Meral Akşener

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Meral Akşener
Meral Akşener nel 2021

Leader del Buon Partito
In carica
Inizio mandato25 ottobre 2017
PredecessoreCarica creata

Vicepresidente della Grande Assemblea Nazionale Turca
Durata mandato10 agosto 2007 –
23 giugno 2015
PresidenteKöksal Toptan
Mehmet Ali Şahin
Cemil Çiçek
PredecessoreYılmaz Ateş
SuccessoreKoray Aydin
LegislaturaXXIII, XXIV

Ministro dell'Interno della Repubblica di Turchia
Durata mandato8 novembre 1996 –
30 giugno 1997
PresidenteSüleyman Demirel
Capo del governoNecmettin Erbakan
PredecessoreMehmet Ağar
SuccessoreMurat Başesgioğlu

Dati generali
Partito politicoBuon Partito (dal 2017)
In precedenza:
Partito della Retta Via (1995-2001)
Partito del Movimento Nazionalista (2001-2016)
Indipendente (2016-2017)
Titolo di studioLaurea e PhD in storia
UniversitàUniversità di Istanbul
Università di Marmara
ProfessioneInsegnante, storica
FirmaFirma di Meral Akşener

Meral Akşener, nata Gürer (İzmit, 18 luglio 1956), è una politica, insegnante e storica turca. Ministra dell'Interno dal 1996 al 1997 e vicepresidente della Grande Assemblea Nazionale Turca dal 2007 al 2015, è la attuale leader del Buon Partito (İYİ), partito da lei fondato nel 2017, in seguito a una scissione interna del Partito del Movimento Nazionalista (MHP).

Akşener è una figura di spicco dell'opposizione nella politica turca e diversi osservatori internazionali l'hanno soprannominata la "lady di ferro".[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Akşener è nata nel quartiere di Gündoğdu della città di İzmit, nel nord-ovest della Turchia, da una famiglia di origine muhacir. I suoi genitori erano tra le centinaia di migliaia di persone che lasciarono la Grecia per stabilirsi in Turchia nel 1923.[3]

Ha studiato storia presso l'Università di Istanbul e ha ottenuto un dottorato in storia presso l'Istituto di Scienze Sociali dell'Università di Marmara. Successivamente ha lavorato come insegnante di storia presso l'Università Tecnica di Yıldız, l'Università di Kocaeli e l'Università di Marmara.[3]

Alla fine degli anni '70, si iscrisse al Partito del Movimento Nazionalista (MHP), un partito di destra nazionalista turca.[4] In seguito, abbandonò l'insegnamento per intraprendere la carriera politica, venendo eletta deputata di Kocaeli nelle elezioni parlamentari turche del 1995 per il Partito della Giusta Via (DYP).[5]

Sconosciuta al grande pubblico, divenne la prima donna a ricoprire la carica di Ministro dell'Interno nella storia della Turchia, nominata per tale incarico nel governo di coalizione di Necmettin Erbakan, in seguito alle dimissioni di Mehmet Ağar (coinvolto nell'incidente di Susurluk), l'8 novembre 1996. Rimase in carica per soli 9 mesi, in un complicato contesto di guerra nel sud-est della Turchia tra le forze di sicurezza e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).[6]

Nel 1999, fu rieletta al parlamento come deputata della provincia di Kocaeli. Il 4 luglio 2001, Akşener lasciò il DYP per unirsi alla "corrente riformista" del Partito della Virtù, guidata da Abdullah Gül e Recep Tayyip Erdoğan e in seguito confluita nel Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP).[7][8] Tuttavia, non soddisfatta dell'ideologia del nuovo partito, si riunì all'MHP il 3 novembre.[9][10] Immediatamente, divenne consulente principale per le questioni politiche del presidente dell'MHP, Devlet Bahçeli.[11] Tuttavia, come la maggior parte dei partiti consolidati, il partito fu escluso dal parlamento quando non riuscì a superare la soglia del 10% nelle elezioni anticipate del 2002 e Akşener perse il suo seggio.

