Jacobaea maritima

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Cineraria
Jacobaea maritima
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Senecioneae
Sottotribù Senecioninae
Genere Jacobaea
Specie J. maritima
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Asteroideae
Tribù Senecioneae
Genere Jacobaea
Specie J. maritima
Nomenclatura binomiale
Jacobaea maritima
(L.) Pelser & Meijden, 2005
Sinonimi

Othonna maritima L.
Cineraria maritima (L.) L.
Senecio maritimus (L.) Rchb.
Senecio cineraria DC.
Senecio gibbosus subsp. cineraria (DC.) Peruzzi & al. Senecio bicolor subsp. cineraria (DC.) Chater

Sottospecie
  • J. maritima subsp. maritima
  • J. maritima subsp. bicolor
  • J. maritima subsp. sicula

La cineraria (Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden, 2005) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae (sottofamiglia Asteroideae).[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del genere (Jacobaea) potrebbe derivare da due fonti possibili: (1) da San Giacomo (o Jacobus); oppure (2) in riferimento all'isola di Santiago (Capo Verde).[3] L'epiteto specifico ( maritima) deriva dall'areale tipico per questa specie.[4] Il nome comune ("cineraria") indica la colorazione "cenere" delle foglie.[5]

Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Carl Linnaeus (1707-1778), Pieter B. Pelser e Ruud van der Meijden (1945-2007) nella pubblicazione " Heukels' Flora van Nederland, ed. 23" ( Heukels' Fl. Nederland 677 ) del 2005.[6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Le foglie
Infiorescenza
I fiori

Habitus. Queste piante sono dei cespuglietti con altezza variabile al massimo di 3 - 10 dm. La forma biologica è camefita suffruticosa (Ch suffr), sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose). Sono provviste di densi peli lunghi 0,5 – 1 mm. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e alcaloidi pirrolizidinici.[7][8][9][10][11][12][13]

Radici. Le radici in genere sono secondarie da rizoma e possono essere fibrose.

Fusto.

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un rizoma. I rizomi sono striscianti o legnosi.
  • Parte epigea: la parte aerea consiste in fusti cespugliosi, robusti, generalmente ramosi ed eretti di aspetto bianco-tomentoso.

Foglie. Le foglie, con forme da pennato-partite a lobate, sono grasse e coriacee, picciolate e diversamente incise a seconda che siano basali o apicali; il colore è bianco niveo nella pagina inferiore e cenerino-farinoso in quella superiore. Dimensione delle foglie inferiori: larghezza 8 cm; lunghezza 15 cm.

Infiorescenza. Le sinflorescenze sono composte da più capolini organizzati in formazioni corimbose. Le infiorescenze vere e proprie sono formate da un capolino terminale peduncolato di tipo radiato. Alla base dell'involucro (la struttura principale del capolino) può essere presente un calice formato da 1 - 3 brattee fogliacee (chiamate brattee esterne) lunghe 3 mm.. I capolini sono formati da un involucro, con forme da cilindriche a campanulate, composto da diverse brattee, al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori di due tipi: quelli esterni del raggio e quelli più interni del disco. Le brattee, 13 lunghe 7 mm, non ingrossate alla base e bianco-tomentose, sono disposte in modo embricato di solito su una sola serie e possono essere connate alla base (sono chiamate anche brattee interne). Il ricettacolo è nudo (senza pagliette a protezione della base dei fiori); la forma è convessa e a volte è alveolato. Diametro dell'involucro: 4 – 11 mm.

Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati e zigomorfi) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi e actinomorfi) sono bisessuali o a volte funzionalmente maschili.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[14]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: nella parte inferiore i petali della corolla sono saldati insieme e formano un tubo. In particolare le corolle dei fiori del disco centrale (tubulosi) terminano con delle fauci dilatate a raggiera con cinque lobi. I lobi possono avere una forma da deltoide a triangolare-ovata. Nella corolla dei fiori periferici (10 - 15 fiori ligulati) il tubo si trasforma in un prolungamento da nastriforme o allargato lungo 7 – 8 mm, terminante più o meno con cinque dentelli. Il colore delle corolle è giallo.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi. La parte basale del collare dei filamenti può essere dilatata. Le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo. Le antere sono senza coda ("ecaudate"); a volte sono presenti delle appendici apicali che possono avere varie forme (principalmente lanceolate). La struttura delle antere è di tipo tetrasporangiato, raramente sono bisporangiate. Il tessuto endoteciale è radiale o polarizzato. Il polline è tricolporato (tipo "helianthoid").[15]
  • Gineceo: lo stilo è biforcato con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi sono sub-cilindrici, troncati e con un ciuffo di peli alla sommità. Le superfici stigmatiche (i recettori del polline) sono separate.[7] L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
  • Antesi: da maggio a agosto.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. La forma degli acheni è ellittico-oblunga oppure strettamente oblunga; la superficie è percorsa da diverse coste longitudinali e può essere glabra. Possono essere presenti delle ali o degli ispessimenti marginali. Non sempre il carpoforo è distinguibile. Il pappo (persistente o caduco) è formato da numerose setole snelle, bianche disposte in serie multiple.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).

Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).

Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta. Inoltre per merito del pappo il vento può trasportare i semi anche a distanza di alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È una specie distribuita in tutta l'Europa meridionale, in Nord Africa e in Turchia (e naturalizzata nell'America del Nord). In Italia è facile trovarla sulle coste tirreniche della penisola e sulle isole maggiori.

Predilige i costoni rocciosi in prossimità del mare (rupi marittime) e si trova facilmente anche su pietraie e muretti o spiagge ciottolose.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sudamerica, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[16], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[17] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[18]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][11][12]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Senecioninae della tribù Senecioneae (una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). La struttura della sottotribù è molto complessa e articolata (è la più numerosa della tribù con oltre 1.200 specie distribuite su un centinaio di generi) e al suo interno sono raccolti molti sottogruppi caratteristici le cui analisi sono ancora da completare. Il genere di questa voce, insieme al genere Bethencourtia, forma un "gruppo fratello" e si trova, da un punto di vista filogenetico, in una posizione abbastanza centrale della sottotribù.[12]

I caratteri distintivi per le specie del genere Jacobaea sono:[13]

  • caratteristico è il rivestimento con peli sottili, sinuosi formanti un feltro compatto;
  • alcune brattee dell'involucro inferiore (chiamato anche calice dell'involucro) solo più lunghe di quelle interne.

Questa entità è stata originariamente descritta da Linneo come Othonna maritima (basionimo). Lo stesso Linneo mutò in seguito la denominazione in Cineraria maritima. Successivamente la specie è stata assegnata al genere Senecio, con la denominazione di Senecio cineraria DC. Assieme a una trentina di specie del genere Senecio, inquadrate in passato nella sezione Jacobaea, S. cineraria è stata infine recentemente segregata nel nuovo genere Jacobaea.

Nell'ambito della flora spontanea italiana J. maritima è a capo del "Complesso di Jacobaea maritima" comprendente la specie:

Questo gruppo è caratterizzato da portamenti suffrutici sempreverdi alti da 2 a10 dm con pelosità più o meno bianco-tomentosa, da foglie a consistenza grassetta e forme da pennatosette a lobate, da sinflorescenze formate da ricchi capolini piccoli e con fiori gialli. L'habitat varia da aree marittime a quelle montano-vulcaniche; in generale è un ambiente limitato alle zone più calde del bacino Mediterraneo.[13]

La specie J. maritima è individuata dai seguenti caratteri specifici:[13]

  • il portamento è suffruticoso sempreverde;
  • la forma delle foglie varia da pennato-partite a lobate;
  • le brattee dell'involucro non sono ingrossate alla base e sono bianco-tomentose.

Il numero cromosomico della specie è 2n = 40.[13]

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Per questa specie sono riconosciute 3 entità infraspecifiche:[2]

Sottospecie bicolor[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della sottospecie bicolor
(Distribuzione regionale[19])
  • nome scientifico: Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden subsp. bicolor (Willd.) B. Nord. & Greuter ;
  • descrizione: la superficie superiore delle foglie è sub-glabra e di colore verde scuro, mentre di sotto sono bianco-tomentose; la lamina delle foglie inferiori è un po' lirata con il segmento centrale più grande di quelli laterali; le brattee dell'involucro sono bianco-tomentose o cineree;
  • fioritura: da maggio a luglio;
  • geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Endemico Centro-Mediterraneo;
  • distribuzione: in Italia questa sottospecie è presente soprattutto al sud ma è rara;
  • habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono le rupi marittime e i muri abbandonati;
  • distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 300 m s.l.m..

