Kratos XQ-58 Valkyrie

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Kratos XQ-58 Valkyrie
Descrizione
Tipoaeromobile da combattimento a pilotaggio remoto
CostruttoreBandiera degli Stati Uniti Kratos Unmanned Aerial Systems
Data primo volo5 marzo 2019
Dimensioni e pesi
Lunghezza8,79 m (28 ft 10 in)
Apertura alare6,71 m (22 ft 0 in)
Peso a vuoto1 134 kg
Peso max al decollo2 722 kg
Prestazioni
Velocità max1 050 km/h (567 kn; 652 mph)
Autonomia3 941 km
(2 128 nmi, 2 449 mi)
Tangenza13 750 m
(44 997 ft)
Armamento
Bombe2 JDAM o GBU-39 Small Diameter Bomb da 250 kg
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L'XQ-58 Valkyrie è un velivolo a pilotaggio remoto (Unmanned Aerial Vehicle, UAV) statunitense attualmente in fase di sviluppo da parte della Kratos Unmanned Aerial Systems, destinato al ruolo di ricognizione aerea e combattimento.[1]

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Alla metà degli anni dieci del XXI secolo, l'United States Air Force emise un requisito per l'adozione di droni da attacco stealth di produzione economica,[1] al fine di non gravare troppo sul bilancio militare in caso di fallimento del programma.[2] Nel luglio 2016 venne ufficialmente lanciato il programma Low-Cost Attritable Strike Unmanned Aerial System Demonstration (LCASD)[1] per determinare effettivamente quali sarebbero le esigenze, le capacità operative e il costo di tale prodotto.[2]

Tale programma rientrava nel più ampio LCAAT (Low-Cost Attritable Aircraft Technology) dell'Air Force Research Laboratory,[3] e lo UAV doveva poter essere usato a fianco di aerei da combattimento pilotati del tipo F-15EX o F-35,[1] ma anche essere schierato come uno sciame di droni accompagnati o meno da un aereo pilotato.[2] Lo UAV doveva trasportare armi aria-superficie, ma anche attrezzature per effettuare missioni ISR (Intelligence, Surveillance e Reconnaissance).[2] Tale sistema sarebbe stato particolarmente utile nel corso di una guerra simmetrica tra due nazioni rivali, concetto coerente con la crescente intenzione del Pentagono di competere con Cina e Russia per la supremazia militare.[2]

La Kratos Defense & Security Solutions[1] presentò il progetto XQ-222 che fu selezionato per lo sviluppo. Tale dispositivo era offerto a un prezzo unitario di 3 milioni di dollari, prezzo che scendeva a 2 per la produzione di oltre 100 esemplari.[2]

Nel maggio 2017 l'XQ-222 venne ufficialmente battezzato "Valkyrie", e nel mese successivo fu poi presentato al Salone internazionale dell'aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget.[2]

Descrizione tecnica[modifica | modifica wikitesto]

La sua configurazione è relativamente convenzionale, con una fusoliera dotata di corte ali a freccia in posizione centrale, e di due impennaggi di coda a "V".[2] La presa d'aria per il propulsore è situata sulla parte superiore della fusoliera, ed alimenta il motore a reazione posto nella parte posteriore attraverso un tubo a "S", al fine di impedire che le pale del reattore siano visibili alle onde radar.[2] Due stive ventrali consentono il trasporto del carico offensivo, ma secondo alcune fonti, sotto le ali sono installati anche due punti di attacco esterni.[2] Privo del carrello d'atterraggio, il Valkyrie decolla da una catapulta o da una piattaforma di lancio tramite razzi ausiliari, e al termine della missione atterra dopo il dispiegamento di un paracadute di recupero.[2]

La formazione tipo dovrebbe essere costituita da tre droni XQ-58a posizionati davanti a un cacciabombardiere guida F-15EX o F-35 Block 4.[1] L’XQ-58 può anche volare in modalità semi-autonoma seguendo una rotta impostata,[2] o diventare completamente autonomo.[2]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio 2019 il nuovo prodotto venne ufficialmente rinominato XQ-58A Valkyrie, e il primo esemplare andò in volo per la prima volta il 5 marzo successivo, dal poligono di Yuma Proving Ground, in Arizona, per 76 minuti.[3] Durante questa prima fase di test, sono stati previsti cinque voli di prova, da compiersi in due fasi, al fine di valutare la funzionalità del sistema, le prestazioni aerodinamiche e i sistemi di lancio e recupero.[1] Il 24 gennaio 2020 è avvenuto il quarto volo, con il prototipo che ha raggiunto una grande altitudine per poi atterrare regolarmente nel deserto.[1] Al termine del programma è stato emesso un ordine per la produzione di 12 esemplari di preserie, da consegnarsi nel 2021.[4]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Periodici
  • Sergio Coniglio, Caccia non pilotati al posto degli F-16!, in Solo stealth o no?, Rivista Italiana Difesa, n. 6, Chiavari, Giornalistica Riviera Soco. Coop., giugno 2020, p. 35.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Video