Katharine Gun

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Katharine Gun, nata Katharine Teresa Harwood (1974), è una traduttrice e attivista britannica con cittadinanza turca. Nel 2003, mentre lavorava come impiegata presso il Quartier generale del governo per le comunicazioni, divenne nota come whistleblower per avere portato alla luce una operazione di spionaggio illegale ordita dagli Stati Uniti d'America e dal Regno Unito allo scopo di legittimare la Guerra in Iraq.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Katharine, figlia di Jan e Paul Harwood, trascorse parte dell'adolescenza a Taiwan, dove la famiglia si era trasferìta nel 1977 e dove il padre aveva accettato un posto come insegnante universitario di letteratura inglese dell'università di Tunghai.[3] Fino all'età di 16 anni studiò alla Morriston Academy di Taiwan, per fare ritorno poi in Inghilterra e conseguire gli A-levels presso la Moira House di Eastbourne[4] e laurearsi in lingua giapponese e cinese all'Università di Durham.[5] Lavorò in seguito per due anni come insegnante di inglese nella città giapponese di Hiroshima attraverso il Programma JET.[4][5] Nel 1999 lasciò il posto e iniziò a lavorare alla GCHQ a Cheltenham come traduttrice dal mandarino all'inglese[4][6], dopo avere risposto ad un annuncio di lavoro letto sul giornale, senza sapere di preciso che tipo di azienda fosse.[7]

Il caso[modifica | modifica wikitesto]

Il 31 gennaio del 2003, Katharine Gun, all'epoca ventottenne, lesse un’e-mail inviata da Frank Koza della National Security Agency,[8] in cui veniva richiesto di partecipare a un'operazione di spionaggio dell'amministrazione Bush contro sei paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Angola, Bulgaria, Camerun, Cile, Guinea, e Pakistan) allo scopo di raccogliere informazioni segrete utili a convincere le sei nazioni, decisive per il risultato, a votare a favore della risoluzione, presentata dagli USA e dalla Gran Bretagna, che autorizzava l'invasione dell’Iraq, violando così le Convenzioni di Vienna che regolano i rapporti diplomatici tra le nazioni. Katharine inoltrò la mail a un amico in rapporti con la stampa. Il 2 marzo 2003 il messaggio fu pubblicato sulla prima pagina del The Observer.[9] Il 5 marzo Katharine confessò ai suoi superiori di essere stata la fonte della notizia, quindi fu arrestata con l'accusa di avere violato gli atti di segretezza. Gun trascorse una notte in custodia, ma fu subito rilasciata poiché il procuratore si rifiutò di presentare prove valide.[10] In una intervista della BBC con Jeremy Paxam, Katharine disse di aver deciso di non sollevare le sue preoccupazioni relative alla richiesta della mail con nessuno all'interno della GCHQ perché era convinta che non avrebbe avuto alcun effetto pratico.[11]

Il 13 novembre del 2003, poco dopo essersi sposata, Katharine fu nuovamente accusata di aver violato gli atti di segretezza rischiando una condanna a due anni di carcere.[7] Il suo caso diventò nazionale e conquistò il sostegno da parte di attivisti e personaggi dello spettacolo, come Jesse Jackson, Daniel Ellsberg, Danny Glover e Sean Penn.[12] La donna pianificò di dichiararsi non colpevole, sostenendo di aver divulgato la mail solamente per prevenire una guerra che considerava illegale. Il caso venne affrontato in tribunale il 25 febbraio 2004 e venne chiuso entro trenta minuti perché l'accusa si rifiutò di fornire prove. Le ragioni per cui l'accusa abbandonò il caso non sono state chiarite.[13]

Dopo il processo il marito curdo Yasar Gun fu arrestato con l'accusa di avere violato il visto rischiando l'espulsione dal Regno Unito[14] e tre giorni dopo, si evitò la sua deportazione grazie all'interessamento del parlamentare Nigel Jones.[15][16]

