Pleocyemata

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Pleocyemata
Rhynchocinetes uritai
Intervallo geologico
devoniano–presente
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Arthropoda
Subphylum Crustacea
Classe Malacostraca
Sottoclasse Eumalacostraca
Superordine Eucarida
Ordine Decapoda
Sottordine Pleocyemata
Burkenroad, 1963
Infraordini

vedi testo

Pleocyemata è un sottordine di crostacei appartenenti all'ordine Decapoda.[1]

I Pleocyemata sono presenti sin del Devoniano (circa 400 milioni di anni fa): il Palaeopalaemon è il fossile più antico di Pleocyemata ritrovato[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Potamon fluviatile
Potamon fluviatile Herbst, 1785 femmina con le uova fra i pleopodi

I Pleocyemata sono uniti da una serie di caratteristiche comuni, la più importante delle quali è che le uova fecondate vengono incubate dalla femmina, rimanendo attaccate ai pleopodi, fino a che le larve zoea siano pronte alla schiusa. È questa caratteristica che dà il nome al gruppo. Possiedono anche una struttura lamellare delle branchie, in contrapposizione alla struttura ramificata dei Dendrobranchiata.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Istituita da Martin Burkenroad nel 1963[3], la classificazione di Burkenroad ha sostituito i precedenti sottordini Natantia e Reptantia con i gruppi monofiletici Dendrobranchiata (gamberi) e Pleocyemata. Pleocyemata contiene tutti i componenti di Reptantia (compresi granchi, aragoste, gamberi ed altri), nonché Stenopodidea e Caridea (gamberetti).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sammy De Grave, N. Dean Pentcheff, Shane T. Ahyong, A classification of living and fossil genera of decapod crustaceans (PDF), in Raffles Bulletin of Zoology, Suppl. 21, 2009, pp. 1–109. URL consultato il 19 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2011).
  2. ^ Robert P. D. Crean, Order Decapoda: Fossil record and evolution, Univ. di Bristol, 2004.
  3. ^ Burkenroad, M. D., The evolution of the Eucarida (Crustacea, Eumalacostraca), in relation to the fossil record, in Tulane Studies in Geology, vol. 2, n. 1, 1963, pp. 1–17.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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