Pasquale Stanislao Mancini

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Pasquale Stanislao Mancini

Ministro degli affari esteri del Regno d'Italia
Durata mandato29 maggio 1881 –
29 giugno 1885
Capo di StatoUmberto I di Savoia
Capo del governoAgostino Depretis

Ministro di grazia e giustizia del Regno d'Italia
Durata mandato25 marzo 1876 –
24 marzo 1878
Capo del governoAgostino Depretis

Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia
Durata mandato4 marzo 1862 –
31 marzo 1862
Capo del governoUrbano Rattazzi

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaVIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI
Sito istituzionale

Deputato del Regno di Sardegna
LegislaturaVII
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoSinistra Storica
Titolo di studiolaurea
UniversitàUniversità degli Studi di Napoli Federico II
Professionegiurista

Pasquale Stanislao Mancini, conte, 8º marchese di Fusignano (Castel Baronia, 17 marzo 1817Napoli, 26 dicembre 1888[1]), è stato un avvocato, giurista e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pasquale Stanislao Mancini, 1876

Figlio dell'avvocato conte Francesco Saverio Mancini, 7º marchese di Fusignano e di Maria Grazia Riola, studiò presso il Seminario di Ariano, poi all'Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel 1840 sposò Laura Beatrice Oliva ed ebbe undici figli, tra i quali Francesco Eugenio, ufficiale dei bersaglieri, Angelo, Grazia, Leonora, Rosa e Flora.

Nella sua attività di avvocato, assistette tra gli altri Giuseppe Garibaldi per la causa di annullamento del suo secondo matrimonio, con la marchesa Giuseppina Raimondi.

Alla concessione dello statuto da parte di Ferdinando II, il 27 gennaio del 1848, il Mancini iniziò a pubblicare il giornale politico Riscatto italiano. In conseguenza di un articolo dello stesso giornale ebbe un colloquio con il re che incise sulla decisione di inviare parte dell'esercito in Lombardia per la prima guerra di indipendenza.[2]

Dopo la dura repressione avvenuta il 15 maggio e l'abrogazione dello statuto da parte del Re, Mancini stese questa fiera protesta (che fu sottoscritta da 54 deputati del Parlamento napoletano)[2]:

«La Camera dei deputati riunita nelle sue sedute preparatorie in Monteoliveto, mentre era intenta coi suoi lavori all’adempimento del suo sacro mandato, vedendosi aggredita con inaudita infamia dalla violenza delle armi regie e nelle persone inviolabili dei rappresentanti nei quali concorre la sovrana rappresentanza della Nazione, protesta in faccia alla Nazione medesima, in faccia all’Italia, di cui l’opera del suo provvidenziale risorgimento si vuol turbare con il nefando eccesso, in faccia all’Europa civile, oggi ridestata allo spirito di libertà, contro quest’atto di cieco e incorreggibile dispotismo; e dichiara che essa non sospende le sue sedute, se non perché costretta dalla forza brutale; ma, lungi di abbandonare l’adempimento dei suoi solenni doveri, non fa che sciogliersi momentaneamente per riunirsi di nuovo dove ed appena potrà, affine di prendere quelle deliberazioni che sono reclamate dai diritti del popolo, dalla gravità della situazione e dai principi della conculcata umanità e della dignità nazionale.»

Riparato a Torino, dopo l'unificazione fu parlamentare, autore di un'importante relazione sulle immunità parlamentari[3]. Fu più volte Ministro della pubblica istruzione del Regno d'Italia. Da Ministro di grazia e giustizia fu assertore della scienza statistica e nel suo utilizzo nella conoscenza dei dati giudiziari[4]. Da Ministro degli affari esteri si impegnò a favore dell'espansione coloniale italiana in Africa[5] e contribuì alla ratifica del primo trattato della Triplice Alleanza (1882), all'interno del quale fece aggiungere la postilla conosciuta convenzionalmente con il suo nome. Declinò nel 1882 l'offerta britannica di un intervento congiunto in Egitto, per stroncare la rivolta di Orabi Pascià[6].

Da giurista si impegnò per l'abolizione della pena di morte, poi attuata con il Codice Penale approvato nel 1889[7].

Fu il primo presidente dell'Istituto di diritto internazionale, fondazione internazionale che ottenne il Premio Nobel per la pace nel 1904[8] e che contribuì a numerose codificazioni[9].

Contributo alla scienza del diritto[modifica | modifica wikitesto]

Commentario del Codice di procedura civile per gli Stati sardi, 1855

Oltre a fondamentali contributi alla teoria del liberalismo nel diritto costituzionale (sulla libertà di stampa), amministrativo[10], civile (sull'abolizione della prigionia per debiti) ed ecclesiastico (sul concordato)[11], ha avuto un ruolo determinante nella prima elaborazione della disciplina del diritto internazionale privato italiano[12], la cui ratio consiste - a suo modo di vedere - nella ricerca di principi in base ai quali si può decidere, agevolmente, quale legislazione debba applicarsi a ciascuna specie di rapporti di diritto.

