Tineodes adactylalis

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Tineodes adactylalis
Immagine di Tineodes adactylalis mancante
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Alucitoidea
Famiglia Tineodidae
Genere Tineodes
Guénée, 1854
Specie T. adactylalis
Nomenclatura binomiale
Tineodes adactylalis
Guénée, 1854
Serie tipo
Tineodes adactylalis
Guénée, 1854
Sinonimi

Carcantia pterophoralis
Walker, 1859
Tineodes pterophoralis
(Walker, 1859)

Tineodes adactylalis Guénée, 1854[1] è un lepidottero appartenente alla famiglia Tineodidae, endemico dell'Australia; è inoltre l'unica specie del genere Tineodes Guénée, 1854.[2][3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico si forma dall'unione dei termini greci (a-, alfa privativo=privo di) e δάκτυλος (daktylos=dito), con riferimento all'assenza di "dita" (ossia lobi ciliati) nelle ali dell'adulto, se confrontato con le affini Alucitidae e Pterophoridae.[1][4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Capo[modifica | modifica wikitesto]

Il capo è glabro, ma mostra un gruppo di scaglie piliformi, posizionato anteriormente.[5][6] Gli ocelli sono molto sviluppati, mentre i chaetosemata sono assenti.[5][6][7] Gli occhi sono grandi, sporgenti e di un colore bruno-grigiastro abbastanza scuro.[1]

Nell'apparato boccale, i palpi mascellari sono alquanto ridotti, a differenza di quelli labiali, che si mostrano dritti e insolitamente lunghi;[1][5][6][7] La spirotromba è grigiastra e totalmente priva di scaglie anche nella parte basale.[5][6][7][8]

Le antenne sono grigiastre e moniliformi, quasi di lunghezza pari alla costa dell'ala anteriore.[1][6]

Torace[modifica | modifica wikitesto]

Le zampe sono lunghe e sottili, con robusti speroni tibiali;[6] le tibie delle zampe posteriori sono glabre;[5][6] l'epifisi è presente, e la formula degli speroni tibiali è 0-2-4.[3][5][6]

Le ali sono intere e non divise in lobi come negli Alucitidae;[5][6] la forma dell'ala anteriore, tuttavia, ricorda a prima vista quella degli Alucitidae e degli Pterophoridae, con una forma stretta e lunga, apice scuro e acuto, ma non falciforme, e tornus ottuso; l'ala posteriore risulta invece più tozza e arrotondata, con angolo anale ottuso; su entrambe le ali sono evidenti le frangiature in chiaroscuro lungo tutta la lunghezza del termen; la colorazione della superficie dorsale dell'ala anteriore è marroncina, un po' più scura nella parte anteriore, e si osserva una fascia molto chiara nella zona postdiscoidale; sul margine interno, in prossimità delle tegulae, è presente una marcata macchia scura;[1][9] pterostigma e CuP sono assenti, come pure la spinarea; la superficie dorsale dell'ala posteriore ha invece tonalità più chiare ed uniformi, con una sottilissima linea trasversale nera in prossimità dell'angolo anale.[1][5][6][7][9][10]

L'apertura alare è di circa 20 mm.[1]

Addome[modifica | modifica wikitesto]

L'addome appare grigio-brunastro, affusolato e munito, sul II sternite, di apodemi ben sviluppati;[6] il II sternite addominale presenta un sistema di venature convergenti "a V", in direzione caudale.[5][6][7]

Sui tergiti III-VI, si osservano strette bande anteriori costituite da minute spinule.[5][6][7][10]

Nell'apparato genitale maschile, le gonapofisi sono sottili e allungate; il vinculum è di struttura semplice, benché la juxta riveli un paio di robusti lobi laterali che reggono diverse setae. L'edeago presenta un coecum penis, ma mancano i cornuti.[6]

Nel genitale femminile, il ductus bursae è affusolato e membranoso, come pure il corpus bursae, che rivela un robusto signum di struttura triangolare.[6]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco appare tozzo, con capo semiprognato[5][6][7][10][11] e sei stemmata per lato;[6] è contraddistinto dalla presenza di un processo retto dal submentum.[5]

