Fatma Charfi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Fatma Charfi (Sfax, 1955Vevey, 9 maggio 2018[1]) è stata un'artista tunisina e svizzera vissuta a Berna.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fatima Charfi nasce a Sfax in Tunisia nel 1955. Frequenta l'accademia d'arte di Tunisi e poi in Polonia nel 1977 un tirocinio per la produzione di cartoni animati. Consegue un dottorato di ricerca in Estetica e Scienze dell'arte a all'Università Parigi 1 Sorbona in Francia nel 1985 (1980-1985) con una tesi collegata alla sperimentazione e allo studio dell'acqua[2]. Nel 1986 si trasferisce a Berna in Svizzera e frequenta l'istituto di arti visive di Ginevra[3].

Nel 1999 riceve il premio della giuria della Biennale internazionale d'arte contemporanea d'Alessandria d'Egitto.

Partecipa alla Biennale di Dakar dall'edizione. Nell'edizione della biennale del 2000 è la prima artista donna a vincere il gran premio Léopold Sédar Sengor. Espone ancora a Dak'Art 2004; nel 2010 il suo lavoro è esposto all'interno della mostra Retrospettiva della biennale[4].

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Il lavoro artistico di Fatma Charfi è strettamente connesso ad una riflessione sulla natura umana, l'identità, il proprio ruolo e la propria posizione nella società. Le recensioni e le interviste all'artista stessa fanno spesso riferimento ad informazioni biografiche; le sue opere si collegano quindi alle contingenze di essere un artista di origine tunisina residente all'estero; alla supposta neutralità della Svizzera, suo paese d'adozione e alle difficoltà di esprimersi e di essere ascoltata e accolta in quanto donna e quindi a temi connessi con la questione del genere, con la diaspora africana, con l'arte contemporanea africana [5].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Gli abérics di Fatma Charfi[modifica | modifica wikitesto]

Le opere di Fatma Charfi sono sculture, fotografie, installazioni, opere pittoriche, performance e video. Molte delle sue realizzazioni sono popolate dagli Abérics, delle piccole figure umane stilizzate e metamorfiche che fanno somigliare l'uomo a dei piccoli insetti. Nelle opere gli abérics sono collocati in vasi, contenitori e cartelline, quasi fossero archiviati e catalogati; altre volte sono incastrati sotto strati di plastica trasparente, quasi l'artista volesse bloccare la loro leggerezza, cristallizzarla mettendole una cornice; altre volte sembrano arrampicarsi faticosamente su pareti di tessuto; in altre opere ancora è l'artista stessa che li tiene nelle mani o li indossa. Queste piccole creature sono nere, bianche e rosse; qualche volta portano sul petto i colori e la croce della bandiera Svizzera; hanno una piccola testa e braccia e gambe filiformi. Si incastrano tra loro e si attaccano ai tessuti quasi a formare loro stessi una tela.

Selezione di opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Crying of Child, video
  • Abrouk, video
  • Réseaux Abérics, installazione, video. Una serie di pannelli plastificati e legati insieme, all'interno dei quali sono collocati gli Abérics[6]
  • Laboratory of peace, fotografie, installazione, performance, video, 2004-2010.
  • Fatma is not laughing, fotografie
  • Fatma is laughing, fotografie
  • Fatma's hand, fotografie
  • Suiss-Abruck-Art, fotografie
  • Serie Compartement, sculture
  • Coleur, sculture
  • Abrocopie, sculture
  • Serie Movement, sculture
  • Horizontal, sculture
  • Serie Bande d'images, sculture
  • Tubes et Aberies, sculture
  • CD, sculture
  • Labrotary of medals, sculture

Esposizioni[modifica | modifica wikitesto]

Esposizioni personali[modifica | modifica wikitesto]

  • Frauenkunst-Forum à Berne (Rencontres d'autres cultures), 1998.
  • Maison des Arts, Tunisia, 1999.
  • REZ, Riponne Lausanne, 1999.
  • Kunstkeller Galerie Berna, 2001.
  • Stadtgalerie, Stadttheater Berne, 2002.
  • Étape laboratoire de paix, con performance, CHUV, Losanna, 2006.
  • Galerie El Marsa. Tunisie, 2006.
  • Museo di Baltimora, 2007.

