Jean-Michel Basquiat: differenze tra le versioni

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Versione delle 14:02, 7 lug 2020

Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960New York, 12 agosto 1988) è stato un writer e pittore statunitense. È stato uno dei più importanti esponenti del graffitismo americano, riuscendo a portare, insieme a Keith Haring, questo movimento dalle strade metropolitane alle gallerie d'arte[1].

Biografia

Jean-Michel Basquiat nacque a Brooklyn, borough di New York, il 22 dicembre del 1960 da padre haitiano originario di Port-au-Prince, il contabile Gérard Basquiat (1930-2013), e da madre statunitense di origini portoricane, Matilde Andrades (1934-2008); aveva due sorelle minori: Lisane (n. 1964) e Jeanine (n. 1967). La famiglia vive a Park Slope. Basquiat inizia a manifestare interesse per il disegno fin da quattro anni, ispirato dai cartoni animati televisivi. Un amore per l'arte trasmessogli dalla madre, la quale lo accompagna spesso al Brooklyn Museum, al Metropolitan Museum ed al Museum of Modern Art di New York[2].

Nel 1968 viene investito da un'autovettura e gravi lesioni interne obbligano i medici all'asportazione della milza. Durante il mese di degenza al King's County, la madre gli regala il testo di anatomia Gray's Anatomy di Henry Gray, che lo influenzerà molto: nelle sue opere riporterà poi molti elementi anatomici[3]. Gray si chiamerà anche il gruppo musicale che Basquiat fonderà insieme agli amici Vincent Gallo, Michael Holman, Wayne Clifford, Nick Taylor e Shannon Dowson. Già all'età di 11 anni era capace di parlare, leggere e scrivere in francese e spagnolo[4].

SAMO©

SAMO© color xerox work, A´s, Arleen Schloss, New York City 1979.
Lo stesso argomento in dettaglio: SAMO©.

Quando Jean-Michel Basquiat ha sette anni i genitori Matilde e Gérard divorziano. Nel 1975 scappa di casa e va a dormire su una panchina pubblica: arrestato per vagabondaggio, l'anno seguente inizia a frequentare la City-as-School a Manhattan, per ragazzi dotati a cui non si addice il tradizionale metodo didattico. È lì che nel 1977, a 17 anni, stringe amicizia con Al Diaz, un giovane graffitista che operava sui muri della Jacob Riis, a Manhattan[5].

Insieme all'amico, Basquiat acquista piena consapevolezza della propria vocazione artistica, i due iniziano a fare uso di psichedelici come l'LSD ma anche di droghe pesanti, ed uniscono le loro capacità iniziando a produrre graffiti per le strade di New York firmandosi come SAMO, acronimo di "Same Old Shit" ("solita vecchia merda"), propagandando con bomboletta spray e pennarello indelebile idee ermetiche, rivoluzionarie ed a volte insensate, come "SAMO© SAVES IDIOTS" (SAMO© salva gli idioti). All'inizio del 1980, dopo la rottura del sodalizio con Al Diaz, Basquiat scriverà nelle vie del centro della città “SAMO© IS DEAD”. In seguito non utilizzerà mai più il nome 'SAMO'[6].

Oltre la strada

Nel 1978 lascia gli studi alla City-as-School, ritenendoli inutili, ed abbandona la casa del padre, guadagnandosi da vivere vendendo delle cartoline da lui decorate. Sarà proprio il tentativo di vendere una delle sue cartoline che cambierà il corso della sua vita: entrato in un ristorante di SoHo, Basquiat avvicina Henry Geldzahler ed Andy Warhol il quale comprerà alcune delle sue opere.

Passeranno però alcuni anni prima che Jean-Michel riesca ad entrare nella "Factory" del re della Pop art; nel frattempo diventa cliente fisso dei due club più esclusivi nella scena socio-culturale di New York: il Club 57 ed il Mudd Club, frequentati anche dallo stesso Warhol, da Madonna (con la quale avrà una relazione di alcuni mesi[7]), e da Keith Haring, con il quale stringerà un'amicizia che durerà fino alla morte. Si legherà anche allo scrittore Glenn O'Brien, che aveva conosciuto nel 1979 durante una sua apparizione allo show ad accesso pubblico TV Party.

