Mohammed Zahir Shah

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Mohammed Zahir Shah
Zahir Shah nel 1963
Re dell'Afghanistan
Stemma
Stemma
In carica8 novembre 1933 –
17 luglio 1973
PredecessoreMohammed Nadir Shah
SuccessoreMonarchia abolita
(Mohammed Daud Khan come Presidente dell'Afghanistan)
Nome completoمحمد ظاهر شاه
NascitaKabul, 16 ottobre 1914
MorteKabul, 23 luglio 2007 (92 anni)
Luogo di sepolturaTapa Maranjan
Casa realeBarakzai
PadreMohammed Nadir Shah
MadreMah Parwar Begum
ConsorteHumaira Begum
FigliBilqis Begum
Muhammed Akbar Khan
Ahmad Shah Khan
Maryam Begum
Muhammed Nadir Khan
Shah Mahmoud Khan
Muhammed Daoud
Pashtunyar Khan
Mir Wais Khan
ReligioneIslam sunnita

Mohammed Zahir Shah (in pashtu محمد ظاهر شاه; Kabul, 16 ottobre 1914Kabul, 23 luglio 2007) è stato un sovrano afghano, l'ultimo del regno, dal 1933 al 1973.

L'8 novembre 1933 fu proclamato re, dopo che il padre Mohammed Nadir Shah fu assassinato.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mohammad Zahir Shah nacque in una famiglia di pashtun, la più grande etnia dell'Afghanistan, che aveva preso il potere dopo aver spodestato Habibullah Kalakānī. Zahir fu anche educato presso i Darizoban, avendo così accesso a entrambi i gruppi etnici. Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale riuscì a mantenere sia la neutralità dell'Afghanistan che i suoi confini, il re riconobbe l'urgenza di una modernizzazione del paese. Zahir Shah fece arrivare consulenti stranieri, fondò la prima moderna università e rafforzò le relazioni culturali e commerciali con l'Europa. Nel 1964 una nuova costituzione trasformò l'Afghanistan in una moderna democrazia con libere elezioni, un parlamento, diritti civili, emancipazione per le donne e suffragio universale.

Durante il suo regno, il paese godette di un periodo di stabilità. L'Afghanistan divenne inoltre una destinazione popolare per i turisti occidentali desiderosi di visitare le sue montagne e le sue rovine di antiche civiltà. Nonostante la modernizzazione, le rivalità tra le fazioni tribali del paese rimasero. Suo cugino ed ex primo ministro Mohammed Daoud Khan mise in atto un colpo di Stato nel 1973 e stabilì un governo repubblicano, mentre Zahir Shah si trovava in Italia per un controllo medico. In seguito a questo Zahir Shah abdicò, ponendo fine alla dinastia Barakzai, e visse in esilio in Italia per ventinove anni, nel quartiere dell'Olgiata a Roma; nel 1991 si salvò da un tentativo di omicidio nei suoi confronti. Gli fu vietato di tornare in Afghanistan durante il regime comunista che, appoggiato dall'Unione Sovietica, governò il paese sul finale degli anni settanta.

Zahir viene criticato da alcuni per essere rimasto in Italia durante i momenti più difficili per l'Afghanistan, sotto il regime fondamentalista dei Talebani, rifiutando di rilasciare dichiarazioni contro di loro. I Talebani erano in prevalenza di etnia pashtun, e si sono macchiati di massacri, pulizia etnica e persecuzione delle etnie non pashtun.

Dopo l'intervento americano[modifica | modifica wikitesto]

Zahir Shah seduto (a destra) durante la cerimonia di giuramento di Hamid Karzai il 7 dicembre 2004

Nell'aprile del 2002, mentre l'Afghanistan era oggetto dell'intervento delle forze ISAF, Zahir Shah rientrò dall'esilio romano per assistere all'apertura della Loya Jirga, che si riunì nel giugno 2002[1]. Dopo la caduta del regime talebano, vi furono chiare istanze per la restaurazione della monarchia[2]. In un simile contesto, Zahir Shah dichiarò che avrebbe accettato qualsiasi responsabilità assegnatagli dalla Loya Jirga, anche qualora fosse stato proclamato capo di Stato senza la restaurazione della monarchia[1][3]. Tuttavia, nonostante molti rappresentanti dell'Assemblea fossero pronti a votare in favore di Zahir Shah, quest'ultimo fu obbligato dagli Stati Uniti a farsi da parte a vantaggio del loro candidato, Hamid Karzai[1].

