Euphorbia cyparissias

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Euforbia cipressina
Euphorbia cyparissias
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) COM
Ordine Malpighiales
Famiglia Euphorbiaceae
Sottofamiglia Euphorbioideae
Tribù Euphorbieae
Sottotribù Euphorbiinae
Genere Euphorbia
Specie E. cyparissias
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Euphorbiales
Famiglia Euphorbiaceae
Genere Euphorbia
Specie E. cyparissias
Nomenclatura binomiale
Euphorbia cyparissias
L., 1753
Nomi comuni

Erba cipressina
Erba lattona

L'euforbia cipressina (Euphorbia cyparissias L., 1753) è una pianta erbacea, appartenente alla famiglia delle Euforbiacee[1].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico (cyparissias) fa riferimento al portamento della pianta che ricorda vagamente (non tenendo conto delle dimensioni) i cipressi.
In tedesco questa pianta si chiama Zypressen-Wolfsmilch; in francese si chiama Euphorbe faux-cyprès; in inglese si chiama Cypress Spurge.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Località : Praloran, Limana (BL), 319 m s.l.m. - 19 aprile 2008

Sono piante a ciclo biologico perenne. L'altezza media va da 15 a 40 cm (massimo 60 cm). Tutta la pianta è glabra e di colore verde-glauco. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve dotate di un asse fiorale eretto con poche foglie.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un rizoma legnoso, a volte ramificato e di colore bruno-rossastro. Il rizoma è stolonifero.
  • Parte epigea: nella parte aerea i fusti sono erbacei (non legnosi); possono essere semplici oppure ramosi appena sotto l'ombrella fiorifera con diversi rami tutti sterili. La parte basale può assumere un colore rossastro e contemporaneamente perdere le foglie dopo l'infiorescenza.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Foglie di un fusto sterile

Le foglie cauline lungo il fusto sono alterne, disposte densamente e in modo patente oppure inclinate verso il basso; mentre quelle dei rami sterili sono a consistenza setacea e addensate a pennello. Il colore spesso può essere giallastro, altrimenti è verde chiaro. Le lamine delle foglie (ma anche delle brattee) hanno i bordi interi. La forma in genere è strettamente lineare. Dimensione delle foglie : larghezza 1–3 mm; lunghezza 10–20 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza
Località : Visome (BL), 350 m s.l.m. - 6 aprile 2007

L'infiorescenza delle “euforbie” e quindi di questa pianta è diversa da quella delle altre Angiosperme e si chiama ciazio (= coppa da spumante), chiamata anche “pseudanzio”. Consiste in cinque brattee glabre saldate tra di loro e di colore verde più chiaro rispetto alle foglie sottostanti. La loro funzione è quella di protezione dei fiori interni : per questo motivo una tale struttura viene spesso chiamato involucro similmente all'involucro delle Asteraceae. Queste brattee è quello che rimane del perianzio dei fiori maschili. In quattro insenature, tra le dentellature delle cinque brattee, emergono in evidenza dei corpi ghiandolari (generalmente quattro – il quinto a volte è mancante) a forma di semiluna, colorati di giallo e contenenti delle sostanze nettarifere per attirare gli insetti pronubi. Le corna delle mezzelune sono allungate e quasi sempre convergenti.
All'interno della coppa trovano posto dei fiori maschili e femminili. In realtà i fiori maschili sono diversi (fino a 5 e più) ma ridotti al solo stame. Mentre la parte femminile è rappresentata da un unico fiore centrale con una forma simile ad una calice lungamente pedicellato fino ad essere incurvato durante la fruttificazione; anche questo fiore è ridotto, cioè privo degli altri verticilli fiorali (calice, corolla e androceo) rimanendo solo il gineceo.
I ciazi sono disposti in ombrelle terminali, di tipo “pleiocasio” o “cima multipara” ossia a più di due raggi, in questo caso i raggi sono 12 - 15 ognuno dei quali con ulteriori divisioni dicotome, ossia con due ciazi terminali (= infiorescenza “dicasiale”). Raramente può essere presente anche una seconda divisione “dicasiale”. Alla base dell'ombrella non sono presenti delle brattee ma delle foglie simili a quelle caulinari. Mentre a protezione dei ciazi sono presenti due larghe brattee cordate (o reniformi), libere (non sono saldate alla base). Queste ultime hanno un colore giallastro e alla fine fioritura spesso diventano rossastre. Questa unione di fiori unisessuati può facilmente essere scambiata per un singolo fiore ermafrodita; in effetti questa disposizione in rapporto agli insetti impollinatori differisce molto poco dai normali fiori ermafroditi della altre Angiosperme.[2][3][4].

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

Il ciazio
Arrossamento delle brattee
Località : Zelant, Mel (BL), 761 m s.l.m. - 12/05/2007

I fiori sono unisessuali (solo parte maschile e parte femminile) e monoici, ridotti all'essenziale (sono presenti solo gli organi strettamente riproduttori – quindi il perianzio è assente). Diametro del fiore 8 – 12 mm.

