Marcello Piacentini

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Via della Conciliazione a Roma

Marcello Piacentini (Roma, 8 dicembre 1881Roma, 19 maggio 1960) è stato un architetto e urbanista italiano.

Gli esordi e gli anni del fascismo

Figlio dell'architetto Pio Piacentini, conobbe ben presto il successo professionale. A soli ventisei anni, nel 1907 partecipa al concorso per la risistemazione del centro cittadino di Bergamo (sul quale interverrà tra il 1922 e il 1927). Operò intensamente in tutta Italia, ma durante il fascismo fu soprattutto a Roma che ebbe incarichi di particolare rilevanza. Gli edifici e gli interventi urbanistici realizzati da Piacentini nella Capitale non si contano: da una parte ne consolidarono l'immagine di architetto del regime e dall'altra connotarono significativamente l'aspetto della città.

Creò un neoclassicismo semplificato che voleva essere a metà strada tra il classicismo del gruppo Novecento (Giovanni Muzio, Lancia, Gio Ponti ecc.) ed il razionalismo del Gruppo 7 e M.I.A.R. di Giuseppe Terragni, Giuseppe Pagano, Adalberto Libera ecc.. In realtà Piacentini fu distante da entrambi i movimenti, riuscendo tuttavia a creare uno stile originale, con un'impronta spiccatamente eclettica pur nella ricerca della monumentalità tipica delle tendenze estetiche del tempo. I richiami alla tradizione classica saranno, soprattutto a partire dagli anni Trenta numerosi, contribuendo alla fissazione di quello stile littorio così caro a Mussolini ed alle alte gerarchie fasciste.

Fra gli incarichi più prestigiosi spiccano la direzione generale dei lavori e il coordinamento urbanistico-architettonico della Città Universitaria di Roma (1935) e la sovraintentenza all'architettura, parchi e giardini dell'E42, ovverosia l'Esposizione Universale di Roma che si sarebbe dovuta tenere nel 1942 e che costituisce l'attuale comprensorio dell'Eur (nell'incarico fu affiancato dall'allievo Luigi Piccinato, da Giuseppe Pagano, da Luigi Vietti e da Ettore Rossi). Ma se nel caso della Città Universitaria i giovani architetti coinvolti da Piacentini nella progettazione dei singoli edifici (come Giovanni Michelucci, Gaetano Rapisardi ed altri) ebbero la possibilità di esprimersi con una certa libertà, in occasione dei concorsi per i fabbricati dell'E42 prevalsero le soluzioni più monumentali. Anche il piano di sviluppo del futuro quartiere espositivo redatto da Piacentini e dai suoi collaboratori risentì di pesanti compromissioni, e le reiterate revisioni dello strumento urbanistico dell'Eur intervenute nel Dopoguerra, ancorché in gran parte redatte sotto la guida dello stesso Piacentini e del suo collaboratore Giorgio Calza Bini, finirono per rendere del tutto irriconoscibili le idee portanti del suo principale ispiratore.

L'impegno di urbanista

File:Progetto definitivo piazza vittoria brescia.jpg
Il progetto di riorganizzazione urbanistica del centro storico di Brescia: verrà realizzata solo la piazza centrale

Nei piani di risanamento messi a punto per la città di Livorno seguì i principi dell’architettura razionalista italiana, pensando di lasciare nel centro solamente manufatti con funzione commerciale e governativa e attuando un diradamento delle strade per esaltare gli edifici. Altrove, tuttavia, Piacentini si attestò su posizioni urbanistiche di retroguardia, propugnando alcune discutibili scelte, come lo sventramento brutale di alcuni centri storici, lo sviluppo delle città a macchia d'olio e l'apertura di vie radiali. Fra le operazioni più devastanti emerge tristemente la demolizione della "Spina di Borgo" per l'apertura di Via della Conciliazione a Roma, su progetto elaborato nel 1936 (ma portato a termine nel 1950) insieme all'architetto Attilio Spaccarelli. Antecedenti, fra il 1927 e il 1932, sono i lavori di sventramento del centro storico di Brescia per la creazione di Piazza della Vittoria, per la quale il suo progetto vinse il concorso indetto dal comune. Fu membro influente di numerose commissioni, fra cui quelle per la variante generale al piano regolatore di Roma del 1909 istituita nel 1925, per il piano regolatore del 1931 e per la relativa variante generale del 1942 (quest'ultima non fu mai adottata ma nel Dopoguerra fu resa praticamente operativa).

