Coordinate: 40°41′32.26″N 14°28′03.92″E

Cantiere navale di Castellammare di Stabia

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Il cantiere visto da Pozzano.

Il cantiere navale di Castellammare di Stabia (già Regio arsenale) è la più antica fabbrica di navi intesa in senso moderno.

Venne realizzato e inaugurato dai Borbone di Napoli, poi sovrani del Regno delle Due Sicilie.

Per l'aumentata mole delle navi da guerra, diventati inadatti gli scali dell'Arsenale di Napoli alle grandi costruzioni, venne fondato il Real arsenale nel 1783 da Giovanni Edoardo Acton, primo ministro del re Ferdinando IV.

Acton si proponeva di costruirvi dodici vascelli, altrettante fregate e cento legni minori.

I cantieri negli anni sessanta

Dalla Francia fu chiamato l'ingegnere Antonio Imbert a dirigere le costruzioni.

La prima costruzione fu il vascello Partenope varato nel 1786.

Per quanto si lavorasse nel cantiere era impossibile fabbricare contemporaneamente più di un vascello e di una fregata, per cui dopo il 1808 il cantiere venne ingrandito, per ordine di Gioacchino Murat.

Il primo varo nel cantiere così ingrandito, fu quello del vascello Capri nel 1810, seguì il Gioacchino nel 1812, dopo il quale bisogna aspettare al 1824 per trovare un altro varo, quello del vascello Vesuvio.

Un'attività speciale ebbe il cantiere quando vennero in uso le navi a vapore. Dal 1841 al 1846 il cantiere costruì quattro pirocorvette: Archimede, Carlo III, Ercole e Sannita.

Quando alla dinastia borbonica successe il governo di Garibaldi erano in costruzione la pirofregata Farnese in seguito ridenominata Italia, la pirocorvetta Etna e in allestimento la pirofregata Borbona in seguito Giuseppe Garibaldi varata il 18 gennaio 1860.

Il nuovo secolo portò un progresso tecnologico che si concretizzò in migliori infrastrutture di collegamento dell'area dei cantieri con il centro cittadino: fra il 1906 e il 1946 gli stessi furono serviti della tranvia Castellammare di Stabia-Sorrento.

Senza dubbio la nave maggiormente rappresentativa di questo cantiere è l'Amerigo Vespucci varato nel 1931.

I cantieri negli anni settanta

Nel 1939 venne fondata la società Navalmeccanica con sede a Napoli che incorporava le società Officine & Cantieri Partenopei, il Cantiere di Vigliena, le Officine Meccaniche e Fonderie (ex Hawthorn e Guppy), e il Cantiere navale di Castellammare di Stabia.

Nel corso della seconda guerra mondiale nel cantiere vennero eseguite per la Regia Marina, come alcune corvette Classe Gabbiano e l'incrociatore leggero Giulio Germanico.

Nel 1943 le attrezzature erano quasi completamente distrutte e nel dopoguerra venne iniziata l'opera di ricostruzione dei cantieri.

La prima importante realizzazione del dopoguerra per la Marina Militare fu il recupero del Giulio Germanico che sorpreso dall'armistizio mentre stava completando le fasi di allestimento venne catturato dai tedeschi che l'autoaffondarono insieme alle corvette che erano in allestimento, quando furono costretti ad abbandonare la città. Dopo essere stato recuperato, l'incrociatore fu ricostruito come cacciatorpediniere e ribattezzato San Marco (D 563). Entrò in servizio nel 1956.

Nel 1955 la società Bacini & Scali Napoletani venne assorbita della Società Esercizio Bacini Napoletani che era stata fondata nel 1954, uscendo così da Navalmeccanica.

Gru

A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta la società ricevette varie commesse militari e negli stabilimenti di Castellammare di Stabia vennero realizzate tre delle quattro corvette della Classe Alcione, prime unità di scorta costruite in Italia nel dopoguerra e tre delle quattro fregate elicotteristiche della Classe Bergamini, mentre negli anni sessanta sono avvenute le realizzazioni degli incrociatori lanciamissili portaelicotteri Caio Duilio e Vittorio Veneto.

Nel 1966 con il riordino del settore cantieristico, il 22 ottobre venne fondata la società Italcantieri facente parte del gruppo IRI con sede a Trieste. La nuova società integrava le attività cantieristiche già facenti capo all'Ansaldo di Genova, ai Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste e alla Navalmeccanica di Napoli. L'ultima realizzazione per la Marina Militare fu il cacciatorpediniere Ardito varato nel 1972 che fu anche l'ultima unità militare italiana a vapore.