I tre fondamentali criteri, da lui indicati, per attuare la scelta della legislazione applicabile sono: il criterio della nazionalità (riferito alla disciplina dei rapporti di famiglia, della condizione delle persone e delle successioni)[13], il criterio di libertà (per la disciplina delle fattispecie per le quali il legislatore non ha interesse a introdurre con proprie leggi limitazioni alla libertà dello straniero) ed il criterio di sovranità (assoggettamento dello straniero alle leggi penali, di ordine pubblico e di diritto pubblico dello Stato).

Il concetto di nazione[modifica | modifica wikitesto]

Il 22 gennaio 1851 nella lezione introduttiva del corso di Diritto internazionale dell'Università degli Studi di Torino pronuncia la prolusione accademica Della nazionalità come fondamento del diritto delle genti, cioè il diritto internazionale che regola i rapporti tra le nazioni[14]. Per Mancini la nazione è un soggetto necessario e originario, che non è mai stato creato, non ha avuto un inizio e non avrà una fine; le nazioni costituiscono una dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità storica dipende tuttavia dalla loro libertà e indipendenza. Non è stata creata su un patto tra gli uomini (origine contrattualistica della nazione). La nazione è sempre esistita, magari anche solo nella coscienza degli uomini; è una componente necessaria, gli uomini ne hanno bisogno.

Mancini però aggiunge che, se è vero che la nazione vive indipendentemente dalle scelte degli uomini, è anche vero che una nazione – per vivere come entità storicamente vitale e dinamica – ha bisogno di leggi e di governo, ha bisogno di agire come un corpo politico[15]; sono gli uomini che la compongono a darle leggi e istituzioni, consentendole di avere un corpo politico sovrano. La nazione esiste in natura ma come corpo inerte e inanimato, quindi ha bisogno di leggi e istituzioni: le leggi rappresentano la voce della nazione, le istituzioni ne sono gli arti. L'uomo non crea e non distrugge una nazione ma è solo grazie al suo intervento che la nazione si dota di leggi e istituzioni, così da affermarsi come soggetto storicamente dinamico. Per Mancini la nazione non è un mero aggregato di fattori naturali e storici bensì un corpo politico che possiede un governo, una volontà giuridica e leggi proprie. Senza la conquista, attraverso lo Stato, dell'unità e dell'indipendenza, la nazione rischia di restare un corpo inanimato, una realtà naturale e, come tale, inestirpabile ma privo di vitalità storica.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Della nazionalità come fondamento del dritto delle genti, 1851. https://www.omeka.unito.it/omeka/files/original/e20adb831520f41af065de901399dd11.pdf
  • Commentario del Codice di procedura civile per gli Stati sardi, Torino, UTET, 1855.
  • Processo per diffamazione contro il giornale Il Fischietto tribunale correzionale di Torino, Genova 1855.
  • Per l'abolizione della pena di morte, Torino 1865.
  • Diritto internazionale: prelezioni con un saggio sul Machiavelli, Napoli 1873.
  • Sommi lineamenti di una storia ideale della penalità, Roma 1874.
  • Della vocazione del nostro secolo per la riforma e la codificazione del diritto delle genti, e per l'ordinamento di una giustizia internazionale, Roma 1874.
  • Enciclopedia giuridica italiana, Milano, 1884–1892.
  • Discorsi parlamentari, Roma 1893–1897.
  • Impressioni di un viaggio campestre, Napoli, 1836 (poesie).
  • Articoli per la rivista Le Ore solitarie (Napoli, 1838 - 1847).
  • Articoli per i giornali L'Indipendente e L'Eco della Libertà (Napoli, 1848).
  • Incerti voli, 1904 (poesie giovanili, postumo).
  • Senza amore, 1904 (poesie, postumo).

