fu semplicemente troppo irrealistica per essere vera. Non esisteva un precedente storico soddisfacente di un grande uomo che, avendo realizzato con i propri sforzi trionfi straordinari, avesse tuttavia perso tutto il potere e l'influenza guadagnatisi ed infine fosse stato assassinato proditoriamente.

Egli fu l'uomo politico più in vista della Roma repubblicana, e parve impossibile che nonostante il suo potere fosse stato abbattuto da Cesare. Forse per questo Pompeo venne idealizzato come eroe dal tragico destino quasi immediatamente dopo Farsalo: Plutarco lo ha ritratto infatti come il vero Alessandro romano, puro di cuore e di mente, distrutto dalle ciniche ambizioni della classe politica che lo attorniava

Matrimoni e figli

Cronologia

Voci correlate

Bibliografia

  • Luciano Canfora, Giulio Cesare. Il ditattore democratico, Laterza, 1999, ISBN 88-420-5739-8.
  • J. Carcopino, Giulio Cesare, Rusconi Libri, 1993, ISBN 88-18-18195-5.
  • M. Cary, H. H. Scullard, Storia di Roma, vol. II, 2ª ed., Bologna, Il Mulino, 1988, ISBN 88-15-02021-7.
  • Luca Fezzi, Il tribuno Clodio, Laterza, 2008, ISBN 9788842087151.
  • Andrea Frediani, Le grandi battaglie di Giulio Cesare, Roma, Newton & Compton, 2003, ISBN 88-8289-941-1.
  • edizione italiana a cura di Augusto Guida E. Horst, Cesare, Rcs Libri, 2000.
  • M. Jehne, Giulio Cesare, il Mulino, 1999.
  • Theodor Mommsen, Storia di Roma antica, vol. V/1, Firenze, Sansoni, 1973.

Altri progetti

Predecessore Console romano Successore
Publio Cornelio Lentulo Sura,
Gneo Aufidio Oreste
70 a.C.
con Marco Licinio Crasso I
Quinto Cecilio Metello Cretico,
Quinto Ortensio Ortalo
I
Gneo Cornelio Lentulo Marcellino,
Lucio Marcio Filippo
55 a.C.
con Marco Licinio Crasso II
Appio Claudio Pulcro,
Lucio Domizio Enobarbo
II
Marco Valerio Messalla Rufo,
Gneo Domizio Calvino I
52 a.C. Marco Claudio Marcello,
Servio Sulpicio Rufo
III