Giovanni Giorgio I di Sassonia

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Giovanni Giorgio I di Sassonia
Giovanni Giorgio I in un ritratto eseguito da Franz Luycx
Elettore di Sassonia
Stemma
Stemma
In carica23 giugno 1611 –
8 ottobre 1656
PredecessoreCristiano II
SuccessoreGiovanni Giorgio II
NascitaDresda, 5 marzo 1585
Morte8 ottobre 1656 (71 anni)
Luogo di sepolturaDuomo di Freiberg
Casa realeWettin
PadreCristiano I di Sassonia
MadreSofia di Brandeburgo
ConiugiSibilla Elisabetta di Württemberg
Maddalena Sibilla di Prussia
FigliSofia Eleonora
Maria Elisabetta
Giovanni Giorgio
Augusto
Cristiano
Maddalena Sibilla
Maurizio
ReligioneLuteranesimo

Giovanni Giorgio I (Dresda, 5 marzo 15858 ottobre 1656) fu principe elettore di Sassonia dal 1611 al 1656.

Giovanni Giorgio I di Sassonia

Vicario imperiale
Durata mandato20 gennaio 1612 –
13 giugno 1612
ContitolareFederico V del Palatinato
PredecessoreRodolfo II d'Asburgo (imperatore eletto)
SuccessoreMattia d'Asburgo (imperatore eletto)

Durata mandato20 maggio 1619 –
28 agosto 1619
ContitolareFederico V del Palatinato
PredecessoreMattia d'Asburgo (imperatore eletto)
SuccessoreFerdinando II d'Asburgo (imperatore eletto)

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Giorgio era il secondo figlio dell'elettore Cristiano I di Sassonia, e di sua moglie Sofia di Brandeburgo[1]. Apparteneva alla linea Albertina della Casa di Wettin.

Regno[modifica | modifica wikitesto]

Successe all'elettorato il 23 giugno 1611 alla morte del fratello maggiore, Cristiano II. La posizione geografica della Sassonia quanto il suo ruolo importante all'interno degli stati imperiali protestanti davano al suo elettore un ruolo di protagonista durante il periodo della guerra dei trent'anni. All'inizio del suo regno, però, il nuovo elettore assunse una posizione un po' distaccata. La sua fedeltà personale al luteranesimo era solida, ma non gli piaceva né la crescente forza del Brandeburgo né il crescente prestigio del Palatinato; fu così che l'elettore di Sassonia si preparò a cambiare politica e a favorire la casata degli Asburgo e la fazione cattolica[1].

Così Giovanni Giorgio fu facilmente indotto a votare per l'elezione di Ferdinando II d'Asburgo arciduca di Stiria al trono imperiale nell'agosto 1619, azione che annullò la prevista opposizione degli elettori protestanti. Il nuovo imperatore del Sacro Romano Impero assicurò il suo appoggio all'elettore di Sassonia nella sua nuova campagna in Boemia e questi rispettò la sua parte dell'accordo aiutando l'imperatore a scacciare dalla Boemia l'elettore palatino del Reno, Federico V, e occupando la Slesia e la Lusazia[1].

A poco a poco, tuttavia, fu messo a disagio dall'evidente tendenza della politica imperiale verso l'annientamento del protestantesimo; e l'emissione dell'editto di restituzione nel marzo 1629 pose la pietra angolare ai suoi timori. Tuttavia, pur chiedendo a gran voce l'esenzione dell'elettorato dall'area coperta dall'editto, Giovanni Giorgio non prese misure decisive per rompere la sua alleanza con l'imperatore. In effetti, nel febbraio 1631 convocò un incontro dei principi protestanti a Lipsia, ma nonostante gli appelli del predicatore Matthias Hoë von Hoënegg si accontentò di manifestare una formale protesta contro l'editto senza andare oltre[1].

Nel frattempo, Gustavo II Adolfo di Svezia era sbarcato in Germania con l'obiettivo di conquistare Magdeburgo. Gustavo II Adolfo tentò di concludere un'alleanza con Giovanni Giorgio per consentirgli di attraversare l'Elba a Wittenberg, ma Giovanni Giorgio rimase riluttante a unirsi alla causa protestante e le discussioni non sono andate da nessuna parte. Sperando che alla fine si concludesse un'alleanza, Gustavo evitò qualsiasi azione militare[1].