Intitolazioni[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca civica di Ariano Irpino è a lui intitolata, così come un liceo scientifico in Avellino e una scuola media nella stessa Ariano Irpino.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pasquale Stanislao Mancini, Camera dei Deputati - Portale Storico
  2. ^ a b Pasquale Stanislao Mancini sulla rivista VICUM, su associazionemancinivicum.org. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
  3. ^ V. Regno d'Italia, Camera dei deputati, Doc. n. 2ter della sessione 1869-'70 (seconda della X legislatura): Relazione a firma Pasquale Stanislao Mancini, presentata alla Camera dei Deputati, nella seduta del 30 luglio 1870 («Sull'interpretazione dell'art.45 dello Statuto costituzionale del Regno», redatta su mandato della Commissione composta dai deputati Sanminiatelli, Mancini P.S., Sineo, Regnoli, Villa Tommaso, Spantigati e Greco-Cassia), citata in G. Buonomo, Lo scudo di cartone, Rubbettino, 2015, ISBN 9788849844405, p. 106.
  4. ^ Giovanna Tosatti, I MAGISTRATI NEI GABINETTI GOVERNATIVI IN ETÀ LIBERALE, Studi Storici, Anno 51, No. 4, la Magistratura italiana tra età liberale e fascismo (OTTOBRE-DICEMBRE 2010), pp. 848.
  5. ^ Teobaldo, Filesi. "RISVOLTI ANTICIPATORI DELLA CONFERENZA DI BERLINO: UN CURIOSO CARTEGGIO (aprile-maggio 1884)." Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente, Sep 1, 1984, Issue. 3, p391-415, 25p.
  6. ^ A. Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale, Vol. I
  7. ^ Lacche, Luigi. n.d. "Un Code Pénal Pour l'Unité Italienne: le code Zanardelli (1889) - La Genèse, le Débat, le Projet Juridique." Seqüência; Estudos Jurídicos e Políticos, vol. 35, no. 68 (Jun 2014), p. 37.
  8. ^ Mills, Alex. "The Private History of International Law." The International and Comparative Law Quarterly, Jan 1, 2006, Vol. 55, No. 1 (Jan 2006), p. 1.
  9. ^ PICCINELLI G. PASQUALE STANISLAO MANCINI E LA CODIFICAZIONE EGIZIANA (1875–1883). Oriente Moderno, 1/1/1990, Vol. 9 (70), Issue 1/6, p. 59-79.
  10. ^ In occasione della discussione alla Camera dei deputati sul disegno di legge per l'abolizione del contenzioso amministrativo, affermò: «Confondere per istituto negli stessi uffici la qualità di giudice e di parte rimarrà sempre l'estremo ed il più ardito degli assurdi, a cui mente umana possa spingersi nell'opera del civile ordinamento» (intervento citato in A. SALANDRA, La giustizia amministrativa nei governi liberi, Torino, 1904, 334).
  11. ^ Ferrari, A. (2010). CIVIL RELIGION IN ITALY: A "MISSION IMPOSSIBLE"? The George Washington International Law Review, 41(4), 839-859. Retrieved from http://search.proquest.com/docview/863491095?accountid=25299.
  12. ^ Franco Mosconi, Cristina Campiglio, Mancini e la Conferenza dell'Aja di d. i. pr., in Diritto internazionale privato e processuale: parte generale e obbligazioni, 5ª ed., Torino, UTET, 2010, p. 6, ISBN 978-88-598-0504-5.
  13. ^ Giuseppe, Tucci. 2011. "Il matrimonio dello straniero in Italia nella tradizione della nostra codificazione civile. Da Pasquale Stanislao Mancini al 'Pacchetto Sicurezza." Rivista di diritto privato, 2011, 16-2.
  14. ^ Vincenzo Orioles, Plurilinguisme: modèles interprétatifs, terminologie et retombées institutionnelles, Revue française de linguistique appliquée 2004/2 (Vol. IX), pp. 11-30.
  15. ^ La sua attenzione per la scienza politica è confermata dal merito che egli riconosce a Niccolò Machiavelli, di averla liberata dal "giogo teologico": P.S. Mancini, Della dottrina politica del Machiavelli (Torino: Lampato, Barieri, 1852), citato in Giorgini, Giovanni. Five Hundred Years of Italian Scholarship on Machiavelli's Prince, The Review of Politics, Jan 1, 2013, Vol. 75, No. 4 (Fall 2013), p. 625-640.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rinaldis, Bartolomeo de, Su la vita e le opere di Pasquale Stanislao Mancini: ministro guardasigilli nel regno d'Italia. n.p.: Stabilimento tipografico dell'Unione, 1876.
  • Mancini, Pasquale Stanislao. Discorsi parlamentari di Pasquale Stanislao Mancini. (a cura di Giovanni Zucconi e di Giustino Fortunato): Roma, Tip. della Camera dei deputati, 1893-97.
  • Autori Vari, Pasquale Stanislao Mancini. L'uomo, lo studioso, il politico, Atti del Convegno, Istituto Suor Orsola Benincasa, Ariano Irpino, 11-13 novembre 1988, introduzione di Giovanni Spadolini, Napoli, Guida, 1991.
  • Stasi, Daniele, Liberalismo e idea di nazione in Pasquale Stanislao Mancini, Soveria Mannelli, Rubbettino 2019.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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