Abdel Fattah al-Sisi: differenze tra le versioni

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Per reazione, il [[ra'is|''raʾīs'']] si rivolse alla [[Federazione Russa]] con cui stipulò un imponente accordo sulla fornitura di armamenti volto ad assicurare all'Egitto tutte le tecnologie militari di cui esso aveva bisogno per contrastare le formazioni [[jihad]]iste nel nord della [[penisola del Sinai]]. La Russia, che si trovava in forte attrito con gli USA per via della [[Crisi dell'Ucraina orientale del 2014|crisi ucraina]], colse la favorevole opportunità politica e strategica e finanziò anche parte della costruzione del secondo [[canale di Suez]], una gigantesca operazione infrastrutturale voluta da al-Sīsī per raddoppiare la capacità del canale originario da 49 a 97 navi al giorno e di incrementare l'aumento dei ricavi del canale del 259% rispetto al fatturato annuo corrente di $ 5 miliardi; è stata inoltre realizzata una zona industriale russa a ovest del [[golfo di Suez]]<ref>{{cita web|url=http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-anzolini/al-sisi-speranza-egitto-uscire-cimiteri_b_5697334.html|titolo=Al-Sisi: la speranza dell'Egitto di uscire dai cimiteri|accesso=29 agosto 2014}}</ref>, e si prevede che i due paesi creeranno un'[[area di libero scambio]] nel contesto dell'[[Unione doganale eurasiatica]]<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/08/12/egitto-russia-sisi-a-sochi-da-putin_f9b3b1b9-a439-495c-94e2-1193d0ff9623.html|titolo=Egitto-Russia: Sisi a Sochi da Putin|accesso=29 agosto 2014}}</ref>.
Per reazione, il [[ra'is|''raʾīs'']] si rivolse alla [[Federazione Russa]] con cui stipulò un imponente accordo sulla fornitura di armamenti volto ad assicurare all'Egitto tutte le tecnologie militari di cui esso aveva bisogno per contrastare le formazioni [[jihad]]iste nel nord della [[penisola del Sinai]]. La Russia, che si trovava in forte attrito con gli USA per via della [[Crisi dell'Ucraina orientale del 2014|crisi ucraina]], colse la favorevole opportunità politica e strategica e finanziò anche parte della costruzione del secondo [[canale di Suez]], una gigantesca operazione infrastrutturale voluta da al-Sīsī per raddoppiare la capacità del canale originario da 49 a 97 navi al giorno e di incrementare l'aumento dei ricavi del canale del 259% rispetto al fatturato annuo corrente di $ 5 miliardi; è stata inoltre realizzata una zona industriale russa a ovest del [[golfo di Suez]]<ref>{{cita web|url=http://www.huffingtonpost.it/fabrizio-anzolini/al-sisi-speranza-egitto-uscire-cimiteri_b_5697334.html|titolo=Al-Sisi: la speranza dell'Egitto di uscire dai cimiteri|accesso=29 agosto 2014}}</ref>, e si prevede che i due paesi creeranno un'[[area di libero scambio]] nel contesto dell'[[Unione doganale eurasiatica]]<ref>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/08/12/egitto-russia-sisi-a-sochi-da-putin_f9b3b1b9-a439-495c-94e2-1193d0ff9623.html|titolo=Egitto-Russia: Sisi a Sochi da Putin|accesso=29 agosto 2014}}</ref>.