Nel 1980 Jean-Michel partecipa al Times Square Show, retrospettiva organizzata da un gruppo di artisti e sponsorizzata da Collaborative Projects Incorporated (Colab) e da Fashion Moda, alla quale farà il suo formale debutto newyorkese anche Haring. Questo evento riconosce la nascita di due nuove avanguardie della Grande Mela: la downtown (Neo-pop) e la uptown (rap e graffiti). Il 3 agosto 1980 suona per l'ultima volta al Mudd Club insieme al gruppo Gray assieme a Vincent Gallo; sempre nello stesso anno, Glenn O'Brian lo sceglie per interpretare se stesso nel film-documentario New York Beat, che uscirà nelle sale solo nel 2001 con il nome di Downtown 81: O'Brian lo aiuterà inoltre a vendere alcune tele ai membri della produzione[8].

Nel 1981 partecipa alla retrospettiva New York/New Wave, insieme ad altri artisti come Robert Mapplethorpe, Keith Haring, Andy Warhol e Kenny Scharf[9]. Il poeta e critico d'arte Rene Ricard pubblica "The Radiant Child" sulla rivista Artforum, pubblicizzando Basquiat ed il suo percorso artistico. La prima mostra personale di Jean-Michel avviene nel maggio del 1981 a Modena, nella galleria d'arte Emilio Mazzoli. Si tratta della prima personale di Basquiat e della prima mostra europea, che viene però accolta negativamente e con sarcasmo dai critici e collezionisti locali[10]. Quasi un anno dopo, nel marzo del 1982 riscuote grande apprezzamento da parte di pubblico e critica nella personale di New York, nella galleria d'arte di Annina Nosei.

La Svizzera ospita una sua retrospettiva presso la Galerie Bischofberger e allo stesso modo espone in dicembre alla Delta di Rotterdam. Rientrato in America, produce il disco hip hop Beat Bop e nello stesso periodo conosce Madonna con la quale ha una breve storia ma a cui rimane legato tanto che la popstar dieci anni dopo finanzierà la retrospettiva a lui dedicata al Whitney Museum di New York e nel 1996 pubblicherà un breve ma sentito ricordo di lui sul Guardian.

Andy Warhol

Nel 1983 stringe una forte amicizia con Andy Warhol, il quale lo aiuta a sfondare nel mondo dell'arte come fenomeno mondiale emergente. I dipinti di Jean-Michel erano caratterizzati da immagini rozze, infantili, facendo riferimento alla Art Brut di Jean Dubuffet. L'elemento che però contraddistingue l'arte di Basquiat è essenzialmente l'utilizzo delle parole, inserite nei suoi dipinti come parte integrante, ma anche come sfondo, cancellate, a volte anche per attrarre l'attenzione dello spettatore.

Nel 1984, insieme ad Andy Warhol e a Francesco Clemente, inizia una serie di collaborazioni, di dipinti a "sei mani" commissionati da Bruno Bischofberger. A scopo artistico personale dipinge un altro ciclo di opere insieme al solo Warhol, eseguendo oltre cento quadri, nei quali è riconoscibile l'apporto di entrambi, e allestendo una mostra comune il cui manifesto presenta in maniera eloquente i due artisti come protagonisti di un incontro di boxe. La boxe era per Basquiat un modo di vivere, e paragonava spesso l'arte ad un ring su cui combattere[11].

A settembre alcune delle opere eseguite in collaborazione con gli altri due artisti vengono esposte a Zurigo. Proprio nel settembre il New York Times definisce Basquiat "la mascotte di Warhol": questo fatto, unito all'eccesso nell'uso delle droghe e alla sua progressiva tossicodipendenza da eroina che Warhol non riesce ad arrestare, porta Basquiat a soffrire di frequenti disturbi psichici[12].

