Dessiè (sommergibile)
Dessiè | |
---|---|
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Adua |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | Tosi, Taranto |
Impostazione | 20 aprile 1936 |
Varo | 20 novembre 1936 |
Entrata in servizio | 14 aprile 1937 |
Intitolazione | Dessiè |
Destino finale | affondato dai cacciatorpediniere HMCS Quiberon e Quentin il 28 novembre 1942 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 856,397 t |
Dislocamento in emersione | 697,254 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 14 nodi o 3180 mn a 10 nodi in immersione:7,5 mn alla velocità di 7,5 nodi o 74 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | [1]
|
informazioni prese da http://www.xmasgrupsom.com/Sommergibili/Dessie.html | |
voci di sommergibili presenti su Wikipedia |
Il Dessiè è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
Nell'agosto-settembre 1937, nel corso della guerra di Spagna, operò in Mar Egeo contro il traffico a favore della Spagna repubblicana, ma non colse alcun risultato[2].
Dislocato a Tobruk nel 1938, fu trasferito (1940) a Taranto e quindi ad Augusta, dove si trovava all'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, agli ordini del capitano di corvetta Fausto Sestini[3].
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/2/28/MV_Brisbane_Star_AllanGreen.jpg/310px-MV_Brisbane_Star_AllanGreen.jpg)
L'8 agosto 1940 fu inviato al largo di Creta ed il 13, di sera, individuò un mercantile veloce, senza riuscire ad attaccarlo[3]. Rientrò alla base il 16 agosto[3].
Tra fine ottobre ed inizio novembre fece parte di uno sbarramento di quattro sommergibili fra lo Ionio e l'Egeo, senza avvistare navi sebbene la Mediterranean Fleet fosse in quei giorni in mare più o meno in quella zona[4].
A fine mese fu nuovamente schierato (al comando del tenente di vascello Adriano Pini), stavolta al largo di Malta, a contrasto dell'operazione britannica «Collar»[5][3]. Alle 3.05 del 28 novembre avvistò la 3ª Divisione Incrociatori della Royal Navy, formata dall'incrociatore pesante York e dagli incrociatori leggeri Glasgow e Gloucester, e – da 3500 metri – lanciò due siluri con i tubi di poppa, avvertendo due detonazioni e poi una terza più violenta[5][3]. Nelle fonti inglesi non si trova però alcuna conferma non solo di danneggiamenti, ma nemmeno dell'attacco stesso[5][3].
Fra il 21 ed il 22 luglio 1941 fu inviato tra Pantelleria e Malta assieme ad altri tre sommergibili, per opporsi all'operazione inglese «Substance» (consistente nell'invio di un convoglio di rifornimenti a Malta), ma non avvistò il convoglio britannico[6].
Verso metà di giugno 1942 fu inviato – insieme ad altri quattro sommergibili, tra cui i gemelli Aradam ed Ascianghi – in agguato tra Malta, Pantelleria e Lampedusa in opposizione al convoglio britannico «Harpoon», nell'ambito della Battaglia di mezzo giugno; tuttavia il sommergibile non avvistò le unità avversarie[7].
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/02/MV_Brisbane_Star.jpg/310px-MV_Brisbane_Star.jpg)
L'11 agosto 1942 (comandava allora il sommergibile il tenente di vascello Renato Scandola) fu tra gli undici sommergibili disposti in agguato a settentrione della Tunisia, tra Scoglio Fratelli e Banco Skerki, per attaccare un convoglio britannico per Malta (si trattava dell'operazione britannica «Pedestal», poi sfociata nella Battaglia di mezzo agosto)[8][3]. Intorno alle sette di sera del 12 agosto individuò il convoglio – valutato, alle 19.10, in 14 mercantili e dieci cacciatorpediniere –, si portò all'attacco avvicinandosi sino a 1800 metri e, alle 19.38, lanciò quattro siluri: fu colpita ed immobilizzata la grossa motonave frigorifera Brisbane Star (12.791 tsl), che però riuscì in seguito a rimettere i motori in funzione ed a raggiungere la destinazione, pur ulteriormente danneggiato da attacchi di aerosiluranti tedeschi[8][3]. Alcune fonti attribuiscono all'azione anche l'affondamento di un altro mercantile, il Deucalion (7516 tsl)[3], che tuttavia risulta in realtà affondato da aerosiluranti tedeschi Heinkel He 111[8]. Alle 19.56 il Dessiè, mentre si preparava a lanciare anche dai tubi di poppa, fu attaccato dai cacciatorpediniere, che lo bombardarono con circa 120 bombe di profondità sino alle 21.27, senza arrecargli danni[8]. Emerse alle 22.12, osservando gli incendi delle navi colpite da altri sommergibili ed aerei[8]. Il 13 fu nuovamente sottoposto a bombardamento con il ferimento di alcuni uomini e vari danni, dovendo così fare ritorno in porto[3].
Il 18 novembre 1942 lasciò Messina al comando del tenente di vascello Alberto Gorini, per raggiungere il proprio settore d'operazioni[3]. Alle 19.12 del 27 novembre comunicò per l'ultima volta con la base, poi scomparve[3].
Solo nel dopoguerra si apprese della sorte toccata al sommergibile: individuato da aerei il 28 novembre al largo di Annaba, in Algeria[9], era stato sottoposto a caccia antisommergibile dai cacciatorpediniere HMS Quentin e HMAS Quiberon[10] (informati della sua presenza dai velivoli)[11][3]. Colpito dalle bombe di profondità, era venuto in superficie con notevole appoppamento e sbandamento, e, prima che qualche uomo dell'equipaggio potesse abbandonarlo, era nuovamente e definitivamente affondato di poppa[11][3].
Con il Dessiè scomparve l'intero equipaggio formato dal comandante Gorini, da altri 4 ufficiali e da 43 fra sottufficiali e marinai[12].
Il sommergibile aveva svolto 26 missioni di guerra, percorrendo in tutto 15.193 miglia in superficie e 4263 in immersione[13].
Note
- ^ Da Navypedia.
- ^ Giorgerini, p. 196.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Regio Sommergibile Dessiè, su xmasgrupsom.com.
- ^ Giorgerini, pp. 263.
- ^ a b c Giorgerini, p. 270.
- ^ Giorgerini, p. 296.
- ^ Giorgerini, p. 326.
- ^ a b c d e Giorgerini, pp. 333, 336, 337 e 659.
- ^ (EN) HMS Quentin (G 78), su uboat.net.
- ^ (EN) On This Day - 1942, su Naval Historical Society.
- ^ a b Giorgerini, p. 343.
- ^ Caduti, su regiamarina.net.
- ^ Attività Operativa, su regiamarina.net.
Bibliografia
- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.