Vivianite

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Vivianite
Classificazione Strunz8.CE.40
Formula chimicaFe+23(PO4)2·8(H2O)
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino
Classe di simmetriaprismatica
Parametri di cellaa = 10.06, b = 13.41, c = 4.696
Gruppo puntuale2/m
Gruppo spazialeC 2/m
Proprietà fisiche
Densità2,69[1] g/cm³
Durezza (Mohs)1.5-2[1][2]
Sfaldaturasettile[1][2]
Fratturaperfetto, perfetto su {010}[1][2]
Coloreincolore[1][2], varie tonalità di blu[1][2] e verde[2], fino a quasi nero.
Lucentezzavitrea[1][2], madreperlacea[1][2] e fievole[1]
Opacitàtrasparente[1][2], translucida[1][2], opaca[2]
Strisciobianco, rapidamente diventa blu scuro o marrone[1], bianco bluastro[2]
Diffusioneraro[3]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale
Vivianite fotografata subito dopo il ritrovamento, dopo 24 ore e dopo un mese quando si è completamente trasformata in metavivianite per l'intervento della luce (fotoni)

La vivianite è un minerale, un fosfato idrato di ferro, il cui nome deriva dall'industriale inglese nel campo dell'estrazione mineraria John Henry Vivian del XIX secolo.

Descritta per la prima volta da Abraham Gottlob Werner (Wehrau 25 settembre 1749 - Dresda 30 giugno 1817) geologo e mineralogista tedesco.

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

I cristalli sono molto variabili. Possono essere prismatici, perfettamente sfaldabili e spesso arrotondati, a volte i cristalli sono lamellari, tabulari, piatti, riuniti talvolta in gruppi stellati, radiali o a rosette. Ci sono anche aggregati massivi. Talvolta anche cristalli equidimensionali di grandi misure (alcuni oltre un metro).

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

La genesi è secondaria, può originarsi come minerale del cappellaccio di molti giacimenti a solfuri oppure per alterazione di fosfati primari nelle pegmatiti o ancora in depositi argillosi lacustri per azione di acque ricche di ferro su materiali organogeni fosfatici. È anche presente in depositi lignitici e di ferro sedimentario dei bacini di acqua dolce. Ha paragenesi con siderite, limonite, lazulite.

Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]

Oltre che in cristalli di vario tipo, in patine, incrostazioni, noduli terrosi nelle argille e aggregati fibroso-raggiati. I cristalli in natura sono limpidi e trasparenti. Dopo esposizione alla luce, la struttura cristallina, sotto l'effetto dei fotoni, si modifica e il ferro passa da Fe+2 a Fe+3, il che fa cambiare rapidamente il colore in verde-blu trasformandola in metavivianite.

Caratteristiche chimico-fisiche[modifica | modifica wikitesto]

È settile (facilmente tagliabile in sottili lamine), le sue lamine sono flessibili. È solubile negli acidi, col riscaldamento assume il colore rosso e si trasforma in una piccola perla magnetica. Solubile in H2SO4 concentrato a caldo. Va pulita solo con acqua distillata e alla fiamma non fonde.

Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

I cristalli più grandi del mondo (al massimo 130 cm) provengono dalle argille lacustri di Anloua, presso Ngaoundéré, nel Camerun; bei cristalli trasparenti sono stati trovati a Trepča, nel Kosovo; si trova anche a Llallagua, in Bolivia; nella Miniera di Bingham Canyon nello Utah; a Litošice, nella Repubblica Ceca; nella penisola di Kola, in Crimea ed altri siti in Russia.

In Italia si trova in rare masserelle nella pegmatite della cava Grignaschi, nel comune di Trontano, in provincia del Verbano-Cusio-Ossola; come alterazione parziale o totale della graftonite si trova nelle pegmatiti nella penisola di Piona, presso Colico e dell'Alpe Sommafiume, nel comune di Dervio, in provincia di Como

Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]

Viene soprattutto utilizzato per la produzione di coloranti, si produce anche un pigmento chiamato anche terra di Harlem.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Scheda tecnica del minerale su mindat.org
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Scheda tecnica del minerale su webmineral.com
  3. ^ Annibale Mottana, Rodolfo Crespi, Giuseppe Liborio, "Minerali e rocce", Mondadori Editore, 1977"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mineralogia - Cornelis Klein - Zanichelli (2004)
  • Minerali e Rocce - De Agostini Novara (1962)
  • Guida al riconoscimento dei minerali - Borelli e Cipriani - Mondadori (1987)
  • I minerali d'Italia - SAGDOS - 1978
  • Minerali e Rocce - Corsini e Turi - Enciclopedie Pratiche Sansoni (1965)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Webmin, su webmineral.com.