Andrea Guerra (dirigente d'azienda)

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Andrea Guerra

Andrea Guerra (Milano, 26 maggio 1965) è un dirigente d'azienda italiano.

È stato presidente esecutivo di Eataly dal 2016 al 2020[1] e amministratore delegato di Luxottica dal 27 luglio 2004 al 31 agosto 2014[2]. Prima di questi incarichi ha trascorso un periodo di dieci anni in Merloni Elettrodomestici, successivamente Indesit, giungendo a ricoprirne il ruolo di amministratore delegato.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in Economia e Commercio presso la Sapienza - Università di Roma nel 1989, inizia a lavorare nella catena alberghiera Marriott Italia fino a essere nominato direttore marketing[3]. Nel 1994 passa in Merloni Elettrodomestici, occupandosi prima di un progetto di logistica, venendo poi inviato in Turchia dove l'azienda locale ha qualche difficoltà, finendo per essere infine nominato amministratore delegato del gruppo[4] nel 2000, sostituendo così il manager uscente Francesco Caio giunto a fine mandato e diventando così il più giovane AD di una società quotata[5].

Nel 2004 passa a Luxottica[6] e nello stesso anno è stato inserito nella lista del Financial Times delle "25 stelle del business"[7].

Luxottica[modifica | modifica wikitesto]

Sotto la guida di Guerra il valore del titolo Luxottica cresce dai 14 euro del 2003[8] ai 40 del 2014[9] e il fatturato aziendale viene quasi triplicato, passando dai 2,8 miliardi del 2003[10], agli oltre 7 miliardi del 2013[11]. Andrea Guerra rimane in carica fino al 1º settembre 2014[12], quando il patron di Luxottica Leonardo Del Vecchio ne annuncia l'uscita al termine del consiglio di amministrazione[13]. Grazie al lavoro svolto in Luxottica, Guerra è stato nominato secondo miglior amministratore delegato in Italia dalla classifica Thomson Reuters Exter 2014, dietro al numero uno di Assicurazioni Generali Mario Greco[14].

Altre cariche[modifica | modifica wikitesto]

Guerra è membro del comitato strategico del Fondo Strategico Italiano[15], è nel CdA di Amplifon S.p.A.[16], di Ariston Thermo Group[17], è tra gli azionisti del quotidiano online Linkiesta[18] e membro del CdA dell'Università Bocconi[19].

In passato è stato consigliere presso Parmalat S.p.A.[20], Banca Nazionale del Lavoro[21] e DeA Capital S.p.A.[22]

Nel periodo di formazione del governo Renzi, nel febbraio del 2014, diverse testate giornalistiche hanno ipotizzato un suo coinvolgimento nella compagine di governo[23], possibilità smentita dallo stesso Guerra[24]. Da dicembre dello stesso anno è consigliere strategico di Renzi per le politiche industriali e relazioni con la business community.[25]

Alla fine del 2016 lascia il ruolo di consigliere strategico a Palazzo Chigi per accettare l'incarico di presidente esecutivo di Eataly su richiesta di Oscar Farinetti, in procinto di defilarsi dall'azienda a favore dei figli e dello stesso Guerra. Nel gennaio 2020 Guerra lascia l'azienda mantenendo ancora l'incarico per un periodo transitorio.[1]

Dal 2020 è CEO di LVMH Hospitality Excellence e membro del comitato esecutivo. Da gennaio 2021 è anche a capo di Fendi e Loro Piana.[1]

Dal 26 Gennaio 2023 è CEO di Prada.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Sin da ragazzo colleziona statuine di elefanti, grandi e piccoli, divise tra la casa e l'ufficio. Ne ha più di 2.200.[26]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Eataly, Guerra lascia le cariche operative, su ansa.it, 10 gennaio 2020. URL consultato il 14 gennaio 2020.
  2. ^ Ansa – Luxottica: Guerra lascia Luxottica
  3. ^ Forbes – profilo Andrea Guerra su, su forbes.com. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2015).
  4. ^ Comunicato stampa Indesit – Andrea Guerra nominato Amministratore Delegato [1] Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive.
  5. ^ Deacapital.it – Biografia Andrea Guerra (PDF), su deacapital.it. URL consultato il 17 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2014).
  6. ^ Corriere della Sera – Addio Merloni, Guerra va a Luxottica
  7. ^ Corriere della Sera – Arpe, Guerra e Ruggiero: i “re” d'Europa
  8. ^ La Repubblica – Parmalat in caduta…mentre Luxottica corre
  9. ^ La Repubblica – Luxottica vola in Borsa dopo l'accordo per i Google Glass [2]
  10. ^ Finanza.com – Luxottica, nel 2003 scendono utile e fatturato, su finanza.com. URL consultato il 17 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  11. ^ Finanza.com – Luxottica: fatturato 2013 fa segnare nuovo record. Prima parte di 2014 “molto promettente” [3] Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive.
  12. ^ Luxottica, esce AD Guerra, azienda sarà guidata da 'triumvirato', su it.reuters.com. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2018).
  13. ^ Rai News – Rivoluzione al vertice di Luxottica. Lascia l'AD Guerra: 45 milioni per l'addio [4]
  14. ^ Il Sole 24 Ore – Greco miglior ad, Intesa Sanpaolo miglior società, Azimut miglior gestore [5]
  15. ^ Corriere delle Sera – Cdp: Fsi nomina comitato strategico, Guerra e S. Rossi tra partecipanti [6]
  16. ^ Amplifon; MF Dow Jones – Andrea Guerra (Luxottica) cooptato in Cda
  17. ^ FirstOnline - Pisapia convince Andrea Guerra, l'ex ad di Luxottica passa in Bocconi [7]
  18. ^ Linkiesta – Chi siamo Archiviato il 20 dicembre 2014 in Internet Archive.
  19. ^ Info manager - FirstOnline - Pisapia convince Andrea Guerra, l'ex ad di Luxottica passa in Bocconi [8]
  20. ^ La Repubblica - Parmalat, spunta la carta Granarolo per dribblare l'assedio dei fondi esteri [9]
  21. ^ BNL – Cariche sociali e struttura del Gruppo
  22. ^ Info manager - Dea Capital, il cda coopta Andrea Guerra quale nuovo amministratore indipendente [10] Archiviato il 29 novembre 2014 in Internet Archive.
  23. ^ Guerra, ad di Luxottica, in pole per un ministero, su corrierealpi.gelocal.it. URL consultato il 17 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  24. ^ Blitzquotidiano – Andrea Guerra (Luxottica): Ministro di Renzi? No grazie. Resto dove sono [11]
  25. ^ Lettera43 - Governo, Andrea Guerra consigliere personale di Renzi, su lettera43.it. URL consultato il 4 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2015).
  26. ^ Nicoletta Picchio, op.cit., p. 95

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicoletta Picchio, prefazione di Ferruccio De Bortoli, Il ricambio, Milano, Il Sole 24 Ore, 2006 ISBN 88-8363-775-5

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]