Al Quwwāt Al Musallahat Al Miṣriyya

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Forze armate egiziane
القوات المسلحة المصرية
Al Quwwāt Al Musallahat Al Miṣriyya
Descrizione generale
Attiva1922 - oggi
NazioneBandiera dell'Egitto Egitto
ServizioForze armate
Dimensione450.000 attivi (2022) 480.000 come riserva militare[1]
MottoVittoria o martirio
(النصر أو الشهادة)[2]
Reparti dipendenti
Comandanti
Comandante SupremoPresidente Abdel Fattah al-Sisi
Comandante in capo e Ministro della DifesaColonnello generale Mohamed Ahmed Zaki
Capo di Stato MaggioreTenente generale Mahmud Hegazi
http://www.mmc.gov.eg/
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Le Forze armate egiziane (arabo: القوات المسلحة المصرية; Al Quwwāt Al Musallahat Al Miṣriyya) costituiscono la più numerosa fra le componenti armate regolari di uno Stato, sia in Africa, sia nel Vicino Oriente.[3] Esse sono composte dall'Esercito (al-Quwwāt al-Barriyya al-Miṣriyya), dalla Marina militare (al-Quwwāt al-Baḥriyya al-Miṣriyya), dall'Aeronautica militare (al-Quwwāt al-Jawwiyya al-Miṣriyya) e dal Comando di difesa aerea egiziano (Quwwāt al-Difāʿ al-Jawwī).

Oltre a ciò, l'Egitto vanta una numerosa componente armata paramilitare.[4] Le Forze centrali di sicurezza (Quwwāt al-Amn al-Markazī) sono poste sotto il controllo del ministro degli Interni. Le Guardie di confine egiziane (Haras al-ḥudūd al-Miṣrī) e la Guardia Nazionale (al-Haras al-Waṭanī), ricade sotto il controllo del ministro della Difesa.

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

Il comandante in capo delle Forze armate è il Colonnello Generale Mohamed Ahmed Zaki e il Capo di Stato maggiore è il Tenente Generale Mahmud Hegazi.

Le dotazioni delle Forze armate includono equipaggiamenti provenienti da diversi Paesi del mondo: quelli provenienti dall'ormai dissolta Unione Sovietica sono stati progressivamente sostituiti da quelli di produzione statunitense, francese e britanniche, una parte significativa delle quali è prodotta su licenza nello stesso Egitto, come il carroarmato statunitense M1 Abrams.

Per garantire stabilità al Paese e mantenere una linea moderata a livello di politica estera regionale, l'Egitto dispone che sia fornita assistenza e addestramento militare a un certo numero di Paesi africani e arabi. L'Egitto è un forte partner militare e strategico e partecipa per questo al Dialogo Mediterraneo voluto dalla NATO. La forza militare egiziana è una delle più forti della regione vicino-orientale,[5] e garantisce una chiara supremazia all'Egitto,[6] sull'intero continente africano.[7] L'Egitto è uno dei pochi Paesi vicino-orientali e l'unico Stato arabo a fruire di un sistema di riconoscimento satellitare e ha curato la messa in orbita di un secondo satellite militare nel 2007.[8]

Le Forze armate godono di grande potere e indipendenza all'interno dello Stato egiziano,[9] grazie ai continui privilegi assicurati loro dai vari Presidenti della Repubblica, tutti di estrazione militare (salvo Mohamed Morsi). Esercitano la loro determinante influenza negli affari, impegnandosi nella costruzione di strade e abitazioni, nella produzione di beni di consumo, gestione di villaggi-vacanze,[9] e di ampie quote di beni immobili. Numerose informazioni militari non sono rese di pubblico dominio, inclusi i bilanci, i nomi dei generali e le residenze dei militari (che sono considerate segreto di Stato).[9] Secondo il giornalista statunitense Joshua Hammer, "almeno il 40% dell'economia egiziana" è controllato dall'apparato militare egiziano,[10] sì da rendere ancora valido il giudizio di Anouar Abdel-Malek sull'Egitto come "società militare".[11][12]

