All'epoca della nascita della principessa, la successione al trono era riservata soltanto ai figli maschi (legge salica). Per questa ragione, nonostante la principessa Märtha Louise sia di due anni più grande, il fratello Haakon Magnus è nato erede al trono.
La Costituzione norvegese è stata modificata da allora e adesso le donne hanno la possibilità di salire al trono; tuttavia questa modifica non ha tolto ad Haakon i propri diritti acquisiti (a differenza di quanto successo in Svezia con Carlo Filippo), poiché vale solo per i membri della famiglia reale nati a partire dal 1990.
La principessa ha frequentato la scuola Smestad ad Oslo. Durante l'infanzia cantava in un coro e suonava il flauto. Era membro di un gruppo di danza folk al Norsk Folkemuseum (Museo del popolo norvegese). Ha completato i suoi studi superiori al Kristelig Gymnasium nel 1990. Nell'autunno 1990 si è trasferita in Inghilterra per allenarsi in equitazione al Waterstock House Training Centre e per studiare letteratura all'Università di Oxford. Successivamente si è allenata all'Arena UK per perfezionare il salto ostacoli.
Nell'autunno 1992 la principessa ha iniziato a studiare fisioterapia all'Oslo University College. Dopo aver terminato il programma, la principessa ha completato il suo praticantato a Maastricht, nei Paesi Bassi. Ha ricevuto la certificazione di fisioterapista nel 1997[1].
La principessa firma una copia del suo libro Why Kings and Queens Don't Wear Crowns (2004) nel Minnesota nel 2006
Per diversi anni, fino al ritiro nel 2000, ha partecipato a diverse esibizioni di equitazione.
Il 1º gennaio 2002, la principessa ha aperto la sua società di intrattenimento, grazie al suo interesse per il folclore norvegese e per la musica; ha iniziato a recitare favole della tradizione in televisione e durante spettacoli pubblici, ed anche ad esibirsi in famosi cori norvegesi. Per questo motivo ha iniziato a pagare le tasse ed il re, dopo una consultazione con lei, ha rimosso il suo trattamento di Altezza reale (ha il trattamento di Altezza quando è all'estero) il 1º febbraio 2002. Non ha comunque perso i suoi diritti di successione al trono e continua a partecipare ad incarichi di corte, anche se ridotti.
Successivamente ha pubblicato alcuni libri ed ha partecipato alla produzione di programmi televisivi per bambini[1]. Il suo primo libro, Why Kings and Queens Don't Wear Crowns, è stato pubblicato nel 2004 ed è un racconto sul trasferimento di Olav V dalla Danimarca alla Norvegia[2].
La principessa Marta Luisa dichiara di poter comunicare con gli animali e gli angeli. Ha quindi deciso di aprire una scuola alternativa di terapia chiamata Astarte, come una delle più antiche divinità mediorientali.[3][4][5] Per questo la principessa suscitò molto scalpore e perplessità e venne criticata dall'Università norvegese di scienza e tecnologia (NTNU), dal professore di teologia all'Università di Oslo Inge Lønning, dallo studioso Asbjørn Dyrendal, dall'avvocato di medicina alternativa dr. Bernt Rognlien e dal Direttore della Salute norvegese Lars E. Hanssen.[6] L'11 ottobre 2007 la principessa ha difeso la scuola in un’intervista alla TV pubblica NRK[7].
Il 5 agosto 2016 la Casa Reale ha annunciato il divorzio tra la principessa ed Ari Behn, dopo 14 anni di matrimonio[10]. Hanno deciso l'affidamento congiunto delle tre figlie[11][12]. Ari Behn è morto suicida a Lommedalen il 25 dicembre 2019.
L'8 novembre 2022 la casa reale ha annunciato che Marta Luisa non avrebbe più svolto doveri ufficiali per conto della famiglia reale, decisione presa dalla principessa per distinguere meglio le sue attività professionali dalla monarchia[13]. Ha rinunciato quindi ai suoi patrocini, continuando tuttavia a ricoprire il ruolo di presidentessa del CdA del Princess Märtha Louise's Fund, che opera a sostegno dei bambini con disabilità[13].
^(EN) Princess draws more flak - Aftenposten.no, su aftenposten.no, 21 dicembre 2007. URL consultato il 28 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2007).
^(EN) The wedding of Princess Märtha Louise, su The Royal House of Norway. URL consultato il 28 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2017).