Jacopo Chimenti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Jacopo da Empoli)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Jacopo da Empoli
Dispensa con trancio di cinghiale, pasticcio ed anatra, Uffizi, Firenze, 1624

Jacopo da Empoli, noto anche come Jacopo Chimenti, dal nome del padre, o L'Empoli (Firenze, 30 aprile 1551Firenze, 30 settembre 1640), è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Suo padre si chiamava Chimenti di Girolamo di Michele e sua madre era Alessandra Tatti, figlia di Jacopo Sansovino. Nato "nel popolo di S. Lorenzo", da Empoli poco se ne allontanò, se, almeno dal 1600 al 1618, abitò in via dei Servi ' quasi all'altezza della chiesa di S. Michele Visdomini, e se nel 1620 si era trasferito in "populo S.ti Marci" dove era ancora nel 1632 , e dove morì nel 1640.

Si formò alla bottega di Maso da San Friano a Firenze, la sua pittura si ispira soprattutto ai primi maestri del Cinquecento, volgendo lo sguardo alla pittura di Santi di Tito, quindi ad un'arte popolare e devota, sia classicheggiante sia attenta alle verità naturali. Apparve, talvolta, una traccia dell'ambiente caravaggesco, manifestata dalle ricerche luministiche.[1]

A detta del suo biografo Baldinucci, che aveva notizie di prima mano, per sua natura l'Empoli era pigro, evitava, se poteva, cioè se si ritrovava soldi in tasca, di lavorare, "ed in quel cambio se ne stava perdendo il tempo a sedere fuori d'una o d'un'altra bottega di que' velettai vicini alla sua stanza" . Aveva l'abitudine di farsi dare forti anticipi sulle opere commessegli, e il fatto che li ottenesse è prova di quanto fosse stimato come pittore. Tuttavia " non rese mai opera finita, che non avesse speso gran pezzo avanti tutto quello ch'ella valeva" . E non bastavano i denari; poiché era estremamente goloso amava di esser regalato di cose mangiative e delle migliori, ed a questo fine tanto armeggiava e tanto diceva, che chi gli faceva fare l'opere, oltre al dargli danari avanti, bisognava che lo contentasse s'e' le voleva veder finite. Ben lo sperimentò Michelangelo Buonarroti il giovane, quando si trovò a trattare con il nostro pittore, avendogli commesso per la sua celebre galleria la tela con Michelangelo che presenta a Leone X e al cardinal Giulio de' Medici i progetti per la facciata di S. Lorenzo, la Biblioteca Laurenziana e la Cappella Medicea. Nei conti del Buonarroti troviamo fin dal 1617 il primo anticipo di venti fiorini, "e sono per la pittura e storia dove va dipinto Michelagnolo con Papa Leon Decimo per la mia galleria e sono a buon conte". La tela non sarà consegnata che il 5 settembre del 1619, ma nel frattempo il 9 di aprile il Buonarroti pagava "lire sei, soldi, denari VIII, che lire cinque sono per un presente di pesce fatto a signor Jacopo da Empoli..... ;"E addi 19 detto lire quattro, soldi dieci, sono per due fiaschi di greco mandati a Jacopo da Empoli a presentargliene". E ancora il 30 agosto di quell'anno addi detto lire una, soldi XVI, denari VIII, tanti sono per la valuta di un paio di piccion grossi donati a Jacopo da Empoli in sollicitando della pittura che mi fa per la mia stanza della galleria".

Un dipinto di Jacopo da Empoli si trova nel Santuario della Madonna dei Tre Fiumi nel Mugello, vicino a Ronta. Tenne il suo laboratorio a Firenze presso il Palazzo Pasqui in via dei Servi, come oggi ricorda una targa.

Fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo a Firenze.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Disegni[modifica | modifica wikitesto]

  • Madonna col Bambino, matita nera su carta tinta verdina quadrettata a matita nera, mm 154×134, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, n. 3459 F, 1570-1575
  • Madonna col Bambino, matita rossa su carta bianca, mm 203×157, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, n. 3418 F, 1575-1580
  • Madonna col Bambino e san Giovannino, matita nera e biacca su carta tinta verde-azzurra, quadrettata a matita rossa, mm 261×212, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, n. 9394 F, 1580-1585

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol.IV, pag.347

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Carapelli, L'Annunciazione di Jacopo da Empoli a Massa Marittima. Una riconsiderazione critica del 1940, in "Le Antiche Dogane", a. V, n. 45, marzo 2003, p. 10
  • R. C. Proto Pisani, A. Natali, C. Sisi, E. Testaferrata, Jacopo da Empoli (1551 – 1640) pittore d'eleganza e devozione, catalogo della mostra (Empoli, Chiesa di Santo Stefano e Convento degli Agostiniani, 21 marzo – 20 giugno 2004), Cinisello Balsamo (Mi), Silvana Editoriale, 2004.
  • M. Adelaide Chiappini Bianchini, DA EMPOLI, Iacopo, detto Iacopo Chimenti, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 31, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1985. URL consultato il 10 settembre 2017. Modifica su Wikidata

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN121753671 · ISNI (EN0000 0001 1580 9038 · SBN CFIV211026 · BAV 495/24132 · CERL cnp00542472 · Europeana agent/base/3504 · ULAN (EN500011621 · LCCN (ENn80127046 · GND (DE118925113 · BNE (ESXX4923368 (data) · BNF (FRcb149716238 (data) · CONOR.SI (SL50405219 · WorldCat Identities (ENlccn-n80127046