Manfred (Carmelo Bene)

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Manfred
Opera teatrale
Lord Byron
AutoreCarmelo Bene
Titolo originaleManfred
Lingua originaleItaliano
GenereConcertistico[1]
Composto nel1978
Prima assoluta6 maggio 1978
Teatro alla Scala, Milano
Personaggi
 

Il Manfred è uno spettacolo teatrale del 1978, diretto, interpretato[2] e tradotto da Carmelo Bene, tratto dal poema drammatico di George Gordon Byron, e le musiche di Robert Schumann, con la presenza di Lydia Mancinelli.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

L'intreccio ricalca quello dell'omonima opera byroniana.

Esegesi critica[modifica | modifica wikitesto]

Carmelo Bene

Con il periodo cosiddetto concertistico e con l'avvento della macchina attoriale la voce-orchestra evocatrice di Carmelo predomina sulla scena incontrastata, sì da far scrivere a Gilles Deleuze:

«Non è più questo o quel personaggio che parla, ma il suono stesso diventa personaggio, tale preciso elemento sonoro diventa personaggio. Carmelo Bene prosegue dunque il suo progetto d'essere "protagonista" od operatore più che attore, ma lo prosegue sotto nuove condizioni. Non è più la voce che si mette a bisbigliare, o a gridare, o a martellare, secondo che esprima questa o quell'emozione, ma il bisbiglio stesso diventa una voce, il grido diventa una voce, mentre al contempo le emozioni corrispondenti (affetti) diventano modi, modi vocali[3]

André Scala scrive:

«Non si tratta più di avvicinare il canto alla lingua parlata, ma al contrario, o, come scrive Deleuze, di "distruggere il dominio della langue sulla parole"[4]

Alessandro Taverna scrive:

«Si capisce allora che Carmelo Bene non aveva torto quando formulava l’idea di un Manfred liberato di scene, costumi, luci. Non più messa in scena, ma abbagliante messa in voce. Sortilegio sonoro. Estatico altarino musicale. E poi la voce di Bene lanciata nei più deliranti funambolismi, a dileguarsi nel silenzio e perdersi fra gli spiriti, martellando le sillabe in uno staccato velocissimo o amplificando nel fortissimo che annuncia l’ingresso di Arimane. Ha saputo condividere l’instabilità schumanniana, l’immagine acustica dello sfinimento. [5]»

Piero Bellugi di quell'esperienza ricorda, in un'intervista sul Corriere Fiorentino con Gherardo Vitali Rosati:

«Bene aveva una grande umanità e curiosamente anche una certa timidezza. Era estremamente irruente e collerico, poteva tirare addosso al pubblico qualunque cosa gli capitasse sotto mano, ma in fondo era un'anima nobile, un grande artista. Era bravissimo: non sapeva una nota di musica, e per fortuna non era legato a queste scansioni così regolari. Era come se volasse e io potevo dirigerlo come uno strumento musicale. Fu un bel periodo, avevamo altri progetti insieme, ma purtroppo morì troppo presto.[6]»

Altre edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Televisione:

  • 1979Manfred, versione per concerto in forma di oratorio; regia e interprete[2] principale C.B.; direttore della fotografia Giorgio Abballe; aiuto regia M. Fogliatti; montaggio RVM F. Biccari; elaborazione elettronica per il colore M. Taruffi; direttore di scena M. Contini; mixer video M. Agrestini, S. Di Paolis; mixage audio A. Bianchi; altri interpreti: Astarte - L. Mancinelli, (soprano) A. Tammaro, (contralto) S. Mukhametova, (tenore) D. Di Domenico, (bassi) F. Tasin, B. Ferracchiato, A. Picciau, A. Santi; Orchestra e coro comunale di Bologna; direttore d'orchestra P. Bellugi; maestro del coro L. Magiera; registrazione in esterni, realizzazione e produzione RAI; coordinamento per l'edizione L. Stefanucci; trasmesso il 12/9/1983, Rai 2.

Radio:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In realtà il genere, per quanto concerne le opere beniane, è difficile da determinare. Carmelo Bene definisce a volte la sua arte (teatrale, filmica, letteraria, ...) "degenere".
  2. ^ a b Bisogna valutare il fatto che Bene considera le sue versioni non rivisitazioni o reinterpretazioni di un testo, ma una restituzione del così definito da Klossowski "significato metafisico del teatro". Vita di Carmelo Bene, op. cit., pag. 331
  3. ^ Opere, con l'Autografia d'un ritratto, op. cit., pag. 921
  4. ^ Opere, con l'Autografia d'un ritratto, op. cit., pag. 923
  5. ^ Manfred, storia di un travestimento, Cadenze. anno VI, n. 21. Verona 2010 p. 7
  6. ^ L'assegno di Bernstein. Intervista di Gherardo Vitali Rosati sul Corriere Fiorentino

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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