Iullo Antonio
Iullo Antonio | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Iullus Antonius |
Nascita | 45 a.C. |
Morte | 2 a.C. |
Coniuge | Claudia Marcella maggiore |
Figli | Lucio, Gaio e Iulla |
Gens | Antonia |
Padre | Marco Antonio |
Madre | Fulvia |
Pretura | 13 a.C. |
Consolato | 10 a.C.[1] |
Proconsolato | 7-6 a.C. in Asia |
Iullo Antonio (latino: Iullus Antonius; 45 a.C. – 2 a.C.) è stato un politico romano, legato alla dinastia giulio-claudia, che regnò sull'Impero romano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Iullo nacque da Marco Antonio e Fulvia. Dopo la morte della madre a Sicione, venne allevato dalla sorella di Augusto, Ottavia minore, quarta moglie di Marco Antonio, accanto alle figlie che erano nate da tale matrimonio ed ai figli di primo letto. Insieme anche all'unica nata di Augusto e ai due figli di primo letto dell'Augusta Livia Drusilla, nonché all'amico del capo famiglia Marco Vipsanio Agrippa, entrò così a far parte di quella sorta di famiglia allargata che costituì la fucina della dinastia giulio-claudia.
A Roma seguì le lezioni del grammaticus Lucio Crassicio Pansa, nome che lo stesso maestro aveva latinizzato dal greco Pasicle. Crassicio era diventato famoso per un commento alla Zmyrna di Elvio Cinna, un'operetta dotta di gusto e spirito alessandrino. Alla scuola di Crassicio Iullo Antonio s'innamorerà particolarmente della produzione greca: egli stesso vorrà comporre un poema epico in 12 libri sulla leggenda di Diomede, la Diomedea, e quando potrà esprimere un desiderio ad Orazio, l'esorterà a comporre qualcosa all'uso di Pindaro (Orazio, Carmina, IV, 2).
Ottaviano decise di permettergli l'accesso alla carriera politica. Nel 21 a.C. sposò Claudia Marcella maggiore, figlia di Gaio Claudio Marcello e di Ottavia minore, che aveva appena divorziato da Marco Vipsanio Agrippa. Marcella e Iullo Antonio ebbero tre figli: Lucio, Gaio e Iulla.
Nel 13 a.C. Iullo Antonio ricoprì la pretura, nel 10 a.C. il consolato[1] e fra il 7 e il 6 a.C. fu proconsole d'Asia.
Accusato di essere amante di Giulia maggiore (figlia di Augusto) e di avere ordito un complotto contro l'imperatore stesso, fu condannato a morte. Per sfuggire all'infamante condanna si suicidò nel 2 a.C.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Cassio Dione, LV, 1.1.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Francesca Rohr Vio, Le voci del dissenso. Ottaviano Augusto e i suoi oppositori, Padova, Il Poligrafo, 2000, ISBN 88-7115-200-X.
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