Museo di scienze naturali (Bergamo)
Museo di scienze naturali "Enrico Caffi" | |
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Il Museo | |
Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | ![]() |
Indirizzo | piazza Cittadella 10 |
Coordinate | 45°42′19.92″N 9°39′34.83″E / 45.705532°N 9.659674°E |
Caratteristiche | |
Tipo | Zoologia, entomologia, geologia, paleontologia |
Apertura | 1871 |
Sito web | |
Il Museo di scienze naturali Enrico Caffi di Bergamo, situato in Città Alta nella Cittadella vicino al Civico museo archeologico di Bergamo, «custodisce raccolte riferite a tutte le discipline naturalistiche, conserva più di un milione di reperti, ed ha una superficie espositiva di oltre 1.800 m²».[1]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il museo è nato nel 1871, anche se fu ufficialmente inaugurato nel 1918 «grazie a tutta una serie di donazioni da parte di privati e da alcune collezioni didattiche organizzate tra il 1860 ed il 1870 da docenti del Regio Istituto Tecnico».[2]
Tra le collezioni più antiche figurano la Raccolta lepidotterologica di Antonio Curò (circa 12.000 esemplari), la Raccolta ornitologica di Giovanni Battista Camozzi Vertova, e la Raccolta Malacologica (v. Malacologia) di Giovanni Piccinelli.[3]
Primo direttore dell'istituzione fu il sacerdote Enrico Caffi (San Pellegrino Terme, 1866 - Bergamo, 1950), che guidò il museo incrementandone notevolmente le raccolte fino al 1947.[4]
Nel 1960 le collezioni vennero spostate nell'attuale sede, nel Palazzo Visconteo della Cittadella.[5]
Patrimonio museale[modifica | modifica wikitesto]
Il museo è composto di diverse sezioni, dedicati alla zoologia, all'entomologia, alla geologia, alla paleontologia.
Quest'ultima sezione «è particolarmente ricca: oltre al calco in grandezza naturale di uno scheletro di allosauro, sono importanti i reperti fossili del Triassico, rinvenuti nelle valli bergamasche. Degni di nota sono inoltre i coralli del Paleozoico, le ammoniti piritizzate, resti di insetti inclusi in ambra (...), la libellula Italophlebia gervasuttii, i fossili del più antico rettile volante, l'Eudimorphodon ranzii (...), del rettile Endennasaurus acutirostris, di un fitosauro, ed i resti scheletrici degli elefanti (Elephas meridionalis) rinvenuti nelle miniere di lignite della Val Gandino».[5]
Interessante è anche la sezione dedicata all'etnografia contenente la raccolta Beltrami con reperti relativi ai nativi nordamericani.
Particolare attenzione è riservata all'attività didattica e alla interattività; nel museo si possono usare dei microscopi elettronici, o leggere libri o usare vetrine tattili (contrassegnate dalla scritta "Il museo da toccare"). Un apposito percorso con scritte in Braille è allestito per i non vedenti.
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Amedeo Benedetti - Bruno Benedetti, Gli archivi della scienza. Musei e Biblioteche della Scienza e della Tecnologia in Italia, Genova, Erga, 2003.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Museo di Scienze Naturali di Bergamo, su museoscienzebergamo.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 136692522 · ISNI (EN) 0000 0001 0664 2352 · LCCN (EN) nr89003654 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr89003654 |
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