Sul piano regionale, al-Sīsī operò con l'obiettivo di restituire al suo paese il tradizionale ruolo di "ago della bilancia" degli equilibri africani e mediorientali: ha compiuto un riavvicinamento strategico con l'[[Algeria]] (che aveva favorito il ritorno dell'Egitto in seno all'[[Unione Africana|UA]] dopo quasi un anno di sospensione seguita al rovesciamento "incostituzionale" di [[Morsi]]<ref>http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/egitto/2014/06/17/egitto-torna-nellunione-africana-dopo-un-anno-sospensione_232aa7fd-9f07-4744-bd80-7a5ed57b6b67.html</ref>) per coordinare gli sforzi di contenimento dell'instabilità della vicina [[Libia]], al fine di costruire un'alleanza regionale per combattere il [[terrorismo islamico]]; ha agito analogamente con il [[Sudan]], mitigando le storiche [[Triangolo di Hala'ib|dispute territoriali]] con il regime del colonnello [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir|ʿOmar al-Bashīr]]<ref>http://www.lastampa.it/2014/06/27/egitto-al-sisi-in-sudan-per-alleanza-contro-terrorismo-islamico-aZTFFQ1jS7CobzVr9suDFN/pagina.html</ref>. Inoltre l'aver svolto, non senza difficoltà, una positiva azione d'intermediazione tra [[Hamas|Ḥamās]] e [[Israele]] per il conflitto esploso a [[Gaza]] ("[[Operazione Margine di protezione]]") nella seconda metà di agosto 2014<ref>http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/26/news/gaza_nuova_tregua_in_vigore_dalle_17_hamas_una_nostra_vittoria-94478739/</ref>, ha permesso all'Egitto di ripristinare la propria posizione di leader del [[mondo arabo]] e centro di potere regionale, assurgendo a mediatore dei conflitti interarabi.
Sul piano regionale, al-Sīsī operò con l'obiettivo di restituire all'Egitto la sua tradizionale sfera d'influenza, attraverso il ruolo di "ago della bilancia" degli equilibri africani e mediorientali: ha compiuto un riavvicinamento strategico con l'[[Algeria]] (che aveva favorito il ritorno dell'Egitto in seno all'[[Unione Africana|UA]] dopo quasi un anno di sospensione seguita al rovesciamento "incostituzionale" di [[Morsi]]<ref>http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/egitto/2014/06/17/egitto-torna-nellunione-africana-dopo-un-anno-sospensione_232aa7fd-9f07-4744-bd80-7a5ed57b6b67.html</ref>) per coordinare gli sforzi di contenimento dell'instabilità della vicina [[Libia]], al fine di costruire un'alleanza regionale per combattere il [[terrorismo islamico]]; ha agito analogamente con il [[Sudan]], mitigando le storiche [[Triangolo di Hala'ib|dispute territoriali]] con il regime del colonnello [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir|ʿOmar al-Bashīr]]<ref>http://www.lastampa.it/2014/06/27/egitto-al-sisi-in-sudan-per-alleanza-contro-terrorismo-islamico-aZTFFQ1jS7CobzVr9suDFN/pagina.html</ref>. Inoltre, la benevola neutralità assunta nei confronti del "fratello arabo" [[Bashar al-Assad|Bashar al-Asad]] nella [[guerra civile siriana]]<ref>http://italian.ruvr.ru/news/2013_07_21/LEgitto-cambia-politica-estera-stop-alla-rottura-delle-relazioni-con-la-Siria/</ref> e la positiva azione d'intermediazione svolta tra [[Hamas|Ḥamās]] e [[Israele]] per il conflitto esploso a [[Gaza]] ("[[Operazione Margine di protezione]]") nella seconda metà di agosto 2014<ref>http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/26/news/gaza_nuova_tregua_in_vigore_dalle_17_hamas_una_nostra_vittoria-94478739/</ref>, hanno permesso all'Egitto di ripristinare la propria posizione di leader del [[mondo arabo]] e centro di potere regionale, assurgendo a mediatore dei conflitti interarabi.


Restano estremamente tese le relazioni dell'Egitto con la [[Turchia]]. Del resto, la naturale avversione fra ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī e [[Recep Tayyip Erdoğan]] è nota in tutto il [[Medio Oriente]] e fin dal 2013 il governo di [[Ankara]], assieme al [[Qatar]], ha offerto ospitalità agli alti quadri della [[Fratellanza Musulmana]] riusciti a scampare alla campagna repressiva di al-Sīsī. La retorica ostile compare regolarmente nei discorsi fra le due parti (Erdoğan ha più volte definito al-Sīsī "un tiranno illegittimo"<ref>http://www.agenzianova.com/a/53c93256344641.27051814/836429/2014-07-18/medio-oriente-premier-turco-erdogan-contro-mediazione-egiziana-il-presidente-al-sisi-e-un-tiranno</ref>, mentre le autorità egiziane hanno accusato il governo di [[Ankara]] di spendere milioni di [[dollari]] per "destabilizzare l'Egitto"<ref>http://en.cihan.com.tr/news/Sisi-accuses-Turkey-Qatar-of-attempting-to-destabilize-Egypt_6584-CHMTUyNjU4NC80</ref>) e la tensione tra i due paesi è recentemente sfociata in una crisi diplomatica dopo che l'Egitto ha espulso l’[[ambasciatore]] turco in quanto "[[persona non grata]]", provocando la risposta immediata della Turchia che ha annunciato misure reciproche<ref>http://it.euronews.com/2013/11/23/crisi-diplomatica-egitto-turchia-espulso-ambasciatore-al-cairo/</ref>.
Restano estremamente tese le relazioni dell'Egitto con la [[Turchia]]. Del resto, la naturale avversione fra ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī e [[Recep Tayyip Erdoğan]] è nota in tutto il [[Medio Oriente]] e fin dal 2013 il governo di [[Ankara]], assieme al [[Qatar]], ha offerto ospitalità agli alti quadri della [[Fratellanza Musulmana]] riusciti a scampare alla campagna repressiva di al-Sīsī. La retorica ostile compare regolarmente nei discorsi fra le due parti (Erdoğan ha più volte definito al-Sīsī "un tiranno illegittimo"<ref>http://www.agenzianova.com/a/53c93256344641.27051814/836429/2014-07-18/medio-oriente-premier-turco-erdogan-contro-mediazione-egiziana-il-presidente-al-sisi-e-un-tiranno</ref>, mentre le autorità egiziane hanno accusato il governo di [[Ankara]] di spendere milioni di [[dollari]] per "destabilizzare l'Egitto"<ref>http://en.cihan.com.tr/news/Sisi-accuses-Turkey-Qatar-of-attempting-to-destabilize-Egypt_6584-CHMTUyNjU4NC80</ref>) e la tensione tra i due paesi è recentemente sfociata in una crisi diplomatica dopo che l'Egitto ha espulso l’[[ambasciatore]] turco in quanto "[[persona non grata]]", provocando la risposta immediata della Turchia che ha annunciato misure reciproche<ref>http://it.euronews.com/2013/11/23/crisi-diplomatica-egitto-turchia-espulso-ambasciatore-al-cairo/</ref>.

