Mario Pelosini

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Mario Pelosini

Mario Pelosini (Pisa, 1889Pisa, 1º luglio 1950[1]) è stato un letterato e docente italiano, noto in particolare per l'attività di declamatore teatrale e professore di dizione poetica presso l'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Una foto del 1929 con, da sinistra, Bontempelli, Panzini, Trilussa, Pelosini, Bruers e, dietro il gruppo, Mondadori
Mario Pelosini con Trilussa

Nato a Pisa, intraprese gli studi classici e in giurisprudenza, visse quindi a Roma e a Milano.[2] Laureatosi in legge, a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento ebbe un'intensa e poliedrica attività nel contesto culturale italiano, intrattenendo rapporti coi principali intellettuali dell'epoca. Durante gli studi universitari entrò nella cerchia di Gabriele D'Annunzio, di cui divenne grande amico, e che di Pelosini fu anche allievo per la dizione.[3] Convinto, come il poeta pescarese, dell'importanza della declamazione in dizione in contrappunto all'essenzialità del nuovo verismo,[1][4] D'Annunzio gli dedicò la sua Contemplazione della morte del 1912, con una epistola pubblica a prefazione del volume, ricordando di Pelosini come "la divina virtù dell'entusiasmo ardeva in voi così candidamente ch'io mi credetti riveder me stesso".[5]

Accanto all'apprezzata attività di declamatore teatrale di testi dannunziani e classici,[6] sino dagli anni venti divenne segretario generale per Arnoldo Mondadori,[7] incarico che gli permise di sviluppare ulteriormente i contatti nel modo letterario italiano, lavorando poi anche per Einaudi.[3][8] Fu Pelosini a persuadere Alberto Moravia a rivolgersi a Galeazzo Ciano per sbloccare la pubblicazione del proprio secondo romanzo Le ambizioni sbagliate, inizialmente rimasto imbrigliato nelle reti della censura fascista.[9][10] Amico di Luigi Pirandello, intercedette per il passaggio a Arnoldo Mondadori Editore dello scrittore agrigentino, che sotto Mondadori vincerà il Premio Nobel per la letteratura.[11][12]

Come avvocato, negli anni venti, si occupò anche di processi che interessarono la stampa, come quello dei fratelli Messina.[13] Fu inoltre avvocato di Sem Benelli nei rapporti con Enrico Cavacchioli e il contratto fra il poeta e l'editore Bemporad.[14]

In virtù della sua attività di docente di dizione poetica, fu precettore della principessa Maria José del Belgio,[3][15] con la quale ebbe anche scambi epistolari e incontri in particolare durante il ventennio fascista.[3] Per intercessione di Pelosini entrarono nel salotto della casa reale belga altri intellettuali come Trilussa, D'Amico, Bontempelli e Salvini.[16][17][18] Per le sue attività e le sue amicizie invise al regime, subì lungamente i controlli dell'OVRA fascista.[3]

Negli anni trenta, Silvio D'Amico gli affidò la cattedra di dizione all'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma, che tenne per tre lustri sino alla sua morte, formando e influenzando un'intera generazione di attori italiani.[1][19] Su tutti Vittorio Gassman, che ereditò la cattedra all'Accademia dopo la morte dello stesso Pelosini;[20] poi Mario Scaccia, che ne seguì i corsi in Accademia e lo volle anche in docenze private;[21] Paolo Panelli, al quale trasmise in particolare le tecniche di declamazione dei classici della poesia;[22] e poi Gianni Santuccio, Elena Da Venezia, Glauco Mauri, Elio Pandolfi.[23][24] Gianni Santuccio, Antonio Crast, Elena Da Venezia, Edda Albertini, Tino Buazzelli e altri.[25] Nel settembre 1940 fu interprete dell'Alcyone di D'Annunzio al Quirinale, accompagnato dalla principessa Maria José.[3][19][26] Fu anche attivo in radio alla EIAR, da cui si allontanò prima dell'occupazione tedesca.[25] Come regista lavorò con Tatiana Pavlova.[27]

Dotato di una dizione nitida, precisa ed espressiva, che ne fece un popolare interprete,[23] declamò le maggiori opere poetiche della letteratura italiana nei teatri nazionali e in occasione di commemorazioni pubbliche.[1][28] Con l'avvento della generazione di attori del cinema neorealista, lo stile da lui insegnato fu oggetto di discussione, specie in contrapposizione con la diffusione delle inflessioni dialettali nella recitazione, più aderenti al vero e meno alla declamazione, in particolare a partire dalle opere di Pier Paolo Pasolini.[29]

Morì a Pisa il 1º luglio 1950. La sua cattedra all'Accademia passò al suo ex allievo Vittorio Gassman, poi ad Annibale Ninchi e a Carlo D'Angelo.[30]

Di lui Vittorio Gassman ebbe a dire:

«Pensando a Mario Pelosini che fu il mio maestro di dizione poetica, credo senz'altro di riconoscere nella tecnica, e nel modo espressivo che poi a poco a poco si è elaborato in me, molti elementi che ho preso da lui; in particolar modo ricordo la sua estrema cura del verso, cioè l'intenzione visibile in tutti i suoi allievi abbastanza chiaramente, che il verso fosse sì una parte di un tutto, ma anche un più piccolo tutto a se stante»

