Antonia maggiore

Antonia maggiore (Atene, 39 a.C. – ...) è stata una nobildonna romana.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Origini familiari[modifica | modifica wikitesto]
Figlia di Marco Antonio e Ottavia minore, sposò Lucio Domizio Enobarbo intorno al 25 a.C., da cui ebbe Gneo Domizio Enobarbo, padre di Nerone. Era inoltre una nipote del primo imperatore Augusto, cugina dell'imperatore Tiberio, prozia paterna dell'imperatore Caligola e zia materna e prozia dell'imperatore Claudio.
Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]
Antonia nacque ad Atene, in Grecia e dopo il 36 a.C. insieme alla madre ed ai fratelli si trasferì a Roma.[1][2] Fu allevata dalla madre, dallo zio e dalla zia Livia Drusilla. Dopo che suo padre morì, Augusto permise a lei e a sua sorella più giovane, Antonia minore, di beneficiarne delle proprietà a Roma.[3] Anche se poco si sa di lei, Antonia fu tenuta in grande considerazione come la sorella Antonia minore, madre dell'imperatore Claudio, celebrata per la sua bellezza e virtù.
Discendenza[modifica | modifica wikitesto]
Da Enobarbo ebbe tre figli accertati:
- Domizia maggiore, sposò il console del 22 Decimo Aterio Agrippa, dal quale ebbe Quinto Aterio Antonino. Si risposò in seconde nozze con Gaio Sallustio Passieno Crispo, console nel 44.
- Gneo Domizio Enobarbo, console nel 32 e padre del futuro imperatore Nerone.
- Domizia Lepida[4], sposò in prime nozze il cugino Marco Valerio Messalla Barbato, console del 20, dal quale ebbe Marco Valerio Messalla Corvino e Valeria Messalina. Si risposò in seguito alla morte del marito con Fausto Cornelio Silla, console suffetto del 31, dal quale ebbe Fausto Cornelio Silla Felice. Si risposò infine con Appio Giunio Silano, console del 28.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Plutarco, Vite parallele, Antonio 33
- ^ Appiano di Alessandria,De Bellum Civile 5.76
- ^ Cassio Dione, Historia Romana
- ^ E. Groag, A. Stein, L. Petersen - e.a. (edd.), Prosopographia Imperii Romani saeculi I, II et III, Berlin, 1933
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Antònia Maggióre, su sapere.it, De Agostini.