Versione delle 16:11, 4 set 2014

ʿAbd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي

Presidente dell'Egitto
In carica
Inizio mandato8 giugno 2014
Capo del governoIbrahim Mahlab (ad interim)
PredecessoreʿAdlī Manṣūr (ad interim)

Vice Primo Ministro dell'Egitto[1]
Durata mandato16 luglio 2013 –
26 marzo 2014
PresidenteʿAdlī Manṣūr (ad interim)
Capo del governoHazem al-Beblawi (ad interim)
Ibrahim Mahlab (ad interim)
PredecessoreMumtaz al-Sa'id
Successorevacante

44° Ministro della Difesa[2]
Durata mandato12 agosto 2012 –
26 marzo 2014
PresidenteMohamed Morsi
ʿAdlī Manṣūr (ad interim)
Capo del governoHisham Muhammad Qandil
Hazem al-Beblawi (ad interim)
Ibrahim Mahlab (ad interim)
PredecessoreMohammed Hoseyn Tantawi
SuccessoreSedki Sobhi

Comandante in Capo delle Forze armate egiziane
Durata mandato12 agosto 2012 –
26 marzo 2014
PresidenteMohamed Morsi
ʿAdlī Manṣūr
Capo del governoHisham Muhammad Qandil
Hazem al-Beblawi
Ibrahim Mahlab
PredecessoreMohammed Hoseyn Tantawi
SuccessoreSedki Sobhi

Dati generali
Partito politicoIndipendente
FirmaFirma di ʿAbd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي
ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī
SoprannomeGenerale al-Sisi
NascitaIl Cairo, 19 novembre 1954
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Egitto Egitto
Forza armataEsercito egiziano
Anni di servizio1º aprile 1977 - 2014
Grado Maresciallo di campo
GuerreSeconda guerra del Golfo
Insurrezione del Sinai
Comandante di23ª Divisione meccanizzata
Forze armate egiziane
Studi militariAccademia Militare Egiziana
Accademia egiziana di Stato Maggiore
Accademia di Stato Maggiore e comando congiunto (UK)
Accademia di scienze militari "Nasr"
Scuola di guerra (USA)
Altri incarichiMinistro della Difesa e della produzione bellica
Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate
Fonti nel testo
voci di militari presenti su Wikipedia

ʿAbd al-Fattāḥ Saʿīd Ḥusayn Khalīl al-Sīsī, noto generalmente come al-Sisi (in arabo عبد الفتاح سعيد حسين خليل السيسي?, ʕæbdel.fætˈtæːħ sæˈʕiːd ħeˈseːn xæˈliːl esˈsiːsi; Il Cairo, 19 novembre 1954), è un militare e politico egiziano, sesto Presidente della Repubblica egiziana[3] dall'8 giugno 2014, nonché guida ideologica del colpo di Stato militare che il 3 luglio 2013 mise fine alla breve esperienza governativa dei Fratelli Musulmani (accusati di "incitamento alla violenza e disturbo della sicurezza generale e della pace").

In precedenza è stato comandante in capo delle Forze armate egiziane, Presidente del Consiglio Supremo delle forze armate (CSFA) e ministro della Difesa e della produzione bellica, dal 12 agosto 2012 al 26 marzo 2014[4].

È uno dei più influenti leader della regione vicino-orientale.

Gioventù e carriera

ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī è nato nel quartiere popolare di Gamaliya, nel cuore della Cairo islamica, il 19 novembre del 1954[5]. La sua famiglia proviene dal Governatorato di al-Manūfiyya[6], ed era nota per la sua disciplina, lo zelo e la discreta ricchezza. Egli è il secondo di otto fratelli (il padre in seguito ebbe sei figli supplementari con una seconda moglie). Suo padre, un musulmano conservatore, ma non radicale, aveva un negozio di antiquariato in legno per i turisti nello storico suq di Khān el-Khalīlī. Spesso descritto come disciplinato, silenzioso e devoto, al-Sīsī preferì concentrarsi sui suoi studi o nell'aiutare suo padre, piuttosto che giocare a calcio con i bambini del quartiere. Studiò presso la vicina biblioteca di al-Azhar, dove rimase affascinato dalle idee panarabe del Presidente egiziano Gamāl ʿAbd al-Nāṣer. A differenza dei suoi fratelli - uno dei quali è un giudice a riposo, un altro funzionario civile - al-Sīsī frequentò una scuola superiore militare, dove in concomitanza iniziò a svilupparsi la sua relazione amorosa con la cugina materna Entissar Amer. Si sono sposati dopo che al-Sīsī si è diplomato nell'Accademia Militare Egiziana nel 1977[7]. La sua carriera militare è stata caratterizzata dalla partecipazione ad alcuni dei più rilevanti corsi di addestramento presso lo Stato Maggiore e la Scuola di Guerra, sia in patria, sia nel Regno Unito, sia negli Stati Uniti.

