Nicola Pistillo

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Nicola Pistillo
NascitaSan Giuliano del Sannio, 22 gennaio 1916
MortePisa, 23 dicembre 1983
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaGenio
SpecialitàCarristi
Paracadutisti
GradoMaresciallo di prima classe
GuerreGuerra di Spagna
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nordafrica
Guerra di liberazione italiana
BattaglieSeconda battaglia di El Alamein
Decorazionivedi qui
Frase celebreUn paracadutista muore ma non si arrende
dati tratti da Le Medaglie d'Oro al V.M. viventi[1]
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Nicola Pistillo (San Giuliano del Sannio, 22 gennaio 1916Pisa, 23 dicembre 1983) è stato un militare e poeta italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a San Giuliano del Sannio il 22 gennaio 1916.[1] Mentre studiava ragioneria a Campobasso, nel 1936 interruppe gli studi al terzo anno e si arruolò nel Regio Esercito, assegnato ad un battaglione del genio della Sardegna.[2] Promosso caporale venne trasferito alla compagnia del genio della Divisione Littorio, combattendo dall'aprile 1937 nel corso della guerra di Spagna.[3] Rientrato in Patria nel giugno 1939 con la promozione a sergente, fu trasferito in servizio al XXV Battaglione del 1º Reggimento carristi.[2] Nel gennaio 1940 passò in forza al 66º Reggimento fanteria "Trieste", dove fu promosso sergente maggiore.[1] Chiesto, ed ottenuto, il trasferimento alla specialità paracadutisti, nel luglio 1941 venne inviato a frequentare la Scuola paracadutismo di Tarquinia dove ottenne il brevetto, e un mese dopo venne assegnato al 1º Reggimento paracadutisti della 185ª Divisione paracadutisti "Folgore", divenuto poi 186º Reggimento.[1] Alla fine del mese di luglio 1942 fu trasferito in volo in Africa Settentrionale Italiana, entrando in linea col suo reggimento sul fronte di El Alamein, posizionato alla estrema destra dello schieramento delle truppe italo-tedesche, nei pressi di Qattara.[2] Rimase seriamente ferito il 23 ottobre di quell'anno, nel corso della seconda battaglia di El Alamein, rientrando in Italia nei primi giorni del mese di novembre a mezzo nave ospedale.[3] Per il coraggio dimostrato in questo frangente fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare a vivente.[1]

Dopo un anno di convalescenza trascorso in ospedale, riprese volontariamente servizio nel Reggimento paracadutisti "Nembo", con il quale prese parte anche alla guerra di liberazione italiana.[2] Dopo la fine del conflitto fu ammesso in servizio permanente effettivo, dal giugno al luglio 1948 frequentò a Cesano il corso per caposquadra di mitragliatrici Breda Mod. 37, e nel dicembre successivo ritornò in servizio nel 183º Reggimento paracadutisti "Nembo".[3] Collocato in congedo nel 1949, venne trattenuto in servizio a domanda e dall'ottobre 1952 partecipò al corso per aerorifornimenti presso il Centro militare di paracadutismo di Viterbo.[2] Fu promosso maresciallo ordinario nel 1953, divenne maresciallo capo nel 1957 prestando servizio presso il Centro di addestramento paracadutisti di Pisa.[3] Posto in congedo prese residenza nella città, e iscrittosi al gruppo artistico e letterario di Pisa, nel 1968 fu tra i membri organizzatori del primo Symposium Bonaventura Tecchi, svoltosi in quella città. Insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, si spense a Pisa il 23 dicembre 1983. La sezione di Vercelli dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia porta il suo nome.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nel corso di un’accanita e sanguinosa battaglia, destinato con la sua squadra alla difesa di un’importante posizione, per quanto duramente attaccato, resisteva tenacemente con successo per oltre 24 ore. Accortosi che l’avversario con ingenti forze corazzate e con truppe di assalto stava circondando e sopraffacendo un centro di fuoco al suo fianco, di iniziativa, portava un gruppo di uomini a soccorso dei compagni pericolanti e con grande ardimento, all’arma bianca ed a colpi di bottiglie anticarro, riusciva a rompere il cerchio degli attaccanti e, benché ferito, ad entrare nella posizione. Quivi trovato morto l’ufficiale comandante, riuniva i pochi difensori superstiti e li portava al contrassalto ricacciando l’avversario. Nuovamente ferito rimaneva al suo posto. In un nuovo improvviso ritorno offensivo dell’avversario rifiutava di arrendersi e, gridando ai suoi uomini: La Folgore muore, ma non si arrende, li portava ancora una volta all’assalto, ma colpito gravemente cadeva sulla posizione tanto tenacemente difesa. Eroica figura di comandante animatore e trascinatore di uomini. Africa Settentrionale, 23–25 ottobre 1942.[4]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 1948.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Deir el Angar Nail (A.S.) (Africa Settentrionale), settembre 1942
Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Dio e la Patria, 1946
  • Liriche a Pistoia, 1946
  • Ottobre 1946
  • Bozzetti eroici
  • Belluno 10 giugno 1949
  • Gloria agli eroi, Giardini, Pisa, 1970.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Caccia Dominioni, El Alamein : 1933-1962, Milano, Longanesi & C., 1962.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al V.M. viventi, Roma, Tipografia regionale, 1952.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965.
Periodici
  • A. San Giuliano del Sannio un eroe attende una giusta ricompensa, in Molise Nuovo, 21 novembre 1947.
  • Nostri eroi. La medaglia d'oro al Serg. Magg. Pistilli, in Molise Nuovo, 7 settembre 1948.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]