Coordinate: 40.797381°N 14.357969°E

Miglio d'oro

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Un tratto del Miglio d'Oro
(NAP)

«Miglio d'oro, Miglio d'oro
Cca se 'ncanta tutt'à ggente
Tiene ll'oro overamente
Tiene ll'oro attuorno a tte!»

(IT)

«Miglio d'Oro Miglio d'Oro
qui si incanta tutta la gente
hai l'oro veramente
hai l'oro intorno a te!»

Facciata della Villa Campolieto ad Ercolano.

Il Miglio d'oro è un tratto della SS18 Tirrena inferiore (un tempo strada regia delle Calabrie) che va dal quarto miglio posto ai piedi della Villa De Bisogno di Casaluce , ubicata su Corso Resina 189 (in prossimità degli Scavi archeologici di Ercolano), a Palazzo Vallelonga ubicato a Torre del Greco. Attualmente, erroneamente, ci si riferisce al tratto della stessa strada che attraversa i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio e Barra, proseguendo poi per i comuni di San Giorgio a Cremano, Portici ed Ercolano. Il miglio in origine era definito «d'oro» per i giardini ricchi di pometi (arance, limoni e mandarini). Per la ricchezza storica e paesaggistica e la presenza di splendide ville vesuviane del Settecento è stata una considerazione fatta a partire dalla seconda metà del secolo scorso.

L'origine

Affreschi decorativi nella Villa Campolieto ad Ercolano.

Carlo di Borbone, salito sul trono del Regno di Napoli nel 1735, nei primi anni del suo regno, visitando la villa che il duca d'Elboeuf si era fatta costruire sulla riviera vesuviana, rimase così incantato dalla bellezza del paesaggio e dalla mitezza del clima che decise di trasferirvisi con la consorte Maria Amalia di Sassonia, e nel 1738 commissionò ad Antonio Canevari la costruzione della Reggia di Portici.

Una veduta parziale del Miglio d'oro da Villa Ruggiero: in primo piano Villa Battista e, dietro, Villa Favorita con il suo parco. Sullo sfondo, l'isola di Capri

Nello stesso anno re Carlo patrocinò la prima campagna regolare di scavi per riportare alla luce i resti dell'antica città di Ercolano.

La rigogliosa selva digradante verso il mare, il panorama che spaziava su tutto il Golfo di Napoli con vista su Capri, Ischia e Procida, il prestigio della presenza della dimora reale, il fascino delle vestigia dell'antichità, fecero sì che l'intera corte napoletana e molti altri nobili decisero di trasferirsi lungo il Miglio d'oro, facendosi costruire ville e giardini rococò e neoclassici da architetti del calibro di Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Domenico Antonio Vaccaro, Mario Gioffredo.

Il territorio

Lo stesso argomento in dettaglio: Ville vesuviane del Miglio d'oro.

Il Miglio d'oro propriamente detto è un tratto di strada rettilineo tra Ercolano, e Torre del Greco la cui lunghezza misurava esattamente un miglio secondo il sistema di Unità di misura della provincia di Napoli in uso nella prima metà del Settecento. Per due terzi si estende nel territorio di Ercolano e per un terzo in quello di Torre del Greco e aveva due termini precisi: poco prima del portale d'ingresso della Villa De Bisogno in corso Resina ad Ercolano (pietra miliare IV ), dopo l'ingresso degli Scavi archeologici, e Corso Vittorio Emanuele n. civico 87 (pietra miliare V), in Torre del Greco, prima di raggiungere l'incrocio con Via Cesare Battisti; entro questi termini sorgevano, tra le altre, la Villa Campolieto, Villa Favorita, Villa Aprile a Ercolano, Palazzo Vallelonga e Villa Mennella a Torre del Greco.

Nel nuovo secolo questa definizione così precisa è sfumata, in quanto per finalità di promozione turistica e di sviluppo territoriale, il concetto di Miglio d'oro si è esteso anche ai comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano. Ciò crea un equivoco logico in quanto non si può parlare di "miglio" d'oro per un territorio allungato su ben quattro miglia. L'intera fascia del "Miglio d'oro" fu servita, per quasi un secolo, da un'infrastruttura di trasporto, la tranvia Napoli-Portici-Torre del Greco che ne favorì lo sviluppo e gli interscambi con il capoluogo.

In realtà sul territorio dei quattro Comuni cosiddetti del "Miglio d'oro", oltre che su quello dei quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, insistono le 121 ville vesuviane del XVIII secolo censite dall'Ente Ville Vesuviane tra le quali, la Reggia, Palazzo d'Elbeuf e Palazzo Ruffo di Bagnara a Portici, Villa Bisignano a Barra, Villa Bruno, Villa Vannucchi e Villa Pignatelli a San Giorgio a Cremano, Villa Prota e Villa delle Ginestre a Torre del Greco; esse sono altrettanto belle e grandiose (sebbene alcune in condizioni di fatiscenza) rispetto alle coeve ville di Ercolano ma non rappresentano un unicum così concentrato e quasi integro come sul tratto di Corso Resina ad Ercolano.

La tutela

I proprietari delle ville lungo il Miglio d'oro, per lo più eredi degli aristocratici borbonici che le avevano costruite, non furono in grado di garantirne la conservazione, già pregiudicata dai saccheggi ed i bombardamenti della Seconda guerra mondiale e dalla successiva speculazione edilizia. Il Parlamento Italiano, con la legge n. 578 del 29 luglio 1971 istituì l'Ente per le Ville Vesuviane "allo scopo di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico costituito dalle Ville Vesuviane"[1]. 122 sono le Ville censite e tutelate dall'Ente. Nonostante tutto il 17 marzo 2011 crolla una villa nel comune di Portici, il Palazzo Lauro Lancellotti (Portici) da tempo lasciata in uno stato di abbandono.

Note

  1. ^ Legge n. 578 del 29 luglio 1971, art. 1.

Bibliografia

  • Nicola Nocerino, La real villa di Portici, presso Raimondi, Napoli 1787
  • Pierro, Il Miglio d’Oro, Monumenti e Miti della Campania Felix, Il Mattino, 1996.
  • Luigi Balzano, I 13 Comuni del Parco Nazionale del Vesuvio, Agenda dei Comuni Vesuviani 2007, 15ª Edizione.
  • Roberto Di Stefano, Il Miglio d’oro: Itinerario fotografico attraverso le ville vesuviane, Napoli, Il laboratorio edizioni, 1979.
  • Mario Carotenuto, a cura di Vincenzo Proto, Il Vesuvio e il Miglio d’Oro: San Giorgio a Cremano, Portici, Resina. Torre del Greco, Electa, Napoli 1995.
  • Antonio Formicola, "PORTICI Storia di una città", Napoli 1999, S.i.p.

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