Valentino (film 1977)

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Valentino
Rudol'f Nureev in una scena del film
Titolo originaleValentino
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneRegno Unito, Stati Uniti d'America
Anno1977
Durata127 min
Generebiografico, drammatico
RegiaKen Russell
SoggettoBrad Steiger e Chaw Mank (dal libro Valentino, an Intimate Exposé of the Sheik)
SceneggiaturaKen Russell e Mardik Martin
ProduttoreIrwin Winkler

Harry Benn (associato)

Produttore esecutivoRobert Chartoff
Casa di produzioneUnited Artists e Chartoff-Winkler Productions (con il nome A Robert Chartoff-Irwin Winker Production)
FotografiaPeter Suschitzky
MontaggioStuart Baird
Effetti specialiCharles Staffell
MusicheStanley Black (musiche originali)
ScenografiaPhilip Harrison
CostumiShirley Russell
TruccoPeter Robb-King

Colin Jamison (chief hair stylist)

Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Valentino è un film del 1977 diretto da Ken Russell.

Pellicola di produzione anglo-statunitense con protagonisti Rudol'f Nureev, Michelle Phillips e Leslie Caron.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Basandosi sul libro Valentino, an Intimate Exposé of the Sheik di Brad Steiger e Chaw Mank, il visionario Ken Russell racconta la vita del famoso attore del muto Rodolfo Valentino, dal suo fortunato esordio al burrascoso matrimonio, fino alla sua drammatica e improvvisa fine, avvenuta a causa di una peritonite nel 1926.

Citazioni[modifica | modifica wikitesto]

Il film è costruito in maniera simile a Quarto potere di Orson Welles: parte dal funerale del divo e, attraverso la testimonianza di varie donne che lo hanno conosciuto e che vanno a rendere omaggio alla salma, ricostruisce la vita dell'attore, dimostrando – esattamente come in Quarto potere – che tutti coloro che lo hanno avvicinato ne hanno ricavato una impressione diversa, ma nessuno è riuscito a cogliere i suoi intimi desideri. Dal finto cinegiornale iniziale alla scena finale della morte (che svela il sogno non realizzato di Rodolfo Valentino, similmente alla slitta di Citizen Kane), vari sono i riferimenti diretti al capolavoro di Orson Welles.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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