Al-Sīsī è diventato ufficiale nel 1977, e ha servito inizialmente nella fanteria meccanizzata, specializzandosi nelle tecniche di artiglieria controcarro e nell'impiego tattico del mortaio.

È stato comandante della 16ª Brigata di fanteria meccanizzata, della 23ª Divisione meccanizzata, nel 2008 divenne Comandante della Regione militare settentrionale di Alessandria e poi direttore dell'Intelligence militare (Mukhābarāt al-ḥarbiyya).

Dopo la rivoluzione egiziana del 2011 e le dimissioni del presidente Ḥosnī Mubārak, al-Sīsī divenne il più giovane membro del Consiglio supremo delle forze armate, l'organo che esercitava il potere.

Dopo le elezioni, il Presidente della Repubblica egiziana, Mohamed Morsi, il 12 agosto 2012, prese la decisione di sostituire il Feldmaresciallo Mohammed Hoseyn Tantawi, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate egiziane e Presidente provvisorio nel periodo 2011-2012, con l'allora generale al-Sīsī, pressoché sconosciuto all'opinione pubblica. La sua nomina fu, alquanto ingenuamente, favorita dai Fratelli Musulmani perché considerato uomo di fiducia in quanto musulmano devoto.[4]

Al-Sīsī, oltre che capo del Consiglio supremo delle forze armate, fu anche nominato ministro della Difesa e della Produzione bellica (Intāj al-ḥarbī) nel governo del Primo ministro Hisham Qandil.

Colpo di Stato

Lo stesso argomento in dettaglio: Golpe egiziano del 2013.

Agli inizi del 2013, il consenso e la stabilità della presidenza di Morsi iniziò a dare segnali di logoramento e la situazione precipitò quando, dal 30 giugno del medesimo anno, il movimento di opposizione Tamarod fu in grado di mobilitare giornalmente centinaia di migliaia di persone che scesero a manifestare nelle piazze per chiedere la destituzione di Morsi e ottenere elezioni anticipate.

Il 1º luglio 2013 le Forze Armate egiziane, che da mesi osservavano con crescente insofferenza il clima di disordine scaturito dalle politiche inette e settarie dei Fratelli Musulmani, rivolsero un ultimatum al Presidente della Repubblica, imponendo a Mohamed Morsi di avviare a soluzione entro 48 ore la gravissima crisi politica e finanziaria che si trascinava da tempo nel Paese.[8]

Quando il Presidente Mohamed Morsi e il leader di fatto, la guida spirituale dei Fratelli Musulmani Muḥammad Badīʿ, capirono il tradimento che si stava ordendo ai loro danni dalle Forze Armate, era troppo tardi. Il 3 luglio 2013, non avendo avuto riscontri, ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī rapidamente attuò un incruento colpo di Stato militare, deponendo Mohamed Morsi e insediando provvisoriamente al suo posto ʿAdlī Manṣūr, e ordinò l'arresto di numerosi componenti della Fratellanza Musulmana con l'imputazione di "incitamento alla violenza e disturbo della sicurezza generale e della pace"[9]. Lo stesso giorno al-Sīsī, uomo forte del regime, comparve in televisione annunciando che il Presidente Morsi aveva "fallito nel venire incontro alle richieste del popolo egiziano" e dichiarò la sospensione della Costituzione. L'intero apparato statale fu sottoposto a una dura epurazione, Morsi e Badi' gettati in prigione e i fedeli di al-Sīsī inseriti nei posti-chiave dell'amministrazione.

Il 17 luglio Hazem al-Beblawi fu nominato Premier e al-Sisi mantenne la carica di ministro della Difesa, pur avendo ormai assunto de facto il ruolo di guida effettiva del paese.

Il 27 gennaio 2014 al-Sisi, promosso al massimo grado di Feldmaresciallo (Mushīr)[10], venne indicato dal Consiglio supremo delle forze armate come candidato alle elezioni per il presidente della Repubblica[11] e il 26 marzo 2014 ufficializzò le dimissioni dall'esercito necessarie per candidarsi, dopo avere raccontato di aver sognato Anwar al-Sādāt che con una spada di fuoco gli annunciava che avrebbe avuto un grande futuro per il paese[12].

Infine, le elezioni presidenziali del 2014 videro plebiscitariamente vincitore al-Sīsī con il 96,91% dei voti[13].

Presidenza

Politica interna

Al-Sīsī in alta uniforme

Al-Sīsī ereditò la guida di un paese messo in ginocchio da tre anni di instabilità politica e sociale, il che gli consentì di presentarsi con l'immagine autoritaria e rassicurante di "restauratore dell'ordine".