Selezione di esposizioni collettive[modifica | modifica wikitesto]

  • 15eme Biennale d'art textile contemporain, Musée des Beaux arts, Lausanne, suisse, 1992.
  • Botanique all'interno di Jardins 97, Losanna, 1997.
  • Artistes Suisses, Artistes Tunisiens, Musée Neuhaus à Bienne, Svizzera, 1997.
  • Virus Express, Gestaltungsmuseum, Zurigo, 1997.
  • Dak'Art 1998: Biennale di Dakar.
  • Kunsthalle di Berna, 1999.
  • Dak'Art 2000: Biennale di Dakar. Grand prix Léopold Sédar Senghor, 2000.
  • EVENT 5, Biennale internazionale d'arte contemporanea della Svezia, 2000.
  • Esposizione Universale di Hannover 2000
  • Un autre regard, Musée d'Art di Tunisi, 2000.
  • OSORIO 2001: Nature, Utopie, Réalité, Isole delle Canarie, 2001.
  • Dak'Art 2002: Biennale di Dakar.
  • Triennale di scultura di Berna, 2002.
  • Centro d'arte contemporanea Santander, Spagna, 2002.
  • Biennale del Cairo, 2003.
  • Shatat Disapora, femmes artistes arabes, Université du Colorado. Art Galerie. Boulder USA, 2003.
  • Galerie de la municipalité Sfax, 2003.
  • A fiction of Authenticity. Musée d'Art Contemporain Saint Louis, USA, 2003; Regina Gouger Miller Galerie, Purnell Center for Arts, Carnegie Mellon University, Pittsburgh, USA, 2004; Blaffer Gallery,the Art Museum of the University of Houston Texas, 2006.
  • Dak'Art 2004: Biennale di Dakar.
  • Scène Suisse: Hartware, Media Art, Dortmund, Allemagne, 2004.
  • Ramification, Centre d'Art contemporain, Liegi, 2004.
  • Musée Khereddine de Tunis. Svizzera-Tunisia. Chassé-croisé, 2004.
  • Monosgalerie, Liège, Belgique, 2004.
  • Voix des femmes, Bruxelles, 2005.
  • Motives Festival de Jazz, Modern casino Genk, Belgio, 2005.
  • Gulf Air Fair. Dubai, 2007.
  • Kunsthalle Dominikanerkirche Osnabrück, 2007.
  • Dak'Art 2010: Biennale di Dakar.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Sayda Ben Zineb, Être avec..., ou l'hymne à l'amour, in Le Temps, 24 gennaio 2019, pp. 73-79. URL consultato il 27 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 aprile 2019).
  2. ^ Fatma Charfi, L'Eau, élément de jeu pour l'enfant: propositions de jeux d'eau associée à la couleur et à l'argile, 1985.
  3. ^ Fatma Charfi su Artnet.
  4. ^ Biografia di Fatma Charfi sul sito della Biennale di Dakar del 2010.
  5. ^ https://africanpainters.blogspot.com/2006/07/fatma-charfi.html e Fatma Charfi su Artnet.
  6. ^ Fatma CHARFI - Installation Réseaux Abérics.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nzalé, Félix. Fatma Charfi – L'art rapproche les peuples in “Sud Quotidien”, n. 2126, 06/05/2000, p. 7.
  • Mbaye, Massamba. Fatma M'seddi Charfi Grand Prix Léopold Sédar Senghor in “Le Matin”, 06-07/05/2000, p. 9.
  • Créations artistiques contemporaines en pays d'islam: des arts en tensions, (a cura di) Jocelyne Dakhlia, Kimé, Paris, 2006, p. 40.
  • The veil: women writers on its history, lore, and politics, (a cura di) Jennifer Heath, University of California Press, 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN310752797 · ISNI (EN0000 0004 5862 9274 · ULAN (EN500385712 · LCCN (ENno2020055971 · GND (DE108921944X · WorldCat Identities (ENviaf-310752797