Tommaso Monti

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Pietro Tommaso Monti
NascitaForlì, 12 febbraio 1868
MorteMonte San Gabriele, 29 agosto 1917
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1888-1917
GradoColonnello brigadiere
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia degli Altipiani
Undicesima battaglia dell'Isonzo
Comandante di201º Reggimento fanteria
Brigata Chieti
Brigata Forlì
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Pietro Tommaso Monti (Forlì, 12 febbraio 1868Monte San Gabriele, 29 agosto 1917) è stato un generale italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Forlì[2] nel 1868, figlio di Leopoldo[N 1] ed Antonella Pignacca.[1] Frequentò il liceo "Giovanni Plana" di Alessandria, e poi, nell'ottobre del 1886, fu ammesso a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì il 6 agosto 1888 con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria in forza al 21º Reggimento fanteria di stanza ad Alessandria.[1] Promosso tenente il 12 giugno 1892, l'anno successivo ritorna in servizio alla Scuola militare di Modena come ufficiale di governo[N 2] Nel 1901, trasferito al Corpo di Stato maggiore, fu ammesso a frequentare i corsi della Scuola di guerra di Torino.[1] L'anno successivo fu promosso capitano in forza al 44º Reggimento fanteria. Prestò servizio in successione presso le Divisioni militari di Piacenza (7ª) e Messina.[1] e il 22 aprile 1903 si sposa a Felizzano con la signorina Maria Antonietta Serassio.[3]. Nel 1908 divenne professore di storia e arte militare presso la Regia Accademia Militare di Modena,[4] rimanendovi per i successivi cinque anni.[5] Promosso maggiore nel 1913, lasciò la Scuola per assumere il comando di un battaglione del 55º Reggimento fanteria.[1]

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, rientrò in servizio presso lo Stato maggiore, svolgendo delicati incarichi.[1] Divenuto tenente colonnello e Capo di stato maggiore della 35ª Divisione, partecipò ai combattimenti sul Carso.[1] Nel mese di novembre assunse il comando del 201º Reggimento fanteria[4] della Brigata Sesia, allora in fase di costituzione, prendendo posizione nella zona tra Malo e Marano Vicentino il 3 aprile 1916. Ritornò al fronte il 16 maggio, con l'inizio della Strafe expedition, raggiungendo l'altopiano di Folgaria e distinguendosi, successivamente, nei combattimenti in Val Posina,[4] Vallarsa e al Passo della Borcola. Nel mese di novembre fu trasferito, in qualità di Capo di stato maggiore, al XX Corpo d'armata,[4] venendo promosso maggiore generale nel maggio del 1917. Comandò dapprima la Brigata Chieti (6 maggio-14 agosto 1917) schierata nella Valli Giudicarie, e poi della Brigata Forlì (21-29 agosto 1917)[2] con cui partecipò ai durissimi combattimenti sul Monte San Gabriele nel corso dell'undicesima battaglia dell'Isonzo.[1] Trovò la morte il 29 agosto, durante uno dei più duri, e contrastati dal nemico, assalti al San Gabriele, colpito da una scheggia di granata.[1] Per onorarne il coraggio, con Regio Decreto 11 maggio 1922, gli fu conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4] La sua città natale lo ha ricordato intitolandogli una via. Anche il paese di Felizzano, dove viveva in provincia di Alessandria, gli ha dedicato una via.

Onorificenza[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una gloriosa brigata, la conduceva all’assalto di formidabili posizioni nemiche, e nella fase critica dell'aspro combattimento, si slanciava avanti, alla testa dei suoi battaglioni, trascinandoli con mirabile ardimento all'assalto, finché lasciò gloriosamente la vita sul campo. San Gabriele, 29 agosto 1917
— Regio Decreto 11 maggio 1922[6]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di professione militare di carriera nel Regio Esercito, era originario di Acqui Terme.
  2. ^ Cioè come membro della direzione dell'istituto.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Generals.
  2. ^ a b Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 134.
  3. ^ ASCF, Atti di matrimonio, 1903, n. 13.
  4. ^ a b c d e Coltrinari, Ramaccia 2018, p. 135.
  5. ^ Balestra 2000, p. 92-93.
  6. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gian Luca Balestra, La formazione degli ufficiali nell’Accademia militare di Modena (1895-1939), Roma, Stato Maggiore dell’Esercito, 2000.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le medaglie d'oro al valor militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 132.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura s.r.l., 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]