Infatti, sebbene il multi-partitismo e l'opposizione liberale e laica sia tollerata, il governo ha attuato una capillare ed efficiente repressione di ogni dissenso legato al cosiddetto "Islam politico", mentre è stato sviluppato un culto della personalità che ripropone il Presidente come un saggio, giusto e forte leader dell'Egitto e del mondo arabo in generale, spesso presentandolo come la reincarnazione del defunto presidente Gamāl ʿAbd al-Nāṣer.[14][15][16]

Grazie al secolarismo del governo, al-Sīsī ha acquisito i consensi delle minoranze religiose egiziane, specialmente dei copti ortodossi, timorosi del ritorno di un governo dominato dai Fratelli Musulmani, sotto il quale in passato si erano verificate gravi forme di intolleranza religiosa ai loro danni.

Politica economica

Per quanto autoritario, il regime di al-Sīsī ha ottenuto qualche popolarità nel rendere l'Egitto un paese nuovamente stabile (dopo tre anni di turbolenze dal 2011 al 2013). Infatti, dopo aver annunciato che avrebbe destinato la metà dello stipendio e del patrimonio allo stato e che le forze armate avrebbero contribuito alle necessità pubbliche donando 140 milioni di dollari, il governo ha attuato una politica di contenimento della spesa pubblica[17].

In particolare, seguendo le raccomandazioni delle istituzioni economiche internazionali, il governo ha disposto la riduzione del 78 % dei sussidi per l'acquisto di prodotti energetici, riducendo quindi drasticamente una spesa che, in dieci anni, era costata al paese oltre 96 miliardi di dollari, un forte aumento per le accise di prodotti alcolici e tabacco ed infine l'istituzione di una nuova tassa sugli immobili. Tali misure, assai impopolari, tuttavia, non hanno incontrato l'opposizione che molti osservatori temevano e che era avvenuta nel 1977[18][19].

Accanto a tali misure, il governo ha cercato di rilanciare i progetti infrastrutturali allo scopo di ridurre la disoccupazione e tra di essi è stata annunciata la realizzazione di un nuovo canale di Suez parallelo all'attuale, che sarà edificato grazie all'aiuto della Russia in poco più di un anno e si prevede che creerà oltre un milione di nuovi posti di lavoro[20].

In ogni caso, Al-Sīsī ha garantito la conservazione delle onerose (e non particolarmente trasparenti) spese militari mentre, per quanto concerne il rifornimento di prodotti, a seguito del raffreddamento dei rapporti con gli Stati Uniti, al-Sīsī si è rivolto alla Federazione Russa[21][22].

L'insurrezione della Fratellanza Musulmana

Lo stesso argomento in dettaglio: Massacro di Rabaa.

A seguito del colpo di Stato del 3 luglio 2013, per settimane, i sostenitori del presidente deposto Morsi e della Fratellanza musulmana occuparono due piazze - Rabaa al-Adawiya a Nasr City, al Cairo e al-Nahda a Giza - per protestare contro la sua estromissione, giurando di rimanere fino a che Morsi non fosse stato reintegrato. Secondo i militari, i sit-in erano punti di ispirazione per episodi di violenza e scontri sanguinosi tra pro-Morsi, i manifestanti anti-Morsi e forze di sicurezza. Gli accampamenti diventarono presto un simbolo potente di impasse dell'Egitto, e le Autorità vedevano i campi come destabilizzanti e distruttivi e rappresentanti di "una minaccia per la sicurezza nazionale egiziana e un inaccettabile modo di terrorizzare i cittadini". Il governo aveva minacciato un raid contro i campi di protesta in diverse occasioni. Presumibilmente, un ultimatum è stato rilasciato prima del 14 agosto, anche se Al-Azhar , l'autorità ufficiale islamica dell'Egitto, ha negato che un tale avvertimento era stato dato. I fondamentalisti religiosi ritrassero ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī come un "nemico di Allah", un "ateo" o addirittura "un ebreo"[23]. Ben presto l'opposizione sotterranea diventò violenta, arrivando al livello d'insurrezione e aspre rappresaglie militari presto realizzarono un'escalation violenta. La Fratellanza musulmana organizzò una serie di attacchi dinamitardi contro il governo e i suoi rappresentanti, inclusi due attentati quasi riusciti per assassinare al-Sīsī: in particolare subito dopo la cerimonia di giuramento di ʿAdlī Manṣūr come presidente pro-tempore, un’autobomba esplose lungo la via attraversata dal convoglio che lo stava portando per l’occasione al palazzo presidenziale di al-Ittihadiya. Mentre il convoglio di al-Sīsī era in viaggio, le forze di sicurezza si accorsero della presenza di un’auto sospetta e decisero di cambiare percorso[24].