Gli anni del Dopoguerra

Professore ordinario di Urbanistica alla facoltà di Architettura dell'Università La Sapienza di Roma, della quale fu anche preside, dopo la caduta del regime fascista subì un'effimera epurazione, ma fu riammesso ben presto all'insegnamento, lasciando la cattedra nel 1955 per raggiunti limiti di età. I suoi non pochi progetti architettonici del Dopoguerra risentono di una certa stanchezza, che trova il suo acme nella ristrutturazione del Teatro dell'Opera di Roma completata nel 1960, elegante e accurata negli interni quanto dozzinale e sciatta all'esterno (nel 1983 in un'intervista al quotidiano Il Messaggero Ludovico Quaroni arrivò a sostenere che il progetto della malinconica facciata fosse opera di un suo anonimo collaboratore). La sua ultima opera architettonica è il Palazzo dello Sport dell'EUR (attuale Palalottomatica), progettato nel 1960 insieme a Pier Luigi Nervi, che rappresenta il risultato finale di una sofferta successione di varianti progettuali. Il suo ultimo intervento urbanistico è costituito dal piano regolatore di Bari del 1950, firmato insieme a Giorgio e Alberto Calza Bini. Anche se fece parte di una prima commissione elaboratrice non ebbe alcuna influenza nella redazione del piano regolatore di Roma che sarà adottato nel 1962, ma in qualità di membro della commissione urbanistica del Campidoglio dal 1956 alla morte tentò di mantenere fermi i principi di cui era portabandiera fin dall'anteguerra.

La rivalutazione postuma

Alla sua scomparsa dopo lunga malattia, su di lui cadde l'impietoso giudizio distruttivo di Bruno Zevi, che come architetto lo definì "morto nel 1911". Il tempo e una maggiore riflessione hanno condotto a una rivalutazione di alcune opere di Piacentini successive al 1911. Di recente, è stato sottolineata la riuscita di una delle numerose operazioni urbanistiche da lui realizzate: l'apertura del secondo tratto novecentesco di via Roma a Torino del 1936. Esiste perfino una scuola di pensiero che tende a rivalutare il progetto urbanistico originario per il quartiere dell'Eur a Roma, cui abbiamo fatto brevemente accenno, ma sul punto prevale un certo scetticismo. È comunque fuori dubbio che si trattò di un artista-architetto di regime, che notevolmente contribuì alla costruzione di consenso verso il fascismo, alla stregua di un Albert Speer nella Germania nazista.

Cronologia sintetica

Bibliografia

  • AA. VV., Marcello Piacentini e Roma, Bollettino della Biblioteca della Fac. Di Arch. dell'Univ. degli studi di Roma "La Sapienza" n. 53, 1995
  • F. Gastaldi, S. Soppa, Triennale di Milano-Università degli Studi di Genova, Genova. Piani 1866-1980, Libreria CLUP Milano, 2004, (con annesso CD-ROM), ISBN 88-7090-680-9.
  • M. Lupano, Marcello Piacentini, Editori Laterza, Roma-Bari 1991
  • M. Piacentini, Architettura moderna, a cura di M. Pisani, Marsilio, Venezia 1996
  • A.S. De Rose, "Marcello Piacentini Opere 1903-1923", Franco Cosimo Panini Editore, 1993
  • M. Ranisi, "G. Muzio, M. Piacentini. Le Chiese di Cristo Re e di Santa Maria Mediatrice in Roma", in Costruire in laterizio 50/51, 1996

articolo in pdf

  • M. Pisani, Architetture di Marcello Piacentini. Le opere maestre, Ed. Clear, 2004
  • M. Lupano, Scheda su Marcello Piacentini, in Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di E. Insabato, C. Ghelli, Edifir, Firenze 2007, pp. 281-288

Voci correlate

Collegamenti esterni