Le pseudozampe sono alquanto allungate[6] e provviste di uncini disposti in un singolo ordine, a formare un cerchio più o meno completo.[5][6][7] Gli stigmi sono piccoli e tondeggianti, un po' più grandi nel protorace e nell'VIII segmento addominale.[6]

Le setole laterali L1 ed L2 si trovano su un singolo pinaculum nei segmenti addominali I-VIII, mentre L3 si trova in posizione più caudale.[5][6][7][10][11] Le setole subventrali (SV) sono tre dal I al VI segmento addominale, mentre si riducono a due nel VII e a una sola nell'VIII e nel IX segmento addominale; le setole dorsali D1 e D2 sono rette da un unico pinaculum, mentre una singola setola semidorsale SD1 è molto lunga è sorretta da un proprio pinaculum.[6]

Non sono presenti setole secondarie, ma il corpo è densamente ricoperto di spinule, tranne sulle zone più marcatamente sclerificate della cuticola.[6]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La pupa è alquanto sottile e provvista di appendici unite tra loro e rispetto al corpo.[6]

Il capo rivela robusti lobi piliferi. La proboscide è molto allungata, tanto da raggiungere l'estremità delle ali.[6]

I segmenti addominali I-IV sono immobili[5] e gli stigmi sono piccoli e tondeggianti.[6] L'addome si mostra privo di spinule sulla superficie dorsale.[5][6]

Il cremaster è assente, ma il X segmento addominale regge un gruppo di robuste setole uncinate.[5][6]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Ciclo biologico[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la fecondazione, le uova sono deposte singolarmente nei tessuti della pianta nutrice.[6]

L'impupamento avviene all'interno di un bozzolo sericeo;[5] gli adulti sono mobili durante la notte o al più al crepuscolo.[7]

In alcuni casi, gli adulti si riposano rimanendo con le ali distese e il corpo sollevato sulle lunghe zampe; in questa posizione, le ali anteriori si sovrappongono a quelle posteriori. Se vengono disturbati, iniziano a spostarsi ritmicamente avanti e indietro, alzando e abbassando le ali a più riprese.[6]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Non si conoscono le piante nutrici delle larve di T. adactylalis.[12][13]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Mappa dell'Australia

La specie è endemica dell'Australia (Australia Occidentale, Queensland, Nuovo Galles del Sud, Victoria e Tasmania).[5][6][7][14][15]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Tineodes fu in passato inserito nelle Steniadae, oggi incluse all'interno delle Pyralidae Pyraustinae. Nel 1885, divenne il genere tipo della famiglia Tineodidae, introdotta da Meyrick.[16][17]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Non sono state individuate sottospecie.[2]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati i seguenti sinonimi:[2]

  • per Tineodes:
    • Carcantia Walker, 1859 - List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 17: 424[18] - specie tipo: Carcantia pterophoralis Walker, 1859
    • Careantia Walker, 1859 [sic] - List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 17: 407 (chiave)[18]
  • per Tineodes adactylalis:
    • Carcantia pterophoralis Walker, 1859 - List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 17: 425[18] - locus typicus: Australia (sinonimo eterotipico)
    • Tineodes pterophoralis (Walker, 1859) - List Spec. Lepid. Insects Colln Br. Mus. 17: 425[18] - locus tipicus: Australia (sinonimo eterotipico)