Il secondo tentativo di omicidio nei confronti dell’ex-generale avvenne due settimane dopo il primo. Anche in questo caso i terroristi cercarono di colpire al-Sisi con un’autobomba, mentre era sulla strada che lo portava abitualmente a casa sua, nell’area residenziale chiamata Tagammu al-Khamīs del Cairo. L’autobomba però non esplose perché nel momento del passaggio della sua auto le comunicazioni telefoniche mobili nella zona erano interrotte e i terroristi non poterono azionare il detonatore. Subito dopo la polizia scoprì tre cellule terroristiche che avevano pianificato questo attentato e alcuni di loro confessarono il piano per uccidere al-Sīsī. Sfuggito agli attentati, la vendetta di al-Sīsī fu rapida e spietata: a cavallo tra il 14 e il 15 agosto varie centinaia di integralisti furono stretti d'assedio e uccisi in un massacro condotto dalle forze di polizia durante lo sgombero forzato del sit-in di Rabaa al-Adawiya, la cui moschea, che era diventata rifugio di centinaia di islamisti, fu data alle fiamme. Il bilancio finale contò più di 600 morti e 2000 feriti [25], in ciò che divenne noto come il massacro di Rabaa, che Human Rights Watch ha descritto come «il peggiore omicidio di massa della storia moderna dell'Egitto»[26][27].

Agli occhi di al-Sīsī, quella condotta dai Fratelli Musulmani era una guerra totale contro la sopravvivenza stessa dello Stato. L'esercito fu mobilitato, e il 20 agosto al-Sīsī mandò gli agenti dei Mukhabarāt ad arrestare la guida spirituale della Fratellanza Muḥammad Badīʿ. Dopo l'insurrezione di Rabaa al-Adawiya, il movimento fondamentalista fu spezzato, il governo proclamò lo stato d'emergenza e il 3 dicembre la Fratellanza fu dichiarata fuorilegge e costretta ad operare in esilio. La feroce repressione governativa in Egitto si accrebbe considerevolmente, tramite arresti arbitrari, torture ed esecuzioni di massa (si stima che il regime di al-Sīsī abbia ucciso oltre 2.500 manifestanti appartenenti ai Fratelli Musulmani e ne abbia imprigionato più di 20mila). Nei primi mesi del 2014 circa 1200 sostenitori e dirigenti del movimento, fra cui lo stesso Muḥammad Badīʿ, sono stati processati e condannati a morte in massa, suscitando lo sdegno della comunità internazionale[28].

Relazioni internazionali

Al-Sīsī (a destra) con il presidente russo Vladimir Putin, suo amico personale, a bordo dell'incrociatore Moskva, in visita di Stato a Soči nel 2014.

Malgrado ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī avesse compiuto gran parte dei suoi studi militari negli USA, dopo la sua presa del potere la politica egiziana prese sempre più le distanze da Washington a causa della decisione dell'amministrazione Obama di sospendere gli aiuti militari al Cairo in forma di protesta contro il massacro di Rabaa; infatti gli Stati Uniti avevano appoggiato fino all'ultimo il governo di Mohamed Morsi e avevano accolto con freddezza il suo rovesciamento da parte delle Forze Armate nel luglio 2013. A seguito di ciò, al-Sīsī intervenne pubblicamente con parole durissime nei confronti degli USA, affermando che "Il popolo dell’Egitto è consapevole del fatto che gli Stati Uniti hanno pugnalato alla schiena l’Egitto con i Fratelli musulmani e Morsi. E’ qualcosa che l’Egitto non dimenticherà o perdonerà facilmente".

Al-Sīsī incontra il segretario di stato USA John Kerry al Cairo nel 2013

Per reazione, il raʾīs si rivolse alla Federazione Russa con cui stipulò un imponente accordo sulla fornitura di armamenti volto ad assicurare all'Egitto tutte le tecnologie militari di cui esso aveva bisogno per contrastare le formazioni jihadiste nel nord della penisola del Sinai. La Russia, che si trovava in forte attrito con gli USA per via della crisi ucraina, colse la favorevole opportunità politica e strategica e finanziò anche parte della costruzione del secondo canale di Suez, una gigantesca operazione infrastrutturale voluta da al-Sīsī per raddoppiare la capacità del canale originario da 49 a 97 navi al giorno e di incrementare l'aumento dei ricavi del canale del 259% rispetto al fatturato annuo corrente di $ 5 miliardi; è stata inoltre realizzata una zona industriale russa a ovest del golfo di Suez[29], e si prevede che i due paesi creeranno un'area di libero scambio nel contesto dell'Unione doganale eurasiatica[30].

Sul piano regionale, al-Sīsī operò con l'obiettivo di restituire all'Egitto la sua tradizionale sfera d'influenza, attraverso il ruolo di "ago della bilancia" degli equilibri africani e mediorientali: ha compiuto un riavvicinamento strategico con l'Algeria (che aveva favorito il ritorno dell'Egitto in seno all'UA dopo quasi un anno di sospensione seguita al rovesciamento "incostituzionale" di Morsi[31]) per coordinare gli sforzi di contenimento dell'instabilità della vicina Libia, al fine di costruire un'alleanza regionale per combattere il terrorismo islamico; ha agito analogamente con il Sudan, mitigando le storiche dispute territoriali con il regime del colonnello ʿOmar al-Bashīr[32]. Inoltre, la benevola neutralità assunta nei confronti del "fratello arabo" Bashar al-Asad nella guerra civile siriana[33] e la positiva azione d'intermediazione svolta tra Ḥamās e Israele per il conflitto esploso a Gaza ("Operazione Margine di protezione") nella seconda metà di agosto 2014[34], hanno permesso all'Egitto di ripristinare la propria posizione di leader del mondo arabo e centro di potere regionale, assurgendo a mediatore dei conflitti interarabi.