Ultimi anni

Nel 1985 Jean-Michel espone nuovamente alla Galerie Bischofberger di Zurigo, alla Mary Boone Gallery di New York ed alla Akira Ikeda di Tokyo, ma oramai è schiavo della droga nonostante molti dei suoi amici, vittime dei suoi attacchi paranoici, tentino di aiutarlo a disintossicarsi. Basquiat appare sulla copertina del New York Times con il titolo "New Art, New Money: The Marketing of an American Artist". Nel 1986 espone ancora una volta le sue opere a Zurigo, poi ad Abidjan, in Costa d'Avorio, facendo il suo primo viaggio in Africa[13].

Poco dopo si interrompono i rapporti con Mary Boone, fino ad allora suo agente commerciale newyorkese; il pubblico ed i critici iniziano ormai a non accettare più i suoi lavori con l'entusiasmo di un tempo. Nel 1987, con la morte di Warhol dovuta ad una mal riuscita operazione alla cistifellea, entra in una violenta fase di tossicodipendenza: il suo forte attaccamento al re della Pop Art, che aveva manifestato fino alla fine, lo conduce all'abuso di eroina per superare il trauma.

Basquiat espone ancora a New York nella galleria del cugino di Tony Shafrazi, Vrej Baghoomian, il suo ultimo mercante; poi inizia un tentativo di disintossicazione che non porterà mai a termine.

Muore il 12 agosto del 1988, a ventisette anni, per overdose di eroina, nel suo studio sito in 57, Great Jones Street, a Manhattan. Il corpo viene ritrovato, nudo, in un cassonetto dell'immondizia.

Viene soprannominato "il James Dean dell'arte moderna", essendo riuscito a scalare quel mondo con grande velocità, ma a scomparire in un tempo ancora minore: la stessa sorte toccherà anche all'amico Haring, morto di AIDS due anni dopo, e che il 17 agosto aveva presenziato al suo funerale, insieme a Francesco Clemente ed altri amici, al cimitero di Green-Wood a Brooklyn[14][15].

Filmografia

Note

  1. ^ (FR) Jean-Michel Basquiat è stato un writer e pittore statunitense, su prezi.com. URL consultato il 26 aprile 2017.
  2. ^ La breve e intensa vita di Jean-Michel Basquiat, su LiveRomeguide, 11 marzo 2017. URL consultato il 26 aprile 2017.
  3. ^ Super User, Basquiat, il James Dean dell’arte moderna, su www.terradibasilicata.it. URL consultato il 26 aprile 2017.
  4. ^ JEAN-MICHEL BASQUIAT: IL GENIO DELLA STREET ART, su The art spectator, 10 febbraio 2017. URL consultato il 26 aprile 2017.
  5. ^ Jean-Michel Basquiat: breve biografia e opere principali in 10 punti, su Due minuti d'arte, 27 novembre 2016. URL consultato il 26 aprile 2017.
  6. ^ note (PDF), su centroculturaledonmilani.weebly.com.
  7. ^ When Madonna & Basquiat Dated - AnOther's Lovers
  8. ^ L'arte, la società e l'angoscia: i graffiti di Jean-Michel Basquiat [collegamento interrotto], in Artspecialday, 22 dicembre 2016. URL consultato il 26 aprile 2017.
  9. ^ richardchance84, Jean-Michel Basquiat, l’ultimo afroamericano, su La valigia dell'artista, 26 gennaio 2017. URL consultato il 26 aprile 2017.
  10. ^ Anche Basquiat è stato qui, Converso, su conversomag.com. URL consultato il 7 maggio 2014 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2014).
  11. ^ (EN) The True Story Behind Basquiat & Warhol's Boxing Photographs, su Creators. URL consultato il 26 aprile 2017.
  12. ^ AboutArt, L’erede di Warhol, Jean-Michel Basquiat, su About Art, 12 agosto 2016. URL consultato il 26 aprile 2017.
  13. ^ note, su vitoschnabel.com.
  14. ^ JEAN-MICHEL BASQUIAT - Chiostro Del Bramante, in Chiostro Del Bramante. URL consultato il 26 aprile 2017.
  15. ^ The Devil on the Door, su NYMag.com. URL consultato il 26 aprile 2017.

Bibliografia

  • Phoebe Hoban, Basquiat - vita lucente e breve di un genio dell'arte, 2006, Castelvecchi. ISBN 88-7615-155-9

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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