Giorgio trascorse la sua infanzia tra Berlino e la Gran Bretagna, perdendo la vista da un occhio dopo una malattia che lo colpì nel 1828. Perse poi la vista dell'altro occhio nel 1833 a causa di un incidente[1], ma per tutta la sua vita cercò di nascondere questo suo difetto fisico, facendosi affiancare nelle sottoscrizioni da personalità scelte e di fiducia. Suo zio, il re Guglielmo IV del Regno Unito, lo creò cavaliere dell'Ordine della Giarrettiera il 15 agosto 1835. Suo padre aveva sperato che il giovane Principe avrebbe potuto sposare sua cugina Vittoria nata tre giorni prima di lui, mantenendo così uniti i troni inglese ed hannoveriano, ma l'accordo non venne concluso.
Alla morte dello zio Guglielmo IV, salì al trono inglese la cugina di Giorgio, Vittoria, cosa che invece in Hannover le era proibita dalla legge salica, ancora in vigore. Il nuovo Re dell'Hannover divenne pertanto Ernesto Augusto, padre di Giorgio, ponendo così fine all'unione personale dei territori di Gran Bretagna ed Hannover, durata in tutto 123 anni. Giorgio divenne Principe ereditario dell'Hannover, ma, in virtù della propria ascendenza, continuò nel contempo ad essere membro della famiglia reale inglese e secondo in successione al trono dopo il padre sino al 1840 quando la regina Vittoria diede alla luce la sua prima figlia. Ad ogni modo, data la sua totale cecità, vi erano molti dubbi che il principe ereditario sarebbe stato in grado di succedere al padre persino sul trono dell'Hannover, anche se Ernesto Augusto lo rese abile a succedergli.
Giorgio V di Hannover in un ritratto di Franz Krüger
Il 18 novembre 1851, alla morte del padre, Giorgio venne chiamato a succedergli e prese il nome di Giorgio V (proseguendo la numerazione dei precedenti Re inglesi sul trono hannoveriano). Egli nel contempo ottenne dal padre anche i titoli britannici di Duca di Cumberland e Teviotdale. Dal padre e dallo zio, Carlo Federico Augusto di Meclemburgo-Strelitz, Giorgio aveva appreso una visione autocratica dell'autorità régia che avrebbe condizionato il suo governo; per tale ragione durante i suoi quindici anni di regno ebbe più di uno scontro con il parlamento dell'Hannover. Sostenuto dal suo servitore e ministro, il conte Wilhelm von Borries, poco dopo la sua salita al trono iniziò a contrapporsi in maniera decisiva ai liberali, revocando nel 1855 la costituzione liberale concessa da suo padre dopo la rivoluzione del 1848.
Un tallero del 1865 raffigurante l'effigie di re Giorgio
Il Re sostenne invece notevolmente lo sviluppo industriale del suo regno e nel 1856 fondò la "Georgs-Marien-Bergwerks- und Hüttenverein" con la moglie. La compagnia si occupava di estrazioni e lavorazioni in campo minerario e diede nel contempo il nome anche all'insediamento di Georgsmarienhütte creato per i minatori. Fervido massone, dal 1857 divenne anche Gran Maestro della Gran Loggia di Hannover sino alla sua dissoluzione nel 1866. Grande appassionato di musica e pianista egli stesso nonché compositore, Giorgio realizzò circa 200 componimenti e canzoni, preoccupandosi di sostenere e promuovere il lavoro anche di altri importanti compositori come Hector Berlioz, Robert Schumann, Richard Wagner e Johannes Brahms.
In politica estera, a differenza di suo padre, erano note le simpatie di Giorgio V per l'Impero austriaco invece che per la Prussia, nei confronti della quale nutriva una profonda antipatia, soprattutto per le continue ingerenze di questa negli affari di stato dell'Hannover. Non stupisce dunque che Giorgio abbia appoggiato l'Impero austriaco durante la Dieta della Confederazione Tedesca del giugno 1866. Pertanto quando la Prussia chiese all'Hannover di rimanere neutrale durante la guerra Austro-Prussiana, Giorgio rifiutò, contrariamente a quanto avrebbe voluto il parlamento. Come conseguenza, l'esercito prussiano invase l'Hannover. L'esercito si arrese il 29 giugno 1866 e Giorgio e la famiglia reale abbandonarono l'Hannover, rifugiandosi in Austria. Il 20 settembre la Prussia annesse l'Hannover. Giorgio non rinunciò ai suoi diritti al trono e dal suo rifugio di Gmunden chiese ripetutamente l'intervento delle potenze europee in favore dell'Hannover, continuando sempre a mantenere la Guelphic Legion a sue spese.
Alexander Dylong: Hannovers letzter Herrscher. König Georg V. zwischen welfischer Tradition und politischer Realität. MatrixMedia, Göttingen 2012. ISBN 978-3-932313-49-3
Gudrun Keindorf und Thomas Moritz (Hrsg. im Auftrag des Vereins „Freunde der Burg Plesse“ e.V.): „Größer noch als Heinrich der Löwe.“ König Georg V. von Hannover als Bauherr und Identitätsstifter. Begleitband zur Ausstellung. Staats- und Universitätsbibliothek Göttingen, Paulinerkirche. Mecke Verlag, Duderstadt 2003. ISBN 3-936617-16-3