Myanmaria calycina

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Myanmaria calycina
Immagine di Myanmaria calycina mancante
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Vernonioideae
Tribù Vernonieae
Sottotribù Gymnantheminae
Genere Myanmaria
H.Rob., 1999
Specie M. calycina
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Nomenclatura binomiale
Myanmaria calycina
(Wall. ex A.DC.) H.Rob., 1999

Myanmaria calycina (Wall. ex A.DC.) H.Rob., 1999 è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteracee. Myanmaria calycina è anche l'unica specie del genere Myanmaria H.Rob., 1999.[1][2][3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dai botanici Nathaniel Wallich (1786-1854), Augustin Pyramus de Candolle (1778-1841) e Harold Ernest Robinson (1932-2020) nella pubblicazione Proceedings of the Biological Society of Washington (Proc. Biol. Soc. Washington 112(1): 245) del 1999.[4] Il nome scientifico del genere è stato definito nella stessa pubblicazione da Harold Ernest Robinson.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le piante di questa voce hanno un habitus subarbustivo (fruttescente). Massima altezza: 1 metro. Sulla superficie di queste piante sono presenti peli di vari tipo: semplici, uniseriati e multisettati.[5][6][7][8][9][10]

Le foglie sono disposte in modo alterno e sono brevemente picciolate. La lamina in genere è intera con forme oblunghe e apici ottusi. Le venature normalmente sono pennate. I margini sono continui o dentati. La superficie può essere pubescente o glabra (quella inferiore a volte è tomentosa).

L'infiorescenza, terminale, è formata da capolini discoidi, omogami e peduncolati spesso in formazioni corimbose. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo sorregge un involucro con forme varie composto da 20 brattee disposte su 2 - 3 serie embricate e scalate che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori di tipo tubuloso. Le brattee dell'involucro, persistenti o decidue (quelle più interne), hanno delle forme ampiamente ovate (quelle esterne), e lineari (quelle più interne). Il ricettacolo normalmente è privo di pagliette (ricettacolo nudo).

I fiori, da 35 a 50 per capolino, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono inoltre ermafroditi e actinomorfi (raramente possono essere zigomorfi).

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[11]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la corolla, formata da un tubo allungato e imbutiforme terminanti in 5 lobi riflessi, può essere pubescente. Il colore varia da lavanda a biancastro.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[12] Le antere, prive di ghiandole, sono ampiamente codate. Le appendici basali hanno una consistenza soda e sono glabre. Il polline può essere di tipo tricolporato, ossia con tre aperture sia a fessura che a poro; può essere inoltre "echinatolophato" (con punte e lacune)[13].
  • Gineceo: lo stilo è filiforme e senza nodi alla base. Gli stigmi dello stilo sono due lunghi e divergenti; sono sottili, pelosi (peli a spazzola) e con apice ottusi. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli. Gli stigmi hanno la superficie stigmatica interna (vicino alla base).[14]

I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni hanno 10 coste con superficie sericea. All'interno si può trovare del tessuto di tipo idioblasto e rafidi di tipo subquadrato da corti a moderatamente allungati; non è presente il tessuto tipo fitomelanina. Il pappo, persistente, è formato da setole barbate su 2 - 3 serie.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La distribuzione delle piante di questa voce è relativa al Vecchio mondo (un endemismo di Myanmar).[2]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23 000 specie distribuite su 1 535 generi[15], oppure 22 750 specie e 1 530 generi secondo altre fonti[16] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1 679 generi)[17]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][8][9]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di questo gruppo appartengono alla sottotribù Gymnantheminae descritta all'interno della tribù Vernonieae Cass. della sottofamiglia Vernonioideae Lindl.. Questa classificazione è stata ottenuta ultimamente con le analisi del DNA delle varie specie del gruppo.[18] Da un punto di vista filogenetico in base alle ultime analisi sul DNA la tribù Vernonieae è risultata divisa in due grandi cladi: Muovo Mondo e Vecchio Mondo. I generi della sottotribù Gymnantheminae appartengono al subclade relativo all'Africa tropicale comprese le Hawaii (l'altro subclade africano comprende soprattutto specie meridionali).[9]

La sottotribù, e quindi i suoi generi, si distingue per i seguenti caratteri:[8]

  • l'habitus è soprattutto arbustivo o arboreo;
  • le brattee interne dell'involucro talvolta sono decidue;
  • il polline non è di tipo triporato;
  • le antere sono prive di ghiandole;
  • le piante sono in prevalenza paleotropicali (avventizie in America).

In precedenza la tribù Vernonieae, e quindi la sottotribù (Gymnantheminae) di questo genere, era descritta all'interno della sottofamiglia Cichorioideae.[9] Tradizionalmente la specie di questa voce in passato era descritta all'interno del genere Vernonia.[2]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere (Myanmaria) sono:[8]

  • le brattee dell'involucro sono larghe, arrotondate e verdi (simili a foglie);
  • il polline è "lophato" con tre lacune polari.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[2]

  • Vernonia calycina Wall. ex DC.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d e World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  3. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  4. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato l'11 ottobre 2021.
  5. ^ Pignatti 1982, vol.3 p. 1.
  6. ^ Strasburger 2007, p. 860.
  7. ^ Judd 2007, pag.517.
  8. ^ a b c d Kadereit & Jeffrey 2007, p. 174.
  9. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, p. 444.
  10. ^ Robinson 1999.
  11. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  12. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - p. 1.
  13. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - p. 760.
  14. ^ Judd 2007, p. 523.
  15. ^ Judd 2007, p. 520.
  16. ^ Strasburger 2007, p. 858.
  17. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  18. ^ Susanna et al. 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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