Nel gennaio 2011, una delegazione guidata dal Capo di Stato Maggiore, Ten. Gen. Sāmī Ḥāfiẓ ʿInān, si recò a Washington, sebbene la visita fosse poi interrotta a causa dell'esplodere delle proteste in patria. Le sessioni di lavoro, un coordinamento annuale militare tra i due Paesi, vedevano da parte statunitense la presenza del sotto Segretario alla Difesa per gli Affari di Sicurezza Internazionale, Alexander Vershbow. un incontro con l'Ammiraglio Mike Mullen, presidente dello Stato maggiore congiunto statunitense, e altri colloqui erano stati pianificati fino al 2 febbraio. Tuttavia, alla luce di quanto accadeva in Egitto, la delegazione egiziana lasciò Washington per tornare in patria.[13] Prima della partenza di venerdì notte, Vershbow chiese alla ventina di rappresentanti della folta delegazione militare egiziana, di "esercitare 'moderazione'".[14]

Divise[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito egiziano utilizza un abito cerimoniale in stile britannico, con mimetizzazione desertica implementata nel 2012. L'identificazione tra i diversi rami dell'esercito egiziano dipendeva dalle insegne sulla spalla superiore sinistra dell'uniforme e anche dal colore del berretto.

Le unità Aviotrasportata, Thunderbolt e Guardie della Repubblica utilizzano ciascuna le proprie uniformi mimetizzate.

Tuta mimetica[modifica | modifica wikitesto]

Egyptian Army Thunderbolt camouflage uniform Egyptian Army Thunderbolt camouflage uniform Egyptian Army Thunderbolt camouflage uniform Egyptian Republican Guard camouflage uniform
Esercito Aviotrasportata Thunderbolt Guardie della Repubblica

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://www.globalfirepower.com/country-military-strength-detail.php?country_id=egypt
  2. ^ Il motto ha lo scopo di continuare la lotta non importa ciò che le perdite fino a quando non raggiungere l'obiettivo o sul cortile, compensato da la libertà o la morte, ma si differenzia in quanto il logo dà la santità e il significato di una battaglia religiosa e morire per l'obiettivo.
  3. ^ (EN) Egypt Military Strenght, su globalfirepower.com. URL consultato il 23 maggio 2014.
  4. ^ IISS Military Balance 2007, p. 223.
  5. ^ Egypt, su britannica.com, Britannica. URL consultato il 31 marzo 2009.
  6. ^ The Egyptian Threat and the Prospects for War in the Middle East, su acpr.org.il, NATIV, novembre 2006. URL consultato il 31 marzo 2009.
  7. ^ Global Diversity: Winning Customers and Engaging Employees Within World Markets, Intercultural Press, 2006. URL consultato il 31 marzo 2009.
  8. ^ Egypt to launch first spy satellite, in The Jerusalem Post. URL consultato il 31 marzo 2009.
  9. ^ a b c Thanassis Cambanis, Succession Gives Army a Stiff Test in Egypt, in New York Times, 11 settembre 2010. URL consultato l'11 settembre 2010.
  10. ^ Egypt: Who Calls the Shots?(relevance?) Joshua Hammer| nybooks.com| 18 August 2011| (free online article not complete, does not include quoted portion).
  11. ^ Anouar Abdel-Malek, Esercito e società in Egitto 1952-1967, trad. di Goffredo Fofi, Torino, Einaudi, 1967.
  12. ^ https://carnegie-mec.org/2019/11/18/owners-of-republic-anatomy-of-egypt-s-military-economy-pub-80325
  13. ^ Bumiller, Elisabeth (28 gennaio 2011). "Egyptian Military Chiefs Cut Pentagon Visit Short". The New York Times. Retrieved 28 gennaio 2011.
  14. ^ Bumiller, Elisabeth; Mark Landler contributed reporting, "Calling for Restraint, Pentagon Faces Test of Influence With Ally". The New York Times. 29 gennaio 2011 (30 gennaio 2011, p. A1, New York edition). Retrieved 30 gennaio 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Kenneth M. Pollack, Arabs at War: Military Effectiveness 1948-91, University of Nebraska Press, Lincoln and London, 2002,

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]