Francesca Vacca Agusta

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Francesca Vacca Graffagni Agusta
Contessa
NascitaGenova, 29 ottobre 1942
MortePortofino, 8 gennaio 2001
DinastiaAgusta
ConsorteCorrado Agusta

La Contessa Francesca Vacca Graffagni Agusta (Genova, 29 ottobre 1942Portofino, 8 gennaio 2001) è stata una nobile italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata Francesca Vacca Graffagni a Genova, da giovane lavorò come commessa.

Francesca con Corrado Agusta nel 1977

Nel 1974 si sposò con il conte Corrado Agusta, industriale e costruttore di elicotteri, nonché titolare della omonima azienda. Nei primi anni ottanta iniziarono i dissapori tra i coniugi e nel 1984 i due ottennero la separazione legale. Il conte Agusta morì nel 1989. Dal matrimonio non erano nati figli.[1] La contessa fu protagonista di diverse contese legali di materia ereditaria, soprattutto con il figlio di primo letto di Agusta, Riccardo "Rocky". Alla fine la donna ereditò diversi possedimenti del marito tra cui Villa Altachiara di Portofino.[2]

Villa Altachiara (Portofino) proprietà della contessa, costruita da Henry Herbert, IV conte di Carnarvon nel 1874
Sala del camino di Villa Altachiara arredata da Lorenzo Mongiardino

In seguito la contessa iniziò a convivere con un giovane yuppie del jet set della Costa Azzurra, Maurizio Raggio, ristoratore di Portofino. La metà degli anni ottanta coincise con il sodalizio con Bettino Craxi e il PSI, a cui era legato il compagno[3]. Raggio ha sempre avuto rapporti privilegiati con la famiglia Craxi, in qualità di confidente, ed è stato anche indagato all'interno di "Mani Pulite", finendo per coinvolgere la contessa Vacca Agusta, sospettata di aver contribuito al trasporto all'estero di beni del leader socialista.[4]

Gli ultimi anni della sua vita la videro al centro della cronaca rosa con la separazione da Raggio[5] e il successivo legame con Tirso Chazaro, faccendiere messicano conosciuto sul posto.

La morte e il caso giudiziario[modifica | modifica wikitesto]

La contessa Francesca Vacca Agusta morì tragicamente a 58 anni, l’8 gennaio 2001, precipitando in mare dalla scogliera della sua villa a Portofino.[6] Il funerale venne celebrato nella chiesa del Divo Martino. Il suo corpo venne ritrovato il 22 gennaio[7] sulle spiagge della Costa Azzurra, trasportato dalle correnti marine[5]. Diverse furono le indagini svolte sull'accaduto, che per anni riempì le cronache internazionali: le piste sondate furono principalmente quelle del suicidio, dell'omicidio e dell'incidente, quest'ultima ritenuta la più veritiera. Sul corpo della contessa è stata eseguita una perizia psichiatrica postuma che ha dimostrato che la Vacca Agusta soffriva di regressione infantile, disturbo che la portava a ricercare attenzioni nei momenti difficili. La patologia è stata confermata anche dalle persone a lei vicine che hanno dichiarato di averla trovata quella sera nascosta nella camera rosa di Villa Altachiara, camera affidata a Maurizio Raggio. Testimoni chiave, ed indagati, sono stati Tirso Chazaro e Susanna Torretta (dama di compagnia e amica della contessa), che hanno dichiarato di averla trovata, la mattina del giorno dell'incidente, nascosta nella camera armadio della camera di Maurizio Raggio, in accappatoio bianco e in uno stato visibilmente alterato, con a fianco il telefono (aveva chiamato il suo legale e il figliastro Rocky Agusta). Più tardi, verso le 19, una lite è scoppiata tra la contessa e Tirso, dopo la quale la contessa è uscita nella veranda e avrebbe cercato di nascondersi, dietro il muretto sopra la scogliera, punto in cui sarebbe scivolata e precipitata. La perizia dice che la contessa sarebbe morta ancora prima di finire in acqua, probabilmente sbattendo la testa mentre precipitava dalla scogliera.[8] Alla soluzione del caso giudiziario, nel 2001 ha contribuito anche la consulenza tecnica realizzata dall'oceanografo Sandro Carniel[9].

Una serie di testamenti redatti complicarono la corsa all'eredità apertasi dopo la sua morte. Per buona parte delle indagini la questione testamentaria fu considerata un movente, ma questa pista fu poi abbandonata[2][10]. Nel 2011 la vicenda è tornata alla ribalta perché Rocio Zaldivar, nuova moglie di Raggio,[11] aveva dichiarato che la contessa, poco prima della morte, avrebbe nascosto un tesoro di diamanti, perle, zaffiri e smeraldi, mai ritrovati, per un valore di sette milioni di euro.[12][13]

Procedimenti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tangentopoli e Bettino Craxi.

Nei suoi confronti venne emanato nel 1994 un mandato di cattura dalla procura di Milano durante "Mani pulite" per riciclaggio su conti esteri nell'ambito dell'inchiesta su Bettino Craxi. Fuggì a Cuernavaca in Messico con Raggio.

