Manuel Basulto y Jiménez

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Manuel Basulto y Jiménez
vescovo della Chiesa cattolica
Quien a Dios tiene, nada le falta
 
Incarichi ricoperti
 
Nato17 maggio 1869 ad Adanero
Ordinato presbitero15 marzo 1893
Nominato vescovo4 settembre 1909 da papa Pio X
Consacrato vescovo16 gennaio 1910 dall'arcivescovo Antonio Vico (poi cardinale)
Deceduto12 agosto 1936 (67 anni) a Madrid
 
Beato Manuel Basulto y Jiménez

Vescovo e martire

 
Nascita17 maggio 1869 ad Adanero
Morte12 agosto 1936 (67 anni) a Madrid
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione13 ottobre 2013 da papa Francesco
Ricorrenza12 agosto

Manuel Basulto y Jiménez (Adanero, 17 maggio 1869Madrid, 12 agosto 1936) è stato un vescovo cattolico spagnolo. È uno dei tredici vescovi uccisi nella zona repubblicana durante la guerra civile spagnola, vittima della persecuzione religiosa.[1][2][3]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Monsignor Manuel Basulto y Jiménez ad Adanero il 17 maggio 1869 ed era figlio di un mugnaio.

Formazione e ministero sacerdotale[modifica | modifica wikitesto]

Compì gli studi ecclesiastici ad Avila.

Il 15 marzo 1893 fu ordinato presbitero. Iniziò il ministero pastorale a Narros del Puerto. In seguito conseguì la licenza in teologia presso il seminario centrale "San Carlo Borromeo" di Salamanca e la laurea in giurisprudenza all'Università di Valladolid. Ricoprì diversi incarichi sia come sacerdote sia come professore in diverse università spagnole. Fu direttore del circolo cattolico degli operai e dell'associazione dell'apostolato della preghiera e della Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, canonico magistrale della cattedrale di León e canonico nella cattedrale di Sant'Isidoro a Madrid.

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 4 settembre 1909 papa Pio X lo nominò vescovo di Lugo. Ricevette l'ordinazione episcopale il 16 gennaio successivo dall'arcivescovo Antonio Vico, nunzio apostolico in Spagna, co-consacranti il vicario castrense per la Spagna Jaime Cardona y Tur e il vescovo di Madrid José María Salvador y Barrera. Era un uomo di grande cultura e umanità. Si preoccupò del clero, incentivò la catechesi dei giovani e degli adulti e promosse l'associazionismo sindacale dei circoli operai cattolici. Diede un importante impulso allo sviluppo dell'Azione Cattolica, in particolare ai giovani. Nel 1916 venne nominato senatore dall'arcidiocesi di Santiago di Compostela.[4]

Il 18 dicembre 1919 papa Benedetto XV lo nominò vescovo di Jaén. Prese possesso della diocesi il 14 giugno successivo per procura. Il 29 dello stesso mese celebrò la sua prima messa in diocesi.

Dopo il colpo di Stato che diede inizio alla guerra civile spagnola, il 2 agosto 1936 monsignor Basulto venne arrestato nella sua abitazione nel palazzo vescovile con la sorella Teresa, il marito di questa, Mariano Martín, e il decano della cattedrale, don Félix Pérez Portela. Fu imprigionato nella cattedrale di Jaén, dove erano già custoditi altri detenuti di destra. Con lo scoppio della guerra, le carceri di Jaén erano affollate di detenuti politici. Questo costituiva un serio problema per le autorità repubblicane della provincia.[5]

Il governatore civile di Jaén, preoccupato per il sovraffollamento dei detenuti e per la possibilità di una rivolta da parte degli elementi più violenti, parlò con il direttore generale delle carceri, Pedro Villar Gómez, e chiese di trasferire diversi detenuti nel carcere di Alcalá de Henares.[5] Ottenuta l'approvazione, organizzò diverse spedizioni ferroviarie che dovevano trasferire i prigionieri.