Nel 2004 Katharine Gun vinse il Premio Sam Adams, un riconoscimento consegnato ai membri dell’Intelligence che si sono distinti per integrità e etica.[17] Nel 2006 scrisse un articolo, Iran: Time to leak, nel quale si appellava ai whistleblower, chiedendo loro di rendere pubbliche le informazioni relative ai piani per una potenziale guerra contro l'Iran.[18] Oggi Katharine Gun vive in Turchia, con il marito e una figlia di nome Hana.[19][20]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2018 si sono svolte le riprese del film Official Secrets - Segreto di stato sulla storia di Katharine Gun. A impersonare Katharine è l'attrice britannica Keira Knightley. Il film, diretto dal Gavin Hood, si basa su un libro della scrittrice britannica Marcia Mitchell intitolato The Spy Who Tried to Stop a War: Katharine Gun and the Secret Plot to Sanction the Iraq Invasion. Nel cast sono inoltre presenti Matt Smith, nel ruolo di Martin Bright, il giornalista di The Observer che pubblicò la mail, e Adam Bakri, nel ruolo del marito di Katharine.[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Katharine Gun Case, su accuracy.org, Institute for Public Accuracy, 25 febbraio 2004. URL consultato il 18 marzo 2018.
  2. ^ (EN) Katharine Gun, su connectotel.com. URL consultato il 18 marzo 2018.
  3. ^ (EN) Kim Sengupta, How a GCHQ translator uncovered an American dirty tricks campaign, su independent.co.uk, The Independent, 26 febbraio 2004. URL consultato il 23 marzo 2018.
  4. ^ a b c (EN) The US spymaster, the whistleblower, and the secret email she exposed, su telegraph.co.uk, The Telegraph, 26 febbraio 2004. URL consultato il 23 marzo 2018.
  5. ^ a b (EN) Profile: Katherine Gun, Iraq war wistleblower, su thetimes.co.uk, The Times. URL consultato il 21 marzo 2020.
  6. ^ (EN) Tim Adams, Iraq war whistleblower Katharine Gun: ‘Truth always matters’, su theguardian.com, The Guardian. URL consultato il 21 marzo 2020.
  7. ^ a b (EN) Oliver Burkeman e Richard Norton-Taylor, The spy who wouldn't keep a secret, su theguardian.com, The Guardian, 26 febbraio 2004. URL consultato il 18 marzo 2018.
  8. ^ (EN) J.F.O. McAllister, Official Secrets, su content.time.com, Time, 25 gennaio 2004. URL consultato il 18 marzo 2018.
  9. ^ (EN) US plan to bug Security Council: the text, su theguardian.com, The Guardian, 2 marzo 2003. URL consultato il 18 marzo 2018.
  10. ^ (EN) Julie Hyland, British intelligence employee arrested for leaks on US bugging of UN, su wsws.org, World Socialist Web Site, 13 marzo 2003. URL consultato il 18 marzo 2018.
  11. ^ (EN) Katharine Gun, su BBC News. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  12. ^ (EN) Prominent Americans Support British Whistleblower, su accuracy.org, Institute for Public Accuracy, 29 gennaio 2004. URL consultato il 18 marzo 2018.
  13. ^ (EN) GCHQ translator cleared over leak, su news.bbc.co.uk, BBC News, 26 febbraio 2004. URL consultato il 18 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 3 agosto 2018).
  14. ^ (EN) Marcia Mitchell e Thomas Mitchell, The Spy Who Tried to Stop a War: Katharine Gun and the Secret Plot to Sanction the Iraq Invasion, Polipoint Press, 2008, ISBN 0-9815-7691-5.
  15. ^ (EN) Official Secrets: A Conversation With Director Gavin Hood, su The American Prospect. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  16. ^ (EN) 15 Years Later: How U.K. Whistleblower Katharine Gun Risked Everything to Leak a Damning Iraq War Memo, su Democracy Now!. URL consultato il 16 febbraio 2020.
  17. ^ (EN) Katharine Gun, su samadamsaward.ch, Sam Adams Associates for Integrity in Intelligence. URL consultato il 18 marzo 2018.
  18. ^ (EN) Ray McGovern, When Truth Tried to Stop War, su consortiumnews.com, Consortium News, 31 gennaio 2016. URL consultato il 18 marzo 2018.
  19. ^ (EN) Christoph Scheuermann, GCHQ Revealed: Inside Her Majesty's Listening Service, su spiegel.de, Spiegel Online, 27 febbraio 2014. URL consultato il 23 marzo 2018.
  20. ^ (EN) David Smith, Hollywood beckons for whistleblower who risked jail over Iraq ‘dirty tricks’, su theguardian.com, The Guardian, 31 gennaio 2016. URL consultato il 18 marzo 2018.
  21. ^ (EN) Paul Heath, Production Is Officially Underway On Gavin Hood’s ‘Official Secrets’, su thehollywoodnews.com, The Hollywood News, 16 marzo 2018. URL consultato il 18 marzo 2018.
Controllo di autoritàVIAF (EN1940758 · ISNI (EN0000 0000 4777 7141 · LCCN (ENn2008037369 · GND (DE137697139 · WorldCat Identities (ENlccn-n2008037369