Erucastrum nasturtiifolium

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Erucastro comune
Erucastrum nasturtiifolium
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi II
Ordine Brassicales
Famiglia Brassicaceae
Genere Erucastrum
Specie E. nasturtiifolium
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Dilleniidae
Ordine Capparales
Famiglia Brassicaceae
Genere Erucastrum
Specie E. nasturtiifolium
Nomenclatura binomiale
Erucastrum nasturtiifolium
(Poir.) O.E.Schulz, 1916

L'erucastro comune (Erucastrum nasturtiifolium (Poir.) O.E.Schulz, 1916) è una pianta erbacea, appartenente alla famiglia delle Brassicacee dai fiori gialli disposti a croce.[1]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia delle Brassicaceae (assieme alle Asteraceae) è una delle più numerose delle Angiosperme con circa 350 generi e 3000 specie[2], diffusa principalmente nella fascia temperata e fredda del nostro globo. Il genere Erucastrum comprende una trentina di specie, quattro delle quali sono presenti spontaneamente sul territorio italiano.
Il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Brassicaceae all'ordine Capparales mentre la moderna classificazione APG la colloca nell'ordine delle Brassicales. Sempre in base alla classificazione APG sono cambiati anche i livelli superiori (vedi tabella a destra).
Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Erucastrum era chiamata anche Crociferae e a volte Cruciferae.

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

In un relativamente recente studio (J. Vivant - 1977) Erucastrum nasturtiifolium viene considerato un “gruppo” o più precisamente un “complesso di forme” ancora poco studiato, che comunque si presenta omogeneo e con caratteri di “specie collettiva”. In questo gruppo si possono distinguere, nell'areale europeo sudoccidentale e quindi interessante anche l'Italia, due sottogruppi di popolazioni morfologicamente ben individuabili: la subsp. sudrei (definito “gruppo pirenaico”) e le subsp. nasturtiifolium e subsp. benacense (definito “gruppo submediterraneo”).
Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie:

  • Erucastrum nasturtiifolium O.E.Schulz subsp. benacense F.Martini & F.Fen. (2005)
  • Erucastrum nasturtiifolium O.E.Schulz subsp. nasturtiifolium
  • Erucastrum nasturtiifolium O.E.Schulz subsp. sudrei Vivant (1977)

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Brassica obtusangula Bertol.
  • Brassica erucastrum L.
  • Brassica nasturtiifolia Poir.
  • Eruca erucastrum (L.) G. Gaertner, B. Meyer & Scherb. (1800)
  • Eruca sylvestris Lam. (1779)
  • Erucastrum gmelinii Schimper & Spenner in Spenner (1829)
  • Erucastrum intermedium Jordan (1864)
  • Erucastrum montanum Hegetschw. (1840)
  • Erucastrum obtusangulum (Schleich.) Rchb.f.
  • Erucastrum obtusangulum subsp. intermedium (Jordan) Nyman (1878)
  • Erucastrum obtusangulum var. subpinnatifidum (Lag.) Willk. in Willk. & Lange (1878)
  • Hirschfeldia obtusangula (Rchb.) Fritsch
  • Sinapis nasturtiifolia Poir. in Lam. (1797) (basionimo)

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Una specie molto simile a quella di questa scheda è Erucastrum gallicum (Willd.) O.E.Schulz: si distingue unicamente per le foglie i cui segmenti non sono incisi fino al rachide centrale e quelle cauline sono appressate fino sotto l'infiorescenza.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Erucastrum) è stato ripreso da un altro genere della stessa famiglia: Eruca (tipico nome latino usato da Plinio nei suoi testi)[3].
Il binomio scientifico attualmente accettato (Erucastrum nasturtiifolium) è stato proposto dal botanico ed esploratore francese Jean Louis Marie Poiret (San Quintino, 11 giugno 1755 – Parigi, 7 aprile 1834) e in seguito dal botanico germanico berlinese Otto Eugen Schulz (31 ottobre 1874 - 17 febbraio 1936).
In lingua tedesca questa pianta si chiama Stumpfkantige Hundsrauke; in francese si chiama Fausse roquette à feuilles de cresson.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Portamento
Località: Cortina (BL), 1400 m s.l.m. - 29/07/2008

L'”Erucastro comune” è una pianta fondamentalmente glabra. L'altezza della pianta va da 20 a 50 cm (massimo 80 cm). Il ciclo biologico è biennale. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e con poche foglie.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

La radice è robusta e del tipo a fittone.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto è ascendente e ramoso in alto. È inoltre ispido (peli semplici) nella parte basale.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

La foglia
Località: Cortina (BL), 1400 m s.l.m. - 29/07/2008

Le foglie sono completamente divise in 3 - 5 (massimo 8) segmenti per lato; forma delle foglie di tipo imparipennato. I segmenti, disposti in modo alterno lungo il rachide principale, sono frastagliati in modo disordinato (grossolanamente dentato-lobati). Il lobo principale (quello apicale) è 1 – 1,5 volte più grande di quelli laterali. Le foglie sono verdi su entrambe le facce.

  • Foglie basali: le foglie basali sono disposte a rosetta e sono più grandi con un lungo picciolo.
  • Foglie cauline: le foglie caulinari sono più piccole e hanno un picciolo più corto (ma non sono abbraccianti il fusto); sono inoltre disposte in modo alterno lungo il fusto.

Dimensione delle foglie: larghezza 40 – 60 mm; lunghezza 100 – 150 mm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza, priva di brattee ma anche di foglie normali, è un racemo di tipo ombrellifero con fiori gialli portati da lunghi peduncoli, che non partono mai all'ascella delle foglie. In questa infiorescenza non esiste un fiore apicale. Durante la fruttificazione il racemo si allunga. Lunghezza del racemo 10 – 30 cm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori
Località: Cortina d'Ampezzo, 1400 m s.l.m. - 29/07/2008

I fiori sono ermafroditi, attinomorfi (in realtà sono fiori dissimmetrici – a due piani di simmetria) e tetrameri (calice e corolla composti da 4 parti). Diametro dei fiori: 10 – 16 mm.

* K 2+2, C 4, A 2+4, G 2 (supero)[4]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una siliqua (non divisa in logge sovrapposte) contenente numerosi semi. All'apice è presente un becco lungo 3 mm, conico e poco compresso ai lati (quasi un uncino); l'apice è inoltre privo di semi. Le valve del frutto sono carenate sul dorso. La siliqua è portata da un breve peduncolo; prima del peduncolo la siliqua si restringe in un breve stipite. Il portamento dei frutti è più o meno divergente (quasi patente) dall'asse principale del fusto. Lunghezza del peduncolo: 1 cm. Dimensioni della siliqua: larghezza 1 cm; lunghezza 18 – 28 mm.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[5]:

Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Thlaspietea rotundifolii
Ordine: Epilobietalia fleischeri
Alleanza: Epilobion fleischeri

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

In Ungheria i semi sono usati come condimento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Erucastrum nasturtiifolium (Poir.) O.E.Schulz, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 10 febbraio 2021.
  2. ^ Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Vol.2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 841, ISBN 88-7287-344-4.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 18 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2010).
  4. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 18 gennaio 2009).
  5. ^ AA.VV., Flora Alpina. Vol. 1, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 606.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 1, Bologna, Edagricole, 1982, p. 476, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume 1, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 606.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 841, ISBN 88-7287-344-4.

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