La contessa scortata da agenti dell'Interpol nel 1997

Nel 1997 l'Italia ottenne l'estradizione dal Messico e la contessa tornò in Italia; dopo due mesi di domiciliari[14] la nobildonna patteggiò una pena di meno di due anni pagando una cauzione.[15]

Nella cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

La morte della contessa Vacca Agusta è stato il primo caso di cronaca nera arrivato sulle scene dei talk show e della cronaca rosa, in cui i vari personaggi hanno alimentato una continua ricerca del colpevole anche quando le indagini si sono concluse.[4] Le vicende della contessa, di forte interesse mediatico, sono strettamente legate al luogo in cui si sono svolte: la Villa Altachiara di Portofino, ereditata dal marito conte Agusta. La residenza fu costruita verso fine Ottocento dalla famiglia Carnarvon, fortemente voluta da Henry Herbert, IV conte di Carnarvon, il cui figlio, George, finanziò la spedizione dell’archeologo egittologo che scoprì la tomba del faraone Tutankhamon (nella valle dei Re, Egitto), Howard Carter. Poco dopo il conte studioso morì a Il Cairo per una polmonite acuta.[16] Per questo motivo, e per le tragiche morti che ha ospitato, tra cui quella della nipote di Carnarvon, anche lei precipitata dalla scogliera in una notte d'inverno,[17] si è diffusa la credenza che la villa sia maledetta.[18] Il nome Villa Altachiara è un omaggio al nome della residenza inglese della famiglia Carnarvon, Highclere Castle, nota al grande pubblico per essere stato il set della serie tv Downton Abbey.[19][2]

La villa conta oltre 30 stanze, su una superficie di oltre 1.500 m², circondata da un parco di 34.000 m² nel cui centro svetta un eliporto voluto dallo stesso conte Agusta, si narra soprattutto per favorire le visite dell'amico Bettino Craxi.[20] Dopo le travagliate vicende della dimora e dei suoi abitanti Villa Altachiara è stata venduta all'asta per oltre 25 milioni di euro alla Miasdor Investments Ldt, che fa capo al magnate russo Eduard Khudaynatov.[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Wanda Willi, Da commessa a contessa poi Mani pulite..., in la Repubblica, 10 gennaio 2001. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato il 28 agosto 2016).
  2. ^ a b c La morte della contessa Vacca Agusta, 20 anni fa, su Il Post, 8 gennaio 2021. URL consultato il 27 giugno 2021.
  3. ^ Marco Grasso, I gioielli della contessa Vacca Agusta spariti tra sesso e voyeur, in Il Secolo XIX, 13 aprile 2015. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato il 14 settembre 2016).
  4. ^ a b Di Elisabetta Moro, Il mistero della morte Contessa Vacca Agusta a vent'anni di distanza ha molto da dirci, su ELLE, 8 gennaio 2021. URL consultato il 29 giugno 2021.
  5. ^ a b Trovato in Costa Azzurra il corpo della contessa Agusta, in la Repubblica, 30 gennaio 2001. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato l'11 settembre 2016).
  6. ^ Renzo Parodi, Francesca Vacca Agusta, a 14 anni dalla morte sparito il tesoro della contessa, in il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2015. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato il 9 agosto 2016).
  7. ^ Nessuno vuole Villa Altachiaradove morì la contessa Vacca Agusta, su liberoquotidiano.it. URL consultato il 29 giugno 2021.
  8. ^ la Repubblica/cronaca: Caso Agusta, un gioco ha ucciso la contessa, su repubblica.it. URL consultato il 27 giugno 2021.
  9. ^ (EN) Tracking the drift of a human body in the coastal ocean using numerical prediction models of the oceanic, atmospheric and wave conditions, su sciencedirect.com, luglio 2002.
  10. ^ Il giallo della contessa scomparsa, su mein-italien.info. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato il 17 settembre 2016).
  11. ^ PressReader.com - Giornali da tutto il mondo, su pressreader.com. URL consultato il 29 giugno 2021.
  12. ^ Vacca Agusta, a 10 anni dalla morteinchiesta sui gioielli scomparsi, su la Repubblica, 6 gennaio 2011. URL consultato il 29 giugno 2021.
  13. ^ Francesca Vacca Agusta, a 14 anni dalla morte sparito il tesoro della contessa, su Il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2015. URL consultato il 29 giugno 2021.
  14. ^ Mani pulite: torna libera francesca vacca agusta, 31 luglio 1997. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  15. ^ Mani pulite: scomparsa la contessa Vacca Augusta, 9 gennaio 2001. URL consultato il 24 agosto 2016 (archiviato il 26 agosto 2016).
  16. ^ Chiara Di Stasio, Villa Altachiara porta la maledizione a Portofino, su Periodico Daily, 22 novembre 2020. URL consultato il 29 giugno 2021.
  17. ^ Portofino, Villa Altachiara parlerà russo, su la Repubblica, 14 luglio 2015. URL consultato il 29 giugno 2021.
  18. ^ Villa Altachiara, a dieci anni dalla morte della contessa Vacca Agusta si riapre il caso, su vanityfair.it. URL consultato il 29 giugno 2021.
  19. ^ Visita Highclere Castle-Downton Abbey | Stanze | Interni | Foto | Biglietti, su Donnamoderna, 19 settembre 2019. URL consultato il 29 giugno 2021.
  20. ^ Di Antonia Matarrese, La maledizione di Villa Altachiara a Portofino, su Harper's BAZAAR, 21 novembre 2020. URL consultato il 29 giugno 2021.
  21. ^ Villa Altachiara venduta a un magnate russo, su Il Secolo XIX, 14 luglio 2015. URL consultato il 29 giugno 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emanuele Boccianti, Sabrina Ramacci, La villa del Mistero, in Italia giallo e nera, Newton Compton Editori, 2009. URL consultato il 17 agosto 2016.
  • Ferdinando Imposimato, Il Caso Vacca Agusta, in L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, Giuffrè edizioni, 2009. URL consultato il 17 agosto 2016.

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