A 1, G (3) (supero)[5]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula “tricocca”a tre logge monosperme (a un solo seme) e quindi contenente in totale tre semi. La forma della capsula è profondamente triloba. La forma dei semi invece è ovoidale e “caruncolata” (con protuberanze). Queste protuberanze emergenti derivano direttamente dall'ovulo nel quale inizialmente erano delle escrescenze del tessuto della placenta utilizzate durante la fecondazione da parte del polline[4]. La disseminazione avviene per esplosione della capsula (fino a 5 m di distanza). La superficie delle capsula è rugosa, mentre i semi sono grigi e lisci. L'endosperma è abbondante e i cotiledoni sono grandi. La dimensione della capsula è 3 mm.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Centro - Europeo.
  • Distribuzione: in Italia è diffusa al nord e al centro (più comune sui rilievi e meno frequente in pianura). Sui rilievi e pianure europee è comune ovunque (escluse le Alpi Dinariche); si trova anche nell'America settentrionale (ma probabilmente per introduzione antropica attorno al 1860).
  • Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i prati aridi e incolti, i margine dei boschi e delle strade, ma anche nelle zone ad arbusteti. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con pH neutro del terreno che può avere anche valori nutrizionali bassi ma mediamente secco.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1500 m s.l.m. (massimo 2500 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte subalpino.

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico Euphorbia cyparissias appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:

Formazione: comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza dell'“Euforbia cipressina” (Euphorbiaceae) è un gruppo vegetale abbastanza numerosa, organizzato in 303 generi per un totale di circa 6700 specie[4].
Il genere di appartenenza (Euphorbia) è molto numeroso e comprende circa 2100 specie, diffuse soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e dell'America, ma anche nelle zone temperate di tutto il mondo. Una ottantina di queste specie sono proprie della flora italiana.
Il genere delle "Euphorbie" essendo molto numeroso viene suddiviso in diversi sottogeneri. La pianta di questa scheda appartiene al sottogenere Anisophyllum, caratterizzato dall'avere le appendici dell'involucro a coppa di tipo petaloideo ossia colorate come i petali e capaci di secernere del nettare[2].

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

  • Euphorbia cyparissias L. var. esuloides DC.
  • Euphorbia cyparissias var. major Boiss. (1862)

Ibridi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi interspecifici :

  • Euphorbia × figertii Dörfler - Ibrido fra : E. cyparissias e E. esula subsp. esula
  • Euphorbia × gayeri Borsos & Soó (1925) – Ibrido fra : E. cyparissias e E. tommasiniana
  • Euphorbia × pseudoesula Schur (1853) – Ibrido fra : E. cyparissias e E. esula

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Esula cupressina S.F. Gray (1821)
  • Esula cyparissias (L.) Haw. (1812)
  • Euphorbia esuloides Ten. (1831)
  • Galarhoeus cyparissias (L.) Small ex Rydb. (1932)

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

  • Euphorbia graminifolia Vill. (1786) – Euforbia graminifolia : la disposizione delle foglie e dell'infiorescenza è molto simile all' “Euforbia” di questa scheda; differisce comunque in quanto è molto poco ramosa e le foglie sono più rade e sottili; inoltre non è presente sul suolo italiano, al massimo si può trovare al confine con la Francia.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
  • Sostanze presenti: tutta la pianta contiene un lattice biancastro, amaro e appiccicoso, ma tossico e irritante anche al semplice contatto con la pelle; nelle radici sono presenti inoltre delle resine, gomme (caucciù) e oli vari.
  • Proprietà curative: le sue foglie trovano impiego come vescicante, mentre la radice ha una fortissima azione purgativa. Per quest'ultima proprietà probabilmente è evitata dagli animali da pascolo; viene quindi considerata una specie infestante dei campi e dei prati. Questo anche per la facilità (e velocità) di propagazione di tipo vegetativo tramite stoloni.

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Foglie colpite dal parassita Uromyces pisi

La Euphorbia cyparissias può essere attaccata dalla “ruggine del pisello”: Uromyces pisi DC (1805) (un fungo parassita dell'ordine degli “Uredinales”, sottoclasse “Uredomycetidae”, classe “Basidiomycetes”, sottoregno “Mycobionta”, regno-dominio “Eucarioti[4]). La penetrazione in queste piante viene fatta ad opera dei “picnidi” ricettacoli di cui il “micelio” (parte esterna del corpo fruttifero del fungo parassita) è provvisto. Le piante colpite non producono fusti fertili, ma solo fusti sterili con foglie spesse e corte e di colore giallastro[4].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Euphorbia cyparissias, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 gennaio 2023.
  2. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  3. ^ Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  4. ^ a b c d e Eduard Strasburger, Trattato di Botanica., Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  5. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 14 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  6. ^ AA.VV., Flora Alpina., Bologna, Zanichelli, 2004.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 179.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 49, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 1014.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 826-829, ISBN 88-7287-344-4.

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