Nel 2004, fu candidata alle elezioni comunali per la carica di sindaco di Istanbul.[12] Successivamente, ritornò al parlamento nel 2007 come rappresentante della provincia di Istanbul e fu eletta vicepresidente del parlamento insieme a Güldal Mumcu, che aveva ricoperto la carica di prima vicepresidente della Turchia nel 1968.[13] Akşener ha anche fatto parte del Gruppo di Amicizia Interparlamentare Turchia-Cina nel parlamento.[14]

È stata poi rieletta nelle elezioni parlamentari del 2011 e in quelle di giugno 2015. Tuttavia, non fu nominata nelle liste dell'MHP nelle elezioni anticipate del novembre 2015.[9] Quell'anno, il partito perse la metà dei suoi deputati, e Akşener chiese un congresso straordinario per destituire Bahçeli dalla leadership, al quale rimproverava di essere troppo accomodante con il presidente Erdoğan.[15] A causa della sua opposizione, l'8 settembre 2016, è stata espulsa dall'MHP.[16]

Dopo un breve periodo da indipendente, ha fondato il Buon Partito (İYİ), il 25 ottobre 2017. Nel suo primo discorso rivolto ai suoi seguaci, Akşener ha affermato che la democrazia turca è "minacciata", enfatizzando il desiderio di una società libera e la risoluzione dei problemi del sistema giudiziario turco.[17] Ha anche sottolineato che "i media non dovrebbero essere soggetti a pressioni" e che "la partecipazione democratica, un parlamento forte e la volontà nazionale sono insostituibili".[17] Akşener ha dichiarato che molti di coloro che si uniscono al suo movimento sono giovani cittadini turchi che sono "irritati dalle restrizioni" imposte dal governo alle riunioni pubbliche, alla libertà di espressione e alle limitazioni dei media.[15]

In un sondaggio condotto dall'istituto Gezici e pubblicato il 1º novembre 2017, Akşener veniva considerata una seria candidata alle elezioni presidenziali del novembre 2019. Era accreditata del 38% dei voti al primo turno e avrebbe potuto sconfiggere il presidente uscente Erdoğan al secondo turno con il 52,9% dei voti.[6] Tuttavia, il presidente ha deciso di indire elezioni anticipate per il 24 giugno 2018.

È stata la prima donna a candidarsi a una presidenza in Turchia.[18] Alla fine, si è classificata quarta alle elezioni con il 7,29% dei voti. Il 22 luglio 2018, ha rassegnato le dimissioni dalla leadership del partito,[19] ma è stata poi rieletta in quanto unica candidata nel congresso straordinario tenutosi il 12 agosto 2018.[20]

Akşener ha rifiutato di candidarsi per la presidenza nelle elezioni generali del 2023, affermando invece che sarebbe disposta a candidarsi per il ruolo di primo ministro una volta che l'opposizione riesca a riportare la Turchia a un sistema parlamentare.[21]

Il 3 marzo 2023, ha annunciato di aver preso la decisione di ritirarsi dall'Alleanza della Nazione e ha dichiarato che il suo partito non avrebbe sostenuto il leader principale dell'opposizione del CHP, Kemal Kılıçdaroğlu, come candidato comune alle presidenziali.[22] Tuttavia, il 6 marzo, lei e il suo partito sono rientrati nella coalizione dopo l'intensa critica pubblica e dopo l'annuncio che Ekrem İmamoğlu e Mansur Yavaş sarebbero stati nominati vicepresidenti nel caso in cui Kılıçdaroğlu avesse vinto le elezioni presidenziali.[23][24]

Posizioni e idee politiche[modifica | modifica wikitesto]