Restano estremamente tese le relazioni dell'Egitto con la Turchia. Del resto, la naturale avversione fra ʿAbd al-Fattāḥ al-Sīsī e Recep Tayyip Erdoğan è nota in tutto il Medio Oriente e fin dal 2013 il governo di Ankara, assieme al Qatar, ha offerto ospitalità agli alti quadri della Fratellanza Musulmana riusciti a scampare alla campagna repressiva di al-Sīsī. La retorica ostile compare regolarmente nei discorsi fra le due parti (Erdoğan ha più volte definito al-Sīsī "un tiranno illegittimo"[35], mentre le autorità egiziane hanno accusato il governo di Ankara di spendere milioni di dollari per "destabilizzare l'Egitto"[36]) e la tensione tra i due paesi è recentemente sfociata in una crisi diplomatica dopo che l'Egitto ha espulso l’ambasciatore turco in quanto "persona non grata", provocando la risposta immediata della Turchia che ha annunciato misure reciproche[37].

Parallelamente, anche il dibattito interno è sempre più mal sopportato dal regime che, nei mesi scorsi, ha provveduto a soffocare qualsiasi tipo di opposizione.

Famiglia

Al-Sīsī proviene da una famiglia fortemente religiosa ed è noto per la sua adesione alle tradizioni islamiche (spesso cita il Corano a memoria nelle conversazioni, e sua moglie indossa l’hijab)[38], ma non crede che l’Islam debba imporsi nella vita moderna o alle altre credenze religiose; il suo credo è «Siamo prima di tutto egiziani, e poi musulmani e cristiani» ed ha sempre mantenuto ottimi rapporti con i copti ortodossi[39].

Tenendo forse presente l’irritazione provocata nel Paese dal comportamento della famiglia di Ḥosnī Mubārak, in particolare di suo figlio Gamāl, al-Sīsī tiene prudentemente la sua famiglia al di fuori della politica e degli affari. È sposato con Entissar Amer ed è padre di tre figli e una figlia (Mustafa, Mahmoud e Hassan, e Aya), di cui si sa poco. Dal temperamento calmo e silenzioso, ama l’ordine e la disciplina e chi lo circonda fin dall’infanzia lo chiama "generale"[40][41]. I suoi interessi comprendono la lettura di storia e di diritto.

Curiosità

Nelle fonti di propaganda, al-Sisi è sovente definito il "Leone d'Egitto".

Nel suo stile di leadership tipicamente personalistico, al-Sīsī ha detto che i suoi progetti ambiziosi richiederanno i sacrifici di tutti gli egiziani. Usa spesso un’espressione, ormai tipica dei suoi discorsi, «Non dormirò, e neppure voi lo farete», per evidenziare lo sforzo richiesto[42].

Onorificenze

Onorificenze egiziane

Gran Maestro dell'Ordine del Nilo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine della Repubblica - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine dell'Indipendenza - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine al Merito - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine delle Virtù - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Maestro dell'Ordine della Stella del Sinai - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere

Medaglia della liberazione del Kuwait (Arabia Saudita) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia della liberazione del Kuwait (Kuwait) - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ Associated Press. Hosted2.ap.org. Retrieved on 2013-08-15.
  2. ^ Abdel Fattah al Sisi: New commander of the armed forces, in Egypt Independent. URL consultato il 7 October 2012.
  3. ^ Tenendo presente i Presidenti a qualsiasi titolo eletti, che furono: 1) Muḥammad Nagīb, 2) Gamāl ʿAbd al-Nāṣer, 3) Anwār al-Sādāt, 4) Ḥosnī Mubārak e 5) Muḥammad Mursī. Ad essi si possono comunque aggiungere altri Presidenti ad interim, che furono A) Ṣūfī Abū Ṭāleb, B) Muḥammad Ḥusayn Ṭanṭāwī e C) ʿAdlī Manṣūr, nel qual caso al-Sīsī sarebbe il nono Presidente della Repubblica egiziana.
  4. ^ a b Al-Sisi si candida alle presidenziali in Egitto, Il Post, 26 marzo 2014.
  5. ^ Profile: Egypt armed forces chief Abdul Fattah al-Sisi, in BBC, 21 agosto 2012. URL consultato il 21 agosto 2012.
  6. ^ אילו חלומות מכוננים עיצבו את דרכו של א-סיסי בדרך לנשיאות מצרים? - מעריב אונליין Maariv Online
  7. ^ Egypt's new defense minister seen as U.S.-friendly, in Daily Star, 10 settembre 2012. URL consultato il 18 giugno 2013.
  8. ^ Profile: General Abdel Fattah Al Sisi, in Al Jazeera, 3 luglio 2013. URL consultato il 3 luglio 2013.
  9. ^ Egypt Orders Mass Arrests Of Muslim Brotherhood Members, in Al Jazeera, 3 luglio 2013. URL consultato il 3 luglio 2013.
  10. ^ Il generale promosso al grado di maresciallo. I militari lo invitano a candidarsi. La Stampa - Egitto, parte la corsa di Al Sisi per diventare Capo dello Stato
  11. ^ Egitto, esercito: sì a candidatura di al-Sisi alla presidenza. "Lo vuole il popolo" - Repubblica.it
  12. ^ Egitto, Al Sisi allo scoperto “Mi candido alle elezioni” L’ascesa al potere del generale, su lastampa.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  13. ^ L'Egitto tra l'esercito ed i Fratelli Musulmani, su gariwo.net. URL consultato il 29 agosto 2014.
  14. ^ Le Trincee dei ribelli votati al martirio, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  15. ^ Egypt’s Unprecedented Instability by the Numbers, su carnegieendowment.org. URL consultato il 29 agosto 2014.
  16. ^ Egitto. Il Generale Abdel Fattah al Sisi è ovunque, anche sui dolci, su huffingtonpost.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  17. ^ Egypt's Sisi goes cycling for fuel economy, su english.alarabiya.net. URL consultato il 29 agosto 2014.
  18. ^ El-Sisi Says Price Rises to Save Egypt From Debt Drowning, su bloomberg.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  19. ^ Egypt subsidies cut much-needed 'bitter medicine': Sisi, su news.yahoo.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  20. ^ Un nuovo canale di Suez, Egitto annuncia progetto e promette un milione di posti di lavoro, su adnkronos.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  21. ^ Putin vede Al Sisi: più collaborazione in settore armamenti, su internazionale.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  22. ^ Al-Sisi kicks off new Suez Canal project, lays down tightened completion deadline, su dailynewsegypt.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  23. ^ Nel mondo islamico, dopo la nascita dello Stato d'Israele, realizzata sotto gli auspici degli ideali sionisti, l'affermazione che qualcuno abbia origini ebraiche suona per lo più come una sorta di denigrazione di una certa gravità.
  24. ^ Egitto: al Sisi sfuggito a due attentati subito dopo caduta Morsi, su agenzianova.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  25. ^ Adnkronos
  26. ^ Human Rights Watch denuncia la strage dei manifestanti, su internazionale.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  27. ^ HRW contro Egitto, crimine contro l'umanità la strage del 2013, su video.ilsole24ore.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  28. ^ Egitto, 1200 condanne a morte in un mese, su articolo21.org. URL consultato il 29 agosto 2014.
  29. ^ Al-Sisi: la speranza dell'Egitto di uscire dai cimiteri, su huffingtonpost.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  30. ^ Egitto-Russia: Sisi a Sochi da Putin, su ansa.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  31. ^ http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/egitto/2014/06/17/egitto-torna-nellunione-africana-dopo-un-anno-sospensione_232aa7fd-9f07-4744-bd80-7a5ed57b6b67.html
  32. ^ http://www.lastampa.it/2014/06/27/egitto-al-sisi-in-sudan-per-alleanza-contro-terrorismo-islamico-aZTFFQ1jS7CobzVr9suDFN/pagina.html
  33. ^ http://italian.ruvr.ru/news/2013_07_21/LEgitto-cambia-politica-estera-stop-alla-rottura-delle-relazioni-con-la-Siria/
  34. ^ http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/26/news/gaza_nuova_tregua_in_vigore_dalle_17_hamas_una_nostra_vittoria-94478739/
  35. ^ http://www.agenzianova.com/a/53c93256344641.27051814/836429/2014-07-18/medio-oriente-premier-turco-erdogan-contro-mediazione-egiziana-il-presidente-al-sisi-e-un-tiranno
  36. ^ http://en.cihan.com.tr/news/Sisi-accuses-Turkey-Qatar-of-attempting-to-destabilize-Egypt_6584-CHMTUyNjU4NC80
  37. ^ http://it.euronews.com/2013/11/23/crisi-diplomatica-egitto-turchia-espulso-ambasciatore-al-cairo/
  38. ^ Sisi's Islamist Agenda for Egypt | Foreign Affairs
  39. ^ Egitto, i copti: “Al-Sisi? La sua elezione è un bene per noi cristiani”, su vaticaninsider.lastampa.it. URL consultato il 29 agosto 2014.
  40. ^ General Al-Sisi: The Man Who Now Runs Egypt, su newsweek.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  41. ^ Egypt's General al-Sisi: The man behind the image, su bbc.com. URL consultato il 29 agosto 2014.
  42. ^ Gli egiziani, le loro speranze e il nuovo presidente, su lindro.it. URL consultato il 29 agosto 2014.

Altri progetti

Collegamenti esterni

Predecessore Presidente dell'Egitto Successore
Adli Mansur dall'8 giugno 2014 in carica
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