Le forti pressioni statunitensi portarono all'accettazione del regime repubblicano da parte della Loya Jirga; tuttavia la Costituzione del 2004 riconobbe a Zahir Shah il titolo onorifico di "Padre della Nazione", già conferitogli dalla Loya Jirga nel 2002[4], dando rilievo al suo ruolo nella storia afgana come simbolo apartitico di unità nazionale. Il 7 dicembre 2004 presenziò a Kabul al giuramento di Hamid Karzai come presidente dell'Afghanistan. Con la nomina a presidente dell'Afghanistan di Hamid Karzai, appartenente al clan Popalzai e amico della casa reale, molti uomini vicini a Zahir Shah ricevettero posti chiave nel governo di transizione, mentre Zahir Shah ritornò ad abitare nel vecchio palazzo reale.

Mentre si trovava in Francia per un check-up medico, si ruppe il femore scivolando in bagno il 21 giugno 2003. In seguito a questo, iniziarono a circolare voci riguardo alla sua morte sia in Afghanistan che in Pakistan. Nel 2004 soffrì di vari problemi di salute che lo portarono a numerosi ricoveri in più ospedali. Il 23 luglio 2007 morì all'età di 92 anni nel palazzo presidenziale di Kabul.

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Sardar Mohammad Yahya Khan, Governatore di Kabul Sultano Muhammad Khan Telai, Governatore di Kabul, Peshawar e Kohat  
 
Una dama del clan Popalzai  
Sardar Mohammed Yusuf Khan, Governatore di Herāt  
Hamdan Sultana Begum * Sardar Muhammad Akbar Khan, Emiro di Afghanistan  
 
 
Mohammed Nadir Shah, Re dell'Afghanistan  
Ali Ahmad Mirza, Khan Bahadur Ayub Shah Durrani, Emiro di Afghanistan  
 
 
Sharaf Sultana Hukumat Begum  
 
 
 
Mohammed Zahir Shah  
Sardar Mohammad Yahya Khan, Governatore di Kabul * Sultano Muhammad Khan Telai, Governatore di Kabul, Peshawar e Kohat  
 
Una dama del clan Popalzai *  
Sardar Muhammad Asif Khan  
Hamdan Sultana Begum * Sardar Muhammad Akbar Khan, Emiro di Afghanistan *  
 
 
Mah Parwar Begum  
 
 
 
Murwarid Begum  
 
 
 
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito la lista delle onorificenze.[5]

Onorificenze dell'Afghanistan[modifica | modifica wikitesto]

Gran Maestro dell'Ordine del Sole Supremo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine del Capo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine dell'Indipendenza - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine della Stella - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo (Belgio) - nastrino per uniforme ordinaria
Classe speciale della Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (Repubblica Federale Tedesca) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce di I classe dell'Ordine del Leone bianco (Cecoslovacchia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine di Mugunghwa (Corea del Sud) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran croce dell'ordine della Legion d'onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine del Crisantemo (Giappone) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine di Hussein ibn' Ali (Giordania) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine dei Pahlavi (Impero d'Iran) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Italia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran stella dell'Ordine della grande stella di Jugoslavia (Jugoslavia) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cordone dell'Ordine Nazionale del Cedro (Libano) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di I classe dell'Ordine del Pakistan (Pakistan) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine di Mohammed Ali (Regno d'Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Salvatore (Regno di Grecia) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Cordone dell'Ordine degli Hashemiti (Regno d'Iraq) - nastrino per uniforme ordinaria
Royal Victorian Chain (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Collare dell'Ordine del Nilo (Repubblica Araba d'Egitto) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Gilles Dorronsoro, The Return to Political Fragmentation, in Afghanistan: Revolution Unending, 1979-2002, C. Hurst & Co, p. 330, ISBN 1-85065-683-5.
  2. ^ Barry Bearak, Former King of Afghanistan Dies at 92, The New York Times, 23 luglio 2007.
  3. ^ "Accetterò la responsabilità di capo dello Stato se questo è ciò che la Loya Jirga mi chiederà, tuttavia non ho intenzione di restaurare la monarchia. Non sono interessato al titolo di Re. Il popolo mi chiama Baba e preferisco questo titolo", in Barry Bearak, Former King of Afghanistan Dies at 92, The New York Times, 23 luglio 2007.
  4. ^ Costituzione dell'Afghanistan (2004), su afghan-web.com. URL consultato il 15 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2013).
  5. ^ a b Barak15, su www.royalark.net. URL consultato il 19 marzo 2024.
  6. ^ a b Royal Ark
  7. ^ BPB
  8. ^ Vyznamenani

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re dell'Afghanistan Successore
Mohammed Nadir Shah 1933 - 1973 Monarchia abolita
Predecessore Padre della Nazione Successore
Titolo inesistente 2002-2007 Titolo estinto
Predecessore Pretendente al trono dell'Afghanistan Successore
Titolo inesistente 1973 - 2007 Ahmad Shah Khan
Controllo di autoritàVIAF (EN75691809 · ISNI (EN0000 0000 5559 6615 · LCCN (ENn2003069136 · GND (DE136160301 · BNF (FRcb15507277j (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2003069136