Akşener sostiene la laicità dello Stato, promuove un rafforzamento dei legami con l'Unione europea e ribadisce il ruolo della NATO nella difesa della Turchia.[6] Si definisce conservatrice sulle questioni religiose.[25] Come sostenitrice del ritorno a un sistema parlamentare, difende l'indipendenza del sistema giudiziario, contrapponendosi al presidente Erdoğan e alle sue tendenze autocratiche.[26] È oggetto di una notevole impopolarità tra la popolazione curda a causa del suo mandato come Ministro dell'Interno durante il periodo più repressivo delle politiche anti-curde nel sud-est del paese negli anni '90.[27]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1980, Meral Gürer ha sposato l'ingegnere Tuncer Akşener, con cui ha avuto il figlio Fatih nel 1984.[28] Akşener è stata descritta come una musulmana devota che prega regolarmente e che ha effettuato il ḥajj.[29][4] I suoi sostenitori la conoscono affettuosamente con il soprannome di Asena, in onore alla lupa leggendaria della mitologia turca.[29] Inoltre, sostiene le squadre di calcio del Galatasaray e dell'İzmirspor.[30]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Turkey's 'Iron Lady' Meral Aksener Is Getting Ready to Challenge Erdogan, su Time, 14 luglio 2017. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  2. ^ (EN) Kareem Shaheen e Gokce Saracoglu, Turkey's iron lady: 'It's time for the men in power to feel fear', in The Guardian, 3 maggio 2018. URL consultato il 9 ottobre 2023.
  3. ^ a b (TR) Meral AKŞENER, su svo.tasam.org. URL consultato il 10 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2011).
  4. ^ a b (FR) Le monde de Marie. En Turquie, une "Louve" bien placée pour contester la réélection d'Erdogan, su Franceinfo, 4 maggio 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  5. ^ (FR) Meral Akşener, une «louve» nationaliste face à Erdoğan, su Slate.fr, 27 aprile 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  6. ^ a b c (FR) Marie Jégo, Turquie : Meral Aksener, la femme à poigne qui défie Erdogan, in Le Monde.fr, 3 novembre 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  7. ^ (TR) Akşener, DYP'den istifa etti, Yenilikçiler'e katıldı, su www.hurriyet.com.tr, 4 luglio 2001. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  8. ^ (TR) DYP’den ayrılan Akşener yenilikçilere katıldı, su arsiv.ntv.com.tr. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  9. ^ a b (TR) Portre: Meral Akşener, su Al Jazeera Turk - Ortadoğu, Kafkasya, Balkanlar, Türkiye ve çevresindeki bölgeden son dakika haberleri ve analizler, 3 maggio 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  10. ^ (TR) Meral Akşener MHP’ye geçti, su arsiv.ntv.com.tr. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  11. ^ (EN) Politics Today, Where does Meral Aksener’s Iyi Party stand in Turkish Politics?, su Politics Today, 16 dicembre 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  12. ^ (EN) Nebi Miş, ISTANBUL ELECTIONS 1950-2014, su istanbultarihi.ist. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  13. ^ (EN) Meral Aksener: Short bio of presidential candidate in Turkey elections - Türkiye News, su Hürriyet Daily News, 24 giugno 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  14. ^ (EN) Banu Baybars Hawks e Sarphan Uzunoğlu, Polarization, Populism, and the New Politics: Media and Communication in a Changing World, Cambridge Scholars Publishing, 27 settembre 2019, ISBN 978-1-5275-4067-5. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  15. ^ a b (EN) Carlotta Gall, A Rival Steps Up to Challenge Turkey’s President Erdogan, in The New York Times, 5 gennaio 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  16. ^ (EN) Reuben Silverman, Turkey’s Back to the Future Opposition: Part One, su Jadaliyya - جدلية. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  17. ^ a b (EN) Akşener hints at run for presidency in 2019 as she forms ‘Good Party’ - Türkiye News, su Hürriyet Daily News, 25 ottobre 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  18. ^ (FR) Turquie: le difficile défi d'une rivale d'Erdogan au passé encombrant, su Le Point, 2 giugno 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  19. ^ (EN) Turkey's Iyi Party opposition leader to step down, in Reuters, 22 luglio 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  20. ^ (EN) Kubra Chohan, Turkey: Meral Aksener reelected as IYI Party leader, su www.aa.com.tr, 12 agosto 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  21. ^ (EN) SETA Foundation, Burhanettin Duran, Turkey politics: What is Meral Akşener planning?, su SETA Foundation at Washington DC, 29 settembre 2021. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  22. ^ (EN) Akşener parts ways with ‘Table of Six’ - Türkiye News, su Hürriyet Daily News, 3 marzo 2023. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  23. ^ (EN) Nation alliance nominates CHP leader Kılıçdaroğlu for presidential polls - Türkiye News, su Hürriyet Daily News, 7 marzo 2023. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  24. ^ (TR) İyi Parti Sözcüsü Zorlu açıkladı: Akşener, Altılı Masa'ya döndü!, su T24, 6 marzo 2023. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  25. ^ (FR) Le Vif, Turquie: une opposante lorgne la présidence d'Erdogan en 2019, su Le Vif, 20 dicembre 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  26. ^ (FR) Olivier Michel, Turquie: Meral Aksener, l'option anti-Erdogan, su Le Figaro, 1º giugno 2018. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  27. ^ (FR) Angèle Pierre, En Turquie, la question kurde toujours dans l’impasse, in Le Monde.fr, 5 dicembre 2022. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  28. ^ (TR) Meral Akşener'in oğlu kimdir? Fatih Akşener kimdir, kaç yaşında, nereli, mesleği ne? Meral Akşener'in kaç çocuğu var?, su Haberler, 7 marzo 2023. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  29. ^ a b (EN) A challenge to Turkey’s Erdogan, in The Economist, 16 novembre 2017. URL consultato il 10 ottobre 2023.
  30. ^ Filmato audio (TR) 32.Gün, Meral Akşener Özel Röportajı | 1997 | 32.Gün Arşivi, 18 luglio 2021.

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