Federico Bocchetti

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Federico Bocchetti
NascitaMonteverde, 1887
MorteČertkovo, 29 dicembre 1942
Cause della morteIncidente aereo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoCorpo sanitario
SpecialitàBersaglieri
Anni di servizio1912-1942
GradoColonnello medico
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia di Caporetto
Seconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Federico Bocchetti (Monteverde, 1887Čertkovo, 29 dicembre 1942) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Monteverde, provincia di Avellino, nel 1887, figlio di Giuseppe e Filomena Spirito.[2] Iniziò la sua carriera militare nel Regio Esercito come soldato di sanità nel 1912 durante la guerra italo-turca. Nominato sottotenente medico di complemento nell’ottobre 1914, partecipò dal 24 maggio dell'anno successivo prese parte alle operazioni militari nel corso della prima guerra mondiale in servizio nel 2º Reggimento bersaglieri.[2] Promosso tenente in servizio permanente effettivo alla fine del 1915 e capitano nell'aprile 1917, dopo la guerra gli venne affidata la direzione del Sanatorio militare di Anzio dove prestò per lunghi anni la sua competente attività dove divenne un insigne tisiologo. Posto in posizione ausiliaria nel 1934, fu promosso maggiore nel luglio dello stesso anno e tenente colonnello nel 1938.[2] Richiamato in servizio attivo all'atto della dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna, prestò servizio dapprima in Albania dal novembre 1940 come direttore di sanità del XXVI Corpo d'armata e promosso colonnello, nel luglio 1942 fu messo a disposizione della Direzione di Sanità dell'8ª Armata.[2] Partito per l'Unione Sovietica, venne nominato direttore dell'ospedale militare di riserva n. 4.[2]

L'ultimo volo[modifica | modifica wikitesto]

Il 29 dicembre 1942, appreso che a Čertkovo, nell'ansa del Don, erano rimasti accerchiati[3] circa 12 000 soldati di cui 2 000 circa feriti, egli decise di partire personalmente con il generale di brigata aerea Enrico Pezzi, dalla base di Voroscilovgrad a bordo di un trimotore Savoia-Marchetti S.M.81 Pipistrello, per portare organizzare i soccorsi,[4] medicinali e per recuperare i feriti più gravi.[3] I membri dell'equipaggio del trimotore scomparso furono:

  • Generale di brigata aerea Enrico Pezzi
  • Colonnello medico del Regio Esercito Federico Bocchetti
  • Maggiore osservatore del Regio Esercito Romano Romanò
  • Tenente pilota Giovanni Busacchi
  • Sottotenente pilota Luigi Tomasi
  • Sergente marconista Antonio Arcidiacono
  • 1º Aviere armiere Salvatore Caruso
  • Aviere scelto marconista Alcibiade Bonazza

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Volontario di ogni guerra, tempra geniale di organizzatore, suscitatore di entusiasmi, sempre pervaso dalla sublime missione di medico e di soldato ebbe ovunque cara la suprema gioia del dovere. Informato che in una zona totalmente accerchiata dal nemico giacevano centinaia di feriti, animato dal più ardente desiderio di recare lenimento alle sofferenze, sagacia di consiglio alla organizzazione di assistenza e — ove possibile — di sgombero, spontaneamente volle raggiungere per le contese e quasi vietate vie dell’aria la zona assediata, portandovi il soffio benefico del suo spirito e della sua opera. Ma nel volo di ritorno scompariva nel cielo della lotta, eternando nella perennità luminosa del simbolo la figura di chi sopravanza i termini dell’io nella più generosa dedizione alla Patria e alla Umanità. Fronte russo, Cielo di Cercowo, 29 dicembre 1942.[5]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 31 dicembre 1947.[6]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Uscì varie volte, arditamente, dalle trincee per soccorrere feriti e ritirare cadaveri, incurante del fuoco nemico. Monte Kuk (Plava), 16 agosto 1916
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sotto intenso bombardamento avversario, per tutta una giornata disimpegnò le mansioni di dirigente il posto di medicazione reggimentale, con calma, zelo ed attività esemplari, mantenendo la stessa serenità d'animo anche quando col nemico alle spalle, restavano poche speranze per la sorte del reggimento. Vesno (Monte Nero), 24-25 ottobre 1917
Medaglia d'oro al merito della sanità pubblica - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 19 luglio 1924.[7]
avanzamento per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
avanzamento per merito di guerra
«Medico e soldato di grande valore e di rare qualità organizzative, superando difficoltà di ogni genere, costituiva, dirigeva e perfezionava, con perizia ed energia ammirevoli, stabilimenti sanitari avanzati su due fronti di guerra, recando eccezionale contributo al buon funzionamento dell'importantissimo servizio. Fronte Occidentale, giugno-luglio 1940; Fronte italo-greco, dicembre 1940-febbraio 1941
— Regio Decreto 19 luglio 1941.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare 1965, p.154.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ a b Pagliano 1954, p. 68.
  4. ^ Pagliano 1954, p. 290.
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  6. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 9 febbraio 1948, Esercito registro 8, foglio 308.
  7. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali, 1924, p. 2801. URL consultato il 29 marzo 2021.
  8. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 24 luglio 1941, registro 25, foglio 64.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 154.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]