Tuttavia la riluttanza di Giovanni Giorgio a unirsi ai principi protestanti ebbe termine quando le armate imperiali, alla guida di Giovanni Tserclaes conte di Tilly, iniziarono a saccheggiare le terre di Sassonia, inducendolo a stringere nel settembre del 1631 una alleanza con il re svedese. Fu così che le truppe sassoni parteciparono a fianco degli Svedesi alla battaglia di Breitenfeld, nella quale vennero messe in rotta dagli imperiali costringendo lo stesso elettore alla fuga[1].

Dopo questa sconfitta Giovanni Giorgio tentò la rivincita invadendo la Boemia ed occupando Praga, ma subito dopo cercò di trattare la pace e le sue truppe offrirono poca resistenza al condottiero Wallenstein che ricacciò i sassoni nei loro confini.

Alla morte del sovrano svedese a Lützen nel 1632 l'elettore si rifiutò nuovamente di unirsi ai principi luterani sotto la guida della corona svedese.

Nel maggio 1635 egli trattò la tregua e la cessazione della guerra civile all'interno dell'impero con la pace di Praga tra l'imperatore e i principi luterani. Venne ricompensato dall'imperatore per i suoi sforzi e per la sua lealtà con l'acquisizione della Lusazia e dell'arcivescovato di Brandeburgo per suo figlio Augusto.

Subito dopo la firma del trattato Giovanni Giorgio dichiarò guerra alla Svezia ma venne battuto a Wittstock nel 1636 e fu costretto a firmare una pace con gli svedesi che lo indussero a cedere Lipsia.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la pace di Vestfalia la Sassonia mantenne quanto ottenuto con la pace di Praga e nel 1656 Giovanni Giorgio I morì, lasciando l'elettorato a Giovanni Giorgio II di Sassonia[1].

Matrimoni[modifica | modifica wikitesto]

Primo matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Sposò, il 16 settembre 1604 a Dresda, Sibilla Elisabetta di Württemberg (10 aprile 1584-20 gennaio 1606), figlia di Federico I di Württemberg. Ebbero un figlio:

  • figlio (nato e morto il 20 gennaio 1606)[2][3]

Secondo matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Sposò, il 19 luglio 1607 a Torgau, Maddalena Sibilla di Hohenzollern (31 dicembre 1586–12 febbraio 1659), figlia di Alberto Federico di Prussia. Ebbero dieci figli[4]:

Eredità[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Giorgio lasciò ai tre figli cadetti una parte dei territori, da cui le tre linee di Sassonia-Weissenfels, Sassonia-Merseburg e Sassonia-Zeitz. I domini di tutti e tre questi ducati ricaddero alla linea elettorale per estinzione oppure per rinuncia, rispettivamente nel 1746, nel 1738 e nel 1715.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Enrico IV di Sassonia Alberto III di Sassonia  
 
Sidonia di Boemia  
Augusto I di Sassonia  
Caterina di Meclemburgo-Schwerin Magnus II di Meclemburgo-Schwerin  
 
Sofia di Pomerania-Wolgast  
Cristiano I di Sassonia  
Cristiano III di Danimarca Federico I di Danimarca  
 
Anna del Brandeburgo  
Anna di Danimarca  
Dorotea di Sassonia-Lauenburg Magnus I di Sassonia-Lauenburg  
 
Caterina di Braunschweig-Lüneburg  
Giovanni Giorgio I di Sassonia  
Gioacchino II di Brandeburgo Gioacchino I di Brandeburgo  
 
Elisabetta di Danimarca  
Giovanni Giorgio di Brandeburgo  
Maddalena di Sassonia Giorgio di Sassonia  
 
Barbara Jagellona  
Sofia di Brandeburgo  
Giorgio di Brandeburgo-Ansbach Federico I di Brandeburgo-Ansbach  
 
Sofia Jagellona  
Sabina di Brandeburgo-Ansbach  
Edvige di Münsterberg-Oels Carlo I di Münsterberg-Oels  
 
Anna di Sagan  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Chisholm, 1911, p. 459.
  2. ^ Sibylle Elisabeth v.Württemberg in: Genealogy Database by Herbert Stoyan (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).
  3. ^ Wettin line (Albertine branch) in: Royaltyguide.nl (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2016).
  4. ^ Herzogin Magdalena Sibylla v.Preussen in: Genealogy Database by Herbert Stoyan (archiviato dall'url originale il 6 ottobre 2014).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN37254372 · ISNI (EN0000 0000 6136 5899 · BAV 495/90891 · CERL cnp00906743 · LCCN (ENn86030452 · GND (DE100029752 · BNE (ESXX1324946 (data) · BNF (FRcb116243832 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n86030452