Guerra di successione al patriarcato di Aquileia: differenze tra le versioni

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La nomina a patriarca di [[Patriarcato di Aquileia|Aquileia]] di [[Filippo d'Alençon|Filippo II di Alençon]] ([[1381]]) provocò gravi discordie, la cui ragione principale fu il dissidio tra [[Udine]] e [[Cividale del Friuli|Cividale]] per questioni di interesse commerciale, legate a motivi di prestigio cittadino e familiare. Il Patriarca si schierò apertamente con Cividale, suscitando la furiosa reazione degli udinesi che lo costrinsero a fuggire dallo Stato Patriarcale.


Si formarono due fazioni: quella filoimperiale che sosteneva Filippo II ed era costituita da Cividale, dai [[Carraresi]] con [[Francesco I da Carrara|Francesco “Il Vecchio” da Carrara]], dal [[regno d'Ungheria]] e dalle famiglie locali dei ''di Prata'', ''di Porcia'', ''di Ragogna'', gli ''Spilimbergo'' e i ''Prodolone'' e la fazione filoveneziana, chiamata '''La felice unione''' che contestava la nomina a patriarca di Filippo II, cui aderirono gli [[Scaligeri]] con [[Antonio della Scala]], le famiglie dei ''Duino'', gli ''Zoppola'', i ''da Cusano'', i ''di San Vito'' e i ''di Valvasone'', i ''Colloredo'', i 'da Maniago'', Federico Savorgnan (che fu ascritto al patriziato veneziano e provvisionato il [[3 aprile]] [[1385]]), Venceslao da Spilimbergo, Nicoletto da Castello e le città di [[Sacile]] e [[Marano]].
Si formarono due fazioni: quella filoimperiale, che sosteneva Filippo II ed era costituita da Cividale, dai [[Carraresi]] con [[Francesco I da Carrara|Francesco “Il Vecchio” da Carrara]], dal [[regno d'Ungheria]] e dalle famiglie locali dei ''di Prata'', ''di Porcia'', ''di Ragogna'', gli ''Spilimbergo'' e i ''Prodolone'', e la fazione filoveneziana, chiamata ''La felice unione'', che contestava la nomina a patriarca di Filippo II, cui aderirono gli [[Scaligeri]] con [[Antonio della Scala]], le famiglie dei ''Duino'', gli ''Zoppola'', i ''da Cusano'', i ''di San Vito'' e i ''di Valvasone'', i ''Colloredo'', i 'da Maniago'', Federico Savorgnan (che fu ascritto al patriziato veneziano e provvisionato il [[3 aprile]] [[1385]]), Venceslao da Spilimbergo, Nicoletto da Castello e le città di [[Sacile]] e [[Marano]].


Venezia inviò 24 galee ad occupare Trieste ([[25 gennaio]] 1381) costringendola ad aderire alla Felice Unione; [[Leopoldo III d’Asburgo]] duca d’[[Austria]] ne approfittò e penetrò a Trieste ([[7 agosto]] [[1382]]), che fece atto di dedizione a Leopoldo ([[Graz]], [[30 settembre]] 1382); la città resta agli [[Asburgo]] fino al [[1918]].
Venezia inviò 24 galee ad occupare Trieste ([[25 gennaio]] 1381) costringendola ad aderire alla Felice Unione; [[Leopoldo III d’Asburgo]] duca d’[[Austria]] ne approfittò e penetrò a Trieste ([[7 agosto]] [[1382]]), che fece atto di dedizione a Leopoldo ([[Graz]], [[30 settembre]] 1382); la città resta agli [[Asburgo]] fino al [[1918]].
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I cividalesi presero la roccaforte di [[Gemona]] dopo 7 giorni d’assedio, il [[14 ottobre]] [[1383]]; la città cadde di nuovo nelle mani degli udinesi nel [[1385]], questi assaltarono anche il castello di Villalta ed investono Cividale per 8 giorni con 4 bombarde, respingono una sortita ([[23 gennaio]] [[1386]]) e saccheggiando i dintorni.


Passati alla controffensiva i cividalesi sconfissero gli Scaligeri a Brentelle ([[25 giugno]] 1386) ed a [[Castagnaro]] ([[1 marzo]] [[1387]]); respinero gli Udinesi a Savorgnan ([[30 luglio]] 1387), bombardando e costringendo alla resa Sacile ([[6 agoisto]] 1387) ma furono sconfitti dagli udinesi al passo del Torre ([[1 ottobre]] 1387). Il castello di [[Artegna]] viene distrutto.
Passati alla controffensiva i cividalesi sconfissero gli Scaligeri a Brentelle ([[25 giugno]] 1386) ed a [[Castagnaro]] ([[1° marzo]] [[1387]]); respinero gli Udinesi a Savorgnan ([[30 luglio]] 1387), bombardando e costringendo alla resa Sacile ([[6 agosto]] 1387) ma furono sconfitti dagli udinesi al passo del Torre ([[1° ottobre]] 1387). Il castello di [[Artegna]] viene distrutto.