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

T. adactylalis non è stata inserita nella Lista rossa IUCN.[19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (FR) Boisduval, J.-B. A. D. et Guénée, A., Deltoïdes et Pyralites, in Histoire naturelle des insectes. Spécies général des lépidoptères (PDF), Volume 9 [t. 8], Parigi, Roret, 1854, p. 236, DOI:10.5962/bhl.title.9194, ISBN non esistente, LCCN agr03000771, OCLC 5505272. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  2. ^ a b c (EN) Beccaloni G., Scoble M., Kitching I., Simonsen T., Robinson G., Pitkin B., Hine A. & Lyal C., Tineodes adactylalis, su The Global Lepidoptera Names Index, Londra, Natural History Museum, ISSN 2405-8858 (WC · ACNP), OCLC 223993023. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  3. ^ a b (EN) Hampson, G. F., A Revision of the Moths od the Subfamily Pyraustinæ and Family Pyralidæ (PDF), in Proceedings of the general meetings for scientific business of the Zoological Society of London, vol. 1899, Londra, Zoological Society of London, 21 febbraio 1899, pp. 284 - 285, ISSN 2397-169X (WC · ACNP), OCLC 6372880. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  4. ^ Schenkl, F.; Brunetti, F., Dizionario Greco-Italiano/Italiano-Greco, a cura di Meldi, D., collana La creatività dello spirito, Berrettoni G. (nota bibliografica), La Spezia, Casa del Libro - Fratelli Melita Editori, dicembre 1991 [1990], pp. xviii, 972, 14 tavv.,  538, ISBN 978-88-403-6693-7, OCLC 797548053.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (EN) Dugdale, J. S.; Kristensen, N. P.; Robinson, G. S.; Scoble, M. J., The smaller microlepidoptera-grade superfamilies, in Kristensen, N. P. (Ed.) - Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, Kükenthal, W. (Ed.), Fischer, M. (Scientific Ed.), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, ristampa 2013, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. 217 - 232, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae (EN) Common, I. F. B., Moths of Australia, Slater, E. (fotografie), Carlton, Victoria, Melbourne University Press, 1990, pp. vi, 535, 32 con tavv. a colori, ISBN 9780522843262, LCCN 89048654, OCLC 220444217.
  7. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Scoble, M. J., Lower Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 225-289, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  8. ^ (EN) Philpott, A., The maxillae in the Lepidoptera (PDF), in Transactions of the New Zealand Institute, vol. 57, Wellington, Royal Society of New Zealand, 22 febbraio 1927, pp. 721-746, ISSN 1176-6158 (WC · ACNP), OCLC 84073801. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  9. ^ a b (EN) Tineodes adactylalis, su BOLD Systems - Barcode of Life Data Systems. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  10. ^ a b c d (EN) Munroe, E.G., Lepidoptera, in Parker, S. B. (Ed.). Synopsis and classification of living organisms, vol. 2, New York, McGraw-Hill, 1982, pp. 612-651, ISBN 9780070790315, LCCN 81013653, OCLC 7732464.
  11. ^ a b (EN) Heppner, J. B., Copromorphidae. Alucitidae. Carposinidae. Epermeniidae (Coprornorphoidea); Glyphipterigidae. Plutellidae (Yponomeutoidea), in Stehr, F. W. (Ed.). Immature Insects, vol. 1, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1987, pp. 399-405, ISBN 9780840337023, LCCN 85081922, OCLC 311572089.
  12. ^ (EN) NHM - Lista delle piante ospiti, su nhm.ac.uk. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  13. ^ (EN) Australian Government Department of the Environment and Energy, Tineodes adactylalis, su Australian Biological Resources Study, Canberra, Australia, 11 maggio 2011. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  14. ^ (EN) Tineodes adactylalis, su Lepidoptera Barcode of Life: Australia. URL consultato il 5 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 18 novembre 2016).
  15. ^ (EN) Tineodes adactylalis, su Atlas of Living Australia. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  16. ^ (EN) Meyrick, E., On the classification of the Australian Pyralidina (PDF), in Transactions of the Entomological Society of London, vol. 1885, Londra, Entomological Society of London, 1885, pp. 422, 437 e 438, ISSN 0035-8894 (WC · ACNP), LCCN sn88024445, OCLC 2334186. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  17. ^ (EN) Fletcher, D. S. and Nye, I. W. B., The Generic names of moths of the world (PDF), Volume 5: Pyraloidea, Londra, Trustees of the British Museum (Natural History), 1984, p. 152, DOI:10.5962/bhl.title.119515, ISBN 0565008803, OCLC 55566822. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  18. ^ a b c d (LAEN) Walker, F., List of the specimens of lepidopterous insects in the collection of the British Museum (PDF), vol. 17, Londra, Order of the Trustees, 1859, pp. 407, 424 e 425, DOI:10.5962/bhl.title.58221, ISBN non esistente, LCCN agr04000350, OCLC 9610924. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  19. ^ (EN) International Union for Conservation of Nature and Natural Resources, IUCN Red List of Threatened Species. Version 2016-2, su IUCN 2016, Cambridge, IUCN Global Species Programme Red List Unit, ISSN 2307-8235 (WC · ACNP), OCLC 943528404. URL consultato il 5 dicembre 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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