Il 12 agosto monsignor Basulto fu trasferito in treno con altri 245 detenuti, tra cui la sorella e il decano della cattedrale.[5] Quando il convoglio giunse alla stazione di Santa Catalina-Vallecas (Madrid), un gruppo di militanti anarchici fermò il convoglio e sganciò la locomotiva.[5] Sia il capostazione che l'ufficiale della Guardia Civil che comandava la fornitura di scorta ai convogli, parlarono al telefono con il direttore generale della Sicurezza Manuel Muñoz Martínez. Fu informato dell'incidente e del fatto che gli anarchici avevano installato tre mitragliatrici all'altezza di El Pozo del Tío Raimundo e che avevano minacciato di sparare alle guardie civili se non se ne fossero andati.[6] Manuel Muñoz, impotente e senza mezzi per potere affrontare tale situazione, autorizzò le guardie civili a ritirarsi. Più tardi spiegò che "la piccola autorità che il governo aveva ancora sarebbe crollata se le magre forze dell'ordine pubblico fossero state travolte in uno scontro con il popolo armato".[7]

Dopo il ritiro delle forze dell'ordine, i miliziani iniziarono a giustiziare gran parte dei prigionieri trasportati sul treno. Vennero uccise 193 persone, in gruppi di 25, ed i loro corpi saccheggiati dei pochi averi.[3] Monsignor Basulto, venne fatto inginocchiare e cominciò a pregare. Venne quindi giustiziato.[7] Anche sua sorella Teresa venne giustiziata. Quando il governatore civile di Jaén venne a sapere degli omicidi, desolato, presentò immediatamente le sue dimissioni.[7]

Attualmente è sepolto nella cripta della chiesa del Sagrario della cattedrale di Jaén.[2]

Beatificazione[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 giugno 2010 la Congregazione delle cause dei santi approvò il martirio del vescovo e dei suoi cinque compagni.[8]

Il 28 marzo 2013 papa Francesco ricevette in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e lo autorizzò a promulgare il decreto riguardante il martirio dei Servi di Dio Emanuele Basulto Jiménez, vescovo di Jaén, e 5 compagni; uccisi in odio alla Fede in Spagna dal 1936 al 1939.

Vennero beatificati il 13 ottobre 2013 durante una cerimonia tenutasi al Complex Educatiu di Tarragona e presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.[2][9][10]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jorge López Teulón, Fusilamiento de Mons. Manuel Basulto, obispo de Jaén (PDF), su hispaniamartyr.org. URL consultato il 27 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2015).
  2. ^ a b c La Voz de Galicia, Peregrinación a la beatificación del obispo Basulto, su lavozdegalicia.es, 17 luglio 2013. URL consultato il 27 giugno 2015.
  3. ^ a b Meridiano católico, Basulto Jiménez, Manuel, su meridianocatolico.es. URL consultato il 27 giugno 2015.
  4. ^ Expediente personal del Senador D. Manuel Basulto Jiménez, Obispo de Lugo, por el Arzobispado de Santiago de Compostela, in Senadores. URL consultato il 13 agosto 2013.
  5. ^ a b c d Preston, 2013, p. 371.
  6. ^ Preston, 2013, pp. 371-372.
  7. ^ a b c Preston, 2013, p. 372.
  8. ^ Postulador: Mons. Rafael Higueras Álamo, Mártires de la persecución religiosa durante la Guerra Civil Española, su newsaints.faithweb.com. URL consultato il 13 agosto 2013.
  9. ^ Manuel Borrás Ferré, Ob., Agapito Modesto, FSC y 145 comp., in www.beatificacion2013.com. URL consultato il 28 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2015).
  10. ^ La Razón, Sin memoria histórica para los mártires, su larazon.es, 13 ottobre 2013. URL consultato il 27 giugno 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cárcel Ortí, Vicente (2000). La gran persecución: España, 1931-1939. Barcellona: Planeta. ISBN 84-08-03519-3.
  • Mata, Santiago (2011). El Tren de la Muerte. Madrid: Esfera de los Libros. ISBN 84-9970-100-0.
  • Montero Moreno, Antonio (1999) [1961]. Historia de la persecución religiosa en España, 1936-1939. Madrid: Edicionas Católicas. ISBN 84-7914-383-5.
  • Preston, Paul (2013) [2011]. El Holocausto Español. Odio y Exterminio en la Guerra Civil y después. Barcellona: Debolsillo.
  • Redondo, Gonzal (1993). Historia de la Iglesia en España, 1931-1939. Madrid: Rialp. ISBN 84-321-2984-4.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Lugo Successore
Benito Murúa y López 3 settembre 1909 - 18 dicembre 1919 Plácido Ángel Rey de Lemos, O.F.M.
Predecessore Vescovo di Jaén Successore
Juan Manuel Sanz y Saravia 18 dicembre 1919 - 12 agosto 1936 Rafael García y García de Castro
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