I [[Visconti]] occuparono [[Verona]], ponendo fine alla signoria Scaligera (Brunoro della Scala, ultimo della casata, visse in esilio nel castello di [[Aviano]]) ed estromisero i Carraresi da [[Padova]] privando i due schieramenti dei due principali sostenitori.
I [[Visconti]] occuparono [[Verona]], ponendo fine alla signoria Scaligera (Brunoro della Scala, ultimo della casata, visse in esilio nel castello di [[Aviano]]) ed estromisero i Carraresi da [[Padova]] privando i due schieramenti dei due principali sostenitori.

Versione delle 16:41, 5 set 2012

Guerra di successione al Patriarcato di Aquileia
Data1381 - 1388
LuogoFriuli
Casus belliDissido tra Udine e Cividale per questioni di interesse commerciale e prestigio, ogni città appoggiò la nomina di un diverso patriarca
EsitoRitiro dei Carraresi e degli Scaligeri dal conflitto, vittoria formale della fazione di Cividale, rifiuto dell'investitura da parte del patriarca appoggiato da Cividale
Schieramenti
Cividale, appoggiato dal regno d'Ungheria, dai Carraresi e da diversi nobili localiUdine appoggiata dalla repubblica di Venezia, dagli Scaligeri e da diversi nobili locali
Comandanti
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La nomina a patriarca di Aquileia di Filippo II di Alençon (1381) provocò gravi discordie, la cui ragione principale fu il dissidio tra Udine e Cividale per questioni di interesse commerciale, legate a motivi di prestigio cittadino e familiare. Il Patriarca si schierò apertamente con Cividale, suscitando la furiosa reazione degli udinesi che lo costrinsero a fuggire dallo Stato Patriarcale.

Si formarono due fazioni: quella filoimperiale, che sosteneva Filippo II ed era costituita da Cividale, dai Carraresi con Francesco “Il Vecchio” da Carrara, dal regno d'Ungheria e dalle famiglie locali dei di Prata, di Porcia, di Ragogna, gli Spilimbergo e i Prodolone, e la fazione filoveneziana, chiamata La felice unione, che contestava la nomina a patriarca di Filippo II, cui aderirono gli Scaligeri con Antonio della Scala, le famiglie dei Duino, gli Zoppola, i da Cusano, i di San Vito e i di Valvasone, i Colloredo, i 'da Maniago, Federico Savorgnan (che fu ascritto al patriziato veneziano e provvisionato il 3 aprile 1385), Venceslao da Spilimbergo, Nicoletto da Castello e le città di Sacile e Marano.

Venezia inviò 24 galee ad occupare Trieste (25 gennaio 1381) costringendola ad aderire alla Felice Unione; Leopoldo III d’Asburgo duca d’Austria ne approfittò e penetrò a Trieste (7 agosto 1382), che fece atto di dedizione a Leopoldo (Graz, 30 settembre 1382); la città resta agli Asburgo fino al 1918.

I cividalesi presero la roccaforte di Gemona dopo 7 giorni d’assedio, il 14 ottobre 1383; la città cadde di nuovo nelle mani degli udinesi nel 1385, questi assaltarono anche il castello di Villalta ed investono Cividale per 8 giorni con 4 bombarde, respingono una sortita (23 gennaio 1386) e saccheggiando i dintorni.

Passati alla controffensiva i cividalesi sconfissero gli Scaligeri a Brentelle (25 giugno 1386) ed a Castagnaro (1° marzo 1387); respinero gli Udinesi a Savorgnan (30 luglio 1387), bombardando e costringendo alla resa Sacile (6 agosto 1387) ma furono sconfitti dagli udinesi al passo del Torre (1° ottobre 1387). Il castello di Artegna viene distrutto.

I Visconti occuparono Verona, ponendo fine alla signoria Scaligera (Brunoro della Scala, ultimo della casata, visse in esilio nel castello di Aviano) ed estromisero i Carraresi da Padova privando i due schieramenti dei due principali sostenitori.

Il conflitto si spense di lì a poco in favore di Filippo d’Alençon che, giudicando la situazione ingovernabile, rinunciò all’investitura di patriarca ponendo fine alla guerra (dicembre 1388).

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