Matteo Mazziotti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Matteo Mazziotti

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato4 aprile 1909 –
1º giugno 1928
Legislaturadalla XXIII
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione per l'esame dei decreti registrati con riserva dalla Corte dei conti (26 novembre 1909 - 23 maggio 1911. Dimissionario)
  • Membro della Commissione per le petizioni (23 dicembre 1909 - 24 giugno 1910)
  • Presidente della Commissione per le petizioni (24 giugno 1910 - 23 maggio 1911)
  • Membro della Commissione di finanze (9 marzo 1911 - 29 settembre 1913) (2 dicembre 1913 - 29 settembre 1919) (5 dicembre 1919 - 7 aprile 1921)
  • Membro della Commissione per l'esame dei ddl "Proroga della XXIV legislatura" e "Concessione del diritto elettorale ai cittadini che hanno prestato servizio nell'esercito" (27 aprile 1918)
  • Membro della Commissione parlamentare per l'esame della tariffa dei dazi doganali (13 dicembre 1918)
  • Membro della Commissione di contabilità interna (10 dicembre 1919 - 24 gennaio 1921. Dimissionario)
  • Membro della Commissione per la politica estera (19 luglio 1920 - 28 gennaio 1921)
Sito istituzionale

Sottosegretario di Stato del Ministero delle finanze
Durata mandato15 febbraio 1901 –
3 novembre 1903
PresidenteGiuseppe Zanardelli
LegislaturaXXI

Sottosegretario di Stato al Ministero delle poste e telegrafi
Durata mandato10 marzo 1896 –
1º giugno 1898
PresidenteAntonio Starabba, marchese di Rudinì
LegislaturaXIX, XX

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato29 ottobre 1882 –
8 febbraio 1909
LegislaturaXV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX, XXI, XXII
Gruppo
parlamentare
Sinistra storica
CollegioVallo della Lucania (XV, XVI, XVII), Torchiara (XIX, XX, XXI, XXII)
Incarichi parlamentari
  • Segretario della Commissione generale del bilancio e dei conti amministrativi (28 novembre 1892 - 23 luglio 1894)
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità di Napoli
ProfessioneAvvocato

Matteo Mazziotti di Celso (Napoli, 17 giugno 1851Roma, 1º giugno 1928) fu un uomo politico e storico[1] italiano, appartenente alla famiglia cilentana dei baroni Mazziotti di Celso.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli, nel palazzo Mazziotti a Trinità Maggiore, dal barone Francesco Antonio Mazziotti di Celso e dalla baronessa Marianna Pizzuti. La famiglia apparteneva all'aristocrazia terriera cilentana, proveniente dal borgo di Celso (presso Pollica) che insieme a Stella e Torricelli costituivano i feudi familiari. Il padre, oppositore del regime borbonico era stato costretto prima a trasferirsi a Napoli sotto sorveglianza nel 1838 e, dopo la sua partecipazione ai moti del Cilento del 1848, fu costretto a riparare a Genova nel 1849. La madre, che aveva seguito il marito nel 1850, tornata a Napoli per problemi di salute nel 1851, dove diede alla luce Matteo, fu costretta nuovamente all'esilio nel 1853, accusata di propaganda mazziniana, e morì per un'epidemia di colera nel 1855. Il padre si risposò nel 1857 con la genovese Anna Gibelli[2].

Stemma Mazziotti di Celso (seconda linea baronale)
Blasonatura
Spaccato di rosso e d'azzurro alla sbarra d'argento caricata di quattro rose al naturale, accompagnata in capo da una stella (6) d'argento e in punta da un destrocherio tenente una mazza d'armi al naturale posta in sbarra.

Studi e carriera politica[modifica | modifica wikitesto]

Seguì gli studi al collegio Cicognini di Prato e si laureò in legge all'Università di Napoli. Si diede alla carriera politica e nel 1878 fu eletto consigliere provinciale di Salerno per il mandamento di Pollica, carica che occupò ininterrottamente fino al 1907.

Cariche parlamentari e senatoriali e incarichi di governo[modifica | modifica wikitesto]

Nelle elezioni politiche del 1882, del 1886 e del 1890, fu eletto deputato del Regno d'Italia nel collegio di Vallo della Lucania. Nel 1892 fu eletto ancora deputato nel collegio di Torchiara, e continuò ad essere rieletto fino a quando, nel 1909, fu nominato senatore[1]. Durante la sua attività politica, ricoprì la carica di sottosegretario: alle poste con il secondo, terzo e quarto governo di Rudinì (1896-98)[1], e alle finanze con il governo Zanardelli (1901-03)[1].

Interessi storiografici[modifica | modifica wikitesto]

Interessato alla storiografia dal 1895, pubblicò scritti in questa materia a partire dal 1904. Un suo testo su Cavour fu tradotto in francese nel 1916. Un anno dopo la sua morte, nel 1929, fu pubblicato in Francia il volume in cui raccoglieva le memorie di Luisa Giulia Murat, figlia di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte e moglie di Giulio Rasponi), date alle stampe da Jean Baptiste Spalletti, pronipote della principessa. Nel 1912 diede alle stampe una selezione del manoscritto relativo alle vicende del casato, sotto il titolo di Ricordi di famiglia.[3]

Fu presidente della Società nazionale per la storia del Risorgimento[1].

Ebbe i titoli di nobile dei baroni di Celso[4] e di barone[5].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e «MAZZIOTTI, Matteo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma (on-line)
  2. ^ «Mazziòtti, Francesco Antonio», in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Roma (on-line)
  3. ^ * Matteo Mazziotti, Ricordi di famiglia (1780-1860), Roma, 1912.
  4. ^ Riconosciuto al padre con regio decreto del 25 novembre 1868: «Mazziòtti, Francesco Antonio», in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, Roma (on-line)
  5. ^ Scheda senatore MAZZIOTTI Matteo, su notes9.senato.it. URL consultato il 25 gennaio 2018.
    «Titolo concesso con regio decreto dell'8 marzo 1925»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN31881728 · ISNI (EN0000 0001 1948 1076 · SBN RAVV029648 · LCCN (ENnr94037268 · GND (DE152321772 · WorldCat Identities (ENlccn-nr94037268