L'Italcantieri, nel 1984, venne totalmente inglobata nel gruppo Fincantieri che da holding finanziaria,[1] delle partecipazioni statali assumeva direttamente in proprio l'attività operativa delle società che prima controllava.

Dopo un periodo di crisi durante gli anni ottanta, questi cantieri hanno continuato la costruzione di navi, soprattutto navi traghetto. Malgrado negli ultimi anni siano stati svolti grossi lavori di ammodernamento i cantieri di Castellammare rientrano nel piano industriale che prevede la chiusura di due siti e il licenziamento di 2.500 esuberi.[2]

A fine luglio 2017, sono iniziati i lavori di costruzione della nuova Nave d'assalto anfibio della Marina Militare, il Trieste, che avrà un dislocamento di 33.000 tonnellate per 250 metri di lunghezza e 38 di larghezza, detenendo così il titolo di più grande nave militare italiana della storia Repubblicana. La nave è stata varata il 25 Maggio 2019.

Nel solo periodo dell'antico Regno, cioè dal 1734 al 1860, furono costruite 136 unità fra vascelli, fregate, corvette, sciabecchi, nonché pirofregate, avvisi a ruote e ad elica. Inoltre 300 unità minori (cannoniere, bombardiere, speronare).

L'elenco che segue è limitato agli esemplari di maggior rilievo, dalle origini del Cantiere ad oggi:

Foto Nome Varo
- Partenope 1786
- Sannita 1792
- Vesuvio 1824
- Regina Isabella 1827
Partenope 1834
Archimede 3 ottobre 1844
- Sannita 1846
Ettore Fieramosca 1850
Monarca 18 gennaio 1858
Borbona 18 gennaio 1860
- Partenope 1889
Caio Duilio 8 maggio 1876
Italia 29 settembre 1880
Duilio 24 aprile 1913
Cristoforo Colombo 4 aprile 1928
Amerigo Vespucci 22 febbraio 1931
Trieste 26 agosto 1953
Città di Napoli 1961
Città di Nuoro 1961
- Canguro Azzurro 28 marzo 1965
- Canguro Rosso 4 luglio 1965
Arbatax 1966
- La Maddalena 1966
- Teulada 1966
- Canguro Verde 23 aprile 1967
- Canguro Bianco 5 agosto 1967
Vittorio Veneto 5 febbraio 1967
- Canguro Bruno 7 aprile 1968
Ardito 19 luglio 1968
Sibari 1969
Boccaccio 1970
Carducci 1970
Leopardi 1971
Manzoni 1971
Deledda 26 giugno 1977
Verga 10 settembre 1977
Domiziana 19 aprile 1978
- D'Albertis 1978
Emilia 30 novembre 1979
Nomentana 8 marzo 1979
Aurelia 24 novembre 1979
- Da Mosto 1979
- Pancaldo 1979
Flaminia 31 maggio 1980
Riace 1983
- Merzario Italia 1984
- Merzario Britannia 1984
Scilla 1985
Ichnusa 1985
- Repubblica di Genova 1988
- Repubblica di Amalfi 1989
- Nuova Africa 1989
- Nuova Europa 1990
- Repubblica di Roma 1992
- Grande Europa 1998
- Grande Mediterraneo 1998
- Gran Bretagna 1999
Bithia 10 febbraio 2001
- Grande Francia 2002
Janas 2002
Athara 2003
- Grande Amburgo 2003
Nuraghes 24 gennaio 2004
Sharden 6 marzo 2005
Finnstar 30 luglio 2005
Finnlady 3 giugno 2006
Cruise Roma 22 giugno 2007
Cruise Barcelona 16 febbraio 2008
Cruise Europa 14 marzo 2009
Cruise Olympia 14 novembre 2009
- F.-A.-Gauthier 28 giugno 2014
Trieste 25 maggio 2019
  • Antonio Formicola – Claudio Romano. Storia della Marina da guerra dei Borbone di Napoli. Tomo I: 1734-1767. Tomo II: 1767-1799. 1995, Ufficio Storico – Stato Maggiore Marina, Roma.
  • Carlo Randaccio. Storia delle marine militari italiane dal 1750 al 1860 e della marina militare italiana dal 1860 al 1870. In due Volumi. 1886, Forzani, Roma.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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