Belinda (astronomia)

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Belinda
(Urano XIV)
Satellite diUrano
Scoperta13 gennaio 1986
ScopritoreStephen Synnott Voyager 2
Parametri orbitali
Semiasse maggiore75 300 km
Periodo orbitale0,624 giorni (14 ore 58,6 minuti)
Inclinazione rispetto
all'equat. di Urano
0,031°
Eccentricità0,0001
Dati fisici
Diametro medio~81 km
Massa
~3,6 × 1017 kg
Densità media~1,3 × 103 kg/m³
Acceleraz. di gravità in superficie~0,014 m/s²
Velocità di fuga~0,034 km/s
Periodo di rotazionesincrona
Temperatura
superficiale
~64÷89 K (media)
Albedo~0,07

Belinda, o Urano XIV,[1] è un satellite naturale del pianeta Urano che ha preso il nome da una figura femminile nella commedia Il ricciolo rapito di Alexander Pope.

Il satellite appare di forma allungata e con una superficie molto scura: solamente il 7% della luce incidente viene riflessa dalla superficie.

Scoperta[modifica | modifica wikitesto]

È stato scoperto dalle immagini prese dalla sonda spaziale Voyager 2 il 13 marzo 1986, ed ha ricevuto la designazione provvisoria S/1986 U 5.[2]

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]

Nelle immagini riprese da Voyager 2, Belinda appare come un oggetto di forma allungata con l'asse maggiore che punta in direzione di Urano. L'asse minore ha una lunghezza dello 0,5 ± 0,1 rispetto all'asse maggiore, cioè è lungo circa la metà.[3] La sua superficie è di colore grigio.[3]

Belinda appartiene al gruppo di Porzia, che comprende anche Bianca, Cressida, Desdemona, Porzia, Giulietta, Cupido, Rosalinda e Perdita.[4] Questi satelliti hanno orbite e parametri fotometrici simili.[4]

Le conoscenze relative a questo satellite sono praticamente limitate alla sua orbita,[5] al raggio di 45 km[3] e all'albedo di 0,08.[4]

Parametri orbitali[modifica | modifica wikitesto]

È un satellite interno di Urano. Il sistema dei satelliti interni è instabile, anche se su scale di molti milioni di anni. Nel corso del tempo Belinda e Cupido dovrebbero essere la prima coppia destinata a entrare in collisione, con tempistiche comprese tra 100.000 e 10 milioni di anni in funzione della densità del gruppo di Porzia, a causa dell'interazione di risonanza con il più piccolo Cupido.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ USGS/IAU, Planet and Satellite Names and Discoverers, in Gazetteer of Planetary Nomenclature, USGS Astrogeology, 21 luglio 2006. URL consultato il 27 gennaio 2012.
  2. ^ Brian G. Marsden, Satellites of Uranus, in IAU Circular, vol. 4164, 16 gennaio 1986. URL consultato il 27 gennaio 2012.
  3. ^ a b c Erich Karkoschka, Voyager's Eleventh Discovery of a Satellite of Uranus and Photometry and the First Size Measurements of Nine Satellites, in Icarus, vol. 151, n. 1, 2001, pp. 69–77, Bibcode:2001Icar..151...69K, DOI:10.1006/icar.2001.6597.
  4. ^ a b c Erich Karkoschka, Comprehensive Photometry of the Rings and 16 Satellites of Uranus with the Hubble Space Telescope, in Icarus, vol. 151, n. 1, 2001, pp. 51–68, Bibcode:2001Icar..151...51K, DOI:10.1006/icar.2001.6596.
  5. ^ R. A. Jacobson, The Orbits of the Inner Uranian Satellites From Hubble Space Telescope and Voyager 2 Observations, in The Astronomical Journal, vol. 115, n. 3, 1998, pp. 1195–1199, Bibcode:1998AJ....115.1195J, DOI:10.1086/300263.
  6. ^ Robert S. French e Mark R. Showalter, Cupid is doomed: An analysis of the stability of the inner uranian satellites, in Icarus, vol. 220, n. 2, agosto 2012, pp. 911–921, DOI:10.1016/j.icarus.2012.06.031.

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