Casa di Arlecchino

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Casa di Arlecchino
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàSan Giovanni Bianco
Indirizzolocalità Oneta
Coordinate45°52′29.52″N 9°39′10.97″E / 45.874866°N 9.653048°E45.874866; 9.653048
Caratteristiche
Visitatori5 088 (2022)
Sito web

La Casa di Arlecchino è un edificio situato nel borgo medievale di Oneta[1][2], frazione del comune di San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, all'inizio della Valle Taleggio. Sotto l'edificio passa quella che anticamente era chiamata la Via Mercatorum, principale via di collegamento della Valle Brembana, prima che il governo della Repubblica di Venezia realizzasse la Via Priula sul fondo valle. Continuando verso nord, il tracciato della Via Mercatorum conduce a Cornello dei Tasso, altro borgo medievale appartenente al comune di Camerata Cornello che ha dato i natali alla famiglia Tasso, a cui si deve l'organizzazione del servizio postale moderno, famiglia nota in Italia per aver dato i natali al poeta Torquato Tasso.

Il Palazzo[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo fu costruito sull’antica Via Mercatorum, via percorsa da mercanti, artisti e persone comuni che si spostavano da un luogo all’altro in cerca di lavoro, fortuna o di un cambiamento. Dalla posizione strategica in cui si trova e dalla sua struttura esterna, l’edificio doveva essere fortificato. Questa probabile funzione difensiva la si può osservare nella struttura delle pareti esterne e studiando la sua pianta. All’interno del salone è ancora visibile una fessura verticale sulla parete destra che testimonia l’esistenza di una torre di avvistamento che dava sulla Via Mercatorum.

Le origini del Palazzo signorile invece risalgono al Quattrocento quando fu ristrutturato e ampliato per essere terminato nel Seicento con l’aggiunta delle cucina. I proprietari del palazzo erano i membri della nobile famiglia dei Grataroli: una potente famiglia locale i cui componenti vantavano ricchezze e fortune acquisite a Venezia. I Grataroli portarono il gusto architettonico veneziano nel loro palazzo attraverso la costruzione di portali a tutti sesto, di finestre archiacute in pietra lavorata e di un arco trilobato. Queste caratteristiche hanno fatto del Palazzo l’unico esempio di architettura veneta in Valle Brembana.

I Grataroli fecero decorare la casa con pregevoli affreschi, visibili ancora oggi entrando nel grande salone: la Camera Picta. Gli affreschi della Camera Picta, databili alla seconda metà del XV secolo, testimoniano l’ascesa della famiglia attraverso l’intercessione dei santi guaritori legati alla devozione popolare e con la rappresentazione di un torneo cavalleresco dove i Grataroli, che si distinguono per la presenza di una gratarola (una grattugia) disegnata sul loro scudo, sconfiggono i nemici dimostrando il loro potere alle famiglie nobiliari della Valle, che sono raffigurate negli stemmi che contornano la scena.

All'ingresso del Palazzo, inoltre è visibile un affresco che rappresenta un uomo con un bastone in mano accompagnato dalla scritta: “Chi no è de chortesia, non intrighi in casa mia. Se ge venes un poltron, ghe darò del mio baston”. Questa figura ricorda quella de l’Homo Sevadego diffusa nelle comunità retico - alpine. Il mito dell’uomo selvaggio è la metafora della natura, della vegetazione che nasce e che muore, degli animali che vanno in letargo e si risvegliano. L'Homo Selvadego rappresenta l’attaccamento dell’uomo alla propria terra: è un esperto pastore, un maestro d’arte casearia e delle tecniche minerarie.

Dagli Zanni ad Arlecchino[modifica | modifica wikitesto]

La tradizione che identifica Oneta come patria, prima degli Zanni e poi di Arlecchino, può essere inserita nelle vicende della famiglia locale dei Grataroli e della loro presenza, come tanti altri emigrati bergamaschi, a Venezia. A metà del Quattrocento, molti bergamaschi, soprattutto delle valli, emigrarono a Venezia in cerca di fortuna, dando vita a una comunità attaccata alle proprie radici e alla propria identità e manifestando delle caratteristiche comuni e stereotipate che entrarono a far parte della nascente letteratura popolare della laguna. Nasce così la maschera dello Zanni che identifica una figura rozza, sguaiata, tonta, dalla parlata rude, aspra e cadenzata.[3]

Con la commedia dell'arte, nel Cinquecento, la letteratura popolare assunse connotati più raffinati e meno volgari e dallo Zanni nacque la maschera di Arlecchino. Arlecchino incontrò enorme successo in Europa, dove i comici italiani erano chiamati per rappresentare la maschera. Tra di loro ci fu anche Alberto Ganassa o Zan Ganassa, che soggiornò nelle principali corti europee riscuotendo notevole successo e che, chiamato in Francia alla corte di Carlo IX e Caterina De Medici, si attribuì il nome di Harlequin.

Secondo alcune testimonianze Zan Ganassa, ormai ricco e affermato, acquistò Palazzo Grataroli. Questo fatto però non trova conferma nelle fonti poiché negli atti notarili la casa risultò di proprietà della famiglia Grataroli fino all’inizio dell’Ottocento.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Dalla famiglia Grataroli discende il medico Guglielmo Grataroli autore, nel 1561, della prima guida che affrontò il tema del viaggio proponendo ai viaggiatori un corretto regime di vita che, se osservato, doveva essere utile a prevenire le malattie, gli incidenti e i pericoli. I consigli preventivi della guida di viaggio di Guglielmo Grataroli permisero per la prima volta ai viaggiatori di rispondere alla difficile domanda “Come viaggiare e rimanere sani?”[4]

Cultura e turismo[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio è stato restaurato tra la fine degli anni '80 e '90, diventando un palcoscenico naturale per numerose rappresentazioni teatrali dedicate ad Arlecchino. Attualmente la casa di Arlecchino ospita un museo dedicato al personaggio che vi ha abitato[5], e un ristorante.

La Casa Museo di Arlecchino fa parte del Polo Culturale "Mercatorum e Priula / vie di migranti, artisti, dei Tasso e di Arlecchino", nato nel 2015 da una convenzione firmata dai Comuni brembani di Camerata Cornello, San Giovanni Bianco e Dossena per valorizzare i beni artistici, architettonici, storici, ambientali del territorio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Aevum, Volume 3 di Università cattolica del Sacro Cuore. da Google Books
  2. ^ Lombardia (esclusa Milano) Di Touring club italiano da Google Books
  3. ^ Felice Riceputi, Storia della Valle Brembana. Dalle origini al XIX secolo, Bergamo, Corponove, 2011, pp. 118-121.
  4. ^ Giulio Orazio Bravi, Come viaggiare e rimanere sani, quali itinerari percorrere per passare le Alpi e l’Appennino: la guida del medico bergamasco Guglielmo Grataroli, pubblicata a Basilea nel 1561, in http://www.giuliooraziobravi.it/pdf/Grataroli.pdf.
  5. ^ La casa di Arlecchino di San Giovanni Bianco, su brembana.info, Brembana.it. URL consultato il 1\ settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tarcisio Salvetti San Giovanni Bianco e le sue contrade Ferrari Editore
  • Felice Riceputi, Storia della Valle Brembana. Dalle origini al XIX secolo, Corponove, Bergamo, 2011
  • Giulio Orazio Bravi, Come viaggiare e rimanere sani, quali itinerari percorrere per passare le Alpi e l’Appennino: la guida del medico bergamasco Guglielmo Grataroli, pubblicata a Basilea nel 1561, in http://www.giuliooraziobravi.it/pubblicazioni.html

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]