Sottospecie maritima[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della sottospecie maritima
(Distribuzione regionale[19] – Distribuzione alpina[20])
  • nome scientifico: Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden subsp. maritima;
  • descrizione: l'altezza massima delle piante è di 70 cm; i fusti sono densamente pubescenti-tomentosi; la superficie superiore delle foglie è cenerina, mentre di sotto sono bianco-tomentose; le squame dell'involucro sono bianco-tomentose o cineree; lunghezza delle squame interne: 7 mm; lunghezza delle squame esterne: 3 mm;
  • fioritura: da maggio a agosto;
  • geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Ovest – Mediterraneo;
  • distribuzione: in Italia questa sottospecie è presente lungo le coste tirreniche settentrionali e in Sardegna (in Abruzzo e Puglia è naturalizzata). Nelle Alpi si trova solamente nelle Alpi marittime; mentre all'estero si trova in Francia (dipartimenti di Alpes-de-Haute-Provence, Alpes-Maritimes e Drôme) e nei Pirenei.[20]
  • habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono le rupi marittime, muri abbandonati e spiagge ciottolose; ma anche ripari sotto rocce e coltivi ornamentali. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.
  • distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 300 m s.l.m.;
  • fitosociologia: dal punto di vista fitosociologico alpino Jacobaea maritima appartiene alla seguente comunità vegetale[20]:
Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Asplenietea trichomanis

Sottospecie sicula[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della sottospecie sicula
(Distribuzione regionale[21])
  • nome scientifico: Jacobaea maritima (L.) Pelser & Meijden subsp. sicula N. G. Passal. & al. [22]
  • descrizione: questa sottospecie presenta una minore pubescenza che comunque è presente sia sugli steli che sull'involucro; queste piante arrivano fino a 70 cm di altezza; la dimensione delle foglie in media è minore rispetto alle altre sottospecie (6 – 10 cm); sulla superficie adassiale (superiore) sono presenti dei peli di tipo aracnoide (= simili ad una ragnatela); la lamina è settata con 5 – 12 segmenti; l'infiorescenza tipica si compone al massimo di 50 capolini per stelo; l'involucro è più piccolo (5 – 6 mm di larghezza; 6 – 7 mm o meno di lunghezza);
  • geoelemento: il tipo corologico è Sub-Endemico;
  • distribuzione: in Italia (e zone limitrofe) questa sottospecie è presente solamente nelle isole Egadi e in alcune isole nel Canale di Sicilia (Malta, Gozo e Linosa); alcune osservazioni fanno pensare che questa sottospecie sia presente anche nel Mediterraneo orientale (Grecia e Croazia), ma è da verificare;[22]
  • habitat: l'habitat tipico per questa sottospecie sono le rupi e scogliere marittime lungo i litorali.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Foglie e involucro di A) J. maritima; B) J. maritima subsp bicolor; C) J. gibbosa ; D) J. lycopifolia; E) J. ambigua (da Pignatti)

I “senecioni” (almeno quelli della flora spontanea italiana) non sono molto dissimili uno dall'altro. La Jacobaea maritima si distingue soprattutto per il suo habitus bianco-tomentoso. Altri senecioni hanno le foglie simili (tomentose color cinereo) come la Jacobaea incana (ma è molto più basso e vive a quote più alte), oppure la Jacobaea persoonii (si trova solo nel Cuneese) oppure la Jacobaea uniflora (le foglie sono intere e lineari) oppure il Senecio gallicus (è distribuito nelle Alpi centro-orientali).

Più difficile è il riconoscimento delle specie del "Gruppo di J. maritima". Il disegno a lato sia delle foglie che dell'involucro possono aiutare l'identificazione delle varie entità.

Coltivazione[modifica | modifica wikitesto]

Esistono molte cultivar utilizzate a scopo ornamentale, esse sono selezionate in base al colore e alla dimensione di foglie e fiori.
Necessita di un'esposizione in pieno sole, predilige i terreni ben drenati, sabbiosi o a scheletro prevalente (pietrosi). Tollera bene la siccità e la salinità (sia del terreno che per aerosol marino)[23].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 4 novembre 2022.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 19 luglio 2011.
  4. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 novembre 2022.
  5. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 novembre 2022.
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 4 novembre 2022.
  7. ^ a b Judd 2007, pag. 523.
  8. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  9. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  10. ^ Judd 2007, pag.517.
  11. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, p. 230.
  12. ^ a b c Funk & Susanna 2009, p. 503.
  13. ^ a b c d e Pignatti 2018, vol.3 pag. 901.
  14. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  15. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - p. 760.
  16. ^ Judd 2007, pag. 520.
  17. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  18. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  19. ^ a b Conti et al. 2005, pag. 164.
  20. ^ a b c Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 534.
  21. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 24 luglio 2011.
  22. ^ a b Passalacqua NG, Peruzzi L., Pellegrino G, A biosystematic study of the Jacobaea maritima group (Asteraceae, Senecioneae) in the Central Mediterranean area, in Taxon 2008; 57(3): 893–906.
  23. ^ Simona, Cineraria Maritima (Jacobaea maritima): Coltivazione e Cura, su L'eden di Fiori e Piante. URL consultato il 24 maggio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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