Paraśurāma

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Paraśurāma (XIX secolo, British Museum)

Paraśurāma (devanāgarī: परशुराम; lett. "Rāma con il paraśu (s.m. "ascia")") è, nell'induismo, un avatara di Visnù.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Le caratteristiche e le vicende inerenti all'avatara Paraśurāma sono narrate in particolar modo nei Vāyu Purāṇa (91-93), Agni Purāṇa (V), Brahmā Purāṇa (X), Padma Purāṇa (VI, 268), Matsya Purāṇa (47), Bhāgavata Purāṇa (IX, 15-16), Mahābhārata (I, 66; V, 178-185; VIII, 36).

In ambito visnuita è meglio conosciuto come Bhārgava Rāma o Jāmadagni Rāma per distinguerlo da Rāma, l'eroe divino del Rāmāyaṇa a cui , al I kāṇḍa 76° sarga, Paraśurāma consegna lo status di avatara dopo che il primo lo ha privato del tapas, (l'"ardore", la "potenza", ascetica) colpendolo con la freccia dell'arco che Viśvakarman aveva costruito per Visnù.

Mito[modifica | modifica wikitesto]

Quando la potente ma arrogante casta guerriera degli kṣatriya oppresse la casta sacerdotale dei brahmana, umiliandoli, Visnù assunse la forma di Paraśurāma, quinto figlio del brahmano Jamadagni e di Reṇukā che, armato di scure, sconfisse ripetutamente gli kṣatriya, restituendo ai brahmani la legittima supremazia castale.

Secondo la tradizione Paraśurāma è un componente dei Bhārgava ovvero di quella famiglia brahmanica discendente di Bhṛgu[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Uno dei dieci prajāpati ("padri del genere umano").

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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