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Pelosini, Il cantore delle gesta d'oltremare, Ortona, Bonanni, 1912.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Silvio D'Amico, Ricordo di Mario Pelosini, in Radiocorriere, n. 29, Rai, 16-22 luglio 1950, p. 14.
    «Vorremmo ricordare la sua opera di maestro: maestro a tutta una generazione di attori, cui egli trasmise, col suo sacro fuoco, i segreti di quella sua arte»
  2. ^ Silvio D'Amico, Cronache 1914-1955, Novecento, 2005, p. 396.
  3. ^ a b c d e f Luciano Regolo, Maria José: Regina indomita, Edizioni Ares, 2022, ISBN 8892982214.
  4. ^ Giorgio Prosperi, Mario Prosperi e Raffaele La Capria, Ricordo di Pelosini, in Sinceramente preoccupato di intendere. Sessant'anni di critica teatrale, vol. 1, Bulzoni, 2004, p. 165-167.
  5. ^ Gabriele D'Annunzio, Contemplazione della morte, Milano, Treves, 1912.
  6. ^ Pelosini Mario, su Fondazione Marco Besso.
  7. ^ I fantasmi del fascismo. La metamorfosi degli intellettuali italiani nel dopoguerra, Milano, Feltrinelli, 2021.
  8. ^ Giancarlo Lancellotti, Il pugnale votivo di Gabriele D'Annunzio, Hammerle, 2003, ISBN 8887678294.
  9. ^ Simone Casini, Moravia e il fascismo. A proposito di alcune lettere a Mussolini e Ciano, in Studi italiani, n. 32, 2007, p. 209.
    «Scrive Mario Pelosini ad Arnoldo Mondadori il 7 giugno 1935: «A Roma mi sono anche attivamente occupato del libro di Moravia. Ho avuto un colloquio con Dinale che mi è sembrato mal disposto: ma poi ha aderito alla mia preghiera di leggere anche lui, personalmente, il libro. [...] mi sono messo in contatto con l'autore. L'ho ridotto a scrivere l'unita lettera a Galeazzo Ciano; e, avendo saputo che è nipote del sottosegretario De Marsanich, mi sono fatto accompagnare anche da lui, che però si è mantenuto molto riservato (ha paura di compromettersi)»»
  10. ^ Bruno Gravagnuolo, Moravia filofascista? No, cinico e... indifferente (PDF), in l'Unità, 21 novembre 1993, p. 10.
  11. ^ Luca Stefanelli (a cura di), Luigi Pirandello. Si gira..., Mondadori, 2020, p. 15-16, ISBN 9788835707226.
  12. ^ Dina Saponaro e Lucia Torsello (a cura di), Guida alla consultazione, Archivio Luigi Pirandello, 2017.
  13. ^ Il processo contro i fratelli Messina, in L'eloquenza antologica, critica, cronaca, 1925.
  14. ^ Antonella Gradi (a cura di), Il fondo Bemporad dell'Archivio storico Giunti Editore (PDF), Firenze, 2002, p. 14.
  15. ^ Paolo Soddu (a cura di), Luigi Einaudi. Diario 1945-1947., Torino, Editori Laterza, 1993.
    «Alle 12,45 venne il prof. Pelosini, il quale mi chiese notizie della principessa di Piemonte, di cui era stato precettore»
  16. ^ Paolo Siepi, Periscopio, in Italia Oggi, 11 agosto 2018.
  17. ^ Mario Pelosini, D'Annunzio e Trilussa, in L'Urbe, n. 3, 1938, p. 45-47.
  18. ^ Claudio Costa e Lucio Felici (a cura di), Trilussa. Tutte le poesie, Mondadori, 2004, ISBN 8804523662.
  19. ^ a b Matteo Giardini, La concessione di un frammento antico. Vicende capitoline dopo la morte di Ercole Luigi Morselli, in Zidarič Walter (a cura di), Tutto il teatro di Ercole Luigi Morselli, UniversItalia, 2016.
    «Fine ‘dicitore’ dannunziano (amico personale del Vate), Mario Pelosini è stato un pilastro dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, insegnando a generazioni di attrici e attori la materia della dizione metrica e poetica.»
  20. ^ Vittorio Gassman, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  21. ^ Marcio Scaccia, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  22. ^ Paolo Panelli, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  23. ^ a b Pelosini, Mario, in le muse, IX, Novara, De Agostini, 1967, p. 82.
  24. ^ Pelosini, su Treccani. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  25. ^ a b Teresa Viziano Fenzi, Silvio D'Amico & co., Bulzoni, 2005, p. 41/53/271.
  26. ^ In memoria di Giosuè Carducci (PDF), su genealogiadavini.it. URL consultato il 2 gennaio 2022.
  27. ^ Tatiana Pavlova, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  28. ^ Renato Bettica-Giovannini, La sindone nelle opere di Gabriele D'Annunzio (PDF), in Sindon, n. 11, Torino, maggio 1967, p. 36.
  29. ^ Andrea Camilleri e Tullio De Mauro, La lingua batte dove il dente duole, Editori Laterza, 2014, ISBN 8858118103.
  30. ^ L'Accademia è maggiorenne, su Vigata.
  31. ^ Vittorio Gassman, L'attore-regista: intuizione e controllo, in Sipario, n. 236, dicembre 1965.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Bandini Buti (a cura di), Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, II, Istituto Editoriale Italiano B. C. Tosi, 1944.
  • Enciclopedia dello spettacolo, II, Le Maschere, 1960.
  • Emilio Faccioli, Il Teatro Italiano, Einaudi, 1975.
  • Gino Gori, Il teatro contemporaneo, Torino, Fratelli Bocca Editori, 1924.
  • Mirella Schino, Profilo del teatro italiano dal XV al XX secolo, Carocci, 2003.
  • Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Torino, Libreria di scienze e lettere, 1924.
  • Silvio D'Amico, Ricordo di Mario Pelosini, in Radiocorriere, n. 29, Rai, 16-22 luglio 1950, p. 14.
  • Gianni Santuccio, Ricordo di Mario Pelosini, in Sipario, n. 52, Editrice Ulisse, agosto 1950.

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